Bolzano, Brentano e la Reazione a Kant

Nel 1817, Bernard Bolzano sedeva in una stanza spoglia di Praga, con il ticchettio di un orologio che rompeva il silenzio e una finestra che lasciava entrare la luce pallida di un mattino boemo. Non era un uomo da clamori: alto, con capelli radi e occhi che sembravano vedere oltre, portava un’aria di calma ostinata. Nato nel 1781 in una famiglia di commercianti italiani trapiantati in Boemia, Bolzano era cresciuto tra libri di matematica e sermoni – prete cattolico, ma ribelle dentro. Quel giorno, scrivendo la Wissenschaftslehre (Teoria della scienza), stava sfidando Kant: non più solo il “come” della conoscenza, ma il “cosa” – verità oggettive, indipendenti dall’uomo. Con lui, e poi con Brentano, l’Ottocento reagiva al gigante di Königsberg: una filosofia che tornava alla logica, alla mente, a un reale che non si piegava al soggetto.

L’Europa del XIX secolo era un campo di battaglia di idee. Kant aveva dominato il secolo precedente: “Conosciamo ciò che la mente costruisce,” diceva, con la Critica della ragion pura che pesava come un macigno. Il mondo era fenomeno, non cosa in sé; la verità, un gioco di categorie. Ma l’Ottocento correva altrove: la Rivoluzione Industriale ruggiva, la scienza misurava tutto – da Faraday a Darwin – e la filosofia si chiedeva: “E se Kant sbagliasse?” Bolzano arrivò in questo fermento con una mente affilata. Studiò matematica e teologia, ma la Chiesa lo guardava storto: “Troppo libero,” dicevano, cacciandolo dalla cattedra nel 1819 per idee eretiche. “La verità non ha padroni,” pensava, con una penna che tremava di sfida.

La Wissenschaftslehre era un monumento. “Ci sono verità in sé,” scriveva, con mani che sfogliavano appunti. Immagina un triangolo: i suoi angoli fanno 180 gradi, non perché lo pensiamo, ma perché è così – una logica eterna, fuori di noi. Kant vedeva la mente come un filtro; Bolzano la liberava: “La matematica non è un sogno,” pensava, con un sorriso stanco. Pensiamo a un’equazione: 2+2=4, sempre, ovunque – per Bolzano, era un “Satz an sich”, una proposizione oggettiva. Morì nel 1848, a 67 anni, povero e dimenticato, ma il suo seme cresceva: la filosofia poteva essere scienza, non solo speculazione.

Poi arrivò Franz Brentano, un altro ribelle. Nel 1874, a Vienna, camminava tra aule affollate, con una barba folta e una voce che ipnotizzava gli studenti. Nato nel 1863 in una Germania di fiumi e foreste, Brentano era stato prete, ma lasciò la tonaca: “La Chiesa mi soffoca,” pensava, con occhi che brillavano di fuoco. Nella Psicologia dal punto di vista empirico, reagiva a Kant: “La mente è attiva,” scriveva, con una penna che pesava ogni sillaba. Immagina un uomo che guarda un fiore: non è solo un’immagine, ma un’intenzione – “l’intenzionalità”, la chiave di Brentano. Pensiamo a un ricordo: non è passivo, ma un atto – la psicologia tornava al centro, non più schiava dell’idealismo.
Brentano scavava nella mente. “Ogni atto mentale è diretto a qualcosa,” pensava, con mani che tracciavano cerchi nell’aria. Kant vedeva categorie; Brentano vedeva vita: percepire, giudicare, amare – tutto aveva un oggetto. Immagina un bambino che piange: non è solo un suono, ma un desiderio di mamma – la coscienza era dinamica, non una scatola. Morì nel 1917, a 83 anni, cieco ma lucido, lasciando un’eredità: Husserl, Freud, la fenomenologia – tutti figli di quel fuoco. La sua psicologia descrittiva era un ponte: “Non spieghiamo, descriviamo,” diceva, con una voce che pesava il reale.

Questi due vivevano tra libri e lotte. Bolzano tossiva in stanze fredde, isolato dalla Chiesa; Brentano si scontrava con accademici: “Troppo audace,” dicevano. Ma la loro reazione a Kant era un tuono: Bolzano con la logica pura, Brentano con la mente viva. Nel 2025, li sentiamo: la matematica di Bolzano nei computer, l’intenzionalità di Brentano nelle neuroscienze. Per uno studente di oggi, sono una sfida: la verità non è solo nostra, la mente non è solo un filtro. Immagina un calcolo: non è solo numeri, è un’Ottocento che ci parla ancora.

 

Filosofia tra Ottocento e Novecento

  1. Bolzano, Brentano e la Reazione a Kant
  2. Peirce e le Origini del Pragmatismo
  3. James e la Filosofia Americana
  4. Bergson e il Flusso della Vita
  5. Avenarius, Mach e l’Empiriocriticismo
  6. Lo Spiritualismo Ottocentesco
  7. Le Tradizioni Filosofiche dell’Italia Unita
  8. Il Passaggio al Novecento
Storia e Filosofia
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