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  • Marco Polo e i Mongoli

    La paura delle tribù che vivevano nella zona dell’Asia centrale creavano una barriera tra i popoli d’Oriente e d’Occidente. Allora nel XIII secolo dalla Mongolia giunse un conquistatore, il creatore di un impero che abbatte questa barriera tra l’Europa e l’Asia: Gengis Kan. Un giovane e temutissimo capo mongolo, di nome Temucin, fu colui che nell’anno 1196 ebbe l’idea di sbarazzarsi di tutti gli altri capi e di unificare i diversi clan del suo popolo in uno solo grande organo politico. Questo semplice pastore anafalbeta giunto alla testa del suo popolo all’età di trent’anni, fu il pimo che distribuì la poplazione nomade del deserto del Gobi in gruppi socializzati modernamente. Nel 1205 i Mongoli si volsero dapprima contro la Cina. Battendosi per dieci anni, essi riuscirono a conquistare buona parte del suo territorio. Dopodichè, passarono ad attaccare l’uno dopo l’altro gli Stati dei Turchi, dei Persiani, la Russia meridionale e l’Afghanistan. Stavano già protendosi verso l’Europa, quando il loro prestigioso capo venne improvvisamente a morte, nel 1227. Il figlio che riuscì a diventare Gran Khan fu Ogudai.
    Ogudai passo a invadere la Russia centrale, nel 1236 i soli stati russi che riuscì a mantenere una certa indipendenza nei confronti dei mongoli fu Pskov e Navgorod; sempre nel 1236 si impadroniva della Bulgaria (regione del Kama). Nel 1241, i Mongoli si scontrarono coi Tedeschi a Liehnitz,e li sbaragliarono, invadendo la Slesia e travolgendo sul fiume Sajo gli Ungheresi. Per la seconda volta la morte fulminò il Gran Khan Ogudai. Mongka fu il successore di Ogudai.
    Dopo la conquista mongola venne la pace mongola: Gengis Kan e i suoi eredi portarono la legge e l’ordine in tutta l’Asia centrale. Crearono una rete di strade che collegavano l’Oriente all’Occidente, i mercanti poterono quindi viaggiare liberamente tra l’Asia e l’Europa e con loro l’idee. A distanza di un giorno di viaggio costruirono le stazioni postali. Le stazioni postali fornivano anche cibo e riparo al viaggiatore lungo le strade della Mongolia. Le truppe mongole riuscirono a conquistare in poco tempo Aleppo, Damasco e Baghdad, spingendosi verso il Nordafrica e l’Egitto. Per la prima volta incontrarono un avversario capace di respingerli: i Malmecchi, che nel 1260 riuscirono a sconfiggere gli invasori.
    Nel 1277, un giovane mercante veneziano, di nome Marco Polo, incotrò appunto questo Gran Khan, e ne ricevete fiducia e persino delicati incarichi politici, stabilendo la prima relazione commerciale fra l’Europa e la Cina. Le straordinarie avventure di Marco Polo sono raccolte nel libro intitolato Il Mlione. Marco vive l’infazia e l’adolescenza senza conoscere il padre (Niccolo Polo). Niccolo e suo fratello Matteo sono mecanti veneziani partiti per l’oriente e da anni non se ne hanno più notizie. Quando ritornano lui a sedici anni. A causa di una deviazione furtuosa verso est per evitare una guerra sono arrivati sino in Cina. Forse non sono i primi occidentali ad essersi spinti fino a quelle terre lontane, ma sono sicuramente i primi ad essere riusciti a ritornare per raccontarlo. Ma c’è qualcosa di più: sono partiti mercanti, ma sono rirtonati ambasciatori del Grande Khan, presso il Doge di Venezia. E’ molto possibile convincere il senato della repubblica sull’opportunità di instaurare rapporti diplomatici e commerciali con un impero tanto lontano da sembrare irrangiungibile. Anche la carta moneta, abitualemente in uso in Cina non viene compresa da chi è abiutuato a trattare solo in oro e in cose solide e tangibili. Con l’appoggio del Doge nel 1271 i fratelli Polo possono finalmente ripartire. Oltre ai regali preziosi portano con sè, non i cento saggi nominati dal papa che aveva chiesto il Gran Khan, ma solo due frati, che alle prime difficoltà torneranno indietro. Ma soprattutto questa volta portano con sè il giovane Marco, che ha ancora tutto da imparare. Dopo trenta mesi di odissea arrivano nella capitale Kambalik, in Cina. E’ nuovissima, la prima città stanziale dei mongoli, popolo nomade per eccelenza. Nei suoi racconto differisce anche dei suoi rapoorti amichevoli con la famiglia imperiale degli incarichi di fiducia ricevuti dal Gran Khan. Raccontò la sotira dei suoi viaggi in un libro. La possibilità di scriverlo la ebbe innaspetatamente quando fu fatto prigionieri in una guerra commerciale locale.
    Le campagne di conquiste si arrestarono. Alcuni territori dell’impero, come la Persia, l’Irak e l’Afghanistan, accentuarono la loro autonomia fino a diventare indipendenti. Nel 1368, il popolo cinese, si solleva contro la dominazione mongola guidata da Zhu Yuanzhang (Hongwu), fondatore della dinastia Ming.
    Verso la metà del XIV secolo i Mongoli tornarono alle antiche gesti gierriere: questa volta avevano avevano un nuovo grande capo, Timur lo Zoppo. Egli aveva tre obiettivi: riconquista della Cina, invasione dell’India e invasione della Turchia. Per oltre trent’anni le orde di Timur seguitarono a guerreggiare. L’India viene invasa come l’Anatolia nel 1402. La morte del loro capo, nel 1405 segno l’inizio del declino del suo potente impero.

    Libro, European book Milano-Atlantica junior n.7 / Libro, European book Milano-Atlantica junior n.8 / Documentario della RAI- Ulisse / Documentario di Mediaste- Millenium

  • Nascita d’Israele

    Il Medio Oriente è un’area di importanza strategica fondamentale e ricchissima di risorse naturali. Cuore del problema era (ed è) la Palestina, dominio ottomano assegnato come mandato alla Gran Bretagna dopo la prima guerra mondiale: qui, sin dalla metà dell’Ottocento, era iniziata l’immigrazione di coloni ebrei sotto l’impulso del sionismo ( da Sion, la colinna di Gerusalemme), un movimento che propugnava la costituzione in Palestina di uno stato ebraico. L’immigrazione ebrea si accentuò negli anni trenta, in concomitanza con le persecuzioni razziali naziste, cosa che provocò le prime tensioni con la popolazione arabo locale. Dopo la seconda guerra mondiale, gli inglesi lasciarono la Palestina e l’Onu ne deliberò la divisione in due stati, uno arabo e uno ebraico. Ma gli eventi precipitarono: nel 1948 gli ebrei proclamarono la nascita dello stato di Israele, che venne attaccato, però senza successo dagli stati della lega araba (Egitto, Iraq, Siria, Libano, Giordania, Arabia Saudita). Nei due decenni suguenti il conflitto fra Israele e i paesi arabi proseguì. Gli Usa sostenevano militarmente ed economicamente Israele quale fondamentale pedina occidentale all’interno dell’inquieto mondo arabo, l’Urss, alleata dell’Egitto, appoggiava il nazionalismo arabo per controbilanciare l’influenza statunitense in quell’area. Nel 1967, con la guerra dei sei giorni Israele occupò l’intero Sinai, la Cisgiordania e le alture del Golan, al confine della Siria, territori abitati da oltre un milione di arabi. Nel 1973 si ebbe un nuovo conflitto, la guerra del Kippur, che lasciò la situazione pressochè immutata. Nel frattempo, nasceva un movimento di resistenza palestinese, la cui principale forza era l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), guidata da Yesser Arafat, che organizzava azioni di guerriglia. Un primo spiraglio di pace si ebbe nel 1978, con gli accordi di camp David fra Egitto, Israele e Stati Uniti, che prevedeva la restituzione all’Egitto del Sinai. Rimaneva però del tutto aperto il problema dei profughi palestinesi, ammassati per lo più in Libano, che divenne una sorta di campo di battaglia fra israeliani, guerriglieri palestinesi, siriani (che puntavano a espandersi in Libano). Il terrorismo islamico si intrecciava con le repressioni israeliana, nei territori occupati si sviluppa l’intifadah (sollevazioni, risveglio), un’endemica rivolta palestinese che impegnava gli israeliani in una dura quanto inefficace repressione.

