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  • Babilonesi: lo sviluppo babilonese

    Sviluppo babilonese

    Il regno di Babilonia conobbe il suo splendore con Nabopalassar, come già detto, che nel 626 a.C., unì le tribù caldee, si alleò con i vari regni limitrofi, nonché con la Media e mosse guerra all’Assiria. Probabilmente egli stesso era un caldeo e per questo fu accettato da tutti. Proseguì le gesta di Merodach Baladan, ricordato da tutti i caldei.
    Nel 614 a.C. e nel 612 a.C. caddero Assur e Ninive e, dopo la capitolazione della nuova capitale Harran nel 610 a.C., l’Assiria fu divisa tra medi e babilonesi.
    Nabonassar fa eseguire opere di ammodernamento nelle varie città, non assoggetta i vari popoli, ma li considera alleati, in quanto non si ritiene re, ma pastore di popoli, infine, getta le basi per la fondazione di un impero. In particolare nella località di Karkemish, in Siria, nel 606 a.C., con l’aiuto del figlio Nabucodonosor, sconfigge gli egiziani, che si erano coalizzati con Israele e Fenicia. Da questo momento gran parte del medio oriente è sotto il controllo babilonese, anche se dovranno essere combattute altre guerre e dovranno passare altri anni. Si arriverà al 601 a.C., quando gli egiziani abbandoneranno definitivamente l’area siro-palestinese.
    A questo punto si sviluppano le vie dei commerci e si forma sempre più ricchezza, con conseguenze positive per l’urbanizzazione ed anche per la cultura babilonese.
    Dal 605 a.C. al 562 a.C. regnerà Nabucodonosor II, dipinto dai testi biblici come lucifero, in quanto responsabile della deportazione ebrea a Babilonia.
    A questo proposito, aggiungiamo che la stessa città ci viene rappresentata come un luogo di peccato e degno di distruzione, in base alle profezie di Isaia e Geremia. A Babilonia si associa l’episodio biblico della Torre di Babele, in cui Dio porta tra gli uomini la confusione (da cui il termine babele), per evitare la costruzione della torre che li avvicini alla divinità.
    Queste mmagini ci fanno capire che sicuramente all’epoca Babilonia rivestiva un ruolo fondamentale tra le città del mondo. Tra l’altro rappresentava il cuore della religione orientale, per cui metterlo in cattiva luce significava anche contrapporre una religione monoteista ad una politeista di origini scite.
    Nabucodonosor fonderà un impero che va dall’Egitto alla Persia, attraverso la Palestina e la Siria, dalla Lidia (Asia Minore) al Golfo Persico. Controllerà la Media, in qualità di sposo della figlia del re Ciassarre ed, in qualità di garante di un accordo di pace tra quest’ultima e la Lidia, controllerà anche la stessa Lidia. Questo regno sarà ricchissimo e famoso per la cultura e la scienza. Il re babilonese non sottometteva i popoli conquistati, ma lasciava ai re locali al comando ed al popolo i propri usi e costumi.
    Realizzò un apparato burocratico saldo ed efficiente, basato su collaboratori (gli equivalenti dei ministri) retti e fedeli. Si avvaleva di controllori per monitorare la periferia e controllava anche le attività economiche legate alle proprietà terriere della classe sacerdotale. In poco tempo portò ordine in una situazione caotica, ove comandava solo chi aveva ricchezze. Tuttavia, nel suo regno, l’inflazione era abbastanza alta. Anche la giustizia fu ben amministrata, ribaltando completamente la precedente situazione gestita da una classe ristretta di ricchi. A tale proposito si raccontano casi di condanna esemplare con pene dure, al fine di fornire un monito per chi voleva ripristinare la precedente situazione caotica.
    Molto religioso, non mancava di partecipare alla festa del nuovo anno. Diffuse e rafforzò il culto del dio Marduk: egli non si proclamava re, ma pastore di popoli, servo degli dei.
    Circa l’episodio della deportazione degli ebrei bisogna considerare alcuni aspetti. Nel 609 a.C. il re Giosia, simpatizzante per i babilonesi oppure mosso verso l’indipendeza del suo piccolo regno, si oppone all’avanzata degli egiziani, guidati dal faraone Nicho II, corso in aiuto degli assiri, e muore presso Megiddo. Gli egiziani instaureranno in Israele un re anti-babilonese e formeranno una lega con siriani, palestinesi, fenici ed ebrei. Questo esercito sarà poi sconfitto dai babilonesi, come già detto, presso Karkemish.
    Nel 593 a.C. Gerusalemme, guidata ancora dai filo-egiziani, legati al faraone Psametico II, è assediata dai babilonesi. Il re Joachin, dopo aver resistito, fa atto di sottomissione, ma viene fatto prigioniero e portato a Babilonia con altri notabili ebrei. Tutti verranno trattati bene me riceveranno uno stipendio, in base a quanto è indicato nel racconto di Susanna. Nabucodonosor non nomina un re a lui fedele, ma consente a Sedecia di salire al potere, lasciato ad Israele ampia libertà.
    Nel 587 a.C., nonostante Geremia invitasse il suo popolo alla sottomissione babilonese, c’è una nuova rivolta assieme ai fenici e agli abitanti di Edom. La punizione è esemplare: Sedecia viene portato a Babilonia con la sua famiglia e viene accecato, ne vengono uccisi i figli e vengono deportati circa 5.000 abitanti, tutti artigiani, fabbri, commercianti, che faranno la loro fortuna a Babilonia, sviluppando grandi attività economiche. Inoltre fu proprio a Babilonia che cominciano ad essere composti i primi libri della Bibbia.
    Gerusalemme subisce alcune devastazioni, ma rimane comunque popolata e governata da Ghedalia, nobile giudeo. Considerati i tempi, Nabucodonosor si comportò in modo magnanimo, anche perché non si impose come tiranno, e non vi fu una deportazione di massa del popolo.
    Gli ebrei faranno ritorno a casa solo verso 550 a.C., quando Ciro il Grande, annettendo Babilonia alla Persia, pronunciò un editto in tale direzione. Alcuni ebrei rimarranno nella città mesopotamica perché avevano delle considerevoli attività economiche e commerciali.
    Dal 562 a.C. al 556 a.C. ci saranno tre re babilonesi che si succederanno, alcuni come figli e discendenti diretti di Nabucodonosor, altri come usurpatori:
    Amel Marduk (562-560) figlio del grande re, che restituirà la libertà al re giudeo Joachin, come simbolo della non continuità della politica paterna;
    Neriglissar (560-556) suocero di Nabucodonosor, fa un colpo di tasto in cui muore il re, taglia completamente con la politica del passato, fa opere di abbellimento a Babilonia e Sippar, compie un’incursione militare in Cilicia, comunque mina all’unità del paese mettendo in cattiva luce il grande re;
    Labashi Marduk (556) figlio di Neriglissar, va al potere bambino e perde subito il potere. Nabucodonosor, alla sua morte, aveva preso coscienza che la sua dinastia non avrebbe regnato a lungo.
    Dal 556 a.C. al 539 a.C. regnerà Nabonedo, ultimo re babilonese, salito al potere con un colpo di stato, proveniente dall’Assiria, dalla città di Harran. La storia ce lo tramanda come un re incapace, appassionato di archeologia. Oggi sappiamo che fu vittima di una propaganda effettuata dai persiani, con l’appoggio dei sacerdoti babilonesi, al fine di conquistare il regno senza effettuare guerre. Sostituì la triade divina dei babilonesi con Sin-Shamash-Ishtar, legata ad un culto lunare e più cara agli assiri. Questo non fu motivato solo dalla sua origine, ma anche dal fatto che, accorgendosi del potere sempre più forte dei persiani, voleva ricercare alleati verso ovest. In tal senso, siglò un accordo con Lidia, Sparta ed Egitto. A questo punto è necessario fare un passo indietro.
    Nel 700 a.C. la Persia era divisa in due regioni (Parsumash e Parsa) ed era sotto il dominio della Media. Nel 600 a.C. il re medio Ciassarre riunifica le due regioni, affidando il regno a Cambise che sposerà la figlia di Astiage, nuovo re di Media, e si insedierà nella prima capitale persiana Pasargade. Successivamente venne costruita Persepoli, che diventerà sempre di più la vera capitale persiana. Da questa unione nascerà Ciro II il Grande che governerà dal 559 a.C. al 529 a.C., inventando il modello delle satrapie, che gli consentì di costruire un grande impero (Egitto, Anatolia, Mesopotamia, Arabia, Persia).
    Secondo una leggenda, nata per esaltare la grandezza di Ciro II, Astiage ebbe un sogno nel quale si vedeva ucciso da un giovane re, per cui fece dei tentativi per eliminare il giovane futuro re persiano, senza riuscirci.
    Verso il 550 a.C. Ciro II si allea con Nabonedo (non sembra sicuro) ed insieme prendono la Media. I babilonesi occupano l’Assiria ed i persiani il resto del regno. Successivamente Ciro II invade la Lidia ed insegue il re Creso fino a Sardi, conquistando l’intero regno. In questo modo Ciro II impedisce a Nabonedo di mettere in pratica l’alleanza precedentemente ricordata e comincia a circondare Babilonia. Il re babilonese fu l’unico che aveva capito il pericolo persiano.
    Le vie del commercio verso l’India sono sotto il controllo persiano e l’inflazione a Babilonia arriva al 400%. Si raccontano diversi episodi di carestia. Nabonedo abbandona Babilonia e si reca in Arabia, dove la popolazione locale non lo vedeva di buon occhio. Lo scopo di questo viaggio fu quello di trovare altre vie di commercio per riportare ricchezza al proprio paese. E’ in questo periodo che viene individua la famosa via delle spezie. L’economia babilonese si risolleva.
    Nel frattempo Ciro II trama con i religiosi babilonesi. Nabonedo appare come il traditore, colui che ha dissacrato il nome del dio Marduk, sostituendolo con altre divinità. Alla luce di quanto esposto in precedenza, il re babilonese appare come un incompreso più che un traditore. Il frutto della propaganda fu la cacciata di Nabonedo e l’acclamazione di Ciro II a nuovo re: la Persia si era impossessata di Babilonia senza combattere. Come discorso di insediamento il re persiano si proclamò “nuovo figlio del dio Marduk”, richiamandosi alla propaganda da lui attuata segretamente. Restituì la libertà agli ebrei nel famoso editto e si impadronì della Siria, Palestina, Israele ed Egitto. L’impero persiano fu molto vasto e ricco.
    I persiani rispettarono la bellezza di Babilonia, facendole vivere un secondo splendore con Cambise II e Dario I. Sotto questi sovrani ci furono diverse rivolte a Babilonia i cui capi presero il nome di Nabucodonosor, a ricordo del mito trasmesso dal leggendario re al suo popolo. Queste rivolte furono sedate, senza violente ripercussioni per la città. Serse I, in seguito alle sconfitte con la Grecia, impose tasse ai babilonesi, che si ribellarono di nuovo. Babilonia fu messa al sacco. Artaserse I continuò nella politica repressiva del padre. Comunque Babilonia continuò ad avere un certo prestigio ed una determinata importanza.
    Nel 331 a.C. Alessandro Magno entra a Babilonia e ne rimane affascinato e la proclama capitale del suo nuovo impero. Vengono eseguiti lavori di ammodernamento. A Babilonia verranno celebrati i funerali di Efestione, amico di Alessandro morto ad Ectabana. Lo stesso Alessandro morirà nella città mesopotamica nel 323 a.C.
    Dunque Babilonia fu la città di tre grandi: Nabucodonosor, Ciro ed Alessandro.
    I diadochi successivi continuarono a dare splendore alla città, fino all’avvento di Seleuco prima ed Antioco poi che fecero costruire una nuova città: Seleucia. Nel 275 a.C. fu emanato un editto in base al quale tutti i babilonesi dovevano lasciare la città e recarsi nella nuova. Ma la città continuò a vivere perché non fu abbandonata da tutti. Gli stessi diadochi si impegnarono per fare opere di ricostruzione. Verso il 100 a.C. la diadochia seleucide entra in guerra con i Parti, popolo situato ad oriente della Persia, e la città fu abbandonata.
    Nel 116 d.C. Traiano svernò a Babilonia, ma ormai era diventata un cumulo di macerie.
    Dunque solo molti secoli dopo si realizzarono le profezie di Isaia, di Daniele e di Geremia sulla distruzione della città, che per secoli venne considerato il centro culturale e politico del mondo. La distruzione morale fu poi continuata dai padri della chiesa, tra Origene e S.Agostino, che la rappresentarono come simbolo del male. Essi ripresero la tradizione iniziata nell’Apocalisse di San Giovanni.

    Bibliografia
    “Babilonia” G. Pettinato 1988, Rusconi

  • Cretesi: i miti

    Miti

    Tutta la cultura minoica si basa sulla mitologia. Vediamone brevemente alcuni.

    EUROPA
    Il termine Europa deriva da una leggenda greca, nella quale era così chiamata la figlia del re Agenore.
    Innamorato di lei, Zeus si trasforma in un toro bianco, Europa salì sulla groppa dell’animale, che velocissimo si lanciò tra i flutti del mare portando con sè la fanciulla fino a Creta. E’ così, che i Greci narrano che Europa, nell’innocenza del suo gioco con Zeus, subì la sua violenza. Questo mito testimonia le radici culturali dei popoli europei, poichè essi impararono dai Greci il gusto del bello,l’ideale dello sport,il principio della democrazia.
    Il mito la descrive come la rappresentazione stessa della gioia e dell’allegria, dell’entusiasmo per le avventure della vita, del coraggio nelle situazioni eccezionali.
    Dalla dea Afrodite ebbe l’annuncio che il suo nome sarebbe stato dato ad una parte del mondo, e così avvenne, i greci cominciarono a dare il nome di Europa ai territori situati oltre Creta.

    MINOSSE E IL MINOTAURO
    Figlio di Zeus e di Europa, fratello di Radamante. Era re di Creta ed abitava nel palazzo di Cnosso. Per la sua saggezza in terra e la sua onestà, alla sua morte, divenne uno dei tre giudici infernali che valutavano le colpe degli estinti.
    Minosse governava sull’isola e dominava con le sue navi tutti i mari circostanti. Di contro Poseidone, infuriato, fece innamorare la sposa di Minosse, Pàsifae, dello splendido toro e da questa unione nacque il Minotauro, un mostro possente, mezzo uomo e mezzo toro che si cibava di carne umana. Minosse chiamò allora un abile architetto, Dedalo e gli ordinò di costruire un palazzo sotterraneo: doveva essere un inestricabile susseguirsi di camere, corridoi, sale, finti ingressi e finte porte, un luogo dove perdersi e da cui fosse impossibile uscire.
    Lì il re avrebbe rinchiuso il Minotauro, suo figlio. Per nutrire il mostro che si cibava di carne umana, Minosse si faceva inviare ogni anno dalla città di Atene, come tributo di sottomissione per aver perso la guerra, “7 fanciulli e 7 fanciulle”.
    Il re di Atene, Egeo, era preoccupato, perché non aveva nessun eroe: aveva un figlio che si chiamava Teseo, però non lo aveva mai visto. Tanti anni prima, poiché desiderava avere un figlio, andò a chiedere la soluzione ad un oracolo di Delfi a quel sapientone del re di Trezene, Pitteo, che ne approfittò, e lo sposò, la notte stessa, alla figlia Etra, ormai zitella.
    La mattina seguente Egeo se ne andò dicendo alla moglie: “Se nascerà un figlio, mandamelo solo quando avrà la forza di spostare il sasso, sotto cui ho messo la mia spada e i miei sandali”.
    Teseo nacque e venne educato dal nonno: quando diventò grande e robusto, riuscì a spostare il masso e partì subito per Atene.
    Quando arrivò ad Atene tutti lo trattavano bene, perché avevano saputo che aveva ucciso molti mostri lungo la strada e il padre lo mandò a Creta a uccidere Minotauro.
    Se l’impresa fosse riuscita, al ritorno la nave su cui viaggiava avrebbe innalzato le vele bianche, altrimenti sarebbero state lasciate le vele nere issate alla partenza, in segno di lutto per le giovani vittime sacrificate.
    Giunto a Creta con le 14 vittime sacrificali, Teseo ottenne l’aiuto della bella Arianna, figlia di Minosse, che si era innamorata dell’eroe ateniese. Arianna introdusse Teseo nel labirinto e per ritrovare la strada da percorrere, legò il capo di un gomitolo di lana all’ingresso del palazzo, svolgendolo poi via via lungo il cammino. Guidato da Arianna, Teseo riuscì a raggiungere il Minotauro, a schivare un attacco, staccargli una delle corna e conficcarla nella fronte come un giavellotto.
    Questo infatti, come rivelato da Dedalo ad Arianna, era il solo modo per uccidere il mostro. I due riuscirono a ritrovare la via d’uscita e tornarono insieme ad Atene.
    Ma sulla via del ritorno dimenticarono di sostituire le vele nere così Egeo, che attendeva il ritorno del figlio dall’alto delle mura, scorgendo quel segno di sventura, disperato, si uccise gettandosi in quel mare che da lui prese il nome.
    Minosse incise notevolmente sulla cultura cretese che si chiamò minoica e popolò diverse zone del Mediterraneo. Tra queste ricordiamo Eraclea Minoa in Sicilia ove si dice che ebbe sepoltura il re, recatosi in quel luogo per catturare Dedalo.

    RADAMANTE
    Figlio di Zeus e di Europa. Era uno, insieme ad Éaco e a Minosse, dei tre giudici che valutavano le anime degli estinti che giungevano nell’Oltretomba e secondo il loro giudizio indirizzavano le anime nella zona dell’Èrebo (mondo dei morti) più adatta a loro. Tutti e tre erano ritenuti i giusti e i saggi per antonomàsia.

