Schopenhauer e la Volontà di Vivere

Era una sera d’inverno del 1818, e Arthur Schopenhauer sedeva nel suo appartamento a Dresda, con il crepitio del camino che rompeva il silenzio e una penna che scivolava su fogli ingialliti. Fuori, la neve cadeva lenta, coprendo le strade di una Germania ancora scossa dalle guerre napoleoniche, ma dentro di lui bruciava un’idea oscura, un pensiero che non dava pace. Nato nel 1788 a Danzica, in una famiglia di mercanti ricchi ma inquieti, Schopenhauer non era il tipo che sorrideva al mondo. Con i suoi capelli castani spettinati e occhi che sembravano perforare l’anima, portava un’ombra che lo seguiva ovunque: un padre morto troppo presto, una madre brillante ma distante, un’esistenza che gli pesava come un cappotto bagnato. Quando pubblicò Il mondo come volontà e rappresentazione, non fu solo un libro: fu una finestra spalancata su un abisso, un grido che diceva: “La vita non è Ragione, è Volontà, una forza cieca che ci spinge senza sosta.” Schopenhauer non era un ottimista come Hegel: era un pessimista, un filosofo che vedeva il mondo come un luogo di lotta e dolore, illuminato solo da rare scintille di bellezza.

L’Europa di Schopenhauer era un continente in transizione. Hegel dominava le università con il suo Idealismo Assoluto, promettendo che la storia fosse un cammino razionale verso la libertà. Napoleone era caduto, lasciando dietro di sé rovine e sogni infranti, e il Romanticismo cominciava a cantare la natura e l’infinito con voci tremanti di poesia. Schopenhauer arrivò in questo fermento con un passo lento ma deciso. Da ragazzo, aveva viaggiato con i genitori – Inghilterra, Francia, Italia – vedendo cattedrali e mercati, ma anche mendicanti e ospedali. Suo padre, Heinrich, si uccise nel 1805, gettandosi in un canale: un’ombra che Arthur portò con sé per sempre. Sua madre, Johanna, una scrittrice brillante, lo portò a Weimar, dove conobbe Goethe, un gigante con occhi curiosi che lo affascinò. Studiò a Gottinga, poi a Berlino, ascoltando Fichte e leggendo Kant, ma non si accontentò: “Kant ha ragione, il mondo è rappresentazione,” pensava, “ma c’è di più, qualcosa di oscuro sotto.”

Il mondo come volontà e rappresentazione (1819) fu il suo capolavoro. Kant aveva detto che vediamo il mondo attraverso i nostri occhi, che la realtà è un quadro dipinto dalla mente: spazio, tempo, causa. Schopenhauer annuì, ma aggiunse un colpo di scena: dietro quel quadro c’è la Volontà, una forza cieca, irrazionale, infinita. Immagina un lupo nella foresta: corre, caccia, uccide, spinto da un istinto che non spiega. Per Schopenhauer, quella è la Volontà di Vivere: non una scelta, non un piano, ma un impulso che muove tutto – animali, piante, uomini, persino le rocce che si sgretolano sotto la pioggia. “Il mondo è la mia rappresentazione,” scriveva, con una penna che sembrava tremare, “ma è anche la mia Volontà.” È un’idea che ti scuote: il sole non sorge per bellezza, il mare non si agita per poesia, tutto è Volontà, un desiderio senza fine che non si placa mai.

Schopenhauer non era un sognatore. Viveva in un’epoca di scoperte – la scienza trovava fossili, la chimica mescolava elementi – ma lui guardava oltre: “La vita è un pendolo tra noia e dolore,” diceva. Pensa a un uomo ricco a Francoforte, dove Schopenhauer si stabilì nel 1833: ha tutto, ma si annoia; poi perde tutto, e soffre. La Volontà non dà tregua: vuoi cibo, lo mangi, poi vuoi altro; ami, e l’amore svanisce o ti ferisce. Nella sua filosofia, non c’è un lieto fine: la Volontà è cieca, non ha scopo, e noi siamo i suoi burattini. Ma c’era una via d’uscita: l’arte e l’ascesi. A Dresda, ascoltava Mozart, con le note che gli accarezzavano l’anima: “La musica ferma la Volontà,” scriveva, “ci solleva sopra il desiderio.” E poi i santi, gli asceti indù che aveva studiato nei testi vedici: rinunciando al mondo, spegnevano quella fiamma.

La sua vita era un contrasto. Non insegnava come Hegel: dopo un breve tentativo a Berlino, dove sfidò il maestro mettendo le sue lezioni allo stesso orario (e perdendo), si ritirò. A Francoforte, viveva solo, con un cane chiamato Atma – “anima” in sanscrito – che gli teneva compagnia. Non si sposò, non ebbe figli: “La Volontà mi ha già fregato abbastanza,” scherzava, con un sorriso amaro. Amava passeggiare lungo il Meno, con un cappello nero e un bastone, parlando da solo mentre i passanti lo guardavano storto. Era burbero: litigò con una vicina, spingendola giù dalle scale in un impeto di rabbia, e pagò per anni i danni. Ma era anche generoso: lasciava mance ai camerieri, leggeva ogni giorno i giornali inglesi, e scriveva con una chiarezza che tagliava come un rasoio.

Schopenhauer non fu subito capito. Il suo libro, nel 1819, vendette poche copie: “Un fiasco,” borbottò, mentre Hegel riempiva le aule. Ma negli anni ’50, con l’Europa stanca di guerre e promesse, la sua voce trovò eco. Wagner compose il Tristano con la sua filosofia nel cuore, Nietzsche lo lesse con occhi spalancati, Freud ci vide l’ombra dell’inconscio. Nel 2025, Schopenhauer ci guarda ancora: in un mondo di consumi sfrenati, dove corriamo per avere di più, lui ci ferma: “È la Volontà,” dice, “e non si ferma mai.” Pensiamo a uno smartphone: lo compri, lo desideri, poi ne vuoi un altro. È il suo pendolo, vivo nei nostri click.

Ma non era senza crepe. Alcuni lo trovarono troppo cupo: “Solo dolore?” chiedevano. Altri, come Hegel, lo disprezzavano: “Un romanticismo malato,” dicevano. Per uno studente di oggi, Schopenhauer è un pugno e un sospiro: ti toglie la speranza, ma ti dà la verità. Immagina una tempesta: non è bella o brutta, è la Volontà che ruggisce. È un pensiero che pesa, ma ti fa guardare il mondo con occhi nuovi.

 

Crisi della Metafisica e Nuove Prospettive

  1. Schopenhauer e la Volontà di Vivere
  2. Nietzsche e la Morte di Dio
  3. Nietzsche: Il Superuomo e il Nichilismo
  4. Comte e il Positivismo Sociale
  5. Bentham e l’Utilitarismo
  6. Mill e la Libertà Individuale
  7. Tocqueville e la Democrazia Liberale
  8. Darwin e l’Evoluzionismo
Storia e Filosofia
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.