Le Cause della Prima Guerra Mondiale

La Prima Guerra Mondiale non fu un fulmine a ciel sereno, un evento che prese tutti alla sprovvista nel 1914. Fu piuttosto il risultato di anni di tensioni, un crescendo di problemi che si erano accumulati in Europa come nubi prima di un temporale inevitabile. Le grandi potenze del continente – Germania, Regno Unito, Francia, Austria-Ungheria – vivevano in un equilibrio precario, spinte da una competizione feroce. Ognuna cercava di affermare la propria supremazia, di dimostrare di essere più forte, più ricca, più influente delle altre. La Germania, che si era unificata nel 1871 sotto la guida di Otto von Bismarck, era diventata una potenza impressionante. Le sue industrie lavoravano senza sosta, producendo acciaio e macchinari, mentre il suo esercito cresceva in numero e preparazione. Questo non passava inosservato al Regno Unito, che da tempo dominava i mari con una flotta senza rivali e controllava un impero vastissimo, dall’India alle coste africane. L’idea che i tedeschi potessero sfidare questa egemonia li preoccupava, e così nacque una corsa agli armamenti. Le dreadnought, navi da guerra moderne e imponenti, divennero il simbolo di questa rivalità: entrambi i Paesi le costruivano a ritmo serrato, quasi a misurare chi potesse permettersi di più.

Anche la Francia aveva i suoi motivi per temere la Germania. Nel 1870, i tedeschi l’avevano sconfitta in una guerra rapida e umiliante, annettendo l’Alsazia e la Lorena, regioni ricche di risorse minerarie e strategiche. Per i francesi, quel ricordo era una ferita aperta: non c’era giorno in cui non pensassero a come riprendersi ciò che avevano perso, a come ristabilire il proprio orgoglio. Intanto, nei Balcani, un altro focolaio di tensioni minacciava di esplodere. L’Impero austro-ungarico e la Russia si contendevano l’influenza su quella regione instabile. L’Austria-Ungheria era un colosso, ma fragile: un mosaico di popoli – ungheresi, cechi, slovacchi, slavi – che mal sopportavano il dominio di Vienna e sognavano l’indipendenza. La Serbia, uno Stato piccolo ma ambizioso, voleva riunire tutti gli slavi del sud sotto la sua bandiera, un progetto che contrastava direttamente gli interessi austriaci, specialmente in Bosnia, una terra che Vienna aveva già sotto controllo ma che restava una polveriera.

A dare forza a queste rivalità c’era il nazionalismo, un sentimento che attraversava l’Europa come un’onda inarrestabile. In Germania, i cittadini erano convinti che il loro Paese meritasse un posto al vertice, una posizione dominante che riflettesse la sua potenza economica e militare. In Italia, molti guardavano a Trento e Trieste, ancora sotto l’Austria, come a terre da liberare, un’eredità del Risorgimento da completare. In Francia, l’idea di riscattare l’onore perduto alimentava discorsi e speranze. Questo spirito nazionale non era solo un’emozione diffusa tra la gente: i governi lo coltivavano con cura. Attraverso i giornali, che ogni giorno stampavano articoli infuocati, e i discorsi pubblici, che esaltavano la grandezza della patria, si convinceva la popolazione che la guerra potesse essere un’opportunità, un modo per mostrare al mondo chi contava davvero. Era un’idea che prendeva piede, che trasformava la paura in entusiasmo.

Le alleanze, però, rendevano tutto più pericoloso. L’Europa era divisa in due blocchi: da una parte la Triplice Alleanza, con Germania, Austria-Ungheria e Italia, anche se quest’ultima manteneva un atteggiamento incerto; dall’altra la Triplice Intesa, con Francia, Regno Unito e Russia. Questi patti erano come fili intrecciati: se uno Stato si muoveva, trascinava gli altri con sé, in una reazione a catena difficile da fermare. E la scintilla che fece scattare tutto arrivò il 28 giugno 1914. Quel giorno, a Sarajevo, un giovane serbo di nome Gavrilo Princip sparò e uccise l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico. Princip non agiva da solo: apparteneva alla Mano Nera, un’organizzazione che voleva liberare la Bosnia dal controllo di Vienna. L’attentato fece infuriare l’Austria, che, con il sostegno della Germania, inviò un ultimatum durissimo alla Serbia, pieno di richieste quasi impossibili da accettare. La Serbia provò a cedere su molti punti, ma non abbastanza. Il 28 luglio, l’Austria dichiarò guerra.

Da lì, tutto precipitò. La Russia, che si considerava protettrice degli slavi, si mobilitò per difendere la Serbia. La Germania rispose dichiarando guerra alla Russia il 1° agosto e alla Francia il 3 agosto. Avevano un piano pronto, il piano Schlieffen, che prevedeva di invadere la Francia passando dal Belgio, un Paese neutrale, per coglierla di sorpresa e vincerla in poche settimane. Ma quando, il 4 agosto, le truppe tedesche entrarono in Belgio, il Regno Unito intervenne per difenderlo, entrando ufficialmente in guerra. In pochi giorni, il conflitto si era allargato a macchia d’olio, coinvolgendo quasi tutto il continente. Non era solo una questione di orgoglio o vendetta, però. C’entravano anche gli interessi economici. Le potenze guardavano alle colonie in Africa e in Asia, terre ricche di materie prime come carbone e cotone, risorse fondamentali per le industrie e il commercio. La guerra sembrava un modo per assicurarsi il controllo su quei territori, per mettere le mani su ciò che serviva senza dover chiedere.

All’inizio, quasi tutti pensavano che sarebbe finita in fretta. Qualche mese, al massimo un’estate, e poi ognuno sarebbe tornato a casa. Nei villaggi e nelle città, la gente salutava i soldati con sorrisi e fiori, convinta che fosse una parentesi breve, una prova di forza che si sarebbe risolta presto. Nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo davvero, il disastro che stava per travolgere tutto. La Prima Guerra Mondiale nacque così, da un intreccio di rivalità vecchie e nuove, da un orgoglio nazionale che bruciava come brace, da alleanze che legavano le mani. L’attentato di Sarajevo fu solo il pretesto, la goccia che fece traboccare un vaso già pieno fino all’orlo. I governi avevano la possibilità di fermarsi, di sedersi a un tavolo e parlare, ma scelsero di combattere. Quella scelta cambiò il mondo per sempre, chiudendo un’epoca di pace relativa e aprendo un secolo di crisi, conflitti e trasformazioni profonde.

 

La Prima Guerra Mondiale e la Fine di un’Epoca

  1. Cause della Prima Guerra Mondiale
  2. L’Italia e la Neutralità del 1914
  3. La Guerra di Trincea nel 1915-1916
  4. La Svolta del 1917: Russia e USA
  5. La Fine della Guerra nel 1918
  6. Il Trattato di Versailles 1919
  7. L’Italia e la Vittoria Mutilata

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