    DEDALO E ICARO
    Dedalo, di origine ateniese, era un bravo scultore e architetto. La sua costruzione più ammirata e famosa fu il labirinto di Cnosso costruito per il re Minosse nell’isola di Creta. Il labirinto era un intrico di mura altissime che occupava parecchi acri di terreno. Il disegno era così complicato che nessuno riusciva a trovare la via d’uscita tra i passaggi tortuosi. Fu costruito per il Minotauro, una creatura mostruosa mezzo uomo e mezzo toro che viveva al centro del labirinto e si nutriva di carne umana.
    Arianna sapeva che Teseo era cugino di Dedalo e riuscì non senza fatica a farsi rivelare da quest’ultimo come affrontare il Minotauro ed uscire poi dal labirinto. Così il giorno stabilito per il sacrificio Arianna andò con i giovani all’ingresso del labirinto con un gomitolo di filo di seta che consegnò a Teseo legandone un capo all’architrave della porta.
    Minosse infuriato, intuendo che solo Dedalo poteva aver favorito questa impresa, lo fece rinchiudere nel labirinto con il figlio Icaro. Dedalo, da uomo d’ingegno qual’era, uccise un’aquila usando un arco rudimentale e con penne e cera si costruì delle ali con cui lui ed il figlio lasciarono il palazzo alle prime luci dell’alba. “Non avvicinarti troppo al sole” aveva detto Dedalo al figlio, ma dopo qualche ora questi, rapito dall’ebbrezza del volo e attirato dalla luce dorata salì alto come un’aquila. Il calore del sole fece sciogliere la cera delle ali e Icaro precipitò in mare. Dedalo proseguì tristemente il suo volo e raggiunta Napoli dedicò le sue ali ad Apollo per recarsi poi in Sicilia dove si guadagnò nuova fama erigendo bellissimi templi.

    LABIRINTO
    Il mito del Minotauro e del labirinto cela un messaggio più profondo: chi entra nel labirinto penetra nei segreti della vita e del mondo.

    ATLANTIDE
    Le notizie più complete su Atlantide ci vengono fornite da Platone (Atene 428/27 – 348/47 a.C.) che la descrisse in due dei suoi famosi dialoghi, il Timeo e il Crizia.
    Secondo Platone, Atlantide era un’isola nella quale tutto abbondava e dove la vita era felice. In realtà (sempre seguendo Platone) anche se Atlantide sembrava essere il paradiso terrestre, partecipava a guerre, possedeva una flotta militare immensa e poteva contare su circa 1.200.000 soldati. Tra le altre, Atlantide sostenne una grande guerra contro Atene che riuscì a sconfiggerla, occupando persino la sua capitale. Ma subito dopo ci furono degli enormi cataclismi che sconvolsero il pianeta ed Atlantide sparì tra i flutti…
    “Molte grandi opere pertanto della città vostra (Atene) qui si ammirano, ma a tutte una ne va di sopra per grandezza e per valore; perocché dice lo scritto di una immensa potenza cui la vostra città pose termine, la quale violentemente aveva invaso insieme l’Europa tutta e l’Asia, venendo fuori dal mare atlantico. Infatti allora per quel mare la si poteva passare; che innanzi a quella foce stretta che si chiama, come dite voi, colonne d’Ercole, c’era un isola. E quest’isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme. In tempi posteriori per altro, essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte […] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve”.
    Così scrive Platone nel Timeo riportando il dialogo che il legislatore ateniese Solone (638 – 558 a.C.) ebbe con i sacerdoti Sais. Egli parla di una grande civiltà che esisteva fuori dal mondo conosciuto fino a quel momento, che aveva come centro il Mar Mediterraneo e l’Asia Minore, che sprofondo’ nel mare in poche ore, per cause non chiare (si parla di cataclismi ma solo in senso vago; secondo i più moderni studiosi questo terremoto può essere stato scatenato da un meteorite).
    Platone ribadisce la storia dei cataclismi che si scatenarono in quel periodo nelle Leggi:
    “…..un tempo vi furono grandi mortalità, causate da inondazioni e da altre generali calamità, dalle quale ben pochi uomini riuscirono a salvarsi. Ed è ovvio pensare che, essendo state le città completamente rase da tale distruzione, gran parte della loro civiltà fu con esse seppellita sotto le acque, ed è occorso lunghissimo tempo per ritrovarne la traccia, e cioè non meno di parecchie migliaia di anni.”
    Lo stesso Platone posiziona la distruzione di Atlantide nel 9500 a.C. circa, e poi ci parla di scontri tra gli abitanti del continente perduto e gli Ateniesi, cosa che non può in alcun modo essere avvenuta (la civiltà greca è di alcuni millenni posteriore).
    Comunque esiste una curiosa coincidenza tra gli scritti di Platone e le leggende successive: infatti si parla di quattro terremoti che portarono alla fine di Altantide ed il quarto cataclisma ebbe luogo nell’anno 9564 a.C., e, dopo essere stata ridotta dagli altri tre ad un’isola, essa fu inghiottita e sparì dalla terra.
    La teoria più recente e più interessante sul probabile sito dell’Atlantide si basa su alcune scoperte archeologiche fatte nell’isola greca di Thera (Santorini).
    Scavi e ricerche hanno rivelato l’esistenza di una grande civiltà, che però fu distrutta da un’enorme eruzione vulcanica nel 1400 a.C.
    Per coincidenza, tutta l’attenzione si è concentrata su un paradosso geografico di Platone, il quale poneva l’Atlantide nell’Atlantico ma nello stesso tempo diceva che essa era governata da Poseidone e da Eracle, entrambi decisamente associati all’Egeo, non all’Atlantico. Ciò ha permesso agli studiosi di pensare che potrebbe esserci stata davvero un’isola egea che scomparve, e quest’isola avrebbe potuto essere Thera.
    Scritti egiziani dell’epoca dell’esplosione di Thera parlano di oscurità prolungata, di inondazioni e di tuoni.
    È stato dimostrato che l’esplosione di Thera superò di gran lunga la malfamata eruzione di Krakatoa del 1883 e quindi potrebbe aver causato il fenomeno descritto dagli egizi.
    La teoria di Thera pone per altro qualche problema. Stando alla descrizione di Platone, l’isola era troppo grande per adattarsi all’Egeo, e anche la datazione dell’Atlantide da parte del filosofo greco (ossia prima del 9000 a.C.) non coincide con i dati di Thera. I sostenitori dell’ipotesi di Thera sostengono che Platone potrebbe aver ricavato i suoi dati da geroglifici egiziani inattendibili. A ulteriore sostegno di questa tesi uno studioso greco sovrappose alle rovine di Thera un disegno basato sulla teoria di Platone dell’Atlantide, e vide che collimavano. Egli disegnò anche un profilo verticale di Thera, basato su carte idrografiche, che confermò uno schema alterno di acqua e terra che Platone attribuiva alla struttura dell’Atlantide.
    E’ possibile che tale cataclisma avesse investito anche Creta, distruggendo la mitica civiltà minoica, lasciando il posto a quella micenea.

  • Cartagine e i cartaginesi

    Cartagine e i cartaginesi

    Intorno all’800 a.C. alcuni abitanti di Tiro migrarono in Africa e fondarono Cartagine. Questo episodio è stato tramandato ai posteri attraverso il mito della regina Didone, che conobbe anche Enea, secondo quanto scrisse Virgilio. Questa regina era conosciuta con il nome di Elissa, figlia di Pigmalione, che per diventare re, fece uccidere suo marito. Con Elissa si schierarono diversi patrizi tirii ed essa decide di lasciare la propria patria, portando un tesoro con se e riuscì a fuggire con un tranello. Arrivata a Cipro, trovò delle donne che si unirono all’equipaggio. Poi si diresse verso la costa africana dove fece edificare la città.
    Come in tutte le leggende, anche questa cela una verità. Alcuni cittadini di Tiro, probabilmente rappresentanti di una classe sociale emergente, erano in contrasto con la reggenza ed anche la borghesia locali. Ci fu un tentativo di presa di potere, che venne vanificato, per cui rimase l’esilio. Nel viaggio fu portato oro e preziosi. Gli esuli tirii scelsero la baia di Cartagine, tipico paesaggio fenicio, come luogo di approdo e di fondazione della nuova città: cartagine significa appunto città nuova. Tiro cercò di impedire questo processo, incaricando la città di Utica di distruggere la nuova colonia, ma l’operazione fallì. Da cui iniziò lo sviluppo di questa cultura molto simile a quella di Tiro. Si adoravano le stesse divinità; tuttavia mentre i fenici avevano ridimensionato la loro crudeltà nei sacrifici agli dei, i cartaginesi erano famosi per la loro efferatezza nelle celebrazioni sacre.
    La città era famosa per la sua Byrsa, collinetta con una rocca ove si conservava l’oro della città e che si usava in casi di estremi di difesa. C’era il tofet , il porto (anzi erano due), il mercato affollatissimo. Era una città che commerciava con l’Africa, la Spagna, la Sicilia e la Sardegna. Le sue mura difensive erano possenti ed ogni patrizio aveva un possedimento terriero, che veniva usato anche come luogo di produzione di scorte di emergenza. La città era protetta anche da 200 km di deserto che si stendevano verso l’Egitto.
    Il potere era in mano al Senato ed ai suffeti. Tuttavia ci furono diversi tentativi di golpe da parte di famiglie militari: prima ci provarono i Magonidi e poi i Barca. All’inizio la città si avvalse di un esercito mercenario, anche perchè la popolazione punica era poca, con il quale intraprese solo azioni di difesa contro i greci. Per le operazioni di conquista ci volle un esercito proprio. Verso il 450 a.C. si alleò con gli Etruschi per combattere i greci. Insieme riportarono una vittoria ad Alalia in Corsica, ma ottennero pochi successi in Sicilia, contro Siracusa.
    Nel 405 a.C. il generale Annibale, prese alcune città siceliote: Selinunte (distrutta), Imera, Gela, tranne Siracusa, Messana, Katania e Akragas, dove perse la vita, fermato da una pestilenza. Il successore Amilcare prese le altre tranne Siracusa, con cui concluse un trattato di pace.
    Nel 398 a.C., Dionigi, il signore di Siracusa distrusse Mozia, usando la stessa tecnica che Alessandro Magno adotterà per Tiro. Per questo il generale punico Himlico, assediò Siracusa senza riuscirvi, fermato da una nuova pestilenza. A tale proposito sembra che i punici non fossero molto curati nell’igiene. La lotta con Siracusa rimase incerta e si stabilì che il fiume Alico, vicino Imera, dovesse essere la linea di confine.
    Nel 310 a.C. Agatocle, signore di Siracusa, fu sconfitto da Amilcare ad Imera e si ritirò nella propria città. Nell’assedio, si diresse con alcune navi su Tunisi ed attaccò Cartagine per via terra, sconfiggendo Bomilcare. Il signore siracusano, si alleò con Ofella, diadoca d’Egitto, ma venne sconfitto. Ottenne comunque un trattato di pace, che segnava di nuovo il confine sul fiume Alico.
    Dal 510 a.C. al 306 a.C., Cartagine strinse con Roma tre patti di collaborazione, mantenendo intatti i traffici, dando ausilio ai romani nei porti, aiutandosi a vicenda in caso di aggressione da altri popoli, non costruendo città in Sardegna. La cosa funzionò soprattutto con Pirro, che sbarcato a Taranto nel 280 a.C., fu sconfitto dai romani e devastò la Sicilia, fino a Lilibeo, fu poi sconfitto dai punici e dai romani venuti in loro aiuto.
    Nel 265 a.C. scoppia la prima guerra punica.
    Gerone, signore di Siracusa attacca Messana, che chiama in aiuto sia Cartagine che Roma, quest’ultima occupa la città con delle truppe.
    La protesta punica, circa la violazione degli accordi, portò alla guerra che si tramutò in stallo, esclusa una schermaglia avvenuta ad Agrigento, fino al 260 a.C., quando a Milazzo i romani sconfissero i cartaginesi, avvalendosi del ponte mobile. I punici si rifecero a Termini. Nel 257 a.C. i romani, comandati da Attilio Regolo, vinsero a Gela e puntarono su Cartagine, dove attaccarono via terra, finendo sconfitti dalla cavalleria numidica. Amilcare Barca, padre di Annibale, soprannominato lampo, fu mandato in Sicilia, dove organizzò una resistenza tra Trapani ed Erice, ma rimase tagliato fuori dalla patria. I romani intanto vinsero alle isole Egadi ed ottennero una pace vantaggiosa che assicurò la Sicilia a Roma ed indebitò economicamente Cartagine.
    Tra il 241 a.C. ed il 237 a.C. ci furono delle rivolte tra i punici, capeggiati da Matho. Sotto la guida di Amilcare, Cartagine si riprese e costruì, assieme al successore il genero Asdrubale, un considerevole regno in Spagna. Fu fondata Cartagena, che sembrava richiamare la leggenda della città punica. I Barca attuavano una politica più personale che filo cartaginese tra gli iberici.
    Nel 226 a.C. fu firmato un trattato con i romani in cui ci si impegnava a non superare il fiume Ebro. Questo trattato costò l’indipendenza dei Celtiberi, che furono combattuti da entrambi. Intanto Cartagine si rafforzava ed aveva un’economia sempre più florida.
    Nel 219 a.C. scoppia la seconda guerra punica.
    Sagunto, città spagnola al di sotto dell’Ebro, insorge e chiama in aiuto i romani. Annibale, succeduto allo zio, prese Sagunto e Roma gli dichiarò guerra. A questo punto Annibale compì la famosa impresa.
    Oltrepassate le Alpi, tra il 218 ed il 217 a.C. vinse i romani (Trebbia, Ticino, Trasimeno e Canne), attuando la sua famosa tattica dell’accerchiamento sulle ali. Non riuscì ad allearsi alle popolazioni italiche locali, se non ad alcune sannite. Trascorse un lungo periodo a Capua, ma non si sentiva sicuro a prendere Roma. Di lui si diceva che sapeva vincere le battaglie, ma non le guerre.
    Si alleò con Siracusa e con Filippo V di Macedonia, ma entrambi furono sconfitti dai romani. Siracusa in particolare pianse Archimede. I romani ottennero anche vittorie in Spagna ed uccisero sul Metauro, Asdrubale, il fratello di Annibale che aveva cercato di riunire le forze.
    Scipione l’Africano sbarcò a Tunisi e, con l’aiuto del numidico Massinissa, costrinse Annibale, dopo 13 anni, a lasciare l’Italia, sconfiggendolo a Zama. Fu siglata un’altra pace con Roma, dove stavolta Cartagine oltre a pagare altri debiti, non poteva compiere guerre se non con il consenso romano.
    Annibale rimase a governare, portando Cartagine ad un certo benessere. Roma voleva Annibale e questi scappò prima in Siria, formando un esercito ce venne sconfitto, e poi in Bitinia dove fu tradito e preferì il suicidio nel 183 a.C..
    Intanto Massinissa provocava Cartagine con saccheggi, fino al punto che ci fu la risposta dei punici, contravvenendo gli accordi di pace con Roma. I romani attendevano questo momento e nel 149 a.C. scoppiò la terza guerra punica.
    Nonostante Cartagine sia ritornata sui suoi passi, consegnato ostaggi e pagato altri debiti, Roma era decisa a distruggere la città ed affidò l’incarico al generale Scipione Emiliano. Il senatore Catone era un sostenitore di questa politica.
    Come per Tiro, fu costruita una diga sul mare. La città fu difesa casa per casa e dopo sei giorni capitolò, nonostante il generale Asdrubale la difese valorosamente. Rasa al suolo la città, fu sparso del sale sul terreno per renderlo sterile.
    Sopravvissero comunque il capitalismo e l’abilità nel commerciò che già i fenici avevano tramandato al mondo.

    Religione
    I Fenici ed in particolare i Cartaginesi sono stati tramandati come crudeli e sanguinari soprattutto dai Greci. Ciò probabilmente era dovuto ad uno scopo propagandistico ed alla loro religione, avente tipiche caratteristiche orientaleggianti.
    I sacerdoti fenici compivano molti sacrifici sui tofet, spesso anche di umani, come accadde a Cartagine sotto l’assedio del siceliota (greco-siracusano) Agatocle, dove furono sacrificate circa 300-500 giovani vite.
    Esisteva una trinità fenicia: El, Baalat e Baal. Il primo è un dio inafferabile, lontano dall’uomo. Baalat è la moglie di El e la grande madre, colei che dava calore, fertilità e sicurezza all’uomo. Era anche conosciuta come Ashera.
    Questa figura era nota ai Sumeri come Innin, ai Babilonesi ed Assiri come Ishtar, agli Egiziani come Iside.
    Molto più vicina all’uomo è il loro figlio Baal, oppure Adon o Eshmun, venerato come Melkart presso Cartagine e Tiro. Egli ogni anno moriva e poi risorgeva, richiamando le stagioni. Egli si sacrifica per l’uomo: muore e risorge per lui. Questa figura farà nascere il mito di Ercole (Eracle) e di Adone, importato in Grecia.
    C’erano altre divinità, forse realizzate dai sacerdoti per esigenze locali: Kusor, dio del mare e guardiano delle stagioni; Hijon, protettore degli artigiani e degli industriali; Dagon, dio del grano; Shadrapa, patrono dei medici, Reshef, amministratore di tuoni e di fulmini; Misor e Sydyk, dei della giustizia.
    Si credeva che il mondo fosse un uovo, creato da El, e che una sua rotazione violenta avesse separato terra e acque. Poi furono creati gli dei e fu fatto l’uomo, da cui ebbero origine le vite animali e vegetali. Baal e Baalat erano venerati un po’ dappertutto.
    Presso la cultura fenicia si celebrava il rito della prostituzione sacra. Ogni donna, solo una volta l’anno, in occasione di particolari feste, concedeva il proprio corpo. Questo per consentire all’uomo di corrispondere direttamente con la divinità, tra l’altro si trattava di un simbolo di fertilità.
    L’elemento ravvivante per queste divinità era il sacrificio, simbolo dunque di rigenerazione e di resurrezione. Baal voleva che una madre sacrificasse il figlio con il sorriso sulle labbra: per questo erano vietati pianti e lamenti in queste circostanze.
    Questa religione ebbe molti contrasti con il vicino monoteismo di Israele. A tale proposito è indicativa la lotta ingaggiata dal profeta Isaia contro la regina fenicia Jezabel, fino al punto di farla uccidere. Questo infatti simboleggiava la vittoria del monoteismo e della tradizione ebraica sul politeismo fenicio.
    La filosofia di vita fenicia, imperniata sul vivere basandosi sul razionale, sul non confidare nel futuro e negli dei, sul non attendersi nulla per non essere delusi, sul vivere in uno stato di apparente serenità fu all’origine dello stoicismo.
    Dalla religione fenicia nacquero dei miti, sviluppati poi dai greci: Afrodite, Europa, Adone e Dioniso.

