Il Circolo di Vienna e il Neopositivismo

Nel 1929, Moritz Schlick riuniva un gruppo di pensatori in una sala spoglia dell’Università di Vienna, con il rumore dei tram che filtrava dalle finestre e il ticchettio di una macchina da scrivere che scandiva il tempo. Non era un uomo da sogni: alto, con occhiali tondi e una voce calma, sembrava un professore di provincia più che un rivoluzionario. Nato nel 1882 a Berlino, cresciuto tra fisica e filosofia, Schlick era un uomo di numeri e chiarezza, un fisico che cercava la verità nei fatti. Quel giorno, guidando il Circolo di Vienna, stava dando forma al neopositivismo: non più speculazioni o essenze, ma una filosofia che misurava il sapere con la scienza. Il Novecento, con Schlick, Carnap e gli altri, trovava una bussola: logica, verifica, un mondo senza ombre metafisiche.

L’Europa degli anni ’20 era un mosaico di ferite e speranze. La Grande Guerra aveva lasciato rovine; la scienza – Einstein, Heisenberg – spalancava universi, ma la filosofia arrancava: Heidegger scavava l’Essere, Sartre gridava la libertà, e il vecchio positivismo di Comte sembrava stanco. “Basta parole vuote,” pensava Schlick, con una penna che pesava ogni sillaba. Studiò con Planck, ammirò Mach – “L’esperienza è tutto,” pensava, con un taccuino che si riempiva – ma Vienna lo chiamò: “Qui puliamo il pensiero,” pensava, con una voce che tagliava l’aria. Il Circolo – Schlick, Carnap, Neurath – si riuniva: matematici, fisici, filosofi, un coro di razionalità.

Il neopositivismo era un bisturi. “Solo ciò che si verifica è vero,” scriveva Schlick in Il significato generale della conoscenza, con mani che sfogliavano appunti. Immagina un uomo che misura la pioggia: conta le gocce, non le nuvole – per il Circolo, la filosofia era scienza, non poesia. Pensiamo a una frase: “Dio esiste” – non si prova, quindi non significa nulla. Il “principio di verificazione” era la chiave: “Mostrami i fatti,” pensava Schlick, con un sorriso stanco – la metafisica era un fantasma da esorcizzare. Nel manifesto del 1929, La concezione scientifica del mondo, il Circolo gridava: “Logica e osservazione,” con una voce che pesava il reale.

Rudolf Carnap portava il rigore. Nel 1934, a Vienna, scribacchiava La costruzione logica del mondo, con occhiali spessi e una mente che ordinava il caos. Nato nel 1891 in Germania, cresciuto tra libri e una madre insegnante, Carnap era un logico con un cuore freddo: “Il linguaggio è tutto,” pensava, con una penna che pesava ogni parola. Immagina un tavolo: non è una “cosa”, ma un insieme di dati – per Carnap, il mondo si costruiva con proposizioni. Pensiamo a un esperimento: un fisico osserva, Carnap lo traduce – la filosofia era matematica viva. Fuggì dai nazisti nel ’35, morì nel 1970, a 79 anni, con un ultimo respiro che odorava di carta: “Ho ordinato,” pensava, lasciando un’eredità.

Il Circolo reagiva al Novecento. Heidegger vedeva misteri; loro vedevano chiarezza: “La scienza pensa,” pensava Schlick, con un ghigno. Mach li ispirava, ma li superava: “Non solo sensazioni, ma logica,” pensava Carnap, con mani che sfogliavano testi – il neopositivismo non sognava, misurava. Immagina una fabbrica: produce, si osserva – il Circolo cercava il dato sotto il rumore. Non erano aridi: “Vogliamo verità,” pensava Neurath, con una voce che pesava il mondo – ma la verità era nei numeri, non nei cieli. Pensiamo a Wittgenstein: il Tractatus li guidava – filosofia e scienza si abbracciavano.

Vivevano tra aule e battaglie. Schlick fu ucciso nel ’36 da uno studente folle: “Troppo rigido?” dicevano i critici. Carnap fuggì in America, Neurath in esilio: “La logica ci salva,” pensavano, con quaderni aperti. Il Circolo si sciolse sotto i nazisti, ma il loro eco cresceva: “Verifica,” dicevano, con una voce che pesava il reale. Nel 2025, li sentiamo: big data, esperimenti, un mondo che misura – il Novecento respira nei nostri calcoli. Ma non erano perfetti: “Troppo stretti?” dicevano i critici; “E l’uomo?” si lamentavano altri. Per uno studente di oggi, sono una lente: la vita è un fatto, non un sogno. Immagina un numero: non è solo cifre, è un Novecento che ci ordina ancora.

 

Il Novecento: Fenomenologia, Esistenzialismo e Neopositivismo

  1. Husserl e la Fenomenologia
  2. Heidegger e l’Essere
  3. Sartre e l’Esistenzialismo
  4. Il Circolo di Vienna e il Neopositivismo
  5. Popper e la Scienza Aperta
  6. Freud e la Psicoanalisi
  7. Il Neokantismo e il Neoidealismo
  8. Spiritualismo, Personalismo e Modernismo
Storia e Filosofia
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.