    Libro, Edizioni Scolastiche Bruno Mondatori- Il lavoro dell’uomo

  • Il primo dopoguerra

    La prima e forse più importante eredità del conflitto fu la fine della secolare egemonia europea: l’Europa del dopoguerra non era più il centro economico e politico del mondo. Questo ruolo venne occupato dagli Stati Uniti. Quando le armi tacquero, tutte le potenze del continente si trovarono pesantemente inebitate nei confronti degli Stati Uniti, che divennero non solo i maggopri produttori, ma anche i maggiori creditori mondiali. La lunghezza del conflitto, unita all’itilizzo di armi pesanti sempre più sofisticate richiese grandi investimenti economici e tecnologici e la mobilitazione delle strutture industriali. Nel breve periodo, questo creò grandi problemi: i paesi europei si trovarono alle prese con una grave inflazione, causata dall’emissione di moneta per finanziare le spese belliche, con un pesante deficit pubblico e con la rincoversione produttiva (necessità di convertire l’apparato industriale della produzione bellica a quella civile). Ma più importante è la crescita dell’intervento dello stato nell’economia, dovuta alla necessità di determinare la produzione, sia militare sia civile, in base all’esigenze belliche. Finito il conflitto, si dovette dunque fare i conti con una partecipazione alla vita politica di dimensioni prima sconosciute: milioni di donne, mobilitate in modo massiccio nella produzione in sostituzione degli uomini al fronte, fecero il loro ingresso nel mondo del lavoro, acquisendo autonomia e indipendenza economica.
    Nel gennaio 1919 si riunì a Parigi la conferenza di pace. Ad essa parteciparono i rappresentanti delle nazioni vincitrici. I paesi vinti non furono chiamati alla conferenza. Francia e Inghilterra erano intenzionate a trarre dalla pace grandi vantaggi. Soprattutto la Francia voleva infliggere un’umiliazione vera e propria alla Germania. E in questo anche l’aspetto formale assunse la sua importanza: il trattato di pace veniva infatti firmato a Versailles, là dove, mezzo secolo prima, era stato proclamato l’impero tedesco di Guglielmo I e di Bismark. Con il trattato di Versailles firmato il 28 giugno 1919 la Germania cedette al Belgio i piccoli distretti di Eupen e Malmedy, restituì alla Francia l’Alsazia-Lorena e consentì che si tenesse nello Schleswuing un pebliscito per la determinazione del confine della Danimarca. Inoltre cedette per quindici anni alla Francia la regione carbonifera della Saar, il cui destino sarebbe poi stato determinato da un referendum, mentre l’esercito tedesco veniva ridotto a centomila uomini e si proibiva alla Germania di costruire aerei militari, artiglieria pesante e carri armati. La Germania rinunciava a tutti i suoi diritti sull’impero coloniale del Reinch. In seguito alla nascita di due nuovi stati, Polonia e Cecoslovacchia, alla prima cedette il corridoio polacco, mentre il porto di Danzica veniva amministrata dalle Società delle Nazioni. Alla Cecoslovacchia cedette la piccola zona di Troppau, mentre veniva stabilito nelle aree plurinazionali della Prussia orientale e della Slesia settentrionale si tenessero plebisciti.
    Dallo smembramento dell’impero-austro-ungarico nacquero svariate nazioni: la repubblica austriaca, la repubblica ungherese, la repubblica cecoslovacca, unendo Boemia, Moravia e Slovacchia.
    L’Italia ottenne il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Guglia, Trieste e l’Istria. Restò invece apetta la questione di Fiume e della Dalmazia: a Fiume la maggioranza della popolazione era italiana, mentre in Dalmazia era slava. L’accordi di Londra del 1915 accenava alla Dalmazia, ma non a Fiume, e il nuovo regno jugoslavo non voleva cedere la regione dalmata.
    Il nostro paese non ottene invece nessuno nuova colonia africana nè mandati internazionali in Medio Oriente. Molti pensarono, allora che l’Italia non era stata ricompensata abbastanza per i sacrifici che aveva sostenuto. Si diffuse l’idea della vittoria mutilata.
    Nei Balcani fu formato il regno di Jugoslavia, unendo insieme nazioni diverse: Croazia, Slovenia, Bosnia Erzegovina (che appartenevano all’impero austro-ungarico); Serbia e Montenegro (che erano regni autonomi). La Jugoslavia fu una creazione artificiale dei diplomatici della conferenza di Parigi, realizzata nella speranza che un unico Stato, di una certa autonomia, rendesse più stabile e calma la zona balcanica, tradizionalmente turbata da conflitti e di discordie.
    Negli Stati Uniti, il presidente Wilson propose l’istituzione di una Società Generale delle Nazioni che doveva “fornire garanzie reciproche di indipendenza politica e territoriale ai piccoli come ai grandi stati”. A tal fine gli stati membri s’impegnavano a rispettare l’integrità territoriale e l’indipendenza di tutti gli altri (art. 10): dichiaravano materia d’interesse e pertanto d’intervento della Società qualsiasi guerra o minaccia, anche se diretta contro uno stato non membro (art.11); s’impegnavano a sottoporre le loro controversie o a un giudizio arbitrale o all’esame del Consiglio della Società (art.12). Molte speranze collegate con la Società andarono deluse negli anni successivi alla sua fondazione. Eppure nonostante questi aspetti negativi, l’esperimento societario non fu inutile al progresso di tutte le nazioni. Le esperienze piuttosto negative insegnarono molto, se non altro a non commettere alcuni errori sostanziali. Nella rielaborazione dei valori morali e politici del primo dopoguerra cominciò a farsi strada più insistentemente l’opinione che, per opporsi efficacemente al nazionalismo, lo stato nazionale doveva essere sostituito da quello continentale e che l’Europa doveva organizzarsi in federazione. Nel 1924 gli stati avevano ancora mostrato di nutrire fiducia nello spirito societario, votando il Protocollo di Ginevra, con il quale s’impegnavano ad accettare l’arbitrato obbligatorio in un certo numero di casi gravi. Ma il Protocollo rimase lettera morta quando in Inghilterra, dopo alcune settimane, il governo laburista fu sostituito da quello conservatore che denunciò l’approvazione precedentemente data. Con gli accordi di Locarno siglati il 16 ottobre 1925: 1) La Germania si impegnava a non compiere alcuna aggressione conto la Francia e il Belgio, paesi che assumevano una obbligazione analoga nei suoi confronti; 2) La Gran Bretagna e l’Italia garantivano l’inviolabilità dei confini tra la Germania e Francia, e tra Germania e Belgio. Si dava così un riconoscimento all’esistenza della Società delle Nazioni, ma in una forma che denunciava sfiducia nel suo funzionamento. Altri accordi di natura bilaterale furono stipulati a Locarno dalla Germania con il Belgio, la Cecoslovacchia, la Francia e la Polonia. L’orientamento ufficiale degli stati fu di raggiungere delle garanzie di sicurezza attraverso ulteriori accordi regionali. La Società delle Nazioni era terminata con un fallimento anzitutto per l’assenza degli Stati Uniti, responsabili dell’esistenza della nuova organizzazione e, data la loro potenza, della sicurezza del mondo. Il conflitto italo-etiopico fu veramente la tomba della Società delle Nazioni. Esso non dimostrò soltanto debolezza dell’organismo, ma anche la scarsa sincerità di chi in suo nome, aveva assunto un deciso atteggiamento morale. Ne derivò il crollo dell’edificio societario nella stima dei governi e dei popoli, e l’inizio di tutte le iniziative intese a scuotere la pace e la legge internazionale.
    Nel novembre del 1916 il vecchio imperatore Francesco Giuseppe era morto e gli era succeduto il diciannovenne Carlo I (o Carlo VIII), animato da propositi di pace, ma politicamente impreparato e privo di una valida guida. Il 12 novembre 1918, con la proclamazione della repubblica austriaca, veniva ufficialmente consacrata la dissoluzione del grande edificio plurinazionale costituito dagli Asburgo nel corso dei sette secoli di storia. Con trattato di saint-Germain essa cedeva all’Italia il Tirolo dal passo del Brennero, il Trentino, Trieste e l’Istria; alla Cecoslovacchia la Boemia, la Moravia, la Slesia austriaca e parte della Bassa Austria; alla Romania la Bucovania e al nuovo stato di Jugoslavia la Bosnia, l’Erzegovina e la Dalmazia. Non migliore fu il trattamento riservato all’Ungheria che dovette cedere immensi territori ai paesi vicini, soprattutto alla Romania, e accettare che tre milioni di magiari diventassero sudditi di altri Stati. In Austria, quale forza politica emerse il Partito socialdemocratico. Drammatico fu il dopoguerra in Ungheria, divenuta stato sovrano nella forma della repubblica parlamentare. Mentre i socialdemocratici austriaci erano di orientamento moderato, molto forte era nel socialismo ungherese la tendenza rivoluzionaria e comunista, che trovava i suoi punti di forza nei consigli operai sorti in molte fabbriche. Socialdemocratici e comunisti si allearono per dare vita a un regime di tipo socialista, una repubblica sovietica (fondata cioè sui soviet), proclamata il 21 marzo 1919 sotto la guida del comunista Bèla Kun.
    In Germania, dopo la caduta dell’imperatore (9 novembre 1918) venne proclamata la repubblica: anche qui la maggiore forza politica uscita dal collasso del paese risultò esse il Partito socialdemocratico, cui venne affidato il governo provvisorio. Nell’agosto 1919 fu approvata la costituzione di Weimer, così chiamata dal nome della città in cui si tennero i lavori dell’assemblea costituente. La Germania si presentava come una repubblica parlamentare federale. La Gran Bretagna uscì dalla guerra come grande potenza in declino, quasi incarnado in sè la fine dell’egemonia europea. In Francia e Inghilterra la crisi post-bellica non mise in pericolo le istituzioni democratiche; diversamente accadde in Itali, dove i primi anni venti videro il crollo dello stato liberale e l’avvento della dittatura fascista. La prima guerra mondiale aveva distolto l’attenzione dei governi europei dai propri possedimenti africani aprendo spazi ai movimenti indipendentisti e nazionalisti che si diffondono in modo particolare nell’area settentrionale e in quella nord-orientale. Sono queste le aree popolate dagli arabi, in maggioranza islamici, dotati di un forte patrimonio culturale e tradizionalmente avversi alle forme di civiltà europea. Ma i tempi dell’indipendenza matureranno soltanto dopo la seconda guerra mondiale. Diverso è il discorso per l’Egitto che in questo periodo riesce a conquistare, almeno formalmente, la propria indipendenza. Nel marzo del 1919 scoppia un’insurrezione nazionalista contro il dominio inglese: il governo britannico affida al generale Allenby, nominato commissario, il compito di gestire la fine del protettorato. L’Egitto viene dichiarato indipendente nel febbraio del 1922 e nell’aprile del 1923 il Khedivè Fu’ad viene eletto re. L’Inghilterra mantiene comunque una forte influenza politico-economica sul paese africano e mantiene anche un proprio contingente militare. Le proteste dei nazionalisti, molto numerosi nel parlamento egiziano, contro la presenza militare inglese spingono il re Fu’ad a sciogliere il parlamento e a sospendere la costituzione. Nel 1929 un nuovo accordo anglo-egiziano che limita la presenza dei militari inglesi alla sola zona del canale di Suez riporta la normalità nel paese subito rotta, però, nel 1930 da una nuova stretta autoritaria da parte della monarchia. Il movimento nazionalista (Wafd) avvia allora una lunga battaglia contro la dittatura che porta, nel 1935, alla restaurazione della costituzione liberale. Nell’aprile del 1936 muore il re Fu’ad e gli succede il figlio Faruq. Questi nel 1938 entra in contrasto con il primo ministro, scioglie il parlamento e indice nuove elezioni da cui esce vincente.
    Il sorgere e la diffusione dei movimenti di indipendenza nazionale rappresentano il segnale di una generale presa di coscienza da parte delle popolazioni africane. Nonostante le differenze etniche e religiose, la comune condizione di genti colonizzate alimenta una solidarietà diffusa che trova espressione nel movimento panafricanista, mirante all’unità politica del continente. Nel 1963 troverà infine un’espressione concreta nella costituzione dell’Organizzazione dell’unità africana (OUA).
    La storia del Sudafrica si distingue da quella delle altre nazioni del continente africano per la presenza di un forte conflitto razziale. Colonizzate dagli olandesi (boeri) sin dal XVII secolo, le regioni del Sudafrica subiscono nel corso dell’ottocento la sistematica occupazione da parte degli inglesi che con la guerra anglo-boera del 1899-1902 emarginano gli antichi colonizzatori e trasformano il paese in dominion (1910). Ciononostante continua il conflitto tra le due componenti europee che trova espressione nella battaglia politica tra il Partito del popolo, guidato dai generali Louis Botha e Jan Christian Smuts, e il partito nazionalista capeggiato dal generale James Barry Munnick Hertzog. La prima formazione si batte per un più grande Sudafrica nel quadro del Commonwealth, la seconda vuole invece eliminare l’influenza politica inglese. Nel primo dopoguerra (il Sudafrica partecipa al conflitto al fianco della Gran Bretagna e ottiene l’amministrazione della ex colonia tedesca della Namibia) prevale il Partito unionista di Botha e Smuths che getta le basi giuridiche della segregazione, vietando ai neri il possesso delle terre, e al tempo stesso tenta un’operazione di integrazione con l’apertura alle formazioni politiche espressione della maggioranza nera, come l’African national congress (ANC) fondato nel 1912. Nel 1924 giunge però al potere il partito nazionalista di Hertzog, espressione della destra afrikaner che nel 1926 estende i principi della segregazione precludendo ai neri le attività indutriali e negando loro i diritti politici, sotto la pressioni del movimento apertamente razzista e fiolotedesco di D.F. Malan. Nel 1934 si costituisce il governo di coalizione Hertzog-Smuths che unisce i due vecchi partiti antagonisti nel Partito nazionale unico sudafricano. Il 1934 è anche l’anno in cui il Sudafrica raggiunge la completa autonomia dalla Gran Bretagna nel campo della politica interna. Il dominio della popolazione bianca si definisce nel 1936 con le leggi sulla rappresentanza dell’elemento indigeno che istituisce un Consiglio degli autoctoni con funzioni esclusivamente consultive. Solo nel secondo dopoguerra si parlerà di Apartheid (con i divieti dei matrimoni misti, l’imposizione di aree residenziali differenziate, il divieto di ogni organizzazione politica di rasppresentanza dei neri) ma le basi di quella politica vengono gettate, sia giuridicamente che politicamente, negli anni venti e trenta.
    Nell’immediato dopoguerra le regioni mediorientali, già appartenenti all’impero turco, vengono affidate dalla Società delle nazioni al controllo della Francia e della Gran Bretagna con la formula del mandato. Alla Francia vanno la Siria e il Libano, all’Inghilterra la Palestina, la Transgiordania e parte della Mesopotamia. In teoria non si tratta di colonie – il mandato prevede infatti che i territori siano soltanto indirizzati allo sviluppo e all’autogoverno – ma l’intenzione delle potenze europee è quella di sfruttare i grandi giacimenti petroliferi dei quali ottengono le concessioni. Nell’area di influenza inglese nascono presto due Stati indipendenti: nel 1921 il Regno dell’Iraq e nel 1923 quello della Transgiordania. Nell’area francese il processo di emancipazione nazionale è invece più lento: la Siria ottiene l’indipendenza nel 1936 e il Libano soltanto nel 1941. Fino alla seconda guerra mondiale tutta la regione mediorientale rimane comunque sotto l’influenza politica ed economica delle due potenze europee.
    La situazione politica della Palestina, che rimarrà sotto il mandato britannico fino al 1948, è molto più complessa per la presenza del contrasto religioso tra arabi ed ebrei. Questi ultimi avevano iniziato a trasferirvisi sin dalla fine dell’ottocento richiamati dall’appello del movimento sionista che rivendicava al popolo ebreo l’antica Terra promessa. Negli anni venti e trenta la comunità ebraica, organizzata in colonie di tipo collettivistico (i kibbutz), è ormai numerosa e provoca le prime reazioni della popolazione araba. La questione palestinese scoppierà in tutta la sua drammaticità dopo il 1948, quando si costituirà lo Stato d’Israele.
    I movimenti di indipendenza ottengono risultati anche nelle altre regioni del Medio Oriente. Nella penisola arabica, nel 1930 l’Inghilterra è costretta a limitare il proprio controllo a una ristretta area costiera lasciando che nel resto della penisola sorga lo Stato indipendente dell’Arabia Saudita con capitale Riyad (1932). Nell’antichissimo impero persiano (Iran), diviso in zone d’influenza inglese e sovietica, il movimento di riscossa nazionale è guidato da un generale che, detronizzato lo Shah, si fa proclamare nel 1926 imperatore con il nome di Reza Pahlawi. Egli avvia una politica di riforme e di investimenti pubblici che incontra il favore dell’Unione sovietica con la quale firma nel 1927 un trattato di non aggressione.
    In ultimo, bisogna ricordare la Repubblica turca che si forma nel 1923 sotto la guida del leader nazionalista Mustafà Kemal. Essa è ciò che rimane, dopo due secoli di progressiva dissoluzione, dell’antico impero ottomano disgregatosi definitivamente dopo il primo conflitto mondiale. Sotto la guida di Kemal la Turchia avvia un processo di sviluppo e di modernizzazione.

    Libro, Europea book Milano- Atlantica Junior n.9 / Libro, Edizioni Scolastiche Bruno Mondatori- Il lavoro dell’uomo 2 / Internet- Cronologia / CD, ACTA- Mille anni di storia (Il Novecento n.2)