  • Diario della Rivoluzione Francese: 1798

    3 Gennaio 1798 *** 14 Nevoso Anno VI

    MULHOUSE:
    – Gli abitanti votano a favore di una riunificazione alla Francia.



    5 Gennaio 1798 *** 16 Nevoso Anno VI

    I CONSIGLI:
    – Legge che prevede un prestito di 80 milioni di franchi per la preparazione di uno sbarco in Inghilterra.



    11 Gennaio 1798 *** 22 Nevoso Anno VI

    IL DRETTORIO:
    – In seguito all’assassinio del Generale Duphot, viene ordinato al Generale Berthier, comandante dell’armata d’Italia, di impadronirsi di Roma.



    12 Gennaio 1798 *** 23 Nevoso Anno VI

    IL DIRETTORIO:
    – Bonaparte espone un piano per invadere l’Inghilterra.



    15 Gennaio 1798 *** 26 Nevoso Anno VI

    VAUD:
    – Insurrezione degli abitanti del paese, favorevoli alla Rivoluzione, contro il governo di Berna.



    18 Gennaio 1798 *** 29 Nevoso Anno VI

    I CONSIGLI:
    – Emanata una legge che autorizza la cattura di tutte le navi, anche di paesi neutrali, che trasportino prodotti inglesi.

    LA GUERRA:
    – Gli austriaci occupano Venezia, secondo quanto previsto dal Trattato di Campoformio.(971017)



    24 Gennaio 1798 *** 5 Piovoso Anno VI

    VAUD:
    – A Losanna viene proclamata l’indipendenza del paese di Vaud e la rottura di tutti i rapporti con il governo di Berna.



    26 Gennaio 1798 *** 7 Piovoso Anno VI

    LA GUERRA:
    – Le truppe del Direttorio intervengono contro quelle di Berna, in soccorso degli insorti del paese di Vaud.



    27 Gennaio 1798 *** 8 Piovoso Anno VI

    Il Generale Brune viene nominato comandante delle forze francesi in Svizzera.



    28 Gennaio 1798 *** 9 Piovoso Anno VI

    MULHOUSE:
    – La citta’ si riunisce alla Francia.



    11 Febbraio 1798 *** 23 Piovoso Anno VI

    LA GUERRA:
    – Le truppe del Generale Berthier occupano cio’ che resta dello Stato Pontificio ed entrano in Roma.



    13 Febbraio 1798 *** 25 Piovoso Anno VI

    IL DIRETTORIO:
    – Per tema di una possibile vittoria giacobina alle prossime elezioni di Aprile, il Direttorio sostituisce Sotin con Dondeau al Ministero di Polizia Generale.



    14 Febbraio 1798 *** 26 Piovoso Anno VI

    IL DIRETTORIO:
    Talleyrand fa pervenire una nuova memoria nella quale auspica la conquista dell’Egitto. Talleyrand non ha mai creduto in una possibilita’ di successo di una invasione dell’Inghilterra.

    LA GUERRA:
    – Ordine del Direttorio al Generale Brune di impadronirsi di Berna.



    15 Febbraio 1798 *** 27 Piovoso Anno VI

    ROMA:
    – Il Generale Berthier proclama la Repubblica Romana. Il papa viene imprigionato e trasferito a Firenze.



    23 Febbraio 1798 *** 5 Ventoso Anno VI

    IL DIRETTORIO:
    – Bonaparte consegna un rapporto nel quale suggerisce di abbandonare il progetto di invasione dell’Inghilterra a favore di una spedizione in Egitto. I consigli di Talleyrand sono stati ascoltati.



    2 Marzo 1798 *** 12 Ventoso Anno VI

    LA GUERRA:
    – Le forze del Direttorio conquistano Friburgo e Soleure.



    5 Marzo 1798 *** 15 Ventoso Anno VI

    IL DIRETTORIO:
    – Approvato il progetto di spedizione in Egitto; l’esecuzione e’ affidata al Generale Bonaparte.



    6 Marzo 1798 *** 16 Ventoso Anno VI

    LA GUERRA:
    – Le truppe del Direttorio conquistano Berna.



    9 Marzo 1798 *** 19 Ventoso Anno VI

    La Dieta degli stati germanici, riunita a Rastadt, accetta l’annessione della riva sinistra del Reno alla Francia, come era stato stabilito con l’Austria il 17/10/1797.



    22 Marzo 1798 *** 2 Germinale Anno VI

    AARAU:
    – Il Generale Brune convoca una assemblea allo scopo di ottenere la proclamazione di una Repubblica Elvetica.



    27 Marzo 1798 *** 7 Germinale Anno VI

    Il Generale Brune cede il comando dell’armata elvetica a Schauenburg e prende il comando dell’armata d’Italia al posto di Berthier.



    29 Marzo 1798 *** 9 Germinale Anno VI

    LA GUERRA:
    – La flotta francese dell’Adriatico, al comando dell’ammiraglio Brueys, giunge a Tolone.



    4 Aprile 1798 *** 15 Germinale Anno VI

    RASTADT:
    – La Dieta degli Stati Germanici ha deciso la secolarizzazione degli antichi principati ecclesiastici. Naturale conseguenza della sparizione dell’autorita’ papale.



    9 Aprile 1798 *** 20 Germinale Anno VI

    I CONSIGLI:
    – Iniziano le elezioni di un terzo dei deputati uscenti dal Consigio dei Cinquecento e dal Consiglio degli Anziani.



    12 Aprile 1798 *** 23 Germinale Anno VI

    AARAU:
    – Promulgazione di una Costituzione Unitaria per la Repubblica Elvetica.



    18 Aprile 1798 *** 29 Germinale Anno VI

    I CONSIGLI:
    – Termine delle elezioni per il terzo di deputati uscenti dai Consigli dei 500 e degli Anziani.



    21 Aprile 1798 *** 2 Floreale Anno VI

    AARAU:
    – Proclamazione di una Repubblica Elvetica una ed indivisibile.



    26 Aprile 1798 *** 7 Floreale Anno VI

    Con un trattato stipulato a Ginevra la Repubblica Elvetica viene annessa a quella francese.



    27 Aprile 1798 *** 8 Floreale Anno VI

    IL DIRETTORIO:
    – Nomina dell’ammiraglio Bruix al Ministero della Marina al posto di Pléville Le Pelley.



    2 Maggio 1798 *** 13 Floreale Anno VI

    LA GUERRA:
    – Vittoria delle truppe del Direttorio a Morgarten, contro gli svizzeri contrari alle politiche della Rivoluzione francese.



    4 Maggio 1798 *** 15 Floreale Anno VI

    LA GUERRA:
    – Il Generale Bonaparte parte per Tolone, per dare inizio alla campagna d’Egitto.
    La campagna d’Egitto e’ stata spacciata come una guerra di liberazione degli egiziani dalla dominazione turca. In realta’ aveva solo il compito di destabilizzare il decrepito Impero Ottomano, nella speranza di spartirne i resti.
    La spedizione e’ stata finanziata con il tesoro di Berna.



    7 Maggio 1798 *** 18 Floreale Anno VI

    I CONSIGLI:
    – Rapporto di Bailleul al Consiglio dei Cinquecento su presunte irregolarita’ elettorali e richiesta di esclusione degli eletti di estrema sinistra. Tira aria di colpo di stato come il 1/7/1797.



    8 Maggio 1798 *** 19 Floreale Anno VI

    I CONSIGLI:
    – Il Consiglio dei Cinquecento accetta le richieste di Bailleul.



    11 Maggio 1798 *** 22 Floreale Anno VI

    I CONSIGLI:
    – Il Consiglio degli Anziani si allinea con il Consiglio dei Cinquecento ed accetta l’invalidazione delle elezioni di 106 deputati giacobini. Si tratta di un altro colpo di stato che verra’ ricordato come il Colpo di stato del 22 Floreale.



    15 Maggio 1798 *** 26 Floreale Anno VI

    I CONSIGLI:
    – Treilhard viene eletto Direttore al posto di Neufchâteau eliminato dal sorteggio.



    16 Maggio 1798 *** 27 Floreale Anno VI

    IL DIRETTORIO:
    Lecarlier viene nominato Ministro della Polizia Generale in sostituzione di Dondeau.



    17 Maggio 1798 *** 28 Floreale Anno VI

    LA GUERRA:
    – Le truppe del Direttorio conquistano Sion ed il Valais.



    18 Maggio 1798 *** 29 Floreale Anno VI

    I CONSIGLI:
    – Il Consiglio dei Cinquecento convalida la nomina di Luciano Bonaparte, che era stato eletto come deputato nel dipartimento di Liamone, senza averne l’eta’ legale.



    19 Maggio 1798 *** 30 Floreale Anno VI

    LA GUERRA:
    – Il Generale Bonaparte di imbarca a Tolone. Inizia la campagna d’Egitto.
    L’armata era composta da 35.000 uomini imbarcati su 200 navi. Tra i partecipanti alla spedizione si contavano anche:
    .21 Matematici
    . 3 Astronomi
    .17 Ingenieri civili
    .13 Naturalisti
    .13 Geografi
    . 4 Architetti
    . 8 Disegnatori
    .10 Maestri Meccanici
    .15 Interpreti
    .22 Stampatori



    23 Maggio 1798 *** 4 Pratile Anno VI

    Inizio intempestivo di una insurrezione irlandese contro gli inglesi. Gli irlandesi avevano creduto che la flotta di Bonaparte si dirigesse verso l’Irlanda.
    Teste calde gli irlandesi. Dopo la disavventura del Dicembre 1796 un po’ di prudenza non avrebbe guastato.



    11 Giugno 1798 *** 23 Pratile Anno VI

    LA GUERRA:
    – Il Generale Bonaparte occupa l’isola di Malta.



    17 Giugno 1798 *** 29 Pratile Anno VI

    IL DIRETTORIO:
    – Nomina di Neufchâteau al Ministero degli Interni al posto di Letourneur.



    28 Giugno 1798 *** 10 Messidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – L’Ammiraglio Nelson giunge con la flotta ad Alessandria d’Egitto. Non vedendo traccia della flotta francese fa rotta verso ovest.



    2 Luglio 1798 *** 14 Messidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Il Generale Bonaparte giunto ad Alessandria d’Egitto, dall’isola di Malta, e trovando la piazza sguarnita occupa la citta’.



    10 Luglio 1798 *** 22 Messidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Il Generale Bonaparte si dirige verso Il Cairo. Vittoria sui Mamelucchi ad El-Ramanyeh.
    Mamelucchi: truppe regolari turche del Sultanato Ottomano, al quale l’Egitto apparteneva.

    La marcia verso il Cairo attraverso il deserto di Damanhour e’ stata una iniziativa disastrosa. La spedizione e’ avvenuta nel periodo piu’ caldo dell’anno con una truppa equipaggiata con vestiario pesante, con cibo scarso e senza acqua. Molti soldati, impazziti per il caldo, si sono suicidati. Sulla pista desertica che congiunge Alessandria al Cairo, nel periodo estivo, si registrano punte di 55-60 gradi all’ombra.



    13 Luglio 1798 *** 25 Messidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Nuova vittoria di Bonaparte sui Mamelucchi a Chebreis.



    14 Luglio 1798 *** 26 Messidoro Anno VI

    L’esercito inglese mette fine all’insurrezione in Irlanda iniziata, per sbaglio, il 23 Maggio.



    20 Luglio 1798 *** 2 Termidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Nelson e la flotta inglese giungono a Siracusa nella vana ricerca della imprendibile flotta francese.



    24 Luglio 1798 *** 6 Termidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Dopo una decisiva vittoria di Bonaparte, contro i Mamelucchi alle Piramidi, il Generale occupa la citta’ del Cairo.



    25 Luglio 1798 *** 7 Termidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Nelson ci ripensa (o ha una intuizione?) e parte da Siracusa con la flotta, verso l’Egitto.



    28 Luglio 1798 *** 10 Termidoro Anno VI

    PARIGI:
    – Nell’anniversario della morte di Robespierre, vengono fatte sfilare per la citta’ le casse che contengono i tesori d’arte, predati da Bonaparte durante la campagna d’Italia. La folla canta: “Rome n’est plus dans Rome / Elle est toute a Paris”.



    1 Agosto 1798 *** 14 Termidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Giunto in Egitto, ed intercettata la flotta francese davanti ad Aboukir, Nelson la cola a picco.
    Deve essere stata una cosa allucinante; come sparare dentro una piccionaia. Le 200 imbarcazioni francesi, colte di sorpresa mentre erano ancorate alla fonda, dopo 18 ore consecutive di bombardamento, si erano ridotte a soli 4 vascelli superstiti.
    Per questa impresa Nelson e’ stato nominato Barone.

    A questo punto il Generale Bonaparte si trova prigioniero della sua stessa conquista.



    6 Agosto 1798 *** 19 Termidoro Anno VI

    Parte, da Rochefort-sur-Mer, una flotta francese che trasporta un corpo di spedizione, comandato dal Generale Humbert, per correre in aiuto della insurrezione irlandese, che ormai e’ stata annientata.



    18 Agosto 1798 *** 1 Fruttidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Insurrezione dei Cantoni di Uri, Schwiz e Unterwald contro la presenza delle truppe francesi.



    19 Agosto 1798 *** 2 Fruttidoro Anno VI

    Trattato di alleanza tra la Francia e la Repubblica Elvetica che ribadisce lo stato di soggezione della Svizzera verso la Repubblica Francese.



    20 Agosto 1798 *** 3 Fruttidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Disfatta dei Cantoni svizzeri che si erano sollevati il 18 Agosto.



    22 Agosto 1798 *** 5 Fruttidoro Anno VI

    Il Generale Bonaparte fonda l’Istituto Nazionale delle Scienze e delle Arti d’Egitto.

    LA GUERRA:
    – Sbarco del corpo di spedizione francese a Killala, nel nord-ovest dell’Irlanda.
    Il Generale Bonaparte fa buon viso a cattivo gioco. Essendo impossibilitato ad andarsene, cerca di organizzare il paese al meglio, in vista di un lungo soggiorno.



    24 Agosto 1798 *** 7 Fruttidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Il Generale Humbert batte le truppe inglesi a Balayna.



    25 Agosto 1798 *** 8 Fruttidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Il luogotenente Desaix si dirige verso l’Alto Egitto dove si sono rifugiati residui gruppi di Mamelucchi.



    27 Agosto 1798 *** 10 Fruttidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Il Generale Humbert batte gli inglesi a Castlebar e proclama la Repubblica Irlandese.



    2 Settembre 1798 *** 16 Fruttidoro Anno VI

    MASSICCIO CENTRALE:
    Repressione di una grande rivolta monarchica e arresto dei capi: Allier ed il Marchese di Surville.

    MALTA:
    Gli abitanti dell’isola si rivoltano contro gli occupanti francesi che sono costretti ad asseragliarsi nella fortezza di La Valletta.



    4 Settembre 1798 *** 18 Fruttidoro Anno VI

    IL CAIRO:
    – Il Generale Bonaparte promuove una Assemblea di Notabili Egiziani: Il Divano Generale.



    5 Settembre 1798 *** 19 Fruttidoro Anno VI

    I CONSIGLI:
    – Promulgazione della legge Jourdan che rende obbligatorio il servizio militare per tutti gli uomini, tra i venti ed i venticinque anni.



    8 Settembre 1798 *** 22 Fruttidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – L’armata del Generale Humbert viene accerchiata dagli inglesi a Ballynamuck.



    9 Settembre 1798 *** 23 Fruttidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – In conseguenza dei fatti d’Egitto, la Turchia dichiara guerra alla Francia.



    15 Settembre 1798 *** 29 Fruttidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Il Generale Humbert si arrende agli inglesi, in Irlanda.



    16 Settembre 1798 *** 30 Fruttidoro Anno VI

    LA GUERRA:
    – Parte da Brest un secondo corpo di spedizione destinato all’Irlanda.



    19 Settembre 1798 *** 3 Complementare Anno VI

    PARIGI:
    – Inaugurazione della Prima Esposizione dell’Industria Francese. Il Campo di Marte e’ stato particolarmente attrezzato con la costruzione di 68 portici contenenti centinaia di padiglioni espositivi.
    Questo rilancio dell’industria e’ in buona parte dovuto al processo di deflazione in corso nel paese. Assegnati e Mandati Territoriali stanno diventando un ricordo.
    Il nuovo sistema di monetazione metallica e’ stato reso possibile dalla enorme quantita’ d’argento prelevato dalle chiese e dal bottino in oro conquistato durante la Campagna d’Italia.
    Gli ultimi mandati sono stati convertiti sulla base di 100 lire per 20 nuovi soldi metallici.



    24 Settembre 1798 *** 3 Vendemmiaio Anno VII

    I CONSIGLI:
    – Nuova Legge che richiama alle armi 200.000 uomini. Solo un terzo di essi si presentera’ alla chiamata.
    Necessita’ impellente quella della coscrizione. La coalizione nemica poteva allineare in campo da 300.000 sino a 600.000 uomini mentre, in quel momento, la Francia non ne disponeva piu’ di 170.000.



    7 Ottobre 1798 *** 16 Vendemmiaio Anno VII

    LA GUERRA:
    – Vittoria del luogotenente Desaix sui Mamelucchi, nell’Alto Egitto.



    8 Ottobre 1798 *** 17 Vendemmiaio Anno VII

    Neufchâteau, Ministro degli Interni, crea il Consiglio Superiore per l’Istruzione Pubblica.



    11 Ottobre 1798 *** 20 Vendemmiaio Anno VII

    LA GUERRA:
    – Grandioso disastro navale del corpo di spedizione francese nella baia di Donegal (980916). Sei navi su otto sono catturate dalla flotta inglese.
    Il capo degli insorti irlandesi, Wolfe Stone, scoraggiato dall’ennesimo insuccesso, si suicida.



    12 Ottobre 1798 *** 21 Vendemmiaio Anno VII

    BELGIO:
    – I cittadini belgi, fomentati dai preti cattolici, si rivoltano contro la legge della coscrizione obbligatoria.(980905)



    19 Ottobre 1798 *** 28 Vendemmiaio Anno VII

    LA GUERRA:
    – L’esercito austriaco interviene in aiuto del Cantone dei Grigioni che rifiuta l’integrazione con la Repubblica Elvetica.



