Nel 2025, l’Italia si muove nel mondo moderno come una nave tra le onde, con una bellezza antica che brilla e fragilità che pesano. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, negli anni ’50, il “miracolo economico” la trasformò: da Paese di contadini divenne una potenza industriale, con fabbriche che sfornavano Fiat e frigoriferi, città che si riempivano di luci.
Oggi è nel G7 e nell’Unione Europea, un attore di peso con un piede in Europa e un occhio sul globo. Esporta ciò che la rende unica: nel 2023, il 70% delle sue vendite all’estero era fatto di vino per la Francia, pasta per la Germania, Ferrari per gli Emirati. Gucci veste le star di Los Angeles, Prada riempie le vetrine di Tokyo, il parmigiano reggiano arriva sulle tavole di New York.
Ma la globalizzazione, che ha aperto mercati, ha anche chiuso porte. Al nord, le fabbriche tessili di Biella arrancano: la Cina produce maglie a un decimo del costo. Al sud, la disoccupazione morde al 20%, e i giovani laureati – medici, ingegneri – fanno le valigie per Londra, Berlino, Sydney, lasciando dietro case vuote e genitori con il cuore spezzato.
I migranti sono una ferita aperta. Dal 2015, barconi malandati attraversano il Mediterraneo da Libia e Tunisia, carichi di disperati che fuggono guerre e fame. Nel 2022, 2.000 persone annegarono tentando di raggiungere Lampedusa, un’isola minuscola che scoppia sotto il peso di tende e coperte. Il governo salva chi può, ma è diviso: alcuni, con voci compassionevoli, dicono “Accogliamoli”; altri, con toni duri, gridano “Rimandiamoli indietro.” L’Europa chiede solidarietà, ma spesso lascia l’Italia sola, una sentinella sul mare che affronta l’onda da sola. La crisi climatica colpisce forte: Venezia lotta contro l’acqua alta, protetta dal MOSE, una barriera costata 6 miliardi e accesa nel 2020. Funziona, ma ogni marea ricorda quanto sia fragile la città. Al sud, la siccità brucia i campi: nel 2024, la Puglia perse il 30% dei suoi ulivi, scheletri grigi sotto un sole che non perdona. Le Alpi, con meno neve, vedono il turismo di Cortina calare, un inverno che si accorcia anno dopo anno.
Il terrorismo è un’ombra che aleggia. L’Italia non ha subito attacchi come Parigi o Londra, ma il pericolo è reale. Nel 2023, la polizia arrestò 50 sospetti legati all’ISIS tra Torino e Catania, cellule silenziose scoperte con intercettazioni e pedinamenti. Il Paese manda soldati in Mali e Iraq, un impegno nella guerra al terrore che costa vite e miliardi. L’UE è una ancora: nel 2021, il Recovery Fund ha portato 191 miliardi, soldi per treni veloci, scuole moderne, pannelli solari. Ma la burocrazia rallenta tutto: progetti approvati restano sulla carta, fondi si perdono in rivoli di inefficienza. Politicamente, l’Italia è un campo di battaglia: populisti urlano contro Bruxelles, dipingendo l’UE come un tiranno; europeisti difendono l’Unione come una casa comune. Le elezioni sono un duello di slogan, un Paese spaccato che cerca la sua strada.
La cultura resiste, un baluardo contro il caos. Roma attira milioni di turisti con il Colosseo, Firenze con il Duomo, borghi come Matera brillano di storia. La pizza napoletana, il gelato artigianale, la moda milanese tengono alta una bandiera che il mondo riconosce. Ma l’Italia è anche fragile: il debito pubblico, tra i più alti d’Europa, pesa come un macigno; il sud resta indietro, un divario che settant’anni di promesse non hanno colmato. La globalizzazione la spinge avanti – export, turismo – ma la espone: quando la Cina tossisce, Milano starnutisce. La crisi climatica minaccia coste e montagne, i migranti sfidano la sua umanità, il terrorismo tiene alta la guardia. Nel 2025, l’Italia è un incrocio di passato e futuro: una nazione che incanta, che lotta, che si rialza tra le sue luci e le sue ombre, un pezzo di mondo che non si arrende mai.