  • L’Imperialismo e i grandi Imperi coloniali

    Nella fase storica che stiamo considerando giunse a maturazione un fenomeno secolare, che aveva avuto il suo inizio subito dopo le scoperte geografiche, nel XVI secolo: la conquista coloniale del mondo. Tale fenomeno è chiamato usualmente imperialismo. Rispetto al colonialismo, l’imperialismo presentò alcuni caratteri nuovi: in primo luogo, si trattò di una conquista militare e politica che ebbe come protagonisti gli stati, mentre il colonialismo tradizionale era affidato all’iniziativa di compagnie commerciali o di privati.
    Da un lato vi erano le cosiddette colonie di popolamento: territori dei quali gli europei si impossessavano per insediarvisi. C’erano poi le colonie di sfruttamento: essi servivano a rifornire la madrepatria di materie prime delle quali non disponeva. In questi casi la popolazione indigena non veniva scacciata dalle proprie terre, ma fatta lavorare a beneficio dei colonizzatori. Tali furono le colonie della seconda metà dell’Ottocento. Vi furono tuttavia anche altre motivazioni assai sentite dall’opinione pubblica.
    Motivazioni economiche: i territori coloniali rappresentavano certamente marcti di sbocco per le merci, fonte di materie prime a basso costo, luoghi in cui investire capitali in eccesso. Motivazioni politiche: di politica estera innanzitutto, perchè la conquista di sempre più estese colonie significava affermazione di prestigio internazionale. Ma anche motivazioni di politica interna, fu un modo per scaricare all’esterno le sempre più forti tensioni sociali e per conquistare consenso alle classi dirigenti. Motivazioni culturali: fu legato a una concezione per meta umanitaria e per metà razzista che sottolineava come compito dell’uomo bianco, superiore e più evoluto, fosse quello di civilizzare le altre popolazioni. Date importanti:
    XV secolo: La Guinea Bissau è scoperta dai portoghesi.
    1400: Sao Tome e Principe è colonia portoghese.
    1402: I castigliani colonizzano le Canaire.
    1415: I portoghesi conquistano Ceuta (Marocco).
    1432: Il navigatore portoghese Cabral scopre le Azzorre.
    1455: I portoghesi scoprono la Gambia.
    1460: Il veneziano Alvise Ca’ de Mosto, al servizio del Portogallo, scopre le isole del Capo Verde.
    1462: Sierra Leone è scoperta dai portoghesi.
    1471: I portoghesi raggiungono le coste del futuro Ghana che essi indicano con il nome di Costa d’Oro. I portoghesi raggiungono le costa del Gabon.
    1484: L’Angola è sotto dominio portoghese.
    1497: Giovani Caboto, navigatore italiano al servizio dell’Inghilterra compie un viaggio di esplorazione, nel corso del quale scopre Nuova Scozia e Terranova XVI sec.: I portoghesi assumono il controllo delle principali centri costieri del Tanganika. Il Mozambico è dichiarato colonia portoghese. La Malaysia e lo Sri Lankaentra nella sfera del dominio portoghese. Gli spagnoli intraprendono la conquista della Colombia, abitato dai chibch. Nelle Guyane vengono creati insediamenti francesi, olandesi e inglesi. La Florida è annessa all’impero spagnolo. La Papua Nuova Guinea è scoperto dai portoghesi. La storia della conquista della Polnesia francese è caratterizzata da una lotta di potere tra Inghilterra e Francia, fino a quando la regina polinesiana Pomarè IV chiese il protettorato della Francia. Dopo un anno tutto l’arcipelago era collegato alla Repubblica francese.
    1502: Cristoforo Colombo individua le coste dell’Honduras e il Costa Rica.
    1503: I portoghesi fondano il loro impero delle Indie, conquistando Ceylon, Goa, Malacca e Celebes (Indonesia).
    1505-1515: Edificazione dell’impero commerciale portoghese: Hormuz, Goa, Ceylon, Malacca.
    1507: Baherin è assoggetato al dominio portoghese.
    1508: Oman è sotto l’autorità portoghese. Sebastiano Caboto, figlio di Giovanni, al servizio dell’Inghilterra, riprende l’eslorazione dell’America, scoprendo il Labrador e lo stretto di Hudson.
    1510: Il Panamà viene colonizzata dalla Spagna. Occupazione di Goa da parte dei portoghesi.
    1511: I portoghesi si impadroniscono di Malacca (Malaysia) e dell’Indonesia.
    1516: Lo spagnolo Diaz de Solis penetrano nel rio de la Plata.
    1518: Barbados viene scoperta dagli spagnoli.
    1519: Il navigatore portoghese Ferninando Magellano, alla ricerca di una rotta per la Cina, scopre lo stretto che porterò il suo nome, attraverso il Pacifico e viene ucciso nelle Fillipine.
    1521: Baherin è dominio portoghese. Le Fillipine entrano nell’orbitra coloniale della Spagna. Scoperta dagli spagnoli, il Nicaragua viene unito alla Capitaneria del Guatemala.
    1523: Popolato da indiani mosquito, l’Honduras viene conquistato da Pedro de Alvarado.
    1524: Popolato dai maya-quiche, il Guatemala viene conquistato da Pedro de Alvarado. Il Nicaragua è assoggettato alla Spagna da Hernandez de Cordoba. New Yersey è colonizzata dagli olandesi.
    1534: Jacques Cartier prende possesso del Canada nel nome del re di Francia.
    1535: Saint Pierre et Miquelon è sotto sovranità francese. Ne prende possesso Jacques Cartier.
    1537: I mercanti portoghesi organizzano a Macao una piccola colonia commerciale.
    1538: L’Alto Perù, corrispondente all’attuale territorio boliviano è conquistato dagli spagnoli. In Colombia, sulle rovine dell’antica Bacatà viene fondata Santa Fè de Bogotà . Il Guatemala diventa capitaneria generale che dipende dal vicereame del Messico.
    1563: Gli spagnoli annettono l’Ecuador al vicereame del Perù.
    1565: Le Fillipine passano sotto la sovranità spagnola.
    1569: Il Costa Rica diventa colonia spagnola.
    1576: In Uruguau, gli spagnoli fondano Montevideo.
    1584: La colonia inglese di Virginia è fondata.
    1585: Popolato dagli indiani, i gesuiti colonizzano il Paraguay, facendone una provincia separata.
    1598: Maurizio è possedimento olandese.
    XVII sec.: L’Illinois (USA) e Mississippi sono colonie francesi. Bahamas è colonizzata dagli inglesi. L’Australia è scoperta da navigatori olandesi.
    1602: Baherin è sotto dominio persiano.
    1606: Scoperte le isole Vanuatu dai portoghesi.
    1607: Ha inizio la colonizzazione inglese in USA, mentre i francesi continuano la loro espansione verso il Mississippi.
    1620: Giunge nel Massachusetts puritani inglesi (1ma colonia americana).
    1627: Barbodos è occupato dagli inglesi.
    1630: Connecticut (USA) è colonizzata dagli inglesi.
    1634: Coloni cattolici inglesi fondano la colonia americana di Maryland.
    1635: Guadalupa è colonizzata dalla Francia.
    1638: La nave Sant’Alessio diretta verso le Indie prese possesso di quest’isola deserta in nome del re Luigi XIII.
    1642: L’olandese Tasman scopre l’arcipelago neozelandese, abitata da maori.
    1646: Oman è sotto l’influenza inglese.
    1647: E’ fondata la colonia inglese del Rhode Islands (USA).
    1650: Tobago è dominato dai francesi.
    1655: La Giamaica viene conquistato dagli inglesi.
    1659: I francesi occupano il Senegal.
    1661: La Spagna è costretta a riconoscere colonia francese la parte occidentale dell’isola di Hispaniola (Haiti).
    1663: Parte dell’attuale territorio canadese è proclamata colonia inglese. Colbert organizza la colonizzazione sistematica della Guyana.
    1664: Gli inglesi occupano la Gambia.
    1667: La parte occidentale di Haiti diventa francese.
    1668: Le Marianne settentrionali vengono annesse alla Spagna.
    1674: Pennyslvania (USA) passa sotto la corona inglese. Martinica e Guadalupa diventano colonia francese. XVIII sec.: L’Indiana (USA) è colonizzata dai francesi. Vanuatu è occupato dagli inglesi.
    1702: La parte orientale di Haiti diviene francese.
    1715: Maurizio diventa possedimento francese.
    1718: Le Bahamas passano sotto il dominio inglese.
    1720: Coloni spagnoli procedono ad una sistematica occupazione del Texas.
    1721: La Groelandia è colonizzata dai danesi.
    1722: Le Samoa sono scoperte dai portoghesi.
    1732: Georgia (USA) è colonia inglese.
    1752: I portoghesi prendono possesso del Mozambico.
    1749: Ohio (USA) è colonizzata dai francesi.
    1758: In Africa, gli inglesi si impadroniscono del Senegal francese.
    1762: Gli Stati Uniti strappa alla Spagna Cuba e Manila nelle Fillipine. Grenada diventa colonia inglese. I francesi cedono Kansas (USA) e Lousiana (USA) agli spagnoli.
    1763: Ohio (USA), Illinois (USA) e Mississippi (USA) passano all’Inghilterra. Il Minnesota (USA) entra a far parte del dominio degli inglesi.
    1767: I gesuiti vengono espulsi dal Paraguay e le riserve sono abolite. Maurizio passa sotto alla diretta dipendenza della Francia. La Polinesia è colonizzato dalla Francia.
    1774: Il Kentucky è colonizzata dagli inglesi. James Cook scopre la Nuova Caledonia.
    1768: Il Tennesee è aperto alla colonizzazione francese.
    1776: Viene costituita il viceregno della Plata (Argentina e Bolivia).
    1778: Il Portogallo cede la Guinea Equatoriale alla Spagna. Il Siam impone la sovranità nel Laos. Il Cile diventa capitaneria generale (possedimento spagnolo).
    1781: Il Mississippi è occupato dagli spagnoli.
    1783: Baherin è sotto dominio inglese.
    1788: Lo sbarco dei primi convinti inglesi a Port Jackson costituisce il primo nucleo della colonia del Nuovo Galles del sud.
    1792: Il Nepal entra nella zona d’influenza inglese, entrando a far parte dell’India. Gli spagnoli annettono l’Ecuador e il Panamà al vinceregno di Nuova Grenada.
    1797: Le isole Trinidad e Tobago sono conquistate dall’Inghilterra.
    1798: L’Indonesia subisce la dominazione olandese.
    XVIII: La Gran Bretagna domina sul Gibuti che passa poco poco sotto il suo protettorato. Il Senegal è colonia francese.
    XIX sec.: Wallis et Futuna diventano francesi.
    1800: I francesi riottenono Kansas e la Lousiana.
    1802: Le isole di Trinidad e Tobago diventano britanniche.
    1803: La Guyana olandese viene occupato definitivamente dagli inglesi, fatta eccezione per il territorio del Suriname, rimasto all’Olanda.
    1803: Il Nebraska è possedimento statunitense.
    1808: La Sierra Leone diventa colonia della corona britannica.
    1810: Maurizio diventa possedimento inglese.
    1816: L’Uruguay è invaso dai portoghesi e annesso al Brasile.
    1819: Singapore è sotto dominio inglese.
    1828: Gli olandesi occupano la parte occidentale della Papua Nuova Guinea.
    1834: Sant’Elena è colonia britannica.
    1837: Il sovrano di uno dei principati della regione costiera del Camerun cede un vasto territorio a coloni inglesi. La Guinea è colonizzata dai francesi.
    1839: Gli inglesi stabiliscono un protettorato su sud dello Yemen. In Arabia occupazione britannica di Aden e dell’Hadramut.
    1841: Il sultano di Mayotte cede l’isola alla Francia.
    1844: Il Camerun è protettorato tedesco.
    1845: Il Togo è suddivisi tra Francia e Gran Bretagna.
    1846: Le tribù dello Swaziland si pongono sotto protettorato inglese.
    1847: Fine della conquista francese in Algeria.
    1850: La Tunisia e i regni del territorio del Mali (Sudan francese) diventano un protettorato francese.
    1851: Gli inglesi occupano Lagos (Nigeria).
    1853: La Nuova Caledonia è unita ufficialmente alla Francia. La Gran Bretagna costituisce gli Emirati Arabi Uniti.
    1858: L’India è associato alla corona britannica.
    1861: In Libano, la Francia ottiene la creazione del Monte Libano, dotato di una certa autonomia. Baherin è sotto protettorato britannico.
    1862: In Gibuti inizia il dominio francese.
    1863: La Cambogia accetta un protettorato francese.
    1865: Il Buthan diventa vassallo dell’India britannica. Il nord di Togo britannico viene integrato nella Costa d’Avorio.
    1967: L’amministrazione inglese si estende in tutta la Malaysia. Singapore è sotto il dominio britannico.
    1868: I vario centri del Qatar vengono riuniti in un unico stato, legato alla Gran Bretagna. Il Basutoland diventa protettorato britannico.
    1869: Il Laos è protettorato francese.
    1870: Vanuatu è occupato dai francesi.
    1874: In Ghana creazione della colonia britannica della Costa d’Oro.
    1878: Cipro passa sotto l’amministrazione inglese.
    1879: La Francia completa la conquista del Senegal. La Guinea Bissau diventa portoghese. L’Argentina conquista la Patagonia.
    1880: Il territorio della repubblica del Congo è posta sotto protettorato francese.
    1881: In Mali inizia l’occupazione francese.
    1882: Il Sudan è occupata dalla Gran Bretagna.
    1883: Il Madagascar deve accettare il protettorato francese. L’Argentina cede le isola Flokland alla Gran Bretagna.
    1884: Il Camerun diventa colonia tedesca e stabilisce un protettorato nel nord-est della Papua Nuova Guinea e nel Togo. La Germania occupa i territori africani del Sud-ovest. La Gran Bretagna occupa il sud-est della Papua Nuova Guinea. Parte della Somalia è occupato dagli inglesi e dai francesi.
    1885: La Gran Bretagna occupa vaste regioni in Africa, che prendono il nome di Rhodesia e tra le quali configura anche l’attuale Zimabwe e Botswana. La Gran Bretagna crea vari protettorati in Nigeria. Marshall appartiene alla Germania.
    1886: Il Gabon diventa colonia francese. Le Comorre sono protettorato francese. La Cina cede la Birmania alla Gran Bretagna. Occupazione inglese del Kenya.
    1887: Il Vietnam viene integrato nell’Indocina francese, fondata dalla Francia. La compagnia britannica dell’Africa orientale inizia a colonizzare le coste del Kenya. Le Maldive diventano protettorato francese. Il Mozambico diventa colonia portoghese. Il sultano di Zanzibar deve cedere alla Gran Bretagna l’amministrazione della fascia costiera del Kenya. La Gran Bretagna colonizza il Malawi.
    1888: Brunei è protettorato britannico. Gli inglesi prendono possesso di Nauru.
    1889: La Guinea diventa colonia francese. La parte restante della Somalia è occupata dagli italiani.
    1890: In Tanzania, viene stabilito il protettorato britannico sulla costa e quello tedesco nell’interno. La Francia occupa il Burkina Faso. La Gran Bretagna ottiene dal re degli ozi il monopolio dell’economia della Zambia. Zanzibar è sotto protettorato inglese.
    1890: Formazione della colonia italiana in Eritrea.
    1891: Il Congo diventa possedimento francese. Viene creata la colonia italiana dell’Eritrea. Malawi assume lo status di Protettorato britannico.
    1892: La Germania si assicura la dominazione della Namibia. La Gran Bretagna stabilisce un protettorato agli Emirati Arabi Uniti.
    1893: La Costa d’Avorio e Kerguelen (arcipelago dell’Oceano Indiano) diventano possedimenti francesi. Il Laos è protettorato inglese. Gli arcipelaghi di Salomone sono occupati dagli inglesi.
    1894: E’ proclamato protettorato inglese sul regno di Burgunda (in Uganda).
    1895: L’amministrazione inglese è estesa all’interno del Kenya. Il Madagascar è sottomesso dalla Francia. La Guinea viene instaurata nel Sudan francese.
    1897: Unione del regno di Benin al protettorato britannico di Lagos. Il Burundi è protettorato tedesco.
    1898: Gli Stati Uniti impegnano un conflitto con la Spagna e dalla facile vittoria ottennero il controllo delle Fillipine. La Spagna cede Guam agli Stati Uniti. Le due isole di Salomone, Boungainville e Buka sono annesse alla Germania.
    1899: Il Sudan diventa condominio anglo-egiziano. La Zambia viene occupato dalla Gran Bretagna. Il Benin è proclamata colonia francese. Togo è occupato da Francia e Inghilterra. Lo sceiccato di Kwait accetta il protettorato inglese. Palau è ceduta dalla Germania all’Inghilterra. Salomone è suddiviso tra la Gran Bretagna e la Germania. La Spagna vende le isole Marianne alla Germania.
    1900: L’Inghilterra ottiene il controllo esclusivo sulla Gambia stabilendo una colonia sulla zona costiera e un protettorato nell’interno. Nel Lesotho viene creato il regno di Basutoland. La Francia si impadronisce del Ciad. Le Samoa vengono suddivise fra americani (orientale) e tedeschi (occidentali). Tonga è protettorato inglese. La Spagna cede le Fillipine agli USA.
    1902: La Mauritania diventa colonia francese. Lo Swaziland e l’Uganda sono sotto protettorato britannico.
    1904: L’Alta Volta è dichiarato colonia francese. Timor è ripartita fra portoghesi e olandesi.
    1905: La Francia costituisce l’Obugai-Chari (attuale Centroafrica) in colonia. Dopo la soluzione delle controversie anglo-francesi e la vittoria riportata sul capotribù Samory Toirè, i francesi estendono la loro giurisdizione sul territorio guineano.
    1906: Il sud-est della Nuova Guinea è ceduta all’Australia.
    1907: Il Burundi è posto sotto protettorato tedesco.
    1909: Conquista francese sulla Mauritania.
    1910: Il Buthan è semi-protettorato dell’India. Il Congo e il Gabon diventano colonie francesi.
    1911: Vengono costituite la Rhodesia del nord (attuale Zambia) e la Rhodesa del sud (attuale Zimbabwe).
    1912: Il Marocco, la Mauritania e le Comorre sono occupate dalla Francia. Creazione del sahara spagnolo.
    1914: Il Sudafrica conquista la Namibia. I protettorati inglesi della Nigeria vengono unificati e crea i protettorati sulla Nigeria, sull’Egitto e in Kawait. Annessione all’Inghilterra di Cipro. Occupazione giapponese sugli arcipelaghi tedeschi nel Pacifico. Occupazione australiana delle isole di Salomone, Buogainville e Buka.
    1915: Il Burundi è occupato dal Belgio.
    1916: Il Camerun è occupato da truppe francesi e inglesi.
    1919: Le isole Marianne passano sotto mandato giapponese.
    1920: Il Kenya diventa colonia inglese. Il Mali diventa Sudan francese. Le Samoa ccidentali passano sotto tutela neozelandese.
    1921: Le zone tedesche della Nuova Guinea e di Salomone sono affidate dalla Società delle Nazioni all’Australia.
    1922: Il Niger è dichiarato colonia francese. Il Ruanda è occupato dal Belgio.
    1925: Cipro viene annessa alla Gran Bretagna.
    1941: La Gran Bretagna riconquista la Somalia.
    1944: Palau è conquistata dagli Stati Uniti.
    1945: La Libia è amministrata in parte dalla Gran Bretagna e in parte alla Francia. Le isole Marianne sono sotto tutela delle Nazioni Unite che ne affidano l’amministrazione agli Stati Uniti. Il Camerun è suddiviso nuovamente in due zone d’influenza, sotto tutela inglese e francese. La tutela della Nuova Guinea ex tedesca all’Australia è confermata dall’ONU.
    1976: Anguilla costituisce una dipendenza britannica.