    22 Ottobre 1798 *** 1 Brumaio Anno VII

    IL CAIRO:
    – La popolazione insorge contro l’occupazione francese. Il Generale Bonaparte reprime prontamente l’insurrezione.
    Si e’ trattato di una autentica guerra di religione. Bonaparte aveva ingenuamente concesso ad ebrei e cristiani, qui’ residenti, il privilegio di vendere liberamente ….vino in una citta’ di stretta osservanza musulmana.



    24 Ottobre 1798 *** 3 Brumaio Anno VII

    BELGIO:
    – La rivolta contro la coscrizione obbligatoria assume dimensioni inquietanti.



    25 Ottobre 1798 *** 4 Brumaio Anno VII

    LA GUERRA:
    – L’isola di Zante, nello Ionio, occupata dai francesi alla fine di Giugno 1797, viene conquistata dalla flotta alleata russo-turca.



    27 Ottobre 1798 *** 6 Brumaio Anno VII

    LA GUERRA:
    – Anche l’isola di Cefalonia cade in mano alla flotta russo-turca.



    30 Ottobre 1798 *** 9 Brumaio Anno VII

    LUSSEMBURGO:
    – Una insurrezione a Clervaux viene stroncata dai francesi.



    1 Novembre 1798 *** 11 Brumaio Anno VII

    IL DIRETTORIO:
    – L’inquietudine per l’intervento russo nello Ionio induce il Direttorio a fare marcia indietro ed a proporre un patto all’Austria cosi’ articolato:
    . la Francia si impegna ad evacuare le proprie truppe dalla Svizzera e da Roma
    . l’Austria si impegna ad impedire il passaggio delle truppe russe sul suo suolo
    . ed inoltre viene proposta l’apertura di negoziati con l’Inghilterra e la Turchia per il raggiungimento della pace.

    – Nomina del Generale Joubert a capo dell’armata d’Italia al posto di Brune.



    4 Novembre 1798 *** 14 Brumaio Anno VII

    IL DIRETTORIO:
    – Decreto che ordina la deportazione nelle colonie dei preti cattolici belgi, accusati di aver fomentato le rivolte del 12 Ottobre.



    5 Novembre 1798 *** 15 Brumaio Anno VII

    LA GUERRA:
    – Inizia il blocco navale russo-turco davanti all’isola di Corfu’ occupata dai francesi.



    12 Novembre 1798 *** 22 Brumaio Anno VII

    I CONSIGLI:
    – Approvazione della costituzione di agenzie per la riscossione delle imposte nei vari dipartimenti. E’ l’ennesimo tentativo di porre rimedio alla finanze statali, dissanguate dalla guerra.



    13 Novembre 1798 *** 23 Brumaio Anno VII

    BELGIO:
    – I contadini belgi in rivolta, comandati da Emmanuel Rollier, conquistano la citta di Diest.



    16 Novembre 1798 *** 26 Brumaio Anno VII

    Inghilterra ed Austria stipulano un accordo dove si prevede il rientro della espansione francese, nei limiti entro i quali di trovava nel 1789.

    LA GUERRA:
    – Presa dell’isola di Leucade, nello Ionio, da parte della flotta russo-turca.



    22 Novembre 1798 *** 2 Glaciale Anno VII

    LA GUERRA:
    – Offensiva del Re di Napoli contro i francesi che occupano Roma.
    Dopo la proclamazione della Repubblica Romana, i francesi si sono imposti con pesanti tasse e frequenti saccheggi. L’intervento del Re di Napoli era stato invocato come una liberazione.



    24 Novembre 1798 *** 4 Glaciale Anno VII

    I CONSIGLI:
    – Emanata una legge che regolamenta l’imposta fondiaria e stabilisce una ulteriore imposta sulle porte e sulle finestre.



    27 Novembre 1798 *** 7 Glaciale Anno VII

    LA GUERRA:
    – L’esercito del Re di Napoli occupa Roma.



    28 Novembre 1798 *** 8 Glaciale Anno VII

    LA GUERRA:
    – La flotta inglese dell’Ammiraglio Nelson sbarca in Toscana, vicino a Livorno, 3.000 soldati napoletani, allo scopo di aggirare le truppe francesi.



    29 Novembre 1798 *** 9 Glaciale Anno VII

    IL DIRETTORIO:
    – Decreto di fusione delle truppe della Repubblica Cisalpina con quelle francesi. Lo scopo e’ di evitare eventuali tentazioni nazionalistiche italiane.

    SAN PIETROBURGO:
    – Trattato che sancisce una alleanza della Russia con il Regno di Napoli.



    4 Dicembre 1798 *** 14 Glaciale Anno VII

    BELGIO:
    – Gli insorti belgi occupano Hasselt ma vengono subito dopo massacrati dalle truppe francesi, che pongono fine a questa rivolta.



    5 Dicembre 1798 *** 15 Glaciale Anno VII

    LA GUERRA:
    – Disfatta delle milizie napoletane a Civita Castellana, ad opera delle truppe del Generale Championnet.



    6 Dicembre 1798 *** 16 Glaciale Anno VII

    LA GUERRA:
    – Le truppe del Direttorio invadono il Piemonte.

    IL DIRETTORIO:
    – Ultimatum inviato alla Dieta tedesca, riunita a Rastadt; la Francia esige delle teste di ponte anche sulla riva destra del Reno.



    7 Dicembre 1798 *** 17 Glaciale Anno VII

    LA GUERRA:
    – Le truppe del Generale Bonaparte occupano Suez.



    8 Dicembre 1798 *** 18 Glaciale Anno VII

    Il re degli Stati Sardi, Carlo Emanuele IV, abbandona il Piemonte, invaso dalle truppe francesi, e si ritira in Sardegna scortato dalla flotta inglese. Il generale Joubert resta padrone del campo. Il territorio piemontese verra’ diviso in 6 dipartimenti amministrativi.
    I Savoia, al momento, non dispongono piu’ di territori continentali.
    La casa Savoia regnava sul Piemonte e sulla Savoia dal 1418; la Sardegna era stata acquisita nel 1720.

    Intanto qualcuno si consola:
    Liberté, Egalité, Fraternité,
    i francesi in carrozza e noi a pié.



    9 Dicembre 1798 *** 19 Glaciale Anno VII

    IL DIRETTORIO:
    – Nomina del Generale Massena a capo delle truppe francesi in Svizzera, in sostituzione di Schauenburg.

    – La Dieta tedesca di Rastadt accetta l’ultimatum francese e concede alcune teste di ponte sulla riva destra del Reno.



    14 Dicembre 1798 *** 24 Glaciale Anno VII

    LA GUERRA:
    – Il Generale Championnet batte le truppe napoletane e riconquista Roma.



    21 Dicembre 1798 *** 1 Nevoso Anno VII

    LA GUERRA:
    – Decisa offensiva francese contro il Regno di Napoli. Il Re di Napoli e di Sicilia, Ferdinando IV, si rifugia sulla nave dell’Ammiraglio Nelson.



    23 Dicembre 1798 *** 3 Nevoso Anno VII

    I CONSIGLI:
    – Votata una legge per la ristrutturazione delle imposte sui redditi.



    26 Dicembre 1798 *** 6 Nevoso Anno VII

    L’ammiraglio Nelson conduce in salvo, a Palermo, il re di Napoli Ferdinando IV.



    29 Dicembre 1798 *** 9 Nevoso Anno VII

    Firma di un trattato di alleanza tra l’Inghilterra, la Russia ed il Regno di Napoli. Tra le clausole del trattato e’ compreso anche un fantasioso progetto di installare una armata russa sull’isola di Jersey, quale base per attaccare ed invadere la Bretagna.



    30 Dicembre 1798 *** 10 Nevoso Anno VII

    Il Generale Bonaparte, a Suez, formula un progetto per il taglio di un canale che colleghi il Mediterraneo al Mar Rosso: e’ l’atto di nascita del futuro Canale di Suez.



    31 Dicembre 1798 *** 11 Nevoso Anno VII

    LA GUERRA:
    – Il Generale Championnet conquista Gaeta.

  • Napoleone Bonaparte e il suo Impero

    Secondo genito di Carlo Bonaparte, un piccolo nobile còrso ma molto influente nell’isola, Napoleone nasce ad Ajaccio nel 1769.
    Napoleone comprese che, nell’instabile situazione della Francia, l’esercito poteva divenire il perno della vita politica. Ufficiale di artiglieria durante la Rivoluzione, dal 1795 lega la sua fortuna a quella di Barras, la cui fiducia, assieme alla protezione di Giuseppina Beauharnais (da lui sposata nel 1796), gli fanno ottenere prima il comando dell’esercito interno, poi quello dell’armata d’Italia che guida in una campagna vittoriosa: Napoleone entra in Milano, la Lombardia viene organizzata in Repubblica Traspadana.
    Napoleone offrì a un’opinione pubblica stanca di rivoluzione e a una borghesia interessata a sviluppare i propri affari un quadro di stabilità e di ordine. Le notizie sulla Rivoluzione Francese provocano in Italia contrastanti reazioni: da un lato la borghesia si attende il rinnovamento sociale a lungo auspicato, dall’altro l’esasperato anticlericalismo e il Terrore innescano spiccati sentimenti antifrancesi.
    La prima campagna di Napoleone in Italia (aprile 1796) parte dalla costa ligure, sfociando nelle vittoriose battaglie di Montenotte (contro gli Austriaci di Beaulieu) e Mondovì (contro i Piemontesi di Colli). Il re di Sardegna Vittorio Amedeo III (1773-1796) è costretto a firmare l’armistizio di Cherasco (28 aprile 1796) e la Pace di Parigi, con cui Savoia e Nizza vengono cedute alla Francia. L’austriaco Beaulieu è sconfitto una seconda volta a Lodi. Napoleone esige versamenti in denaro e opere d’arte dai ducati di Parma e Modena; mentre le sue truppe occupano le legazioni pontificie di Massa, Carrara e Livorno, in Lombardia viene costituita la Repubblica Transpadana (novembre 1796). Gli scontri con gli Austriaci proseguono e Napoleone vince ovunque. Da qui le truppe francesi invadono il territorio emiliano, mentre si costituisce la Repubblica Cispadana (9.1.1797) che per la prima volta sventola il tricolore. Papa Pio VI (1775-1799) è costretto al Trattato di Tolentino (19.2.1797), con il quale rinuncia ai diritti su Emilia e Romagna. La sconfitta austriaca si completa con le cattive prove dell’arciduca Carlo d’Austria a Primolano e sul Tagliamento, cui consegue la conquista napoleonica del Veneto e l’invasione della Repubblica di Venezia. Qui, deposto l’ultimo doge Lodovico Manin, si costituisce la Repubblica Veneta (12.5.1797). L’assoggettamento di tutta l’Italia settentrionale consente a Napoleone d’imporre la nascita di un’unica Repubblica Cisalpina (29.6.1797). Con la Pace di Campoformio (17.10.1797) il Veneto viene però ceduto all’Austria e Venezia perde, per la prima volta nella storia, la propria libertà .
    I Francesi entrano a Roma (febbraio 1798) e promuovono la formazione della Repubblica Romana, costringendo il papa a trovare rifugio in Toscana. Nel 1798 i francesi occupano il Piemonte; Carlo Emanuele IV di Savoia si rifugia in Sardegna. Un anno dopo Napoleone è alle porte di Napoli (gennaio 1799), dove s’instaura la Repubblica Partenopea. Intanto il Direttorio aveva aderito al progetto di Napoleone, che riteneva di poter fiaccare la resistenza dell’Inghilterra (rimasta sola tra le grandi potenze a continuare la lotta) isolandola dall’India e dagli altri suoi domini dell’Estremoriente. Di qui la spedizione militare contro il Sultanato d’Egitto, formalmente dipendente dall’Impero turco, ma di fatto comandato dalla forte casta feudale dei Mamelucchi, mentre Inghilterra, Turchia, Austria, Russia danno vita alla II coalizione antinapoleonica. Napoleone, vince alla battaglia delle Piramidi, ma l’Inghilterra, con l’ammiraglio Nelson, gli distrugge la flotta nella rada di Abukir, sicchè fu reso impossibile il rifornimento e lo stesso rimpatrio del corpo di spedizione francese. Gli unici aspetti positivi dell’impresa egiziana furono la legislazione che Napoleone. diede al Paese, sulla quale nascerà poi l’Egitto moderno, e lo studio di una commissione scientifica che portò alla decifrazione dei geroglifici egiziani. In Europa invece la spedizione spinse Russia e Turchia a unirsi con l’Inghilterra, seguite da Austria e Napoletano aprì le ostilità della IIa coalizione antifrancese. Ma una coalizione militare austro-russa (generali Suvarov eMèlas) sconfigge il generale francese Moreau a Cassano (27.4.1799) e dilaga in Lombardia. Forte di ciò, il re delle Due Sicilie Ferdinando IV di Borbone invia il cardinale Ruffoalla riconquista di Napoli. La vittoriosa spedizione dei sanfedisti trova il sostegno popolare e l’appoggio della flotta inglese di Nelson. Tornato a Napoli (giugno 1799), Ferdinando IV avvia una spietata ritorsione verso i rivoluzionari.
    Tornato in Francia, Napoleone mette a segno il colpo di stato del 18 brumaio (9 novembre) e, varata una nuova Costituzione, diviene primo console. Tornato in Italia, batte gli Austriaci a Marengo costringendoli alla pace di Luneville. Vengono istituite la seconda Repubblica Cisalpina (5.6.1800), che ora si estende fino all’Adige, e la Repubblica Ligure. Ducato di Parma e Piemonte passano alla Francia, mentre la Toscana spetta a Ludovico di Borbone in qualità di re d’Etruria. Più tardi (gennaio 1802) la Consulta di Lione decreta la costituzione della Repubblica Italiana con capitale Milano: Napoleone ne è presidente, Francesco Melzi d’Eril vicepresidente. Napoleone ne approfitta per farsi proclamare Primo Console a vita (1802). Stipula anche un Concordato con la Chiesa cattolica, i cui punti salienti sono:
    1) il papa riconosce la Repubblica come governo legittimo di Francia,
    2) Napoleone. riconosce il cattolicesimo come religione maggioritaria della nazione (i Consoli sono tenuti a professarne il Credo),
    3) il papa ottiene le dimissioni di tutti i vescovi e la possibilità d’istituire canonicamente i loro successori, 4) Napoleone. ottiene la fedeltà al governo di tutti i nuovi vescovi e che i vescovi nominino solo i parroci graditi al governo,
    5) i beni espropriati alla Chiesa durante la Rivoluzione francese non vengono restituiti (in cambio il governo assicura uno stipendio al clero).
    Inoltre Napoleone estese alle istituzioni, all’amministrazione, alla scuola quel criterio dell’amalgama, cioè della fusione fra individui di diversa estrazione sociale e appartenenza politica, che già aveva dato buoni frutti nell’esercito: nobili, borghesi, plebei, repubblicani, monarchici, ex giacobini e termidoriani furono scelti per incarichi di responsabilità sulla base dei soli requisiti della capacità personale e della fedeltà del regime. Fu creato un sistema di istruzione superiore, gestito dallo stato.
    Nei paesi conquistati Napoleone si comportò da dominatore. Cancellava confini, deponeva re. La sua azione, tuttavia, ebbe grande importanza storica: egli infatti introdusse la legislazione francese in situazioni generalmente più arretrate e realizzò quindi una diffusione, anche se parziali, delle conquiste civili della rivoluzione. Il rovescio della medaglia è costituito dal concetto di grandezza personale, al servizio della quale Napoleone pone le sue qualità di stratega dall’intelligenza sempre lucida nel continuo mutarsi delle circostanze. A questo distorto ideale di grandezza sono pure subordinati la nomina governativa (anzichè elettiva) di sindaci, giudici e prefetti, il rafforzamento degli organi di polizia e la limitazione della libertà di stampa e di tutte le altre forme di espressione culturale a artistica, sottoposte a rigorosa censura.
    Imperatore dei Francesi nel 1804, re d’Italia nel 1805, eleggendo a vicerè il principe Eugenio di Beauharnais, sbaraglia le truppe della III e IV coalizione ad Austerlitz, a Jena e a Friedland. Elisa Mariana Bonaparte ottiene dal fratello Napoleone il principato di Lucca e Piombino (1805) che amministrò abilmente.
    Nel 1804 viene promulgato il nuovo codice civile (Codice di Napoleone). Il Codice Civile (poi detto napoleonico) sostituisce definitivamente la società borghese alla società feudale; il concordato con la Santa Sede assicura l’appoggio della Chiesa al nuovo regime (e rassicura le coscienze dei cattolici francesi); non mancano provvedimenti particolari per potenziare l’industria e l’agricoltura e per sviluppare il commercio; l’istituzione della Banca di Francia servirà da modello a tutte le altre banche europee. Per formare una nuova classe dirigente di uomini di legge, di ufficiali e di funzionari fedeli al regime, vengono istituiti licei e università .
    Il regno d’Italia annette Veneto e Dalmazia dopo la Pace di Presburgo (26.12.1805), mentre Liguria, Etruria e gli altri territori della Toscana divengono parte dell’Impero Francese (1805-1807).
    La repubblica ligure è annessa all’impero napoleonico. Nel 1806 un esercito francese invade il regno di Napoli. Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, diviene re di Napoli. E’ re d’Olanda Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone. Sposa la figliastra di Napoleone Ortensia Beauharnais, è fu padre di Napoleone III.
    Per le sollecitazioni di Napoleone sedici principi sovrani si separarono dal Sacro romano impero e costituirono la confederazione del Reno (trattato di Parigi, 12 luglio 1806), i cui membri principali furono i re di Baviera e del Wà¼rttemberg, creati da poco, il granduca di Berg e di Cleve, l’arcivescovo di Magonza, antico elettore e arcicancelliere dell’Impero, e dieci principi di territori minori della Germania centrale e meridionale. Di fatto, Napoleone I fu il vero capo della nuova confederazione e si fece riconoscere come protettore. Il trattato di Parigi del 12 luglio 1806 provocò la sparizione del Sacro romano impero. Nata dalla disfatta austriaca ad Austerlitz, la confederazione si allargò in seguito alla sconfitta della Prussia a Jena. Dal 27 settembre 1806 il granduca di Wà¼rzburg aderiva alla confederazione, seguito, l’11 dicembre, dall’elettore di Sassonia promosso re (trattato di Posen), e ben presto imitati dai principi della Germania centrale. Nel 1807 Prussia e Russia stipulano con la Francia la pace di Tilsit: la Prussia cede i territori tra l’Elba e il Reno, che formano il nuovo regno di Vestfalia (affidato a Gerolamo Bonaparte); restituisce i territori strappati alla Polonia, dai quali nasce il granducato di Varsavia. L’adesione di questi nuovi Stati alla confederazione del Reno, sottolinearono la volontà di Napoleone I di riunire tutti i territori germanici in un’unica costruzione politica sotto l’egemonia francese; dalla confederazione furono infine assorbite le due regioni del Meclemburgo (18 e 23 febbraio 1808) e l’Oldenburgo (14 ottobre 1808). A questa data la confederazione riuniva, a eccezione della Prussia, tutti gli Stati tedeschi, e cioè 4 regni, 5 granducati e 23 principati, strettamente sorvegliati dalla Francia.
    Nel 1807 dichiara il blocco continentale contro l’Inghilterra e procede a una serie di annessioni territoriali in Europa. Ma questo Blocco fu un fallimento, perchè:
    1) si sviluppò il contrabbando; 2) l’Inghilterra s’impadronì dei territori dei paesi alleati della Francia (ad es. Olanda); 3) i popoli che avevano visto in Napoleone un liberatore ora gli sono ostili.
    Napoleone, per far rispettare il Blocco, è costretto a: 1) decretare la fine del Regno d’Etruria; 2) occupare militarmente Roma; 3) occupare il Portogallo; 4) detronizzare dal regno di Olanda il fratello Luigi. Quindi le Marche vengono annesse all’Italia (1807), mentre Toscana, Lazio e Umbria divengono dipartimenti dell’impero (1809) e papa Pio VII (1800-1823), che scomunica Napoleone, si trova tradotto in prigionia a Savona. Soltanto la Sicilia dei Borboni e la Sardegna dei Savoia sfuggono alla dominazione bonapartista.
    Mentre attraversava la Spagna per raggiungere la frontiera portoghese, Napoleone. trae l’occasione di un colpo di stato imponendo alla Spagna il fratello Giuseppe (1808), sostituendolo nel Napoletano col cognato Gioacchino Murat. La popolazione spagnola però si ribella rivendicando la propria tradizione monarchica e cattolica. L’Inghilterra, aiutando militarmente il Portogallo, finisce con l’appoggiare anche la Spagna, che però conseguirà decisivi successi solo verso il 1812.
    Nel frattempo Austria e Prussia cercarono di realizzare la Va coalizione, ma con la vittoria francese di WAGRAM essa fallì. L’anno successivo, ripudiata Giuseppina, l’imperatore d’Austria fu costretto ad acconsentire che la propria figlia andasse sposa a Napoleone (senza figli maschi), il quale così s’imparentò con la più prestigiosa dinastia d’Europa.
    Alla sorella Maria Elisa è affidato il granducato di Toscana (1809).
    Nel 1812 Napoleone intraprende la campagna di Russia. Il pretesto sta nella violazione del Blocco. Il motivo reale sta nella volontà di occupare tutta l’Europa orientale. Napoleone sottovalutò il fatto che la popolazione locale, pur oppressa dal regime feudale, vedeva in lui l’Anticristo venuto a profanare la Santa Russia (motivi nazionalistici e religiosi). I russi ebbero la meglio perchè non attaccarono per primi, non si fecero agganciare ma indietreggiarono di continuo facendo terra bruciata alle spalle dei francesi. Con l’occupazione di Mosca, Napoleone. sperava che lo zar chiedesse l’armistizio. Invece lo zar, attendendo l’inverno, costrinse l’armata francese, priva di viveri, a ritirarsi. Fame, freddo, stenti e il ritorno offensivo dei russi uccisero più di mezzo milione di francesi. Gioachino Murat, in qualità di comandante della cavalleria nella campagna di Russia, mirò a un accordo con l’Austria per preservare il regno napoletano (1814), ma, lasciato solo dai nuovi alleati, imbracciò di nuovo le armi contro il nemico d’oltralpe.
    Una VI coalizione (Inghilterra, Russia, Svezia, Prussia e Austria) infligge allora a Napoleone la sconfitta di Lipsia, che provoca l’invasione della Francia obbligandolo ad abdicare (1814).
    Da tempo Talleyrand aveva intavolato trattative segrete con le potenze nemiche, svolgendo opera di persuasione in favore di una restaurazione borbonica, e il 6 marzo 1814 il Senato proclamò re Luigi XVIII (fratello di Luigi XVI). Con la pace di Parigi, firmata dal nuovo re, la Francia veniva ricondotta entro i confini anteriori della Rivoluzione, mentre le potenze vincitrici decidevano di convocare a Vienna un congresso, incaricato di dare una nuova sistemazione all’Europa.
    Fuggito dall’esilio dell’Elba, mentre già si sta preparando il Congresso di Vienna, Napoleone riprende il potere dando inizio all’avventura dei Cento Giorni. Decise a liberarsi per sempre di lui, le potenze europee misero da parte le contese diplomatiche che a Vienna avevano dissolto la quarta coalizione e si accordavano per dichiarare Napoleone fuorilegge e stringere un nuovo trattato di alleanza. La disperata impresa dei Cento Giorni si concluse il 18 giugno 1815 a Waterloo, con la definitiva sconfitta di Napoleone, costretto ad abdicare per la seconda volta, non però a favore dei Borboni, ma di suo figlio Napoleone II. Postosi sotto la protezione britannica, venne trattato come un prigioniero di guerra e condotto nella piccola isola oceanica di Sant’Elena, dove morì il 21 maggio 1821. La seconda restaurazione di Luigi XVIII avvenne l’8 luglio 1815.
    Gioachino Murat, durante i cento giorni, pubblicò il proclama di Rimini (1815), con il quale invitava gli italiani a battersi per la propria indipendenza. Venne sconfitto a Carpi e a Tolentino, scappò in Corsica, ove cercò di riorganizzare la sua conquista del trono di Napoli, ma, dopo lo sbarco a Pizzo Calabro, venne catturato e fucilato dalle milizie borboniche.

