Riassunti di Storia e Filosofia

  • Deleuze e lo Strutturalismo

    Nel 1968, Gilles Deleuze camminava tra le strade ribollenti di Parigi, con il fumo delle barricate che pizzicava l’aria e il rumore delle proteste studentesche che echeggiava tra i boulevard. Non era un uomo da quiete: magro, con unghie lunghe e una voce che sussurrava rauca, sembrava un poeta folle più che un filosofo. Nato nel 1925 nel XVII arrondissement, in una Francia borghese e inquieta, Deleuze era cresciuto tra libri e un dopoguerra che chiedeva nuove visioni. Quel giorno, scrivendo Differenza e ripetizione, stava ridefinendo lo strutturalismo: non più gabbie fisse, ma un pensiero del divenire, un caos che generava vita. Il Novecento, con Deleuze, trovava un’esplosione: la realtà non era ordine, ma differenza, un flusso creativo che danzava libero. (altro…)

  • Gadamer e l’Ermeneutica

    Nel 1960, Hans-Georg Gadamer sedeva in una biblioteca silenziosa di Heidelberg, con il profumo di vecchi libri che gli riempiva i polmoni e una luce soffusa che cadeva su un tavolo pieno di manoscritti. Non era un uomo da clamori: alto, con capelli bianchi e occhiali che gli scivolavano sul naso, sembrava un nonno più che un filosofo. Nato nel 1900 a Marburgo, in una Germania di campanili e guerre, Gadamer era cresciuto tra poesie e un padre severo, un ragazzo che cercava senso nelle parole. Quel giorno, pubblicando Verità e metodo, stava dando voce all’ermeneutica: non più solo interpretare testi, ma comprendere la vita, un dialogo tra passato e presente. Il Novecento, con Gadamer, trovava un ponte: la tradizione non era un peso, ma una luce, un pensiero che viveva nel confronto. (altro…)

  • Da Russell a Quine: la Filosofia Analitica Anglosassone

    Nel 1910, Bertrand Russell sedeva in uno studio di Cambridge, con il rumore del vento che sbatteva contro le vecchie finestre e una lampada che illuminava un tavolo coperto di carte piene di simboli. Non era un uomo da silenzi: alto, con capelli bianchi e una voce che tagliava come un bisturi, sembrava un matematico più che un filosofo. Nato nel 1872 in una famiglia aristocratica inglese, Russell era cresciuto tra libri e un’Europa che si preparava alla guerra, un genio con un’anima inquieta. Quel giorno, scrivendo con Whitehead i Principia Mathematica, stava dando forma alla filosofia analitica anglosassone: non più speculazioni vaghe, ma un pensiero che usava la logica come una lente. Il Novecento, con Russell, Moore, Quine e altri, trovava una strada: chiarezza, precisione, un linguaggio che scavava il reale. (altro…)

  • Wittgenstein e il Linguaggio

    Nel 1921, Ludwig Wittgenstein camminava lungo un sentiero fangoso in Norvegia, con il vento gelido che gli sferzava il viso e il rumore delle onde che si infrangevano contro le rocce lontane. Non era un uomo da città: magro, con occhi penetranti e mani ruvide, sembrava un eremita più che un filosofo. Nato nel 1889 a Vienna, in una famiglia ricca e tormentata – il padre un magnate dell’acciaio, tre fratelli suicidi – Wittgenstein era cresciuto tra musica e un’inquietudine che lo divorava. Quel giorno, completando il Tractatus Logico-Philosophicus, stava cambiando la filosofia: il linguaggio non era uno specchio confuso, ma una struttura logica, un limite al pensabile. Con Wittgenstein, il Novecento trovava una voce: dalle certezze del Tractatus al flusso delle Ricerche, il linguaggio diventava vita. (altro…)

  • Da Blondel a Mounier: Spiritualismo, Personalismo e Modernismo

    Nel 1932, Maurice Blondel sedeva in una stanza silenziosa ad Aix-en-Provence, con il canto delle cicale che filtrava dalle finestre e una luce calda che illuminava un tavolo pieno di carte ordinate. Non era un uomo da clamori: fragile, con occhiali tondi e una voce dolce, sembrava un prete più che un filosofo. Nato nel 1861 a Digione, in una Francia cattolica e inquieta, Blondel era cresciuto tra preghiere e un desiderio di senso che lo bruciava dentro. Quel giorno, scrivendo Il pensiero, stava dando voce allo spiritualismo: non solo materia o leggi, ma uno spirito vivo, una tensione verso l’infinito. Il Novecento, con Blondel, Mounier e altri, trovava un’anima: spiritualismo, personalismo e modernismo, un pensiero che abbracciava la persona contro il freddo del secolo. (altro…)