    Libro, La Monnier-Storia progetto modulare / Libro, Edizioni Bruno Mondatori- Il lavoro dell’uomo 2

  • L’estensione delle colonie inglesi

    La prima vera e propria politica imperiale e coloniale ottocentesca fu attuata dall’Inghilterra. L’impero britannico impose alle proprie colonie l’uso della propria lignua e un sistema di governo basava su funzionari inglesi.
    I primi europei che misero piede sul territorio del Sud Africa furono i Portoghesi che vi stabilirono, dopo la scoperta del capo delle Tempeste (poi capo di Buona Speranza) da parte di B. Dà­az (1486-1487), una stazione commerciale, punto d’appoggio e rifornimento sulle vie delle Indie. Nel 1652 il territorio del Capo fu occupato da alcuni dipendenti della Compagnia olandese delle Indie Orientali ai quali si aggiunsero coloni olandesi e in seguito francesi (di religione ugonotta), tedeschi e scandinavi. Nel corso del XVII e del XVIIIsec. si formò così nell’Africa meridionale una popolazione di origine europea (i Boeri, dalla parola olandese boer, contadino), ma la Colonia del Capo fu occupata dagli Inglesi di fatto nel 1795 e di diritto nel 1815.
    In origine quello degli Zulu era uno dei clan della tribù Mtetwa facente parte del regno di Dingiswayo; esso divenne importante quando il figlio del suo capo, Chaka, fu eletto capo supremo dei guerrieri di Dingiswayo. Tra il 1816 e il 1818 Chaka trasformò la struttura tribale raggruppando uomini e donne in clan militarizzati: uomini e donne potevano sposarsi solo dopo il lungo servizio militare (le donne avevano compiti logistici e di assistenza). I vecchi, come i prigionieri di guerra dopo i 40 anni, si occupavano dei campi e del bestiame. Tra il 1818 e il 1828 Chaka sconvolse l’assetto pacifico degli Nguni e dei popoli vicini tenendo in scacco Inglesi e Boeri; le tribù vinte, in parte sterminate, venivano assimilate negli Zulu. Quando Chaka fu assassinato dal fratellastro Dingane lasciò un popolo compatto padrone di gran parte dell’odierno Sudafrica; lo stesso Dingane estese le sue conquiste fino al Botswana meridionale e al Mozambico occidentale. Dingane, re degli zulu, venne affrontato e ucciso dagli Inglesi (1840) aiutati dal fratellastro Mpande. Questi cedette i territori meridionale e quelli del Botswana agli Inglesi in cambio dell’indipendenza.
    I Boeri che, per conservare la loro autonomia e le loro tradizioni, emigrarono verso l’interno fondando dapprima (1840) la repubblica del Natal, poi le repubbliche dell’Orange (1852) e del Transvaal (1856).
    Il figlio di Dingane, Cetshwayo, nel 1872, ricominciò la guerra contro gli Inglesi e i popoli vicini, ma fu sconfitto nel 1879 da una vasta coalizione afro-inglese e segnò la fine della potenza zulu.
    Mentre procedeva da parte dei Boeri e dei coloni britannici nel corso del XIX sec. la lotta per strappare sempre più vaste estensioni di territori alle tribù indigene furono scoperti nei territori boeri grandi giacimenti di oro e diamanti, per il cui possesso sorsero gravi dissidi, culminati con l’annessione del Transvaal da parte della Gran Bretagna (1877) e la successiva insurrezione boera del 1880-1881. Conquistati la Beciuania e il territorio a nord del Limpopo, i Britannici, al comando di Cecil Rhodes, giunsero al conflitto con i Boeri, guidati dal primo ministro del Transvaal O. Kruger.
    Dopo la fine della guerra anglo-boera (1899-1902), l’alto commissario inglese nell’Africa del Sud, lord W. Waldegrave Selborne, tentò la riconciliazione con i Boeri mediante un progetto di federazione dei quattro territori (Colonia del Capo, Natal, Orange, Transvaal); riunì quindi una convenzione nazionale a Durban e a Città del Capo (1908-1909), incaricata di elaborare una costituzione, il South African Act, che entrò in vigore il 31 maggio 1910. Sorse così la federazione dell’Unione Sudafricana, trasformata in dominion con un forte potere centrale: il governatore generale, nominato da Londra per cinque anni, il ministero, un senato di 40 membri, una camera di 153 membri, un’alta corte di giustizia. La competenza dei governi provinciali era limitata alle questioni scolastiche e sociali. L’unione aveva due lingue ufficiali, l’inglese e l’olandese (sostituito, nel 1925, dall’afrikaans).
    Già nel XVI sec. i Portoghesi, nelle loro frequenti navigazioni a sud di Timor, dovettero costeggiare la parte settentrionale dell’Australia sospettando quindi l’esistenza di un vasto continente australe. Il continente australe, ormai tutto delimitato, sia pure a grandi linee, ricevette il nome di Nuova Olanda (1665). Nel 1770 Cook, sull’Endeavour, aveva preso possesso a Botany Bay (dove sorge l’od. Sydney) della estremità sudorientale dell’Australia, in nome del re d’Inghilterra. Il governo britannico, su suggerimento del Banks, compagno di Cook, decise poco dopo di farne un centro di deportazione, poichè la proclamazione dell’indipendenza degli Stati Uniti aveva impedito di continuare l’invio dei condannati in Virginia. Soltanto quando fu trovato un passaggio attraverso i monti (1813), ci si spinse nell’interno, e il primo centro fondato dal governatore Macquarie fu Bathurst. Parallelo all’aumento progressivo di popolazione e al procedere delle esplorazioni fu lo sviluppo di nuovi insediamenti, dovuti all’iniziativa di società per la colonizzazione (Australia Occidentale o Western Australia, 1829; Australia Meridionale o South Australia, colonia dal 1836, a opera della società Wakefield) o determinatisi in seguito alla separazione dal Nuovo Galles del Sud di territori abbastanza popolati per erigersi in Stati: Vittoria, sorto nel 1834 col nome di colonia di Port Phillip e staccatosi da Sydney nel 1851 (allorquando assunse il nome attuale), Queensland (1859). Dal 1793 era intanto iniziata l’immigrazione di coloni liberi. Alcuni Stati, come il Nuovo Galles del Sud, il Vittoria e l’Australia Meridionale, vietarono l’ingresso e la residenza ai deportati, anche a quelli ormai liberi, mentre altri, come l’Australia Occidentale, non solo li tolleravano, ma per un certo periodo li reclamarono a scopo di popolamento. Il popolamento rese possibile, nel 1856- 1857, la formazione di governi responsabili dei vari Stati (Vittoria, Nuova Galles del Sud e Tasmania, 1856; Australia Meridionale, 1857) e, superate le difficoltà iniziali, anche la creazione di regimi parlamentari regolari. In questo medesimo periodo la madrepatria concesse le costituzioni agli Stati australiani resisi indipendenti, e gelosi di salvaguardare la propria autonomia. Dopo il 1880, in seguito al pericolo dell’espansione tedesca nel Pacifico e dell’ondata immigratoria cinese e giapponese, i singoli Stati cominciarono però a rendersi conto della necessità di un’unione più stretta, e di un mutamento della politica australiana. Allorchè il Queensland, in risposta all’iniziativa della Germania che aveva organizzato una compagnia per la colonizzazione della Nuova Guinea, decise di annettersi l’isola, suscitò le proteste tedesche, determinando un intervento dell’Inghilterra, la quale spartì il territorio con Germania e Olanda (1885). Dopo varie discussioni fu indetto un referendum che, sanzionato anch’esso da un Atto del parlamento britannico (9 luglio 1900), approvò la creazione (1° gennaio 1901) del Commonwealth of Australia, ossia della Confederazione australiana, Dominion dell’Impero britannico comprendente tutti i sei vecchi Stati (Nuovo Galles del Sud, Vittoria, Australia Meridionale, Australia Occidentale, Queensland e Tasmania), la cui autonomia, peraltro, fu conservata assai più ampiamente che nella Confederazione canadese del 1867.
    Se il passato remoto della Nuova Zelanda è avvolto in una nebbia mitica, la storiografia più recente comincia con una data precisa: il 13 dicembre 1642. Quel giorno, dopo un viaggio attraverso il Pacifico, il navigatore olandese Abel Janszoon Tasman avvistò una terra nuova. Nei mari del sud comparvero come per incanto cime nevose e montagne verdissime. Abel Tasman era salpato con i suoi due velieri, Heemskerk e Zeehan, dal porto indonesiano di Batavia (Giava) per incarico della compagnia olandese delle Indie Occidentali alla ricerca di nuovi mercati. Quello che scoprì fu un’isola del tutto sconosciuta che mai prima di allora era stata segnata su una carta geografica. L’olandese era approdato sulla punta settentrionale dell’Isola del Nord della Nuova Zelanda. I visitatori provenienti dall’occidente furono accolti dalle canoe dei Maori, che circondarono i velieri nella baia suonando strumenti a fiato. Non era un saluto ma un inno di battaglia. Tasman però non lo poteva sapere e ordinò alla banda di bordo di rispondere a quella che immaginava fosse una cerimonia di benvenuto accettando così, senza saperlo, una dichiarazione di guerra. Il giorno seguente le imbarcazioni Maori assalirono una scialuppa del veliero Zeehan e furono uccisi quattro uomini. Tasman decise di non mettere piede sull’isola. Il capitano e i suoi velieri abbandonarono la baia. Alla nuova terra venne dato l’anno seguente il nome di Nieuw Zeeland.
    La fama della ferocia dei Maori tuttavia a lungo lontano i bianchi dalla Nuova Zelanda, che fino agli inizi del XIX sec. fu occasionalmente toccata soltanto da cacciatori di balene e da commercianti soprattutto australiani (questi ultimi, in cambio di lino e legno di sandalo, fornirono armi da fuoco agli indigeni, alimentando sanguinose lotte fratricide). Solo nel 1839, allo scopo di prevenire la penetrazione francese nella regione, per iniziativa di E. G. Wakefield venne creata in Gran Bretagna una Compagnia della Nuova Zelanda, che, sotto gli auspici del governo, organizzò una spedizione — ufficialmente con intenti missionari — agli ordini del capitano W. Hobson. Questi, precedendo di poco un’analoga spedizione francese, sbarcò in Nuova Zelanda nel gennaio dell’anno successivo e ottenne dai Maori il riconoscimento della sovranità britannica, impegnandosi per contro a garantire il rispetto delle proprietà tribali (trattato di Waitangi, febbraio 1840). In deroga ai patti, e pur venendo disapprovata dalle stesse autorità coloniali britanniche, la Compagnia della Nuova Zelanda intraprese subito la colonizzazione dell’isola del Sud, finendo col respingere gli indigeni nelle mediocri terre poste al centro dell’isola del Nord. Tale politica d’appropriazione sistematica da parte dei coloni delle terre più fertili suscitò la crescente ostilità degli indigeni, che solo a prezzo di due sanguinosissime guerre (1845-1848; 1860-1869), durante le quali furono pressochè decimati, poterono essere sottomessi. Il rapido incremento demografico della popolazione bianca favorirono un altrettanto rapido sviluppo dell’autonomia coloniale e delle istituzioni democratiche (costituzione del 1852, perfezionata nel 1870, che istituì un governo locale, concedendo larghe autonomie ai sette consigli provinciali). Nel 1907, la Nuova Zelanda, non avendo partecipato al movimento per la costituzione del Commonwealth australiano, ottenne il titolo di dominion.
    Dopo l’annessione delle Fiji all’impero britannico nel 1874, gli inglesi decisero di sfruttare i terreni per coltivare la canna da zucchero. Ma non ci fu verso di far lavorare gli isolani. La promessa di futuri radiosi costruiti con il lavoro non allettava genti abituate a trascorrere il tempo sulla spiaggia sdraiate all’ombra di una palma a bere cocco verde. Non convinceva uomini che vivevano raccogliendo papaie e frutti del pane degli alberi, coltivando qualche verdura nell’orto e pescando distrattamente con la lenza annodata all’alluce. I fijiani non avevano alcuna motivazione a produrre qualcosa di diverso dal loro svagato paradiso terrestre. Allora per lavorare nelle piantagioni arrivarono gli indiani: nel 1879 la prima nave da Calcutta ne sbarcò 463 e quando le Fiji ottenere l’indipendenza nel 1970 erano quasi la metà degli abitanti.
    Dopo la costruzione del canale di Suez l’Egitto si indebitò con l’Inghilterra,che nel 1882 ne approfittò per farne un suo protettorato, lasciò, cioè, alle popolazione locale la sua autonomia politica amministrativa obbligandola pero’ a dipendere dai conquistatori per tutte le questioni economiche. L’Egitto fu trasformato in un’immensa piantagione di cotone: fu per l’Inghilterra non soltanto un acquisto economico, ma anche strategico e militare.
    Dall’Egitto le sue truppe controllavano l’accesso all’Africa, all’Asia e al Medio Oriente. La conquista inglese allarmò la Francia, mentre la Germania intervenne come mediatrice, nella speranza di guadagnare a sua volta compensi territoriali. Il risultato fu una complessa spartizione dell’Africa che fu sancita nel 1885 tramite la conferenza di Berlino. Si crearono degli stati, dove popolazioni tradizionalmente nemiche erano costrette a convivere mentre altre, unite dalla stessa lingua e dalla stessa storia, venivano divise. Molte tribù così entrarono in lotta tra loro: gli Europei sobillavano queste contese per dimostrare che la loro presenza era indispensabile.