    CD, ACTA-Mille anni di storia / Libro, European book Milano- Atlantica Junior / Libro, Edizioni Scolastiche Bruno Mondatori- Il lavoro dell’uomo 2 / CD, tecniche nuove- Eureka! 2000 / CD, Rizzoli Larousse 2001- Enciclopedia multimediale / Internet- Compendi di Storia

  • Roma dal 753 A.C. al 31 A.C.

    Roma, fondata secondo le tradizioni nel 753 a.C. dal mitico Romolo, nacque in realtà da una fusione delle tribù che abitavano i vilaggi fortificati posti su colli alla sinistra del Tevere. Questi gruppi di persone costruirono il foro, uno spazio comune situato in basso nella pianura circondata dai colli, dove si teneva il mercato e le assemblee. La prima forma di governo di Roma fu la monarchia elettiva: essa durò due secoli e mezzo, dalla metà dell’VII secolo a.C. alla fine del VI. Fra i cittadini non vi erano forti differenze per quanto riguarda il tenore di vita, esisteva comunque una divisione sociali fra i patrizi, ricchi, nobili e politicamente influenti e plebei, poveri e dunque esclusi dalla politica. Il re amministrava la giustizia, era capo dell’esercito e svolgeva i compiti di sommo sacerdote. La popolazione era originariamente suddivisa in tre tribù, che avevano il compito di fornire all’esercito cento fanti e dieci cavalieri; inoltre dovevano eleggere dieci senatori. Questo ordinamento venne successivamente riformato suddividendo la cittadinanzain ventuno tribù su base esclusivamente territoriale.
    Nel corso del V secolo a.C. si vennero progressivamente delineando le caratteristiche del nuovo ordinamento repubblicano. Il primo periodo della repubblica si differenzia da quello monarchico sostanzialmente per un fatto: invece di un re in carica fino alla morte, il senato patrizio eleggeva ogni anno due consoli (repubblica aristocratica). Le prerogative religiose erano affidate a un sacerdote apposito. Il governo, anche qui, era in mano ai patrizi, i soli che ricoprivano cariche pubbliche e che erano membri di diritto del senato. Solo loro potevano fare le leggi. Non è facile cogliere la vera origine di questi distinti ordines, anche perchè le risposte date finora dagli studiosi sono state estremamente diverse; patrizi e plebei, se ebbero tra loro profonde differenze di carattere economico, sociale e religioso (professavano infatti culti diversi) dovettero inizialmente (nel periodo monarchico) distinguersi soprattutto per motivi etnici. C’è chi ha voluto vedere, ad esempio, nei patrizi i latini che si imposero sull’etnia sabina, cioè i plebei; oppure individuare nei patrizi gli etruschi conquistatori (etruschi erano i re Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo) che sottomisero la componente etnica latino-sabina, riducendola a plebe. Certo è che la lotta che si sviluppò tra patrizi e plebei nelle prime fasi dell’età Repubblicana portò alla progressiva abolizione di numerosi privilegi politico-sociali del patriziato. I plebei, pur essendo costretti a partecipare alle guerre non avevano il diritto di partecipare alla spartizione dei territori occupati. Sicchè, ad ogni guerra il divario tra patrizi e plebei invece di diminuire, aumentava. La pretesa parificazione dei diritti con i patrizi, portò i plebei a condurre dure lotte sociali, civili e politiche. Alla fine i patrizi furono costretti a riconoscere due magistrati (tribuni della plebe) come rappresentanti dei plebei in senato. Essi potevano opporre il loro veto alle leggi ritenute anti-plebee. Ma la più grande conquista dei plebei furono le Leggi delle XII tavole (incise nel 450 a.C. su tavole di bronzo ed esposte nel Foro, la piazza più importante della città ). Esse segnano il passaggio dal diritto orale a quello scritto: affermano il principio dell’uguaglianza davanti alla legge e la sovranità del popolo. Tuttavia, solo dopo circa un secolo e mezzo fu riconosciuto ai plebei il diritto di accedere a tutte le cariche pubbliche. I vari magistrati erano eletti dai cittadini. In momenti difficili, come in caso di guerra, tutti i poteri si concentravano nelle mani di un solo capo, il dittatore, che per impedire si trasformasse in tirannia restava in carica solo sei mesi. La celebre sigla, S.P.Q.R. che assieme alla Lupa Capitolina era il simbolo del potere di Roma, significa Senatum Popolus Quae Romanus ossia Senato del Popolo Romano. Nel 494 a.C. la secessione della plebe guidata da Menenio Agrippa diede luogo all’elezione dei tribuni della plebe (tribuni plebis). Eletti annualmente, godevano dell’inviolabilità personale (sacrosanctitas) e del diritto di veto sulle deliberazioni dei magistrati patrizi (intercessio) e rappresentavano per i plebei il punto di riferimento politico nei conflitti con il patriziato: avevano cioè ufficialmente il diritto di soccorrere la plebe (ius auxilii ferendi plebi). Questi cambiamenti politici segnarono la nascita di una nuova aristocrazia. Il Senato, che originariamente possedeva solo una serie di limitate prerogative amministrative, divenne il fulcro del governo della Repubblica, poichè a esso spettava ogni decisione in materia di pace e di guerra, nella scelta delle alleanze e delle colonie da fondare, nel controllo delle finanze statali.
    A Roma i banchetti svolgevano un ruolo in parte diverso rispetto a quello giocato nel modo greco. Venivano consumai alimenti molto semplici, come vegetali o legumi, spesso crudi o freddi, e che non richiedeva la compagnia delle altre persone. Roma ereditò dai greci molti aspetti della propria civiltà e tra gli altri l’interesse per i giochi agonistici. Tuttavia lo sport presso i romani perse del tutto il suo originario significato rituale, per trasformarsi definitivamente in uno spettacolo. I romani introdussero anche nuove attività nei giochi che si svolgevano negli anfiteatri, come ad esempio le lotte tra gladiatori o tra gladiatori o animali feroci. Mentre i greci amavano soprattutto la forza, la destrezza e l’armonia del gesto atletico, i romani preferivano le emozioni forti e non disdegnavano quindi gli spettacoli violenti e sanguinari.
    Roma, al contrario delle città greche, manifestò molto presto la volontà di uscire dai propri confini. La concessione dei diritti ai plebei portò le classi e i ceti più agiati a scatenare diverse guerre di conquista contro i popoli vicini, per recuperare, per così dire, i privilegi perduti. Tra il 449 e il 390 a.C. la politica espansionistica di Roma divenne particolarmente aggressiva: con la presa di Veio (396 a.C.) da parte di Marco Furio Camillo, l’Etruria iniziò a perdere la propria indipendenza. Intorno alla metà del IV secolo a.C., nell’Etruria meridionale vennero stanziate alcune guarnigioni romane. Le vittorie su volsci, latini ed ernici assegnarono a Roma il controllo dell’Italia centrale. Dopo aver domato a fatica la ribellione delle città latine (338 a.C.), Roma ingaggiò un lungo conflitto con i sanniti. Alla fine delle guerre sannitiche, nel 296 a.C. l’area sotto il controllo di Roma si estendeva su tutta l’Italia centrale.
    Tra l’inizio del IV e il III secolo a.C. i celti iniziarono a esercitare una pressione, che a sua volta era dovuto alla pressione dei popoli nordici, che provocarono una serie di migrazioni: i Celti penetrarono nel mondo greco-romano, invadendo l’Italia settentrionale, la Macedonia, la Tessaglia, e saccheggiando Roma (390) e Delfi (279), ma qui senza successo, pur rimanendo nei Balcani. Nel 225 il loro potere cominciò a vacillare in seguito alla sconfitta inflitta dai Romani a Talamone, e la loro supremazia in Europa cominciò a declinare, anche se occorsero altri 200 anni prima che Giulio Cesare sottomettesse la Gallia (58 a.C.) e un altro secolo ancora prima che la Britannia venisse annessa all’Impero Romano. Ma la loro storia non termina con la conquista romana. I Celti infatti continuarono ad esistere in tutta Europa e, sebbene le loro favelle siano scomparse in molti luoghi, sono rimaste vive le loro idee, le loro superstizioni, le loro feste popolari, i nomi che hanno dato alle località .
    La conquista della Campania nel IV secolo a.C. mise Roma a diretto contatto le città greche dell’Italia meridionale. Taranto, entrato in guerra, chiese aiuto a Pirro, re dell’Epiro. Pirro forse dall’ambizione di creare uno stato greco nell’Italia meridionale, sbarcò in Italia nel 280 a.C.; ma dopo alcune vittorie iniziali fu sconfitto nel 275 a.C. a Benevento. I tarantini furono costretti ad arrendersi e ad accettare l’alleanza con Roma, che in breve tempo conquistò tutta l’Italia meridionale. A nord le ultime comunità etrusche indipendenti vennero acquisite pochi anni dopo. Roma organizzò le città e i popoli sottomessi nella seguenti forme: municipi: erano città che conservavano la possibilità di governarsi da sè con l’obbligo di versare tributi per le spese militari; colonie: erano nuclei di militari trasferiti a presidio di territori di recente conquista; premature: erano città considerati pericolose, cui non era concessa nessuna autonomia ed erano governate da funzionari romani, i prefetti; alleati: erano stati che Roma legò a sè con contratti: restavano indipendenti ma dovevano fornire aiuto militare a Roma.
    Roma, dovette affrontare lo scontro più duro con i Cartaginesi per fondare il suo impero sul Mediterraneo e diventare oltre che una potenza terrestre una potenza marinara. Il primo conflitto tra romani e cartaginesi si verificò in Sicilia. L’isola era dominata nella parte occidentale dai cartaginesi e nella parte orientale da Gerone, tiranno di Siracusa. Un capo di soldati mercenari licenziati da Gerone aveva occupato Messina e si era posto sotto la protezione dei romani. Questi, passati lo stretto, sconfissero Gerone e lo costrinsero a firmare con essi un patto di alleanza. Contro i romani insorsero i cartaginesi, desiderosi di ricacciarli dall’isola, ed ebbe così inizio la prima guerra punica (264-241 a.C.) e i romani riuscirono a trarre dalla loro parte Gerone. Roma, per escludere i cartaginesi dall’isola dovette pensare a batterli per mare, proprio dove avevano un evidente superiorità . La guerra durò diversi anni, finchè i romani sconfissero i cartaginesi, costretti ad abbandonare l’isola. Poco dopo, i romani, approfittando della debolezza del nimeco vinto, riuscirono ad annettere anche la Sardegna (la Corsica era già stata occupata durante il conflitto). Direttamente connesse al conflitto con Cartagine furono altre imprese militari: la guerra contro i celti, spinti da Annibale alla sollevazione, che permise ai romani di impadronirsi dell’Italia settentrionale e dell’attuale Francia. Le popolazioni che vivevano in questi territori erano molto eterogenee: liguri, iberi, celti, cimbri, teutoni, belgi e tanti altri ancora.
    Cartagine, dopo la sconfitta, aveva cercato in Spagna un compenso delle perdite subite e per mezzo di grandi generali quali Amilcare Barca, suo genero Asdrubale e suo figlio Annibale, aveva esteso la sua egemonia fino all’interno della penisola. Nel 226 a.c. Roma strinse con Annibale un trattato col quale egli si impegnava a non oltrepassare il confine dell’Ebro. Annibale nel 220 a. C. aveva posto l’assedio a Sagunto, una città alleata dei romani, che dichiararono guerra (218 a.C.). I romani si proponevano di portare l’offensiva sia in Spagna sia in Africa, ma ogni loro piano fu sconvolto dall’audace strategia di Annibale. Con le vittorie sul Ticino e sul Trebbia, Annibale si rese padrone della Valle Padana. Non rimaneva che tentare la difesa dei valichi e dell’Appennino, ma ancora una volta Annibale prevalse grazie alla sua superiorità . Ormai il nemico era giunto fino al cuore dell’Italia, incutendo terrore nella stessa Roma. Gran parte degli alleati dell’Italia meridionale, costretti dalla forza, si staccarono da Roma. La guerra si allargò alla Sicilia e alla penisola balcanica, dove Annibale trovò un alleato nel re di Macedonia Filippo V. I romani dettero prova di grande prontezza e forza d’animo. Annibale, nel 211 a.C., fece col suo esercito un’incursione fino a poche miglia di Roma. In Spagna, dove fino ad allora erano prevalsi i cartaginesi, il comando viene assunto dal giovane generale Publio Cornelio Scipione. Scipione comprese che l’unico mezzo per costringere Annibale ad abbandonare l’Italia era quello di tentare uno sbarco in Africa. Stretta alleanza con Massinissa, un principe dei Numidi, nemico dei cartaginesi, sbarcò in Africa. Nonostante la strenua resistenza, i soldati di Annibale vennero sbaragliati. Marco Porcio Cotone, console nel 195 a.C., si recò con un commissione in Africa e fu profondamente colpito dalla prosperità di Cartagine. Il preteso per un intervento che segnasse la fine dell’antica rivale fu offerta a Roma nel 150 a.C., quando Massinissa assalì nuovamente la città . La terza guerra punica, che era sembrata di grande importanza si potrasse per tre anni. Cartagine fu distrutta e il suo territorio venne costituito in provincia con il nome di Africa.
    Lo scontro con Roma, che mirava ad estendere il proprio controllo sull’ Adriatico, fu inevitabile: le guerre illirico-romane, iniziate nel 229 a.C. si conclusero nel 167 a.C. con la vittoria di Roma. Il popolo illirico (Albania) fu ridotto in schiavitù e il suo territorio fu frazionato in piccole unita’ amministrative.
    Nel 200 a.C. in Portogallo viene costituita la provincia romana di Litania.
