L’Europa Sotto l’Asse tra il 1939 e il 1941

Quando la Seconda Guerra Mondiale iniziò, nel settembre 1939, l’Asse – Germania, Italia e Giappone – sembrava una forza inarrestabile, un’onda che travolgeva tutto ciò che trovava sul suo cammino. Il primo colpo fu in Polonia. Il 1° settembre, i carri armati tedeschi ruppero il confine, guidati dalla Blitzkrieg, una tattica che univa velocità e potenza: i Panzer avanzavano come lame, gli aerei Stuka piombavano dal cielo con un urlo che gelava il sangue, e i soldati seguivano a passo di marcia. In meno di un mese, Varsavia era in ginocchio, le strade piene di macerie e disperazione. Il 17 settembre, l’Unione Sovietica entrò dalla porta orientale, prendendo la sua fetta di territorio come stabilito nel Patto Molotov-Ribbentrop. La Polonia sparì dalla mappa, divisa tra due potenze che si guardavano con sospetto ma, per ora, collaboravano. Francia e Regno Unito dichiararono guerra il 3 settembre, ma restarono fermi dietro la Linea Maginot, una barriera di cemento e cannoni al confine francese. Non attaccarono, non si mossero: era la “guerra fasulla”, un’attesa che puzzava di paura.

Nel 1940, Hitler decise di non aspettare più. In primavera, colpì il nord. La Danimarca cadde in poche ore: il 9 aprile, i tedeschi entrarono a Copenaghen quasi senza sparare un colpo, prendendosi un Paese che controllava l’accesso al Baltico. Lo stesso giorno, iniziò l’invasione della Norvegia. Qui ci fu più resistenza: i norvegesi combatterono tra i fiordi, aiutati da truppe inglesi e francesi, ma non bastò. Hitler voleva il ferro svedese, trasportato dai porti norvegesi, e basi per i suoi sottomarini nell’Atlantico. A giugno, Oslo era sua, e il nord Europa si tinse di nero. Poi arrivò il colpo grosso: l’Europa occidentale. Il 10 maggio 1940, i tedeschi attaccarono, passando dal Belgio – un Paese neutrale – per aggirare la Linea Maginot. I Paesi Bassi crollarono in cinque giorni: Rotterdam fu bombardata fino a diventare un deserto di cenere. Il Belgio resistette un po’ di più, ma il 28 maggio si arrese. La Francia, il grande obiettivo, era prossima.

L’invasione francese fu un capolavoro di velocità e brutalità. I Panzer sfondarono le Ardenne, una foresta che i francesi credevano impenetrabile, e si riversarono nelle pianure del nord. Gli Alleati furono colti di sorpresa: le truppe inglesi e francesi si ritirarono verso Dunkerque, un porto sul Canale della Manica. Tra il 27 maggio e il 4 giugno, circa 330.000 uomini furono evacuati sotto il fuoco tedesco, un miracolo di barche e coraggio che salvò un esercito ma non la Francia. Il 14 giugno, i tedeschi entrarono a Parigi: le strade della Ville Lumière, un tempo piene di vita, si svuotarono sotto il passo dei soldati con l’elmetto. Il 22 giugno, la Francia firmò l’armistizio a Compiègne, nello stesso vagone dove si era arresa la Germania nel 1918 – una rivincita che Hitler assaporò con gusto. Nacque la Francia di Vichy, un governo collaborazionista guidato da Philippe Pétain, che controllava il sud mentre il nord restava occupato. Solo il Regno Unito rimaneva in piedi, un’isola sola contro un continente che si piegava.

Hitler puntò gli occhi sugli inglesi. Nel luglio 1940, iniziò la Battaglia d’Inghilterra. La Luftwaffe, l’aviazione tedesca, bombardò Londra, Coventry, Liverpool: il cielo si riempiva di fuoco e fumo, le sirene urlavano nelle notti d’estate. L’obiettivo era distruggere la RAF, l’aviazione britannica, per aprire la strada all’Operazione Leone Marino, l’invasione dell’isola. Ma gli inglesi non cedettero. Usavano il radar, una novità che vedeva gli aerei nemici da lontano, e i caccia Spitfire, veloci e letali. Winston Churchill, il primo ministro con la voce roca e il sigaro in bocca, galvanizzava il Paese: “Mai ci arrenderemo”, diceva, e la gente gli credeva. Dopo mesi di bombe, con migliaia di morti e città sventrate, Hitler rinunciò: la RAF era ferita ma viva, e l’invasione sfumò. In Africa, Mussolini volle fare la sua parte. Nel settembre 1940, attaccò l’Egitto dalla Libia italiana, mirando al Canale di Suez. Ma le sue truppe erano mal preparate: mancavano benzina, cibo, morale. Gli inglesi, guidati da Bernard Montgomery, le respinsero fino in Cirenaica, trasformando il sogno di Mussolini in un’umiliazione.

Nel 1941, l’Asse allargò il suo dominio. In primavera, Germania e Italia si presero i Balcani. La Jugoslavia cadde in 11 giorni: Belgrado fu bombardata senza pietà, e i carri armati tedeschi avanzarono tra le montagne. La Grecia resistette più a lungo: Mussolini ci aveva provato nell’ottobre 1940, ma le sue truppe si erano impantanate tra neve e fango. Hitler mandò rinforzi, e ad aprile anche Atene si arrese. Il 22 giugno 1941, arrivò il momento decisivo: l’Operazione Barbarossa. Hitler invase l’Unione Sovietica con tre milioni di soldati, la più grande armata mai vista. I tedeschi avanzarono come un’onda: presero Minsk in una settimana, Smolensk a luglio, Kiev a settembre. A dicembre, erano a pochi chilometri da Mosca, con le cupole del Cremlino quasi in vista. Ma l’inverno russo li colpì duro: il freddo scendeva a meno 40, i motori si ghiacciavano, i soldati morivano nelle steppe. I sovietici, guidati da Stalin, contrattaccarono, fermando l’avanzata.

In Asia, il Giappone cresceva senza sosta. Nel 1940, prese l’Indocina francese, sfruttando la debolezza di Vichy. Poi, il 7 dicembre 1941, colpì Pearl Harbor, una base americana nelle Hawaii. Gli aerei partirono all’alba, distruggendo navi e hangar, uccidendo 2.400 persone. Fu un attacco che svegliò gli Stati Uniti, spingendoli in guerra. Fino al 1941, l’Asse sembrava invincibile: l’Europa era quasi tutta sotto Germania e Italia, il Giappone dominava l’Asia orientale. Ma Pearl Harbor e la resistenza sovietica cambiarono le carte. Il Regno Unito, gli USA e l’URSS si unirono contro Hitler, un’alleanza che avrebbe messo alla prova la forza dell’Asse. Il dominio sembrava solido, ma le crepe cominciavano a vedersi.

 

La Seconda Guerra Mondiale

  1. Le Cause della Seconda Guerra
  2. L’Europa sotto l’Asse: 1939-1941
  3. La Svolta del 1942: Stalingrado
  4. Gli Alleati in Africa: 1942-1943
  5. Lo Sbarco degli Alleati in Italia del 1943
  6. Il D-Day e la Liberazione: 1944
  7. La Fine della Seconda Guerra Mondiale: 1945
Storia e Filosofia
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