    Cd, Rizzoli larousse 2001- Enciclopedia multimediale / Internet- www.deagostini.it / Internet- Wikipedia / Giornale- Specchio n.17 del 1996

  • Napoleone Bonaparte e il suo Impero

    Secondo genito di Carlo Bonaparte, un piccolo nobile còrso ma molto influente nell’isola, Napoleone nasce ad Ajaccio nel 1769.
    Napoleone comprese che, nell’instabile situazione della Francia, l’esercito poteva divenire il perno della vita politica. Ufficiale di artiglieria durante la Rivoluzione, dal 1795 lega la sua fortuna a quella di Barras, la cui fiducia, assieme alla protezione di Giuseppina Beauharnais (da lui sposata nel 1796), gli fanno ottenere prima il comando dell’esercito interno, poi quello dell’armata d’Italia che guida in una campagna vittoriosa: Napoleone entra in Milano, la Lombardia viene organizzata in Repubblica Traspadana.
    Napoleone offrì a un’opinione pubblica stanca di rivoluzione e a una borghesia interessata a sviluppare i propri affari un quadro di stabilità e di ordine. Le notizie sulla Rivoluzione Francese provocano in Italia contrastanti reazioni: da un lato la borghesia si attende il rinnovamento sociale a lungo auspicato, dall’altro l’esasperato anticlericalismo e il Terrore innescano spiccati sentimenti antifrancesi.
    La prima campagna di Napoleone in Italia (aprile 1796) parte dalla costa ligure, sfociando nelle vittoriose battaglie di Montenotte (contro gli Austriaci di Beaulieu) e Mondovì (contro i Piemontesi di Colli). Il re di Sardegna Vittorio Amedeo III (1773-1796) è costretto a firmare l’armistizio di Cherasco (28 aprile 1796) e la Pace di Parigi, con cui Savoia e Nizza vengono cedute alla Francia. L’austriaco Beaulieu è sconfitto una seconda volta a Lodi. Napoleone esige versamenti in denaro e opere d’arte dai ducati di Parma e Modena; mentre le sue truppe occupano le legazioni pontificie di Massa, Carrara e Livorno, in Lombardia viene costituita la Repubblica Transpadana (novembre 1796). Gli scontri con gli Austriaci proseguono e Napoleone vince ovunque. Da qui le truppe francesi invadono il territorio emiliano, mentre si costituisce la Repubblica Cispadana (9.1.1797) che per la prima volta sventola il tricolore. Papa Pio VI (1775-1799) è costretto al Trattato di Tolentino (19.2.1797), con il quale rinuncia ai diritti su Emilia e Romagna. La sconfitta austriaca si completa con le cattive prove dell’arciduca Carlo d’Austria a Primolano e sul Tagliamento, cui consegue la conquista napoleonica del Veneto e l’invasione della Repubblica di Venezia. Qui, deposto l’ultimo doge Lodovico Manin, si costituisce la Repubblica Veneta (12.5.1797). L’assoggettamento di tutta l’Italia settentrionale consente a Napoleone d’imporre la nascita di un’unica Repubblica Cisalpina (29.6.1797). Con la Pace di Campoformio (17.10.1797) il Veneto viene però ceduto all’Austria e Venezia perde, per la prima volta nella storia, la propria libertà .
    I Francesi entrano a Roma (febbraio 1798) e promuovono la formazione della Repubblica Romana, costringendo il papa a trovare rifugio in Toscana. Nel 1798 i francesi occupano il Piemonte; Carlo Emanuele IV di Savoia si rifugia in Sardegna. Un anno dopo Napoleone è alle porte di Napoli (gennaio 1799), dove s’instaura la Repubblica Partenopea. Intanto il Direttorio aveva aderito al progetto di Napoleone, che riteneva di poter fiaccare la resistenza dell’Inghilterra (rimasta sola tra le grandi potenze a continuare la lotta) isolandola dall’India e dagli altri suoi domini dell’Estremoriente. Di qui la spedizione militare contro il Sultanato d’Egitto, formalmente dipendente dall’Impero turco, ma di fatto comandato dalla forte casta feudale dei Mamelucchi, mentre Inghilterra, Turchia, Austria, Russia danno vita alla II coalizione antinapoleonica. Napoleone, vince alla battaglia delle Piramidi, ma l’Inghilterra, con l’ammiraglio Nelson, gli distrugge la flotta nella rada di Abukir, sicchè fu reso impossibile il rifornimento e lo stesso rimpatrio del corpo di spedizione francese. Gli unici aspetti positivi dell’impresa egiziana furono la legislazione che Napoleone. diede al Paese, sulla quale nascerà poi l’Egitto moderno, e lo studio di una commissione scientifica che portò alla decifrazione dei geroglifici egiziani. In Europa invece la spedizione spinse Russia e Turchia a unirsi con l’Inghilterra, seguite da Austria e Napoletano aprì le ostilità della IIa coalizione antifrancese. Ma una coalizione militare austro-russa (generali Suvarov eMèlas) sconfigge il generale francese Moreau a Cassano (27.4.1799) e dilaga in Lombardia. Forte di ciò, il re delle Due Sicilie Ferdinando IV di Borbone invia il cardinale Ruffoalla riconquista di Napoli. La vittoriosa spedizione dei sanfedisti trova il sostegno popolare e l’appoggio della flotta inglese di Nelson. Tornato a Napoli (giugno 1799), Ferdinando IV avvia una spietata ritorsione verso i rivoluzionari.
    Tornato in Francia, Napoleone mette a segno il colpo di stato del 18 brumaio (9 novembre) e, varata una nuova Costituzione, diviene primo console. Tornato in Italia, batte gli Austriaci a Marengo costringendoli alla pace di Luneville. Vengono istituite la seconda Repubblica Cisalpina (5.6.1800), che ora si estende fino all’Adige, e la Repubblica Ligure. Ducato di Parma e Piemonte passano alla Francia, mentre la Toscana spetta a Ludovico di Borbone in qualità di re d’Etruria. Più tardi (gennaio 1802) la Consulta di Lione decreta la costituzione della Repubblica Italiana con capitale Milano: Napoleone ne è presidente, Francesco Melzi d’Eril vicepresidente. Napoleone ne approfitta per farsi proclamare Primo Console a vita (1802). Stipula anche un Concordato con la Chiesa cattolica, i cui punti salienti sono:
    1) il papa riconosce la Repubblica come governo legittimo di Francia,
    2) Napoleone. riconosce il cattolicesimo come religione maggioritaria della nazione (i Consoli sono tenuti a professarne il Credo),
    3) il papa ottiene le dimissioni di tutti i vescovi e la possibilità d’istituire canonicamente i loro successori, 4) Napoleone. ottiene la fedeltà al governo di tutti i nuovi vescovi e che i vescovi nominino solo i parroci graditi al governo,
    5) i beni espropriati alla Chiesa durante la Rivoluzione francese non vengono restituiti (in cambio il governo assicura uno stipendio al clero).
    Inoltre Napoleone estese alle istituzioni, all’amministrazione, alla scuola quel criterio dell’amalgama, cioè della fusione fra individui di diversa estrazione sociale e appartenenza politica, che già aveva dato buoni frutti nell’esercito: nobili, borghesi, plebei, repubblicani, monarchici, ex giacobini e termidoriani furono scelti per incarichi di responsabilità sulla base dei soli requisiti della capacità personale e della fedeltà del regime. Fu creato un sistema di istruzione superiore, gestito dallo stato.
    Nei paesi conquistati Napoleone si comportò da dominatore. Cancellava confini, deponeva re. La sua azione, tuttavia, ebbe grande importanza storica: egli infatti introdusse la legislazione francese in situazioni generalmente più arretrate e realizzò quindi una diffusione, anche se parziali, delle conquiste civili della rivoluzione. Il rovescio della medaglia è costituito dal concetto di grandezza personale, al servizio della quale Napoleone pone le sue qualità di stratega dall’intelligenza sempre lucida nel continuo mutarsi delle circostanze. A questo distorto ideale di grandezza sono pure subordinati la nomina governativa (anzichè elettiva) di sindaci, giudici e prefetti, il rafforzamento degli organi di polizia e la limitazione della libertà di stampa e di tutte le altre forme di espressione culturale a artistica, sottoposte a rigorosa censura.
    Imperatore dei Francesi nel 1804, re d’Italia nel 1805, eleggendo a vicerè il principe Eugenio di Beauharnais, sbaraglia le truppe della III e IV coalizione ad Austerlitz, a Jena e a Friedland. Elisa Mariana Bonaparte ottiene dal fratello Napoleone il principato di Lucca e Piombino (1805) che amministrò abilmente.
    Nel 1804 viene promulgato il nuovo codice civile (Codice di Napoleone). Il Codice Civile (poi detto napoleonico) sostituisce definitivamente la società borghese alla società feudale; il concordato con la Santa Sede assicura l’appoggio della Chiesa al nuovo regime (e rassicura le coscienze dei cattolici francesi); non mancano provvedimenti particolari per potenziare l’industria e l’agricoltura e per sviluppare il commercio; l’istituzione della Banca di Francia servirà da modello a tutte le altre banche europee. Per formare una nuova classe dirigente di uomini di legge, di ufficiali e di funzionari fedeli al regime, vengono istituiti licei e università .
    Il regno d’Italia annette Veneto e Dalmazia dopo la Pace di Presburgo (26.12.1805), mentre Liguria, Etruria e gli altri territori della Toscana divengono parte dell’Impero Francese (1805-1807).
    La repubblica ligure è annessa all’impero napoleonico. Nel 1806 un esercito francese invade il regno di Napoli. Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, diviene re di Napoli. E’ re d’Olanda Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone. Sposa la figliastra di Napoleone Ortensia Beauharnais, è fu padre di Napoleone III.
    Per le sollecitazioni di Napoleone sedici principi sovrani si separarono dal Sacro romano impero e costituirono la confederazione del Reno (trattato di Parigi, 12 luglio 1806), i cui membri principali furono i re di Baviera e del Wà¼rttemberg, creati da poco, il granduca di Berg e di Cleve, l’arcivescovo di Magonza, antico elettore e arcicancelliere dell’Impero, e dieci principi di territori minori della Germania centrale e meridionale. Di fatto, Napoleone I fu il vero capo della nuova confederazione e si fece riconoscere come protettore. Il trattato di Parigi del 12 luglio 1806 provocò la sparizione del Sacro romano impero. Nata dalla disfatta austriaca ad Austerlitz, la confederazione si allargò in seguito alla sconfitta della Prussia a Jena. Dal 27 settembre 1806 il granduca di Wà¼rzburg aderiva alla confederazione, seguito, l’11 dicembre, dall’elettore di Sassonia promosso re (trattato di Posen), e ben presto imitati dai principi della Germania centrale. Nel 1807 Prussia e Russia stipulano con la Francia la pace di Tilsit: la Prussia cede i territori tra l’Elba e il Reno, che formano il nuovo regno di Vestfalia (affidato a Gerolamo Bonaparte); restituisce i territori strappati alla Polonia, dai quali nasce il granducato di Varsavia. L’adesione di questi nuovi Stati alla confederazione del Reno, sottolinearono la volontà di Napoleone I di riunire tutti i territori germanici in un’unica costruzione politica sotto l’egemonia francese; dalla confederazione furono infine assorbite le due regioni del Meclemburgo (18 e 23 febbraio 1808) e l’Oldenburgo (14 ottobre 1808). A questa data la confederazione riuniva, a eccezione della Prussia, tutti gli Stati tedeschi, e cioè 4 regni, 5 granducati e 23 principati, strettamente sorvegliati dalla Francia.
    Nel 1807 dichiara il blocco continentale contro l’Inghilterra e procede a una serie di annessioni territoriali in Europa. Ma questo Blocco fu un fallimento, perchè:
    1) si sviluppò il contrabbando; 2) l’Inghilterra s’impadronì dei territori dei paesi alleati della Francia (ad es. Olanda); 3) i popoli che avevano visto in Napoleone un liberatore ora gli sono ostili.
    Napoleone, per far rispettare il Blocco, è costretto a: 1) decretare la fine del Regno d’Etruria; 2) occupare militarmente Roma; 3) occupare il Portogallo; 4) detronizzare dal regno di Olanda il fratello Luigi. Quindi le Marche vengono annesse all’Italia (1807), mentre Toscana, Lazio e Umbria divengono dipartimenti dell’impero (1809) e papa Pio VII (1800-1823), che scomunica Napoleone, si trova tradotto in prigionia a Savona. Soltanto la Sicilia dei Borboni e la Sardegna dei Savoia sfuggono alla dominazione bonapartista.
    Mentre attraversava la Spagna per raggiungere la frontiera portoghese, Napoleone. trae l’occasione di un colpo di stato imponendo alla Spagna il fratello Giuseppe (1808), sostituendolo nel Napoletano col cognato Gioacchino Murat. La popolazione spagnola però si ribella rivendicando la propria tradizione monarchica e cattolica. L’Inghilterra, aiutando militarmente il Portogallo, finisce con l’appoggiare anche la Spagna, che però conseguirà decisivi successi solo verso il 1812.
    Nel frattempo Austria e Prussia cercarono di realizzare la Va coalizione, ma con la vittoria francese di WAGRAM essa fallì. L’anno successivo, ripudiata Giuseppina, l’imperatore d’Austria fu costretto ad acconsentire che la propria figlia andasse sposa a Napoleone (senza figli maschi), il quale così s’imparentò con la più prestigiosa dinastia d’Europa.
    Alla sorella Maria Elisa è affidato il granducato di Toscana (1809).
    Nel 1812 Napoleone intraprende la campagna di Russia. Il pretesto sta nella violazione del Blocco. Il motivo reale sta nella volontà di occupare tutta l’Europa orientale. Napoleone sottovalutò il fatto che la popolazione locale, pur oppressa dal regime feudale, vedeva in lui l’Anticristo venuto a profanare la Santa Russia (motivi nazionalistici e religiosi). I russi ebbero la meglio perchè non attaccarono per primi, non si fecero agganciare ma indietreggiarono di continuo facendo terra bruciata alle spalle dei francesi. Con l’occupazione di Mosca, Napoleone. sperava che lo zar chiedesse l’armistizio. Invece lo zar, attendendo l’inverno, costrinse l’armata francese, priva di viveri, a ritirarsi. Fame, freddo, stenti e il ritorno offensivo dei russi uccisero più di mezzo milione di francesi. Gioachino Murat, in qualità di comandante della cavalleria nella campagna di Russia, mirò a un accordo con l’Austria per preservare il regno napoletano (1814), ma, lasciato solo dai nuovi alleati, imbracciò di nuovo le armi contro il nemico d’oltralpe.
    Una VI coalizione (Inghilterra, Russia, Svezia, Prussia e Austria) infligge allora a Napoleone la sconfitta di Lipsia, che provoca l’invasione della Francia obbligandolo ad abdicare (1814).
    Da tempo Talleyrand aveva intavolato trattative segrete con le potenze nemiche, svolgendo opera di persuasione in favore di una restaurazione borbonica, e il 6 marzo 1814 il Senato proclamò re Luigi XVIII (fratello di Luigi XVI). Con la pace di Parigi, firmata dal nuovo re, la Francia veniva ricondotta entro i confini anteriori della Rivoluzione, mentre le potenze vincitrici decidevano di convocare a Vienna un congresso, incaricato di dare una nuova sistemazione all’Europa.
    Fuggito dall’esilio dell’Elba, mentre già si sta preparando il Congresso di Vienna, Napoleone riprende il potere dando inizio all’avventura dei Cento Giorni. Decise a liberarsi per sempre di lui, le potenze europee misero da parte le contese diplomatiche che a Vienna avevano dissolto la quarta coalizione e si accordavano per dichiarare Napoleone fuorilegge e stringere un nuovo trattato di alleanza. La disperata impresa dei Cento Giorni si concluse il 18 giugno 1815 a Waterloo, con la definitiva sconfitta di Napoleone, costretto ad abdicare per la seconda volta, non però a favore dei Borboni, ma di suo figlio Napoleone II. Postosi sotto la protezione britannica, venne trattato come un prigioniero di guerra e condotto nella piccola isola oceanica di Sant’Elena, dove morì il 21 maggio 1821. La seconda restaurazione di Luigi XVIII avvenne l’8 luglio 1815.
    Gioachino Murat, durante i cento giorni, pubblicò il proclama di Rimini (1815), con il quale invitava gli italiani a battersi per la propria indipendenza. Venne sconfitto a Carpi e a Tolentino, scappò in Corsica, ove cercò di riorganizzare la sua conquista del trono di Napoli, ma, dopo lo sbarco a Pizzo Calabro, venne catturato e fucilato dalle milizie borboniche.