    Verso la fine del III secolo la Macedonia, sotto Filippo V, era in piena ripresa e mirava nel vecchio sogno di stabilire la sua supremazia sulla Grecia e sull’Egeo. Filippo V di Macedonia e Antiocco III di Siria, nel 202 a.C., strinsero un’alleanza per attaccare l’Egitto e spartisene i possedimenti. Roma non aveva interesse immediato ad intervenire confidando che, lasciato a se stesso, l’Oriente avrebbe continuato a indebolirsi. Ma Scipione l’Africano vedeva nell’Oriente un immenso campo di gloria; così nel 200 a.C. fu dichiarata guerra a Filippo. Lo scontro decisivo avvenne nel 197 a.C. in Tassaglia, dove le falangi macedoni furono completamente disfatti. Filippo fu obbligato a pagare una forte idennità di guerra e dovette rinunciare a tutte le conquiste fatte. Roma dovette volgersi ad Antiocco III. Contro le sue speranze trovò pochi aiuti, mentre Atene con la maggior parte delle città greche e lo stesso Filippo V, si alleava con Roma. La pace venne conclusa nel 168 a.C. a condizione assai grave per il re di Siria. Perse V, che succedete a Filippo V, ereditò dal padre sogni di riscossa e intervenne attivamente in Grecia con le armi e stabilendovi relazioni diplomatiche. Roma, vista minacciata la propria egemonia in Oriente, dichiarava guerra a Perseo V. il re fu catturato e con lui un immenso bottino. Con la battaglia di Pidna (168 a.C.) finisce la stopria del regno di Macedonia. Esso fu sventrato in quattro stati autonomi e qualche anno dopo diventava una provincia di Roma. Nel 146 a.C. la Grecia divenne provincia romana.
    Un’ulteriore espansione di Roma nell’Oriente si ebbe nel 133 a.C., quando l’ultimo re di Pergamo, Atallo III lasciò in ereditò all’alleata Roma il suo stato, che abbracciava un notevole porzione dell’Asia Minore. Il regno fu ordinato provincia con il nome di Asia.
    La prima conseguenza di tale unificazione fu un generale sviluppo dell’economia, favorito da diversi fattori, in particolare l’esistenza di un grande e solido impero, che facilitò l’interdipendenza dei mercati, le province infatti si aprirono le une alle altre.
    Altra conseguenza fu la rovina della piccola proprietà contadina: indebitati e immiseriti, i contadini furono spinti a vendere la loro proprietà a chi possedeva abbondanti capitali da investire. A questo si accompagnò una forte urbabanizzazione, che ebbe però prevalentemente parassitari. Qui disoccupati e agricoltori impoveriti emigrarono in gran numero. Tutte queste persone campavano sulle distruzioni gratuite di vettovaglie. Alla mancanza soluzioni del problema delle terre si aggiunse lo scontento degli alleati italici, che sempre più erano portati a riconoscersi come cittadini romani, mentre di fatto erano quasi ridotti alla condizioni di sudditi. Un’altra fonte di tensione nasceva dalle rivendicazioni di un ceto sociali cresciuto con le guerre, i cavalieri, formati da artigiani, ricchi commercianti e dai pubblicani, le persone cui lo stato aveva affidato la gestione degli affari pubblici. Pur essendo benestanti erano tuttavia non-nobili e pertanto esclusi dalle cariche pubbliche.
    Giugurta (nipote di Massinissa) era considerato un alleato da Roma, avendo combattuto in Spagna con Scipione l’Emiliano. Uccise Iempsale (un fratello) e costrinse alla fuga Adertale (un altro fratello). Nel 112 a.C. prese Cirta e massacrò tutti gli italici. Solo allora venne dichiarato nemico di Roma. Iniziò la guerra prima con Quinto Cecilio Metello, detto il numidico, e poi con Mario e Silla. Alla fine venne sconfitto e portato a Roma in catene, ucciso nel carcere mamertino. Ben governata da Roma, la Numidia divenne una provincia ricca, le sue città furono fortificate e la prosperità della sua produzione agricola le valse l’appellativo di “granaio di Roma”.
    Il ruolo centrale dell’esercito fu evidente sin dall’elezione a console (107 a.C.), con l’appoggio dei popolari, di Gaio Mario. Egli attuò una riforma dell’esercito, in base alla quale vennero arruolati tutti coloro (romani, italici o abitanti delle province) che si fossero offerti come volontari; i legionari, dopo una ferma di sedici anni, avrebbero ricevuto, all’atto di congedo, un appezzamento agricolo.Grande antagonista di Mario fu l’aristocratico Silla. Silla dopo due anni di vittoriosa quanto cruenta guerra civile si fece nominare dittatore a tempo indeterminato. Silla, console nell’88 a.C., aveva avuto un ruolo fondamentale nella guerra sociale, e proprio alla testa delle legioni che aveva guidato nel corso di quel conflitto marciò su Roma. La fuga di Caio Mario gli lasciò libero il campo: Silla fu rieletto console e partì per la guerra contro Mitridate nell’87 a.C. Durante la sua assenza, però, Caio Mario e Lucio Cornelio Cinna, rivestendo nuovamente il consolato, si reimpadronirono del potere, che mantennero finchè morirono, Mario nell’86 a.C. e Cinna nell’84 a.C. Quando Silla, nell’83 a.C., ritornò dall’Asia Minore, marciò di nuovo su Roma e stroncò la resistenza dei suoi avversari. Nominato dittatore, egli eliminò i suoi nemici mediante proscrizioni, e le terre appartenenti agli oppositori politici furono confiscate e distribuite ai veterani delle sue legioni; emanò poi numerose leggi (leges Corneliae) che restituivano all’aristocrazia senatoria il pieno controllo della vita politica dello stato, limitando non poco le prerogative dell’ordine equestre, cui Mario aveva concesso alcuni privilegi.
    Nell’88 a.C. Tolomeo X Alessandro I (circa 140-88 a.C.) aveva lasciato l’Egitto in eredità al popolo romano, o almeno questo venne sostenuto. Ma il Senato romano non aveva accettato l’eredità . In effetti Tolomeo IX Soter (142-81 a.C.), fratello di Tolomeo X, era ancora in vita e regnava sull’Egitto. Nell’81 Soter morì. Nell’80 Silla (138-78 a.C.), dittatore di Roma, favorì l’ascesa al trono d’Egitto di Tolomeo XI Alessandro II (circa 100-80 a.C.), figlio di Tolomeo X Alessandro I. Ma poco tempo dopo il popolo di Alessandria insorse e uccise Tolomeo XI. Per impedire che Silla intervenisse di nuovo o annettesse l’Egitto a Roma, fu chiamato dalla Siria Tolomeo XII Auletes, figlio illegittimo di Soter.
    Silla si ritirò dalla politica nel 79 a.C., lasciando un potere che pur nell’ambito di una struttura costituzionale Repubblicana – aveva i caratteri autocratici della monarchia. Ma il senato, non più in grado di garantire una salda guida allo stato, dovette affidarsi di nuovo alle armi e ai poteri eccezionali conferiti a un solo uomo, Pompeo.
    Cesare propose, a Crasso, suo finanziatore e creditore interessato alla ricostituzione del suo patrimonio, e a Pompeo, politicamente isolato dopo che aveva licenziato l’esercito al ritorno dall’Oriente, di costituire un’associazione a tre, di carattere privato e convalidata da un solenne giuramento di reciproca lealtà , che avesse come fine, con opportuna distribuzione di compiti, il predominio sullo Stato (luglio del 60). Ebbe origine così il primo triumvirato, che assicurò l’elezione di Cesare al consolato per il 59. Cesare chiese e ottenne da Pompeo e Crasso la proroga del comando nelle Gallie per un altro quinquennio.
    Verso la metà di dicembre del 59 a.C. Publio Clodio (?-53 a.C.), un tribuno della plebe che aveva fatto approvare una legge per la distribuzione gratuita di grano al popolo di Roma, propose di annettere Cipro per provvedere al finanziamento della legge. In quel momento Cipro, isola appartenente al dominio degli egiziani, era governata da Tolomeo, fratello di Auletes. Tolomeo venne deposto, ma rifiutò l’offerta di divenire sommo sacerdote di Afrodite a Pafo e si suicidò. Auletes non reagì. Il tesoro pubblico di Cipro, pari a circa settemila talenti, venne inviato a Roma. Nel secondo semestre del 58 Auletes venne a trovarsi in gravi difficoltà . Aveva dovuto aumentare le tasse per restituire il debito contratto con Rabirio. Aveva perso Cipro. Non era andato in soccorso del fratello. Il popolo si ribellò e diede il trono a Cleopatra VI Trifena, figlia di Auletes e sorella di Cleopatra VII. Auletes, forse accompagnato dalla dodicenne Cleopatra VII, fuggì a Roma. Cesare era in Gallia. Pompeo accolse Auletes nella sua villa sui colli Albani. Dal 57 Auletes, in attesa del giudizio dei Romani, si era ritirato ad Efeso nel tempio della dea Artemide. Alla fine di aprile del 55 Auletes riebbe il suo trono.
    Crasso andò incontro alla morte (nel 53 a Carre), Cesare portò invece a compimento il capolavoro del suo genio militare. Il triumvirato era ormai divenuto un drumvirato con la morte di Crasso. Nel 51 a.C. Auletes fece testamento lasciando il trono a Cleopatra e a Tolomeo XIV. Inviò il testamento a Roma perchè fosse conservato nel Tesoro. Ma a causa della difficile situazione politica non fu possibile. La copia del testamento venne trattenuta da Pompeo. L’originale era rimasto ad Alessandria. Nella estate del 51 Auletes morì. Sul trono, con l’approvazione di Pompeo, salirono Cleopatra, diciotto anni, e il fratello/sposo Tolomeo XIV, dieci anni.
    Pompeo, nominato console unico (51) dal senato, si credette abbastanza forte per imporre al conquistatore delle Gallie di rientrare in Roma come semplice cittadino. Fallito ogni accordo, il senato adottò un provvedimento di forza: con un senatus consultum ultimum affidò pieni poteri ai consoli e sostituì Cesare nel comando delle Gallie, con l’avvertimento che sarebbe stato dichiarato pubblico nemico se non avesse lasciato la provincia entro un termine stabilito. Cesare era accampato a Ravenna con una legione in attesa degli eventi. Nella notte del 10 gennaio del 49 varcò il Rubicone in aperta violazione della legge, che proibiva l’ingresso armato dentro i confini dell’Italia. Si iniziava con questo atto la guerra civile, che sarebbe durata dal 49 al 45 e che ci è descritta nei Commentari(De bello civili).
    Pompeo, colto di sorpresa, fuggì precipitosamente in Grecia, mentre Cesare occupava l’Italia (gennaio- febbraio 49). Portata la guerra in Grecia, sconfisse Pompeo a Farsalo (48) e lo inseguì in Egitto. Il figlio di Pompeo, Gneo Pompeo, venne inviato in Egitto a chiedere aiuti. Tolomeo XIII diede sessanta navi e cinquecento soldati. L’assenza di ogni riferimento a Cleopatra testimonia di una rottura tra i due fratelli. In effetti Cleopatra era stata costretta alla fuga in Alto Egitto nel 50 e deposta nel 49.
    Pompeo ancorò le navi vicino al promontorio di Kaison in prossimità dell’esercito di Tolomeo. Il Consiglio di Reggenza giudicò la causa di Pompeo senza speranza. Inoltre il consiglio ritenne necessario un atto significativo per entrare nelle grazie di Cesare, contro il quale si erano mosse le navi e l’esercito egiziano: Pompeo doveva morire. Al momento dello sbarco Settimio pugnalò Pompeo. La moglie, il figlio e gli amici assistettero all’assassinio. Gli egiziani tagliarono la testa di Pompeo e abbandonarono il corpo alla pietà di Filippo che, con l’aiuto di un soldato della guerra mitridatica, potè bruciare le sue spoglie. Poi la flotta egiziana assalì quella romana, che venne costretta alla fuga. Dopo quattro giorni dall’assassinio di Pompeo, Cesare arrivò con una flotta di dieci navi da guerra nel porto di Alessandria. Teodoto gli portò a bordo la testa e l’anello di Pompeo. Cesare pianse. Poi, contro ogni previsione degli egiziani, ordinò alle truppe di sbarcare e occupò il palazzo reale. Vista l’ostilità della popolazione ordinò che due legioni venissero ad Alessandria dalle province romane limitrofe.
    Cleopatra, costretta, infatti, dall’ostilità dei favoriti del fratello a lasciare Alessandria, potè rientrarvi solo grazie all’appoggio dello stesso Giulio Cesare, affascinato, secondo la tradizione, dalle sue grandi arti seduttive, e che non esitò a muovere guerra al recalcitrante Tolomeo XIV, provocandone la morte. Cleopatra tornò allora sul trono come sposa di un altro fratello poco più che bambino, Tolomeo XV, ma il suo posto era ormai al fianco di Cesare. Fra i due nacque una grande passione allietata, nel 47 a.C., dalla nascita di un figlio, che ebbe nome Cesarione. La sovrana d’Egitto accompagnò il condottiero romano in un trionfale viaggio lungo il Nilo per presentargli il suo regno. Tornò a Roma per riprendere la lotta contro i superstiti seguaci di Pompeo. Con fulminea rapidità li battè e nel settembre del 45 fece il solenne ingresso nell’Urbe quale signore incontestato del mondo mediterraneo e della repubblica, celebrando un quinto splendido trionfo (ottobre 45).
    Egli poneva le basi di un governo assoluto, autocratico e presumibilmente trasmissibile, come lasciava intendere l’adozione del giovane nipote Ottavio. Ma per la grandezza dei suoi piani occorreva anche il titolo di re: non in Roma, culla della repubblica, dove gli bastava la dittatura per avere l’autorità suprema, ma nelle terre d’Oriente, in cui il titolo di monarca conservava tuttora il prestigioso fascino di antiche teocrazie. Cleopatra non esitò in seguito a raggiungerlo a Roma con il figlio. Qui, pur in condizioni non sempre favorevoli, data la palese diffidenza se non ostilità che la circondava e lo scandalo suscitato dalla sua sola presenza, visse in una magnifica dimora, circondata da onori e da un lusso leggendario che contribuì a rafforzare la sua leggenda. A Roma, Cleopatra rimase fino all’assassinio di Cesare, nelle Idi di marzo del 44 a.C., quindi fece ritorno ad Alessandria.
    Marco Antonio fu abile capitano, oratore eloquente e suasivo, ma uomo licenzioso e crudele. Più tardi, nel 43, Antonio s’accordò con Ottaviano e con Lepido costituendo il secondo triumvirato, il cui primo atto, voluto da lui, fu l’uccisione di Cicerone. Essi si spartirono il potere (pace di Brindisi, 40 a.C.) suggellando la pace con il matrimonio tra Antonio, vedovo di Fulvia, e Ottavia, sorella di Ottaviano. Antonio rimase affascinato e sedotto dalla regina d’Egitto e accettò di dividere con lei le proprie ambizioni e il proprio destino. La loro unione, allietata anche dalla nascita di 3 figli, Alessandro Elio, Cleopatra Selene e Tolomeo, e quella dei loro domini, pareva destinata a dar vita a un grande e potente impero, capace di contrapporsi con successo a quello romano. Antonio concesse a Cleopatra il governo della Fenicia, della Celesiria, di Cipro e di parte della Siria e dell’Arabia, e ai figli avuti da lei il titolo di re. Ma Ottaviano, non potendo più tollerare una tale situazione, mosse guerra alla regina d’Egitto. Il 2 settembre del 31 a.C. ad Azio egli sconfisse duramente i due rivali, che, fuggiti ad Alessandria, senza più speranze, scelsero di darsi la morte, Antonio con un colpo di spada, Cleopatra con il morso di un aspide. Ottaviano sancì la definitiva annessione dell’Egitto a Roma (30 a.C.), dove tornò immediatamente, portando con sè i tre figli di Antonio e Cleopatra, della cui educazione si fece personalmente carico.