  • Da Cohen a Croce: Neokantismo Neoidealismo

    Nel 1910, Hermann Cohen passeggiava lungo i viali di Marburgo, con il fruscio delle foglie autunnali sotto i piedi e una brezza fresca che gli scompigliava la barba bianca. Non era un uomo da piazze: alto, con occhiali tondi e una voce pacata, sembrava un rabbino più che un filosofo. Nato nel 1842 a Coswig, in una famiglia ebrea devota, Cohen era cresciuto tra preghiere e un amore per la logica che lo bruciava dentro. Quel giorno, scrivendo La teoria della conoscenza di Kant, stava dando nuova vita al neokantismo: non più solo il Kant del passato, ma un pensiero che abbracciava la scienza e i valori. Il Novecento, con Cohen, Croce e altri, rivisitava l’idealismo: una filosofia dello spirito, tra rigore e creatività, un ponte tra Ottocento e modernità. (altro…)

  • Freud e la Psicoanalisi

    Nel 1900, Sigmund Freud camminava lungo le strade acciottolate di Vienna, con il fumo di un sigaro che gli avvolgeva il viso e il rumore dei cavalli che echeggiava tra i palazzi eleganti. Non era un uomo da folle: basso, con barba folta e occhi che scavavano dentro, sembrava un medico più che un visionario. Nato nel 1856 a Freiberg, in Moravia, in una famiglia ebrea modesta, Freud era cresciuto tra libri e una madre che lo adorava, un bambino curioso con un’anima inquieta. Quel giorno, pubblicando L’interpretazione dei sogni, stava aprendo una porta: non più solo cervello, ma un inconscio profondo, un mondo di desideri nascosti. Il Novecento, con Freud, trovava un abisso: la mente non era un cristallo, ma un’ombra viva, un teatro di pulsioni e sogni. (altro…)

  • Popper e la Scienza Aperta

    Nel 1934, Karl Popper scribacchiava appunti in una stanza modesta di Londra, con il rumore della pioggia che batteva sui vetri e una lampada che tremava sopra pile di carte disordinate. Non era un uomo da salotti: alto, con occhiali spessi e una voce che ruggiva piano, sembrava un insegnante più che un rivoluzionario. Nato nel 1902 a Vienna, in una famiglia ebrea convertita e colta, Popper era cresciuto tra libri e un’Europa che bruciava – la Grande Guerra, la crisi, il nazismo in agguato. Quel giorno, scrivendo La logica della scoperta scientifica, stava cambiando la filosofia: non più certezze verificate, ma teorie da falsificare, una scienza viva e aperta. Il Novecento, con Popper, trovava un faro: il sapere non era un tempio, ma un cammino, un pensiero che si correggeva. (altro…)

  • Il Circolo di Vienna e il Neopositivismo

    Nel 1929, Moritz Schlick riuniva un gruppo di pensatori in una sala spoglia dell’Università di Vienna, con il rumore dei tram che filtrava dalle finestre e il ticchettio di una macchina da scrivere che scandiva il tempo. Non era un uomo da sogni: alto, con occhiali tondi e una voce calma, sembrava un professore di provincia più che un rivoluzionario. Nato nel 1882 a Berlino, cresciuto tra fisica e filosofia, Schlick era un uomo di numeri e chiarezza, un fisico che cercava la verità nei fatti. Quel giorno, guidando il Circolo di Vienna, stava dando forma al neopositivismo: non più speculazioni o essenze, ma una filosofia che misurava il sapere con la scienza. Il Novecento, con Schlick, Carnap e gli altri, trovava una bussola: logica, verifica, un mondo senza ombre metafisiche. (altro…)

  • Sartre e l’Esistenzialismo

    Nel 1943, Jean-Paul Sartre sedeva a un tavolo del Café de Flore a Parigi, con il rumore delle tazze che si mescolava al vociare della folla e il fumo di una sigaretta che gli avvolgeva il viso. Non era un uomo da silenzi: basso, con occhiali spessi e occhi che guizzavano, sembrava un poeta ribelle più che un filosofo. Nato nel 1905 a Parigi, orfano di padre e cresciuto da una madre e un nonno severo, Sartre era un bambino che leggeva voracemente, con un’anima che si ribellava al destino. Quel giorno, scrivendo L’essere e il nulla, stava dando voce all’esistenzialismo: non più certezze o dèi, ma un uomo libero e condannato a scegliere. Il Novecento, con Sartre, trovava un grido: la vita era angoscia, ma anche possibilità, un teatro dove l’uomo era attore e autore. (altro…)

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