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  • Le crociate

    L’intolleranza religiosa dei turchi Selgiuchidi, che, dopo aver strappato Gerusalemme e la Siria ai Fatimidi d’Egitto, annientarono nel 1071 l’esercito bizantino nella battaglia di Manzicerta, provocò l’interruzione dei rapporti tra l’Occidente cristiano e la Terrasanta. Nel 1095 l’imperatore di Bisanzio Alessio I Comneno invocò l’aiuto del pontefice Urbano II che nel novembre di quello stesso anno, al concilio di Clermont, chiamò signori e cavalieri a un pellegrinaggio armato inteso a liberare il Santo Sepolcro. Ad esse parteciparono: 1) i più grandi feudatari (re, duchi, conti, ecc.) che volevano ingrandire i propri possedimenti, aumentare le entrate e consolidare la propria influenza in Europa; 2) i piccoli feudatari (o cavalieri), che costituivano il nucleo principale delle forze crociate: infatti il beneficio vitalizio, che l’imperatore concedeva ai vassalli maggiori, trasformandosi in fondo ereditario, cioè passando in proprietà dal padre al primogenito (maggiorasco), aveva determinato uno strato numeroso di cavalieri (cadetti) che non possedevano feudi e che finivano o coll’entrare nei monasteri facendo la carriera ecclesiastica o si davano alla ventura, nel tentativo di procurarsi dei territori, asservendo i contadini ivi residenti; 3) i mercanti più ricchi di molte città (Venezia, Genova e Pisa soprattutto), che cercavano d’invadere i mercati del vicino Oriente; 4) la chiesa cattolica, che era la più grande proprietaria feudale, aveva come scopo quello di sottomettere la chiesa ortodossa, estendendo la propria giurisdizione nell’Europa orientale; 5) infine ingenti masse proletarie e affamate che cercavano di affrancarsi dalla servitù della gleba e dalla miseria.
    La I crociata (1096) fu detta dei pezzenti perchè composta da gente molto povera o contadina, proveniente soprattutto da Francia, Germania e Italia, che pensava di trovare in Oriente la liberazione dall’oppressione dei feudatari e nuove terre in cui insediarsi. Vi erano anche donne e bambini. Essi erano disarmati, non avevano nè provviste nè denaro e lungo la via verso Costantinopoli si dedicavano al furto e all’elemosina, compiendo anche violenze a danno degli ebrei. Naturalmente la popolazione (ungari e magiari) dei paesi attraversati da questi crociati cercò di combatterli con ogni mezzo. Furono quasi tutti sterminati nel primo scontro con i turchi.
    La prima vera crociata (sempre del ’96) fu composta da cavalieri ben armati ed equipaggiati. Gli eserciti feudali, forti di 250 mila uomini, si riunirono a Costantinopoli e, insieme alle truppe bizantine di Alessio I Comneno, espugnarono Nicea nel 1097. Ma presto l’accordo si ruppe perchè i crociati non avevano intenzione di mantenere gli impegni presi e di restituire a Bisanzio i territori riconquistati ai turchi. Dopo la vittoria cristiana di Dorileo, conseguita nello stesso anno, un contingente guidato da Baldovino di Fiandra si staccò dalla spedizione per recarsi in soccorso delle popolazioni cristiane dell’Armenia, conquistando la città di Edessa, alle soglie della Mesopotamia, di cui lo stesso Baldovino assunse il governo col titolo di conte; il grosso delle truppe assediò e prese la grande città siriana di Antiochia (1098), che fu data in feudo a Boemondo di Taranto, principe di quella dinastia normanna che i Comneni consideravano il maggiore dei loro nemici. Per questa ragione -e anche per le divergenze religiose derivanti dallo scisma d’Oriente- bizantini e crociati ruppero i rapporti. I cavalieri europei continuarono da soli la marcia verso Gerusalemme, che raggiunsero dopo tre anni di combattimenti, ormai decimati dalle perdite in battaglia e dalle epidemie. La città nel frattempo era stata tolta di nuovo ai turchi dai principi arabi dell’Egitto (i Fatimidi), contro i quali si scatenarono i crociati; la città fu espugnata nel luglio del 1099 e la popolazione massacrata spietatamente. L’intera Terrasanta era nelle mani degli occidentali.
    Sui territori conquistati con la prima spedizione i crociati importarono le istituzioni della loro patria e crearono una quantità di piccoli stati feudali, legati da tenui fili di sudditanza al regno di Gerusalemme che fu attribuito prima a Goffredo di Buglione (ca. 1061-1100) col titolo di difensore del Santo Sepolcro, poi, col titolo di re, al fratello Baldovino (1058-1118). In Siria furono creati il principato di Antiochia, la contea di Edessa, la contea di Tripoli. Si trattava tuttavia di una costruzione politica molto fragile: i territori erano molto ristretti, formati da una striscia di terra fra mare e deserto, e per di più esposti alle offensive musulmane; i difensori erano molto pochi e il loro numero diminuì con il ritorno dei crociati in Occidente dopo la fine della spedizione. I bizantini non erano più in grado di garantire nè soldati nè rifornimenti, a cui però provvidero le città marinare italiane alle quali in cambio fu consentito di fondare colonie nei maggiori porti e città del Levante. Le successive crociate, fortemente volute dal papato, furono tutte deludenti e in certi casi mancarono addirittura l’obiettivo. La II Crociata (1147-48), predicata da san Bernardo di Chiaravalle e guidata da Corrado III di Svevia e da Luigi VII di Francia, tentò senza successo di porre l’assedio a Damasco; intanto Edessa era già stata riconquistata dai musulmani nel 1144. Una trentina di anni più tardi l’Egitto e gran parte della Siria si unificarono sotto la guida del sultano Saladino che conquistò quasi tutta la Palestina e Gerusalemme (1187). Ai cristiani rimasero solo le città di San Giovanni d’Acri e di Tiro (quel che rimaneva del regno di Gerusalemme) e, più a nord, Antiochia e Tripoli.
    Papa Gregorio VIII bandì allora la III crociata (1190-92) cui aderirono i maggiori potenti dell’epoca: Federico I Barbarossa, Filippo Augusto re di Francia, Riccardo Cuor di Leone re d’Inghilterra, Guglielmo II re di Sicilia. L’imperatore Federico I annegò nel superare un fiume dell’Asia Minore; Filippo II e Riccardo ottennero la vittoria di San Giovanni Acri (1191) ma, divisi fra loro da discordie, non furono in grado di riconquistare Gerusalemme, che rimase ai musulmani con quasi tutta la Palestina.
    La IV Crociata (1202-04) voluta da papa Innocenzo III fu guidata da Baldovino di Fiandra e Bonifacio del Monferrato. I veneziani, che finanziarono la spedizione, dirottarono i crociati alla conquista di Costantinopoli.
    La V crociata (1217-21) si combattè in Palestina e in Egitto sotto il comando del duca Alessandro d’Austria. Non ebbe alcun risultato pratico, ma grazie alla diplomazia di Federico II i luoghi santi furono resi accessibili ai pellegrini.
    Senza alcun esito fu anche la VI crociata (1248-54) voluta dal re di Francia Luigi IX il Santo e diretta contro l’Egitto.
    Anche la VII crociata (1270) venne guidata da Luigi IX; fu rivolta contro Tunisi, dove lo stesso re morì di peste.
    Per difendere i territori in mano ai cristiani e i pellegrini che giungevano in Terrasanta furono utilizzate, accanto alla tradizionale cavalleria feudale, le molte confraternite laiche di ospedalieri che si adoperavano per l’assistenza ai pellegrini che arrivavano ammalati in Terrasanta, distrutti dal lungo e faticoso viaggio. Nel 1118 il cavaliere francese Ugo di Payns pensò per primo di organizzare militarmente i propri ospedalieri, e poichè la loro sede era un edificio che sorgeva sul luogo dell’antico Tempio di Salomone, essi furono chiamati Templari o Cavalieri del Tempio. Il grande propagandista delle crociate, Bernardo di Chiaravalle, che era anche una delle maggiori autorità religiose dell’epoca, vide subito la possibilità di inserire quest’organizzazione nelle istituzioni ecclesiastiche, fare cioè di quei cavalieri anche dei monaci: nacque così il primo ordine monastico-cavalleresco per il quale lo stesso Bernardo dettò, nel 1128, la regola. I Templari si votavano a difendere la fede con la spada, giuravano obbedienza, rinunciavano al lusso, praticavano la castità .
    A Costantinopoli i crociati erano considerati utili alleati contro i turchi, ma anche temibili e incomodi ospiti. I musulmani li disprezzavano perchè i crociati facevano spavaldamente tutto quello che il Corano proibiva: bevevano molto, giocavano d’azzardo, mangiavano carne impura di maiale e, oltre al loro Dio, pregavano i santi (“Non vi è altro Dio che Allah” diceva il Corano). Inoltre non li capivano. I franchi facevano un gran parlare di cavalleria, di vedove e di orfani da proteggere, ma poi si accanivano crudelmente contro le popolazioni civili, distruggevano ciò che conquistavano -anche con fatica- invece di conservarlo per trarne vantaggio, davano importanza alle virtù guerriere, ma non si curavano di quelle intellettuali: erano analfabeti, superstiziosi, non sapevano nè di scienza nè di arte, avevano costituito le confraternite degli ospedalieri ma le loro conoscenze di medicina erano molto rozze.
    Intanto c’è chi le ripropone migliaia di chilometri lontano. Fra il 1202 e il 1237 i membri dell’Ordine dei cavalieri Portaspada, partendo dalla base di Riga, sul baltico, fondano città e vescovati tedeschi in Curlandia, Livonia e Semegallia, mentre a partire dal 1230 i Cavalieri Teutonici impongono con la Croce e la spada il cattolicesimo romano alle popolazioni slave della Prussia.
    La volontà di Innocenzo III di riaffermare la piena autorità del pontefice non era una rivolta solo all’esterno della chiesa: si trattava anche di combattere l’eresie. Per combattere le eresie la chiesa organizzò un sistema repressivo che trovò il suo strumento principale nel tribunale dell’inquisizione, fondato nel 1231. Nel 1216 nacque l’ordine domenicano, fondato da Domenico di Guzman (1170-1228); l’ordine francescano, fondato da Francesco d’Assisi (1182-1228), essi si proponevano il comune obiettivo di combattere l’eresia con le sue stesse armi, la predicazione e l’esempio della povertà .