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  • I Fenici e gli Ebrei

    La parte settentrionale della di Canaan, l’attuale Libano, vide fiorire nel XII sec. a.C. la civiltà fenicia, fondata su da una serie di città -Stato autonome, le cui più importanti erano Biblo, Sidone e Tiro. La forza di queste città non consisteva nella potenza politico-militare, ma nello sviluppo economico, basato soprattutto sul commercio marittimo. I fenici erano ottimi navigatori e conquistatori, tanto che tutta la zona da Cipro alle coste africane (Cartagine) cadde in loro potere, così come Sardegna, Sicilia e Spagna. Furono commercianti di stoffe e legnami, nonchè artigiani di vetro e metalli. Nel 1100 a.C. i fenici fondarono Cartagine, nell’Africa settentrionale (attuale Tunisia) ed entrarono in conflitto con i romani.
    Generalmente il potere apparteneva a un re, il quale, tuttavia, doveva tenere conto dei pareri dell’assemblea dei rappresentanti dei commercianti, degli armatori e dei proprietari terrieri. Tiro rappresentò per un certo tempo un’eccezione, perchè, nel VI secolo, venne governata da magistrati detti sufeti, che erano eletti dal popolo, restavano in carica un anno ed erano generalmente due. La loro era una carica civile, non militare: sovrintendevano alle relazioni internazionali, avevano funzioni legislative, amministrative e giudiziarie.
    Col passaggio all’età del Ferro, il potere regio nelle città -stato dei Fenici venne limitato dall’ascesa delle classi mercantili, ma il sovrano conservò le funzioni religiose e sacerdotali che costituivano una sua prerogativa e continuò a preoccuparsi della costruzione degli edifici sacri.
    La regina godeva di privilegi particolari, poteva esercitare la reggenza e riferirsi a se stessa e all’erede usando il plurale.
    Ai fenici è attribuita l’invenzione dell’alfabeto fonetico e la forma esteriore delle lettere che fu adottata dai greci. E’ grazie a loro che furono diffuse le unità di misura e il sistema dei pesi babilonesi in tutto il bacino del Mediterraneo.
    Giacobbe con tutta la sua famiglia si recò in Egitto: e sembra che l’emigrazione degli ebrei si debba integrare con quella più vasta compiuta dagli Hyksos (“principi di paesi stranieri”) che raggiunsero l’Egitto passando attraverso la Terra di Canaan: al loro seguito il piccolo numero degli Ebrei (secondo la Bibbia si trattava di circa settanta persone) acquistò ben presto posizione eminente. Giuseppe, figlio di Giacobbe, fu primo ministro del faraone e tutta la sua stirpe, aumentata considerevolmente di numero, si stabilì ai confini orientali del Delta. All’inizio, gli Ebrei conservarono una certa libertà ; si spostarono anche, come nomadi, forse fino alla Terra di Canaan, unita allora all’Egitto.
    Dopo l’espulsione degli Hyksos, gli Egiziani, avendo bisogno di manodopera, asservirono gli Ebrei. Liberati da Mosè, nel XV o nel XIII sec. a.C., gli Ebrei peregrinarono per un certo tempo nella penisola sinaitica, furono nutriti miracolosamente dalla manna e dissetati con acqua miracolosa. Intorno ai secoli XIII-XII, essi si stanziarono nella regione meridionale della terra di Canaan, ossia l’attuale Palestina. Il popolo d’Israele era organizzato come una confederazione di dodici tribù. La costituzione di un regno creava però un problema di legittimità , ossia gi giustificazione dell’autorità del re. Gli Ebrei intesero il sovrano come prescelto di Dio.
    Saul (significa impetrato da Dio) 1º re degli Ebrei, che regna dal 1020 al 1000 a.C., quando muore in guerra contro i Filistei. Fu scelto per consiglio divino e unto re segretamente a Rama dal profeta Samuele, che in seguito lo proclamò re pubblicamente. Gli succede Davide, suo genero, che regna per quasi quarant’anni, dal 1000 fino al 961 a.C. A Davide succede, nel 961 a.C., il figlio suo e di Betsabea, Salomone, diventato proverbiale per la sua saggezza. Salomone è quello che si dice un sovrano illuminato. Alla sua morte (922 a.C.) il regno si spezzò in due: uno è il regno di Israele, e l’altro si chiamerà di Giudea.
    L’alimentazione degli ebrei era caratteristica di un popolo dedito prevalentemente all’allevamento; infatti non mancavano il pane e il vino, ma un ruolo centrale era svolto dalla carne, ovviamente di animali non impuri come pecore e capre, e del latte e dei latticini. Resta il problema del significato dei tanti tabù alimentari degli ebrei. Si è fatta lìipotesi che essi, sotto l’apparenza religiosa, non fossero altro che proibizioni di carne di maiale sarebbe stato il risultato della consapevolezza della facile deperibilità di questo tipo di carne nei climi caldi, come quella dei palestinesi. Secondo questa interpretazione, le proibizioni religiose sarebbero state introdotte per rafforzare delle proibizioni di tipo sanitario.

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  • L’antico Egitto

    Nell’area medio-orientale, dominata dalle civiltà idrauliche dell’Egitto e della Mesopotamia, la via di comunicazione più logica era rappresentata da quelli stessi fiumi. Le imbarcazioni furono ovviamente il mezzo di comunicazione principale. Notizie che possiamo ricavare dai poemi omerici e dai dipinti ci dicono che le navi da guerra, a differenze di quelle mercantili, erano longilinee e leggere, tali cioè da poter esser trascinate a riva dell’equipaggio. La nave da guerra non serviva solo per le battaglie in mare aperto, ma anche per gli sbarchi di sorpresa sulle piagge vicine alle città nemiche. Omero ci informa che l’equipaggio della nave da guerra era di 50 uomini, notizia che consente agli esperti di affermare che la sua lunghezza media era di 35-40 metri. A metà del II millennio a.C. cominciò a essere usato il cocchio; si trattava di un carro leggero trainato da cavalli, le cui ruote, al contrario dei primi carri coperti, non erano piene ma a raggi. Il cocchio ebbe all’inizio soprattutto usi militari. Ma carri e cocchi necessitano ovviamente di strade sufficientemente larghe e curate, che effettivamente cominciarono ad apparire, a partire dal II millennio a.C., all’interno dei paesi più estesi. Possiamo individuare due tipi di viaggiatori: i soldati e i messaggeri. Va sottolineato che questa sorta di servizio postale riguardava esclusivamente i messaggi destinati al sovrano; i privati, quando volevano far pervenire un messaggio a qualcuno, lo affidavano a chi era in procinto di intraprendere un viaggio. Ma i veri protagonisti dei viaggi dell’antichità erano i mercanti; infatti, la necessità di vendere o di procurarsi le merci imponevano loro viaggi su distanze più o meno lunghe. Il quadro dei viaggiatori dell’antichità non sarebbe completo se non ne consideriamo altre due tipologie: i devoti e i turisti.

    L’antico Egitto

    L’esigenza di regolare con opere idrauliche lo scorrere del Nilo portò, fin dal IV millennio a.C., da un lato alla fusione dei diversi popoli in un’unica civiltà , dall’altro alla formazione di due regni: il Basso Egitto, costituito dalle ampie pianure del delta, e l’Alto Egitto, costituito da strette fasce coltivabili lungo il corso del fiume, al di là delle quali si estendevano vasti altopiani desertici.
    Si evidenziarono però delle differenze fra il Nord e il Sud del paese: infatti nella zona del delta del Nilo (Basso Egitto) la grande fertilità dei terreni consentiva di disporre di eccedenze di prodotti che alimentavano il commercio, anche per mare, con i popoli limitrofi; a sud (Alto Egitto) il terreno meno fertile costringeva invece le popolazioni a compiere delle razzie nelle zone circostanti.
    Il primo faraone fu Narmer, che avrebbe poi assunto il nome di Menes, una volta divenuto monarca. Re della parte meridionale dell’Egitto o Alto Egitto conquistò la parte settentrionale o Basso Egitto. Unificato l’Egitto fu anche il primo a portare il tradizionale copricapo, fusione della “Corona Bianca” del Basso Egitto con la “Corona Rossa” dell’Alto Egitto. Di lui conserviamo una tavoletta di scisco celebrante il suo trionfo militare.
    Durante il periodo arcaico, in cui si succedettero due dinastie (comprendenti almeno diciassette faraoni), si affermò la natura assolutistica e teocratica del potere del faraone, considerato figlio del dio sole Ra, e adorato egli stesso come divinità ; venne stabilita anche la struttura dello stato, diviso in distretti (detti “nomi”) governati dai nomarchi. Si sviluppò nel frattempo la scrittura (i primi geroglifici si datano a partire da questo periodo) e vennero costruiti anche edifici funerari a Saqqara e ad Abido, primi esempi dell’arte egizia.
    Attorno al 2300 è l’inizio della produzione del formaggio, nell’Egitto, come forma di conservazione del latte.
    Il primo periodo intermedio dura dal 2178 al 2067 a.C. circa. Il secondo sovrano della III dinastia fu Sesostri, che regnò dal 2737 al 2717 ca. a.C.; durante il suo regno l’espansione militare si indirizzò a sud verso la Nubia. Sono note anche alcune spedizioni commerciali in Libano, da dove veniva importato il legname da costruzione, che scarseggiava in Egitto, e nel deserto del Sinai, che forniva pietre per l’edilizia, gemme preziose e metalli (rame e oro).
    Al primo periodo intermedio appartengono la VII e l’VIII Dinastia con capitale a Menfi e la IX e la X Dinastia con capitale principale a Heracleopolis (e dette perciò dinastie eracleopolitane).
    Montu Hotepi I (2137-?): Regnò per pochi anni ma sotto il suo regno inizia la riunificazione dei due regni. Il medio regno dura dal 2064 al 1785 a.C. circa. Nel 2000 appaiono in Egitto i primi oggetti in vetro.
    Montu Hotepi II (2064-2013) regnò più di cinquant’anni, durante i quali sconfisse definitivamente il sovrano di Assyut e quello Heracleopolis, ristabilì l’unità del paese, estese il potere al Basso Egitto con l’appoggio della borghesia che era interessata a riaprire il commercio su tutto il territorio.
    Sesostri III (1877-1843): fu un grande generale. Colonizzò la Nubia, che divenne provincia egiziana. Vinse i Libici e per la prima volta nella storia egiziana si spinse in Siria. Sekhembra (1785-1785) diventa re sposando la regina-faraone Sebeknefru. Non riesce ad acquisisce tutti i poteri per regnare. Questa situazione è fonte d’indebolimento del regno e causa, tra l’altro, il distacco della Nubia.
    Il secondo periodo intermedio dura dal 1785 al 1560 a.C. Contrariamente al precedente periodo intermedio, non ci furono carestie o guerre cruente. I pacifici re che si succedettero goderono ancora in parte dell’effetto Sesostri. Il popolo stava mediamente bene, ma senza una guida forte si lasciava semplicemente vivere.
    Sobekhotep IV governò 8 anni e durante il suo regno si verificò l’occupazione di una città da parte degli Hyksos che, più tardi diventerà la loro capitale Avaris. Lentamente ma inesorabilmente all’indebolimento del potere centrale, corrispondeva l’infiltrazione incontrollata di genti straniere che occupavano intere città che si rendevano indipendenti.
    Al 1785 risale il Papiro Smith, in cui sono esposte le tecniche chirurgiche degli antichi egizi. Al 1550 risale una copia di un originale più antico, fonte per la conoscenza della medicina egiziana.
    L’Egitto è conquistato dagli Hyksos, popolo di nomadi cananei e ammoniti. Il dominio dei sovrani Hyksos, dei quali si conosce poco, va dal 1635 al 1545, comprende la XV, XVI dinastia. Si stabilirono ad Avaris, sul Delta, e vennero scacciati solo con l’avvento della XVIII Dinastia tebana. Costruirono monumenti e templi rilanciarono gli scambi commerciali con gli altri popoli, mantennero la stessa struttura amministrativa, i medesimi canoni artistici e diedero impulso alla diffusione della letteratura, adottarono usi egiziani e si proclamarono faraoni, trascrivendo i loro nomi in geroglifici e assumendo a volte nomi egiziani. Gli Hyksos contribuirono sicuramente a importare in Egitto motivi asiatici che influenzarono l’arte egiziana.
    Al tempo del re Hyksos Yaqub-Har, da un ramo secondario della XIII dinastia, naque a Tebe la XVII dinastia con sovrani che regnarono da Elefantina ad Abidos.
    Il nuovo regno dura dal 1543 al 1078 a.C. Amhose (1543-1515) fratello e successore di Kamose, nel decimo anno del suo regno conquistò Avaris e inseguì gli Hyksos fino in Palestina distruggendo definitivamente la loro base operativa nella città di Sharuhen. Riconquistò la Nubia fino ad Abu Simbel e ristabilì la monarchia su tutto l’Egitto ormai unificato.
    Thutmose III (1490-1436): fu il più grande faraone d’Egitto dopo Ramsete II. Eclissato in giovane età dalla suocera e matrigna Hatscepsut, rimasto solo sul trono condusse una serie di campagne militari vittoriose sulla costa comprendente gli odierni Israele, Libano, Siria e Giordania (il Retenu). Celebri le sue vittorie contro i Mitanni. I popoli che non furono sottomessi, dovettero comunque versare tributi.
    Amenofi IV – Ekhnaton (1367-1350): fu un rivoluzionario in campo religioso. Istituì una sorta di monoteismo mistico, in cui unico dio era Aton, personificazione del disco solare.
    Ramseten II (1290-1224) il più attivo costruttore di tutti i tempi. Governò per 67 anni portando pace e splendore. Il terzo periodo intermedio dura dal 1078 al 525 a.C. circa. Il potere va in mano a re libici e più tardi ai re etiopi. In questo periodo si dividono “le Due Terre”, si hanno quindi sovrani che regnano sul Basso Egitto contemporaneamente ad altri che regnano sull’alto Egitto.
    Uno dei popoli che contrastarono più a lungo ed efficacemente il dominio egiziano sull’Oriente mediterraneo fu quello degli Ittiti. Interpretando e leggendo una raccolta statale di diecimila tavolette, si potè ricostruire la storia del popolo ittita e del suo impero. Il grande scontro fra le armate faraoniche e gli Ittiti avvenne nel 1296 a.C. presso Kadesh, sulle rive del fiume Oronte, in Siria. Alla testa dell’esercito imperiale egiziano era Ramses II, mentre le truppe ittite erano comandate dal re Mutavalli. Gli egiziani vennero presi in un colossale tranello, avanzando verso la città dove erano attestati gli Ittiti, mentre questi si tenevano nascosti e giravano le colonne nemiche. Quando Muvatalli lanciò l’assalto contro il grosso dell’esercito faraonico, ebbe facile gioco, tanto che lo stesso Ramses riuscì a stento a salvarsi, grazie a un distaccamento del suo esercito che era riuscito a sfuggire alla manovra accerchiante. Trent’anni dopo, tra l’Egitto e il regno ittita veniva firmata la pace, e nel 1256 a.C. i due imperi strinsero addirittura un patto di alleanza che venne suggellato da un matrimonio politico-dinastico.
    La società egizia era divisa in caste ereditarie. Accanto al faraone le caste più importanti erano quelli dei sacerdoti, degli scribi e dei militari. La massa della popolazione era costituita da contadini, che vivevano in modo modestissime. In qualche caso avevano delle terre personali. Erano gravati dalle fortissime pressioni fiscali e amministrative. Per la maggior parte erano operai e braccianti.
    Il denaro non era diffuso nell’antico Egitto. Le paghe erano date in natura, con vestiti e generi di prima necessità .
    I contadini erano lavoratori dipendenti che si occupavano delle terre del faraone o dei sacerdoti. Nei campi si coltivavano soprattutto cereali, lino e vite, impiegata per la produzione del vino. Per millenni gli straripamenti annuali del fiume Nilo hanno lasciato sui campi ricchi depositi di lino, rendendo fertile la terra e consentendo lo sviluppo di insediamenti agricoli. Il fango del fiume era prezioso anche per la costruzioni di vasi e mattoni. Durante il periodo delle inondazioni i contadini venivano occupati nella costruzione di grandi opere, in primo luogo le piramidi, cioè la tomba dei loro faraoni.
    Le varie tribù avevano le proprie divinità legati al ciclo della natura. Erano adorati per esempio gli astri e il sole, ma anche animali come l’ibis, il coccodrillo e lo scarabeo. Questi riti religiosi continuarono anche dopo l’unificazione. I tentativi di introdurre un rito monoteistico non ebbero mai successo. Il sentimento religioso era spontaneo e immediata. I corpi furono sepolti con una dotazione di oggetti ritenuti necessari per la vita dopo la morte.
    L’architettura è la massima espressione dell’arte egizia ed è legata alle tematiche religiose. Le imponenti piramidi sono opere collettive e sono lo sforzo di un intero popolo per rendere omaggio al sovrano e agli dei.
    Gli egizi avevano approfondirono la matematica, l’astronomia e la medicina.
    La civiltà egizia, come molte delle grandi civiltà dell’antichità , si basava in modo prevalente sui vegetali e, in particolare, sui cereali. Per molto tempo gli egizi produssero solo un pane non lievitato; in un’epoca precisa, ma forse già nel corso del III millennio a.C., essi scoprirono (probabilmente per la prima volta nella storia dell’uomo) la tecnica per far lievitare la pasta. Geroglifico non è che la forma di pittografia elaborata degli egizi, gelosamente custodita dai sacerdoti e dagli scribi, fin dal III millennio a.C.
    CD, Editoria elettronica- L’antico Egitto / Documentario, National Geographic- Egitto, conquista dell’eternità / Edizioni Scolastiche Bruno Mondatori- Il lavoro dell’uomo / Libro, European book Milano- Atlantica Junior n.7

  • Persiani: attività, sviluppo e religione

    Attività del popolo persiano

    Il popolo persiano ha sviluppato numerose e differenti attività. Abile nella lavorazione della pietra, dei vasi e della ceramica, era conosciuto anche per la lavorazione dell’oro e dei preziosi. Dal punto di vista archeologico risulta interessante il Tesoro di Saqquiz , di epoca scita, ricco di sculture bronzee, riproducenti fedelmente la realtà e le espressioni della vita quotidiana.

    In particolare si sviluppò l’arte sasanide che era caratterizzata dal dinamismo e dal realismo delle figure rappresentate.

    Dal punto di vista urbanistico, realizzarono templi caratteristici. Le case erano costituite da un cortile interno, secondo il modello ” ivan “, diffuso nel mondo, in particolare nel periodo sasanide.

    Le città persiane (Ectabana, Persepoli, Pasargade, Ctesifonte ed Ecatompilo) erano ricche e caratterizzate da imponenti costruzioni e palazzi. Assieme ai Fenici ed agli Egiziani hanno attivato il canale di Suez.

    Per la conformazione geografica e la posizione del loro territorio, erano ottimi mercanti. Hanno sviluppato un buon sistema viario e fondato il sistema delle carovane e delle stazioni di servizio e di cambio. Per la navigazione si servivano prevalentemente dei Fenici, anche se compirono grandi imprese marittime, quali l’aver coperto la rotta dall’India al Mar Rosso in poco tempo.

    Dal punto di vista bellico non erano molto organizzati strategicamente, perché gli eserciti erano strutturati secondo i paesi di provenienza, ma utilizzavano correttamente il carro da guerra e la cavalleria. Tale carenza organizzativa fu sfruttata in pieno da Alessandro Magno, nella disfatta dell’Impero Achemenide.

    Dal punto di vista legislativo seppero erigere un valido sistema ed una buona organizzazione. Nel campo della sovranità seppero amministrare con lungimiranza, rispettando gli usi e le tradizioni dei popoli sottomessi. In questo modo seppero sviluppare una splendida arte ed una buona letteratura.

    Sviluppo

    Dal 700 a.C. al 651 d.C. i persiani furono i proprietari di un estesissimo impero, approfittando all’inizio della debolezza mesopotamica e poi contendendo il potere prima con Roma e successivamente con Bisanzio. Il loro ricchissimo regno andava dall’Egitto, dalla Nubia e dall’Etiopia, all’inizio dell’India, dalla Tracia, Grecia orientale e dall’Asia Minore, all’attuale Afganistan, dal Caucaso al Mar Caspio.

    Religione

    Nel corso dei 3 millenni di regno in territorio persiano si svilupparono numerose religioni quasi tutte a carattere monoteista.

    Durante la sovranità achemenide si mostrarono tolleranti verso l’ebraismo, in quanto era una religione monoteista, che in un certo senso si ricollegava alla loro.

    Successivamente questa venne perseguitata assieme al cristianesimo, in quanto era vista come un potenziale avversario delle religioni di stato.

    Anche il cristianesimo subì delle modificazioni in Iran. Nacquero il nestorismo, secondo la quale Cristo aveva sia la natura divina che quella umana, ed il monofismo, imperniato su una sola natura. Inoltre venne indetto un concilio cristiano a Seleucia, in cui si fondò la Chiesa Iranica che prese le distanze da quella di Costantinopoli.

    Nel corso dei secoli si svilupparono le seguenti religioni principali:
    Mazdeismo
    Zoroastrismo
    Manicheismo

    Mazdeismo
    Questa religione è stata quella a lungo più venerata nell’impero persiano. Essa nacque nel periodo achemenide ed era legata anche al potere che la classe sacerdotale gestiva nella struttura sociale.

    Il grande dio era Ahuramazdah, creatore di tutto. E’ lui che guida gli atti del re, a cui ha dato direttamente il potere. Tuttavia bisogna precisare che la Persia degli achemenidi non era uno stato fondato sulla religione, cioè integralista, come avverrà per i califfi arabi che regneranno al posto dei persiani.

    Vi sono altre divinità: Mitra (sole) che verrà venerato anche dai romani; Mah (luna), Zam (terra), Atar (fuoco), Apam Napat (acqua), Vayu (vento). Questo modello religioso si sviluppa con Dario a cui il potere è conferito da dio stesso. Si tratta di divinità legate alla natura ed alle esigenze primarie degli iranici.

    Con Antaserse II assistiamo alla presenza di questa trinità: Ahuramazdah, Mitra, dio del sole, dei contratti (legato al commercio) e della redenzione, Anahita, dea delle acque, della fecondità e della procreazione.

    I Persiani veneravano le loro divinità con sacrifici di sangue, secondo l’influenza indo-iranica. Tra i sacerdoti ricordiamo la classe particolare dei magi, di origine meda, che era l’espressione di una religiosità di tipo sciita, la quale svolgeva un’attività a parte rispetto agli altri sacerdoti e deteneva un fortissimo potere presso la corte. Rappresentavano una comunità isolata che praticava il matrimonio tra consanguinei e non usavano l’inumazione dei cadaveri, come avveniva tra i Persiani, ma li esponevano all’aria per essere escarnificati.

    Essi credevano nel BENE e nel MALE. Essi preparavano l’haoma, una pozione inebriante impiegata durante i riti religiosi. Dal commercio di tale bevanda traevano numerosi proventi economici. Inoltre i magi custodivano le tombe reali, educavano la gioventù maschile, interpretavano i sogni, celebravano i sacrifici, prendevano parte all’incoronazione reale presso Pasagarde. Si osservi come molte pratiche dei magi saranno simili a quelle celtiche. Ciò è dovuto alla comune origine della religione nel popolo scita.

    I Persiani non avevano numerosi templi, ne ricordiamo tre: a Pasargade, realizzato da Ciro, a Susa, costruito da Antaserse II ed a Naqs-i Rustam, eretto da Dario. La maggior parte delle cerimonie religiose veniva praticata all’aria aperta, su altari poste in campagna.

    Alcuni imperatori achemenidi eressero alcune statue alle divinità, come è avvenuto ad Ectabana o presso Babilonia per la dea Anahita.

    Non si tratta di una religione monoteista, ma è indubbio che il ruolo principale è svolto da Ahuramazdah.

    Nel periodo partico il culto della dea Anahita, conosciuta anche come Artemide, occupò un ruolo principale. Sorsero numerosi templi in tutto l’impero dedicati a questa divinità: Arsak, Ectabana, Kengavar, Susa, Istahr, Siz. In questo periodo ebbero un forte sviluppo anche i magi, che gestirono un potere in tutto l’impero.

    Il dio Mitra conobbe una rapida diffusione nell’impero romano nel periodo di dominazione di Pompeo in oriente. Egli, infatti, riportò numerosi prigionieri a Roma che trasmisero la propria religione.

    Zoroastrismo
    Il profeta Zoroastro o Zarathustra, originario della Media, riformò il Mazdeismo. Egli andò via dal suo paese e si rifugiò in Iran Orientale ove trovò numerosi proseliti, tra cui viene annoverato il principe Histape, padre di Dario. La popolazione locale era continuamente esposta al pericolo delle invasioni delle popolazioni nomadi, per cui era ben disposta ad accettare una nuova religione basata sulla redenzione.

    La morale zoroastriana si basa sulla triade “buon pensiero, buone parole, buone opere”.

    Secondo Zoroastro il mondo era retto da due principi: il BENE ed il MALE. Il primo si identifica in Ahuramazdah, aiutato da altre divinità ispirate alle forze della natura, il secondo nello spirito malefico Ahriman. I due spiriti hanno ingaggiato una lotta, interpretata come la lotta tra il pensiero e l’intelligenza, terminata con la vittoria dello spirito buono.

    Siamo di fronte ad un “monoteismo imperfetto”, in quanto è presente solo il bene. Anche l’umanità partecipa a questa lotta, in quanto è divisa tra uomini retti e pii e uomini cattivi ed atei, che seguono due divinità diverse.

    Dopo la morte, ognuno verrà giudicato: i buoni andranno in paradiso, i cattivi subiranno una lunga pena. Vi sarà poi un giudizio universale, secondo il quale tutti subiranno la prova del fuoco.

    L’uomo deve evitare e combattere l’eretico, deve essere buono con gli animali, curarli e trattarli bene. Un buon principe combatte per la religione, difende il popolo, nutre il povero, protegge il debole. E’ considerato cattivo chi è un pessimo giudice, l’uomo che abbandona il campo e colui che opprime gli altri.

    I sacrifici di sangue sono vietati, perché gli animali sono venerati. La bevanda inebriante haoma è anche essa vietata. I morti non possono essere né sepolti, né bruciati, né immersi per non sporcare i tre elementi sacri che sono la terra, l’acqua ed il fuoco. I cadaveri vengono esposti sulle montagne o su torri innalzate a questo scopo: le ossa scarnificate si devono poi racchiudere in ossari che vengono deposti in tombe in muratura o scavate nella roccia.

    Questa religione ha molti punti in comune con il buddhismo, nato in India nello stesso periodo. Entrambi i movimenti nascono dalla protesta contro le pratiche crudeli ed i riti sanguinari delle antiche religioni ariane. Il primo era frutto della classe aristocratica, il secondo era un’espressione del popolo. Per questo motivo il buddhismo si è diffuso molto di più dello zoroastrismo.

    Tuttavia quest’ultima religione venne venerata presso le corti imperiali persiane e speso difesa come religione di stato.

    Manicheismo
    All’inizio della dominazione sasanide, nella regione del Fars erano venerate le divinità Ahuramazdah e Anahita. Il re Sapur I si pose l’obiettivo di creare una religione di stato che potesse esprime il neonazionalismo iranico. Trovò la risposta nel manicheismo che suscitò l’avversione della classe sacerdotale mazdaica e venne distrutto con la scomparsa dell’imperatore.

    Mani, uomo nobile, si professava inviato da dio, al pari di Zaratustra, Gesù e Buddha. Egli si ispirava alle tradizioni iranica, babilonese, buddhista e cristiana.

    Secondo la sua religione, il mondo è formato dalla lotta tra il BENE ed il MALE, luce e tenebre. Nell’uomo l’anima ed il corpo rappresentano rispettivamente la luce ed il corpo: la morale manichea si sviluppa attorno alla liberazione dell’anima dal corpo.

    Quando tutta la luce e tutte le anime tenute prigioniere saranno liberate e saliranno al sole, il cielo e la terra (la materia) crolleranno e si separeranno, mentre il regno della luce durerà in eterno.

    I fedeli si dividono tra eletti ed uditori. I primi si identificano nel clero che è tenuto al celibato, devono astenersi dalla carne ed evitare la cupidigia e la menzogna. I secondi hanno diritto di sposarsi, possono lavorare, devono conservarsi puri e non aspirare alla ricchezza.

    Non sono ammessi sacrifici cruenti né immagini divine, ma preghiere e digiuni. I manichei praticano il battesimo, la comunione e ricevono l’assoluzione prima della morte.

    Il manicheismo subì l’influenza gnostica, in quanto dimostrò un’avversione per l’ebraismo, considerata la religione delle tenebre. Gli inni, di ispirazione babilonese, sono enunciati da Zoroastro; dal cristianesimo vengono presi il dogma della trinità ed alcune parti del Vangelo; i nomi degli angeli erano siriani.

    Sapur I vede la debolezza delle religioni tradizionali iraniche e cerca di contrapporre all’ascesa del cristianesimo e del buddhismo, che nel regno Kusana era divenuta religione di stato, questo nuovo culto, sperando di farlo divenire religione di stato.

    Il mazdeismo si trovò minacciato all’interno, nonché stretto all’esterno dalle altre religioni monoteiste. Alla morte di Sapur I, si diffusero violente persecuzioni contro tutte le religioni, in particolare contro il manicheismo. Mani venne sottoposto a giudizio e condannato al supplizio. I suoi fedeli lasciarono l’Iran e si recarono in Asia centrale, la Siria e l’Egitto, dove diffusero la propria religione. Essa conobbe un discreto successo in Cina (dove si diffuse anche il cristianesimo nestroriano), Mongolia e Nord Africa, dove venne combattuto da S. Agostino. Da qui il manicheismo si diffuse nel sud della Francia, dando vita alla seta purista dei Catari, che nel 1200 venne combattuta aspramente dai cattolici che ne massacrarono tutti i proseliti.

    Con l’imperatore Narsete il manichiesmo conobbe un nuovo periodo di successo, in quanto fu posto in contrapposizione con il cristianesimo che si stava diffondendo in Mesopotamia, finchè lo zoroastrismo non lo annientò definitivamente in Iran, divenendo religione di stato.

    Bibliografia
    “La civiltà persiana antica”, Roman Ghirshman, Einaudi 1972

  • Ittiti: lo sviluppo

    Sviluppo

    Intorno al 1750 a.C., come detto all’inizio, il re Anittas aveva fondato un piccolo regno con capitale Nesa. Disponeva di un esercito esiguo: 1400 cavalieri e 40 carri da guerra.

    Nel 1670 a.C. circa, cioè dopo un secolo di cui si sa pochissimo di questo popolo, il re Tabarnas fonda il vero regno ittita, spostando la capitale ad Hattusas, estendendo l’area di influenza politica ed insediando sui principati conquistati propri uomini fidati.

    Tutti i suoi successori adottarono il nome di Tabarnas accanto al loro, quando venivano incoronati. Nel 1650 a.C. sale al trono Hattusilis (Tabarna Hattusilis I), nativo di Hattusas. Questi non solo rafforza il suo regno nell’Anatolia, ma, attraversando il Tauro, si spinge in Siria, fino al fiume Oronte, ove secoli dopo affronteranno gli egiziani. Torna in patria carico di bottini, ma deve sedare una rivolta. Ritorna di nuovo in Siria e conquista Hassu, portando a casa anche le divinità locali. Gli ittiti si erano spinti oltre l’Eufrate a 1000 km da casa ed avevano riscattato l’onta che re Sargon di Accad aveva arrecato loro settecento anni prima, spingendosi in Anatolia. Di nuovo è costretto a tornare in patria per una congiura ai suoi danni, ma vi torna malato e morente.

    Il giovane Mursilis diventa re e viene educato dall’assemblea dei nobili. Governa con grande lungimiranza. Conquista Aleppo e tutta la Siria settentrionale. Inoltre compie una grandissima impresa (1595 a.C.): sconfigge gli hurriti e si spinge fino a Babilonia, più di 1850 km da casa, e la saccheggia, rovesciando la dinastia di Hammurabi. Al ritorno, muore, vittima di una congiura ed il suo posto è preso da Hantilis I, il quale si rivela incapace di regnare.

    Si susseguono una serie di assassini fino al 1525 a.C., quando sale al potere Telipinus, il cui nome richiama il dio della tempesta. Questi stabilisce un diritto di successione regale, basato sul principio della monarchia ereditaria, dà al suo popolo una costituzione ed un codice civile da impiegare nel campo giuridico, firmò con la Cilicia un accordo di pace, a testimonianza di un arretramento territoriale del suo paese. Dopo la morte di questo re, scoppia il caos. Il regno ittita è invaso dai kaska dal Caucaso e dagli hyksos a sud-est, i quali distruggono Hattusas.

    Verso il 1500 a.C.Suppiluliumas è re degli ittiti. Tramite una politica di alleanze, rafforzate da matrimoni con membri della sua numerosa famiglia, stringe accordi con altri re anatolici e sconfigge i kaska. Si spinge nel territorio dei mitanni, vincendo a Kadesh ed assediando Carchemish, città che diventerà celebre perché vedrà la vittoria di Nabucodonosor contro le truppe siro-egiziane. In questo periodo si colloca l’episodio già citato relativo alla corrispondenza epistolare tra il re ittita e la regina d’Egitto. Carchemish cade sotto il controllo ittita.

    A differenza del passato Suppiluliumas stabilisce in Siria delle roccaforti e fonda dei protettorati con a capo uomini fidati. Nei riguardi dei vinti adotta una politica di grande tolleranza e rispetto, anche se esegue delle deportazioni in alcuni luoghi strategicamente importanti. Scoppia un’epidemia che uccide anche il re.

    A succedergli è Mursilis II che riporta l’ordine nel proprio paese, mantenendolo nei suoi confini politici. Egli compie anche un gesto religioso, chiedendo agli dei perdono per i peccati del padre (che forse era salito altrono attraverso qualche delitto) e di potersene addossare la colpa, al fine di salvare il proprio popolo.

    Nel 1315 a.C. sale al trono il figlio Muwatallis. Egli divise l’impero in due regni. Quello del nord, con capitale Hakmish, fu affidato al fratello Hattusilis. Quello del sud, con capitale Dattassa, più vicina alla Siria, lo amministrò lui. Tra i due fratelli non correva un ottimo rapporto.

    Nel 1285 a.C. Muwatallis sconfigge presso Kadesh, gli egiziani di Ramsete II. Quest’ultimo sigla un accordo di pace con il re ittita, noto come “Patto Antico “, il cui testo è riportato anche sul tempio di Karnak lungo il, Nilo. Questo accordo è rafforzato dal matrimonio del 1269 a.C. tra Ramsete II e la bella Naptera, figlia di Hattusilis III , fratello di Muwatallis, appena salito al trono di Hattusas. Il re ittita in persona, seguito da un’imponente schiera di eserciti, accompagnò la figlia in Egitto, attraversando tutto il paese.

    In base al trattato, i due paesi stabilirono una linea di confine sul fiume Oronte, in Siria e ognuno si impegnava a difendere l’altro in caso di aggressione di un nemico. L’impero ittita andava da Smirne a ovest fino ad Aleppo a est, da Beirut a sud fino al mar Nero al nord e potava competere con il regno egiziano.

    Nel 1250 a.C. sale al trono il figlio Tudhaliyas IV che si proclama dio. Sotto il suo regno inizia l’invasione dei Popoli del Mare, che dapprima devastano il regno degli achei, poi quello dei cretesi ed infine l’impero ittita. Solo gli egiziani di Ramsete III riusciranno a fermare questo popolo sulle cui origini ancora non si sa molto. A seguito di questa invasione nel regno ittita, molti popoli si ribellarono. Il re Suppiluliumas, ultimo re, che visse nel 1200 a.C., non riuscì a fermare la disfatta.

    Una parte degli ittiti abbandonò l’Anatolia e trovò rifugio presso le città siriache, fondando un principato neoittita. E’ questo il popolo a cui fa riferimento al Bibbia negli episodi citati in precedenza. Intorno al 1000 a.C. queste regioni vengono occupate dagli amorrei, di origine semita e subiscono l’influenza fenicia. Nel 711 a.C. gli assiri conquistano Marash, ultima città-stato ittita.

    Così come è venuto, questo popolo è scomparso lasciando poche tracce. L’unico legame che ci è rimasto è con la Frigia. I frigi, infatti, hanno fatto parte della migrazione dei popoli del mare e verso il 1100 a.C. si sono stabiliti nell’Anatolia centrale, fondando città come Gordio, la capitale, e Ankyra (Ankara). Sono stati individuati degli insediamenti frigi sopra i resti di Hattusas. La Frigia perderà la propria indipendenza in seguito all’invasione persiana.

    Uno dei re frigi è stato Mida, divenuto famoso anche perché indossava il berretto frigio, tanto in voga tra i francesi nella rivoluzione. Questo berretto è di origini ittite.

    Bibliografia
    “Gli Ittiti” J. Lehmann 1980, Garzanti