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  • L’impero Romano

    Ottavio affermando di voler restaurare la repubblica, che infine rimase formalmente in vita, governò in realtà come un monarca, col consenso dell’aristocrazia senatoriale, cioè penso bene di non ostentare troppo il potere acquisito: ogni volta che voleva far votare una legge, la presentava ossequiosamente al Senato che, pago dell’omaggio formale alla perduta sovranità , aprovvava senza discutere. Suddivise l’impero in due tipi di province: quelle senatoriali, strategicamente meno importanti, e quelle imperiali, governante direttamente da suoi rappresentanti e caratterizzate dalla presenza dell’esercito. L’Egitto non fu inquadrato nel sistema delle province, ma considerato possesso dell’imperatore e da lui direttamente governato: le grandi ricchezze provenienti da quelle terre, da cui Ottavio attingeva per finanziare le feste, i giochi, le donazioni alla plebe e ai soldati, che costituivano un ingrediente fondamentale del suo potere. Augusto attuò una politica di espansione decisamente più contenuta rispetto al passato. A Oriente l’azione principale fu l’intervento contro l’impero dei parti per il controllo dell’Armenia, mentre la campagna intraprese a Occidente fissarono il confine dell’impero lungo il Reno e il Danubio. Ma Augusto non aveva eredi, perchè sia che in famiglia fossero di salute cagionevole, sia che Livia (seconda moglie) facesse uso abbondante di veleno, i discendenti di sangue gli erano tutti morti.
    Così al trono di Roma, quel trono di cui nessuno ancora voleva ammettere l’esistenza, nel 14 salì Tiberio, figlio di primo letto di Livia. I romani in Svizzera c’erano fugacemente già stati in precedenza con le campagne nel 16 d.C. guidate allora dai generali Tiberio e Druso. I Romani vi avevano lasciate pochissime tracce di insediamenti, rarissime colonie, per il poco interesse che quelle terre avevano suscitato. Una zona allora totalmente forestificata, quasi tutta disabitata o arcaicamente abitata, che oggi chiamiamo Grigioni e sud Tirolo. Le popolazioni di quelle valli furono chiamate per la prima volta Reti e ancora oggi esiste un piccolissimo paese chiamato Retia (in italiano Resia). Claudio con la sua legione ripercorre questo sentiero e fonda una piccola colonia, Glorenza.
    Ma neppure lui morì di morte naturale: il folle Caligola, suo pronipote ed erede, nel 37 lo fece strangolare. Dopo quattro anni di crudeltà , i pretoriani dissero basta e scannarono Caligola all’uscita del circo.
    La famiglia stava estinguendosi. Non rimaneva che il maturo zio di Caligola, Claudio (41). Timido, zoppo e balbuziente, era in realtà un uomo clemente ed erudito. Diede impulso a grandi opere pubbliche. Quando l’incauta sposa (Valeria Messalina) cercò di rubagli il trono per regalarlo all’amante, dovette suo malgrado sopprimerla. Nel 42 si ha l’annessione della Mauritania, nel 44 della Giudea, nel 46 della Tracia. I romani erano venuti in contatto già nel 50 con i Briganti, una delle più famose tribù dell’isola di Gran Bretagna; che non era solo una piccola tribù ma una confederazione di tribù. A comandare questa nuova spedizione troviamo prima Ceriale e poi Frontino. Una campagna la prima che fu contraddistinta da numerosi e violenti scontri campali, mentre la seconda rivolgendo l’attenzione anche a occidente dell’isola riuscirono a soggiogare i Siluri, completando così la conquista del Galles. In questa zona i romani dovettero affrontare una popolazione che non era dedita all’agricoltura, il che impediva l’eventuale saccheggio alimentare che occorreva ai ribelli per vivere, ma erano tribù che vivevano esclusivamente di caccia o quanto trovavano nella selvatica vegetazione spontanea. Comparivano e scomparivano in luoghi diversi. Fu quindi necessario adottare una strategia, costruire una strada militare fiancheggiata lungo il suo corso da postazioni fortificate e da torri di guardia, poteva essere impiegata per isolare territori difficili e contribuiva al suo effettivo controllo, spostando velocemente da una posizione all’altra i soldati necessari. Agrippina ansiosa di spianare la strada al suo unico rampollo, il diciassettenne Nerone, la matrona si liberò in tutta fretta dell’anziano marito con una porzione di porcini avvelenati e prese il potere, nel 54.
    Non concesso alle donne di ricoprire in prima persona le cariche politiche, ma esercitarle attraverso mariti, figli e amanti, Nerone, accantonate le velleità teatrali, divenne imperatore. Il potere degli imperatori, in particolare con Caligola e Nerone, assunse caratteri molto autoritari.
    Inoltre furono introdotti nel cerimoniale di corte elementi tipici di venerazione per il monarca, secondo l’uso orientale: per esempio gli inchini e il bacio dei piedi. Per questo motivo Caligola fu ucciso in una congiura e Nerone fu rovesciato da una ribellione appoggiata dal Senato (68).
    Segui un anno di guerre civili, provocate dagli eserciti stanziati nelle diverse province, che tentarono di imporre come imperatore il proprio comandante. Alla fine del 69, con l’appoggio delle legioni d’Oriente, ebbe la meglio Vespasiano (69-79), che diede inizio alla dinastia dei Flavi. Vespasiano dovette inizialmente affrontare il problema della rifondazione del principato. Vespasiano, allora, rinnovò profondamente il Senato inserendovi molti esponenti delle classi ricche delle province e con il loro appoggio ottenne l’approvazione per una legge che definiva il potere del principe (legge di Vespasiano sul governo). In questo modo il principato non si basava più sul compromesso tra l’imperatore e il Senato di Roma, ma diventava un’istituzione dello Stato romano, riconosciuta dalla legge. Nel 70 distrusse Gerusalemme. Gli ebrei furono massacrati e i sopravissuti vennero deportati come schiavi dai Romani. Da allora gli Ebrei si sono dispersi nel mondo dando luogo alla cosiddetta diaspora (dispersione). Giulio Agricola nel 77 sbarca in Britannia. Con un attacco improvviso si impadronì perfino dell’isola di Mona, il covo dei Druidi.
    Nel 96 il Senato mise fine alla dinastia flavia con una congiura contro Domiziano e impose quale imperatore un proprio rappresentante: Nerva (96-98), dal quale ha inizi la dinastia degli Antonini. Con lui si affermò come principio di successione l’adozione del migliore: l’imperatore sceglieva come suo successore una persona di elevate qualità morali e politiche.
    Nerva sclse un abile generale spagnolo, Traiano (98-117), che fu il primo imperatore di origine provinciale. Egli fece giungere l’impero romano alla sua massima estensione nel quale 106 viene annesso il regno dei Natabei (attuale Siria e Giordania) che diviene la provincia dell’Arabia petra.
    Siamo ormai al tempo del massimo splendore della civiltà latina: sotto Traiano e Adriano (117-138), tutti gli abitanti liberi dell’impero godono della cittadinanza. Nell’urbe la gente mangia bene, prende il bagno tutti i giorni, e i più, donne comprese, sanno leggere e scrivere. Gli orfani sono mantenuti dallo Stato, i lavoratori hanno le ferie. Di laggiù, il cinese Figlio del Cielo saluta col nome di An-tun Marco Aurelio Antonino (116-180). Ma già l’economia ristagna, i barbari sono alle porte. Mentre Roma è all’apogeo, il tarlo della decadenza lavora implacabile sotto i marmi del Palatinato.
    Le 3 campagne di Marco Aurelio in Germania sono molto importanti, perchè sono le prime campagne fatte da un imperatore per ricacciare nella propria terra dei barbari che invadono il territorio romano. La prima delle 3 campagne militari condotte da Marco Aurelio incominciò nel 167, tutto a causa di 3 popoli: Catti, Longobardi e Obii, che mossero contro le quasi sguarnite frontiere dell’impero, non riuscendo ad oltrepassarle, ma comunque mettendo in seria difficoltà legionari e ausiliari stanziati sul limes a partire dall’Alto Reno fino al Medio Danubio. Dopo questi eventi tentarono la fortuna contro i Romani anche numerosi altri popoli, tra cui i Marcomanni, i Quadi, numerose altre popolazioni minori e in piccola parte anche i Vandali. Il gran numero di tutti questi popoli, insieme, aggiunto alla scarsezza delle difese romane, permise ai germani di attraversare il confine e di razziare tutto quello che trovavano sul loro cammino. Le notizie, come era ovvio, arrivarono a Roma con un po’ di ritardo, dovuto ai mezzi dell’epoca, e quindi Marco Aurelio partì da Roma solo il 15 maggio. Il 1 gennaio del 169 con un impero finalmente libero dai barbari morì Lucio Vero, mentre l’esercito vincitore tornava a Roma. Dopo aver celebrato i funerali di Lucio Vero e aver cercato di migliorare la situazione della popolazione, Marco Aurelio dovette ripartire verso nord per via delle terrificanti notizie che giungevano a Roma. Marco Aurelio decise che questa volta non era solo una legione ad attaccare, ma l’intero esercito dell’imperatore. Per questo motivo pose il suo quartiere generale in Pannonia, a Carnuntum, e da qui attaccò il territorio dei Quadi dove si stavano radunando diversi popoli. La sua strategia era quella di penetrare in profondità e di attaccare tutti i popoli uno alla volta, non permettendo ai barbari di allearsi e di formare un unico grande esercito; così affrontò, nell’ordine: Quadi, Svebi, Marcomanni, diverse tribù germaniche e Sarmati. Verso la metà dell’estate del 174 credeva di aver finito con la sua opera e pensava che i Germani avrebbero finalmente cessato di attaccare i Romani. La terza e ultima campagna militare in Germania comincia quando i Marcomanni riprendono a dare problemi ai romani sul confine, senza però riuscire a sfondare in gran numero; in ogni caso si richiede la presenza dell’imperatore. Marco Aurelio parte per la Germania nei primi mesi del 178. Marco Aurelio parti con 20.000 uomini e il figlio, alla volta di Carnuntum (nei pressi di Vienna), dove ad attenderlo c’è il grosso dell’esercito. Una volta arrivato scopre che non sono solo i Marcomanni ad attaccare, ma anche altri popoli, così deve affrontare nell’ordine: Sarmati, Buri, Ermunduri, Marcomanni e Quadi. Marco Aurelio si sbarazza velocemente di tutti i barbari che si oppongono alla sua avanzata e affonda nel territorio della Germania come un coltello caldo nel burro. Le condizioni poste per la nuova pace furono ancora più gravi delle precedenti e obbligarono i germani a ritirarsi nelle selve isolati in piccoli gruppi, e soprattutto a pagare tribuni immensi di oro, bestiame e schiavi.
    Marco Aurelio morì il 17 marzo del 180 d.C. di malattia, il quale invece lasciò come erede il figlio Comodo. Quest’ultimo si rivelò incapace di affrontare la crisi che cominciava a indebolire l’impero e governò in modo autoritario e dispotico. Pertanto suscitò un grave malcontento in particolare nelle classi elevati, che lo eliminarono infine con un complotto (192). Segui un periodo di lotte civili, dalle quali uscì vincitore Settimo Severo (193-211), proclamato imperatore dalle proprie legioni. Con lui ebbe inizio la nuova dinastia dei Severi (193-323), che basò la sua autorità prevalentemente sull’appoggio dell’esercito. A differenza degli imperatori precedenti, che avevano in genere cercato il consenso del Senato, i Severi lo relegarono ai margini della vita politica, instaurando una monarchia militare che, se non riuscì a bloccare la crisi dell’impero, ne difese però con successo il territorio.
    Nel 235, i soldati della Germania proclamano imperatore Massimino, il primo barbaro sul trono romano, fino al 258. Fu ucciso dai suoi soldati. I barbari entravano sempre più nelle file degli eserciti romani.
    L’impero raggiunse proporzioni non più governabili. Il tentativo di arginare la crisi dell’impero fu compiuto da Diocleziano (285-305). Per cercare di rendere governabile l’impero e di regolamentare la successione imperiale, Diocleziano lo divise in due parti, l’Oriente e l’Occidente. Le due parti dovevano essere governate da due augusti, affiancati da due collaboratori, detti cesari; dopo vent’anni i due cesari sarebbero succeduti ai rispettivi augusti, scegliendo a loro volta altri due cesari.
    Per i Germani le fertili pianure e le ricche città dell’impero costituiva un forte polo di attrazione. Fin dal II secolo i romani dovettero fronteggiare periodiche incursioni di tribù germaniche all’interno dei propri confini. Erano spedizioni che avevano come obiettivo il saccheggio e la razzia. Non si trattava di autentici tentativi di invasione, perchè i barbari, dopo aver fatto bottino, tornavano alle loro sedi e non avevano intenzione di stanziarsi in territorio imperiale. Queste misure non riuscivano a frenare le incursioni barbariche. Soltanto a partire dalla seconda metà del III secolo l’impero ridiede una ceta sicurezza alle terre di confine, dapprima con una serie di vittoriose campagne militari. Inoltre furono arruolati, con crescenti frequenza, dei volontari barbari. Per tenere a freno le incursioni germaniche, l’impero cominciò a ricorrere alla diplomazia piuttosto che alle armi. Sempre più spesso concesse l’ingresso pacifico di tribù germaniche in territorio romano. Alla fine del III secolo colonie di prigionieri barbari furono insediati ad opera dello stesso impero. La condizione di questi coloni era quella di contadini-soldato al servizio dell’impero. Contemporaneamente l’impero avviò una politica di alleanze con tribù germaniche insediate a ridosso dei propri confini. Esse mantenevano la propria indipendenza, ma si impegnavano a difendere i confini dell’impero da incursioni esterne, in cambio di denaro e di eventuale aiuto o protezione militare. Questi popoli presero il nome di federati dell’impero.
    Teodosio (383-395) formalizzò anche la divisione dell’impero in due parti, assegnando al figlio Arcadio la parte orientale e a Onorio la parte occidentale.

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  • Gesù Cristo

    Lo storico Dionigi il Piccolo fece risalire la nascita di Gesù 753 anni dopo la fondazione di Roma, fissando l’inizio dell’era volgare. Anche se la tradizione ha accolto da sempre questa data, in realtà lo storico errò di circa cinque anni. Anche la cronologia della vita di Gesù è oggetto di discussione tra gli studiosi. La tesi più accreditata è la seguente: Gesù sarebbe nato quindi nel 5 a. C. e avrebbe iniziato il ministero pubblico a circa trentatrè anni, nel 27 d. C. La morte sarebbe avvenuta il 7 aprile del 30 d. C.
    Le fonti della vita di Gesù sono essenzialmente di tre tipi: quelle non cristiane, che contengono riferimenti all’esistenza storica di Gesù, quelle cristiane non accolte ufficialmente dalla Chiesa (come i Vangeli apocrifi) e quelle accettate dalla Chiesa (che costituiscono il Nuovo Testamento) che ne attestano la duplice natura umana e divina. In base a queste ultime fonti, la nascita di Gesù avvenne a Betlemme, ove Maria e Giuseppe, del casato di David, si erano recati per il censimento voluto da Quirino, legato romano della Siria; in seguito la famiglia fuggì in Egitto per salvarsi dalla strage degli innocenti voluta da Erode, re di Giudea. Alla morte di Erode, Giuseppe, Maria e Gesù tornarono a Nazareth. La vita pubblica iniziò con il Battesimo nel Giordano ricevuto da Giovanni e dopo un periodo di quaranta giorni nel deserto. Gesù tornò in Galilea ove cominciò a raccogliere i suoi discepoli. Dopo la prima Pasqua della sua vita pubblica passata a Gerusalemme, fu di nuovo in Galilea e nella Betsaida, a Genesaret e Cafarnao e, fuori dalla Palestina, nella Decapoli e nella Fenicia. Tornato in Galilea, si dedicò ancora la predicazione per parabole. Nel periodo della terza e ultima Pasqua della sua vita pubblica si trovava ancora a Gerusalemme, ove fu catturato e sottoposto a processo, dapprima davanti ad Anna, sommo sacerdote non più in carica, e poi di fronte al sinedrio. L’accusa di bestemmia, in seguito alla sua proclamazione di essere il Cristo, figlio di Dio, gli costò la condanna a morte. Tale condanna doveva essere confermata dal procuratore romano Pilato, che saputo che Gesù era galileo, cercò di evitare la responsabilità dell’avvallo della condanna; mandò infatti Gesù da Erode, tetrarca di Galilea che si trovava a Gerusalemme. Interrogatolo a lungo senza ottenere risposte Erode fece tornare Gesù da Pilato, che chiese alla folla quale condannato, tra Gesù e Barabba, dovesse essere risparmiato. La scelta di Barabba portò definitamente Gesù alla crocifissione sul Golgota, il giorno di venerdì. Maria di Magdala, recandosi sulla tomba di Gesù la domenica, trovò la tomba vuota: Gesù era risorto e apparve in seguito a Maria di Magdala, ai discepoli sulla strada per Emmaus e a Gerusalemme. Secondo la religione cristiana, dopo quaranta giorni Gesù nei pressi di Gerusalemme apparve di nuovo ai discepoli e ascese al cielo.
    La nuova religione incominciò a diffondersi nell’età di Tiberio (14-38), a partire dalla Palestina, provincia romana, prima in Asia Minore e nelle regioni orientali dell’impero, quindi in Occidente. La religione concepiva la salvezza ultraterrena come il risultato della scena terrena: proprio la passione e sacrificio del figlio di Dio fatto uomo esigono dal credente l’insegnamento di Cristo e l’impegno a realizzare il messaggio dell’amore e della frattelanza. Il cristianesimo non si opponeva all’autorità civile, ma non le riconosceva alcuna giustificazione divina. Ben presto aveva incominciato ad attecchire i ceti medio-alti, l’aristocrazia romana, i quadri dell’esercito e della burocrazia, e la stessa corte imperiale. L’imperatore Costantino, sancendo nel 313 la libertà di culto per i cristiani avrebbe preso definitivamente atto di questa realtà .

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  • Alessandro Magno e la Macedonia

    Il regno macedone si era costituito dal VI secolo a.C. nella regione montuosa a nord della Grecia. All’inizio del IV secolo a.C. la monarchia macedone si presentava come uno stato fortemente centralizzato.

    Con l’ascesa al trono del sovrano Filippo II (359 a.C.) maturò il progetto di un’espansione verso la Grecia. La superiorità militare macedone ebbe la meglio sulla volontà di resistenza dei greci, che furono sconfitti nella decisiva battaglia di Cheronea, in Beozia (338).
    Succedete a Filippo suo figlio Alessandro. Aveva venti anni e nutriva in cuore una ambizione smisurata. Educato dal filosofo Aristotetele, addestrato alle armi e alla politica dai generali di suo padre, dotato di grande intelligenza, di energia e di tenacia, creò un impero mondiale. Appena salito al trono, Alessandro si fece confermare i diritti di cui aveva goduto suo padre, il comando supremo dell’esercito.

    Quindi volle dimostrare ai popoli soggetti che la morte di Filippo non aveva diminuito la forza della Macedonia: accorse in Illiria a domare una ribellione e, essendo insorta Tebe alla falsa notizia della sua morte, se ne impadronì con la forza, la rese al suolo e ne vendette schiavi gli abitanti. L’esempio era sufficiente per dissuadere gli altri confederati da ogni insubordinazione e potè dedicarsi alla guerra nazionale contro la Persia. Nella primavera del 335 a.C. si diresse verso la Siria, e a Isso affrontò affronto l’esercito del re di Persia Dario III.

    Gli Asiatici, sebbene superiori di numero, furono travolti dalle falangi macedoni e Dario si salvò con la fuga. Prima di penetrare nell’interno dell’Asia, egli volle assicurarsi il possesso di tutta la costa mediterranea. Penetrò nell’Egitto. Presso il ramo sinistro del delta del Nilo fondò una città, Alessandria. Dall’Egitto, Alessandro ritornò sui suoi passi, sconfisse nuovamente Dario presso Guaguamela, in Mesopotamia.

    Con questa vittoria caddero nelle sue mani Babilonia, Susa e Persepoli. Continuando l’inseguimento di Dario, Alessandro penetrò nella Media. Nel 328 a.C., aveva attraversato tutto l’Iran, giungendo con un amplissimo giro fina alla Battriana: aveva toccato gli estremi dell’impero.
    Prima di varcare il passo Khyber e entrare in India, Alessandro sentì il bisogno di riorganizzare l’armata che aveva guidato attraverso l’Iran e la Battriana e di adattarla al clima e al terrno differente.

    Bruciò tutti i carriaggi colmi di bottino che impedivano la sua mobilità e congedò un gran numero dei suoi veterani ormai inutilizzabili, riforgiando la sua armata con l’impiego di parecchie migliaia di cavalieri iranici. Le forze combattenti ammontavano a circa 40000 uomini.

    Mentre le truppe pesanti, al comando di Perdicca ed Efestione, mossero insieme ai bagagli attraverso la valle del Kabul fino all’attuale Charsadda, Alessandro alla testa di truppe armate più alla leggera si spinse più a nord, attraverso le regioni dello Swat, abitate da popolazioni montanare indiane estremamente bellicose e restie a sottomettersi. Perdicca ed Efestione che, avevano compiuto un percorso più facile, avevano costruito un ponte sull’Indo, e su esso, nella Primavera del 326, Alessandro passò nel territorio del Punjab, che come dice il nome, è una regione composta da cinque fiumi, affluenti dell’Indo che convogliano su di esso le acque della catena Hymalaiana.
    Il territorio in cui era penetrato l’esercito macedone era dominato da tre potentati. Nella Primavera del 326 Alessandro entrò nel regno di Ambhi, da lui poi ribattezzato Taxila, e ricevette un’accoglienza amichevole dal sovrano, che lo equipaggiò con elefanti e truppe.

    I regni di Taxila e Poro erano in relazioni ostili e per questa ragione Alessandro poteva contare in Taxila come un valido alleato.

    Abisare preferì una tattica più attendista, pronto a soccorrere il vincitore dello scontro che si andava profilando. Alessandro raggunse l’Idaspe (una regione del Poro), proprio mentre stava iniziando la lunga stagione delle piogge monsoniche e il fiume si stava gonfiando.

    Sull’altra sponda il Re indiano aveva schierato le sue truppe al completo, circa 30000 uomini e 200 elefanti. Attraversare il fiume su zattere davanti al nemico non era un piano che avesse prospettive di successo, perché l’esercito sarebbe stato attaccato appena uscito dal fiume senza potersi schierare; bisognava cercare un guado non sorvegliato. Alessandro ordinò ai suoi soldati di fare un rumore continuo e spostarsi in continuazione, in modo da abituare gli Indiani a non dare troppo peso a queste continue manovre. Poi, dopo avere lasciato Cratero al comando del corpo principale dell’armata, guidò una forza d’assalto composta da 5000 cavalieri e 6000 fanti equipaggiati con barche e zattere, verso un guado, situato una ventina di chilometri più a monte del punto in cui era accampato l’esercito indiano.
    Il guado si presentava particolarmente difficile: erano iniziate le piogge monsoniche e il fiume stava rapidamente crescendo di livello; i fanti e i cavalieri si videro costretti ad attraversare con l’acqua fino al petto e pure i cavalli soffrirono non poco la violenza della corrente.

    Una volta passati tutti senza perdite, Alessandro dispose le truppe per la marcia, con gli arcieri e la cavalleria in testa, mentre la fanteria seguiva in formazione. Gli esploratori indiani avevano informato re Poro che gli invasori avevano forzato il fiume, ed egli, probabilmente non consapevole della reale consistenza del corpo di sbarco, inviò contro di loro un contingente composto da 2000 cavalieri e 120 carri, guidati dal suo stesso figlio, che si rivelò inadeguato al compito. Gli Indiani si batterono coraggiosamente ma furono alla fine sconfitti e volti in fuga perdendo tutti i carri, mentre lo stesso figlio di Poro cadde in battaglia. Una volta appreso l’esito dello scontro Poro capì che la minaccia principale veniva da Alessandro e non dalle truppe macedoni ancora schierate dall’altra parte del fiume, per cui risolse di muovere l’intero esercito contro di lui, dopo avere lasciato una schiera esigua a custodia del fiume di fronte a Cratero. Vinse in una grande battaglia il re Poro. Ma qui la sua energia dovette piegarsi davanti al malcontento dei soldati, esauriti dalla lunga guerra. Tutta l’opera sua, durante e dopo la spedizione, è dominata dal pensiero di dare alla conquista un saldo fondamenta, e la marcia degli eserciti fu accompagnato dalla fondazione di numerose colonie, che dovevano diventare fiorenti centri di propagazione dell’ellenismo (cultura greca).

    Alessandro si propose di fondere l’Occidente e l’Oriente, di fare dei molti popoli e delle molte civiltà un popolo e una civiltà unica. Incorporò nell’esercito contigenti indigeni. Dare effettività unità all’impero si rivelò opera ben difficile della conquista militare. L’opera non fu compiuta.

    A Babilonia, mentre pensava ai grandi disegni politici ed economici, il 13 giugno 323 a.C. Alessandro moriva all’età di 33 anni di regno.

    La scomparsa prematura e improvvisa di Alessandro tolse all’impero il suo principio creatore e regolatore: il partito ateniese antimacedone, proclamò la guerra di liberazione contro l’oppressore e fu seguito dalle altre città greche. Nel corso del III secolo a.C. la Macedonia tenne direttamente soggetta una parte della Grecia.

    Dopo la morte di Alessandro, l’immenso impero da lui conquistato si frazionò a causa delle lotte che i suoi generali intrapresero per la successione. Dopo circa un ventennio di conflitti, al posto dell’unico impero si formarono alcuni grandi stati detti regni ellenistici.

    Lo Stato ellenistico maggiormente attivo, più ricco (grano, papiro, birra, oro) e politicamente tranquillo è l’Egitto tolemaico (304-30 a.C.).

    La Pirenaica legò i suoi destini all’Egitto dei Tolomei.

    Tolomeo I fonda il Museo e la Biblioteca di Alessandria, che presto diviene la più grande di tutto il mondo classico.
    La Macedonia degli Antigonidi, fondata da Antigono Gonata dopo la vittoria sui Galati a Lisimachea (277 a.C.) è la prima a entrare in conflitto con Roma durante le Guerre Macedoniche (221-168 a.C.), fino a ridursi a provincia romana (148 a.C.). I tentativi di Atene e delle altre città greche di riconquistare l’indipendenza cozzano contro il pugno di ferro di Antipatro (322 a.C.) e di Antigono Gonata (261 a.C.).
    Diversa è la situazione nel composito Oriente dei Seleucidi (304-64 a.C.). Dalla nuova capitale Seleucia i sovrani cercano di governare (anche con l’ausilio di postazioni militari fisse e di una moneta unica) un territorio troppo vasto, che racchiude perdipiù genti di differente costume e lingua (le più diffuse divengono il greco e l’aramaico).

    Il regno si erode quasi subito con la vittoria dell’indiano Ciandragupta su Seleuco I, nel territorio del Punjab. Vasti territori dell’Asia Minore si staccano anche sotto il regno di Antioco I “Sotere” (il Regno del Ponto di Mitridate 280 a.C. ca.), mentre una calata di Celti (279 a.C.) porta alla fondazione del Regno di Bitinia. Si stacca poi, ad opera di Eumene I, il Regno di Pergamo (263 a.C.), ove si erige una vasta biblioteca.

    Ma è l’arrivo dei Parti (247 a.C.) a far crollare il regno seleucide.

    Questa tribù scitica giunge dal Caspio e dal deserto iranico sotto la guida di Arsace I. Vincendo Antioco II e Seleuco II, i Parti fondano un vero impero sotto la guida di Mitridate I (171-138 a.C.), che domina su Iran e Mesopotamia. Dopo che il figlio, Fraate I, muore combattendo la tribù dei Saci, l’impero passa a Mitridate II (124-87 a.C.), sotto il quale si verificano i primi scontri di una secolare lotta contro Roma.
    Libro, Edizioni Scolastiche Bruno Mondatori- Il lavoro dell’uomo / Libro, Europeans book Milano- Atlantica n.7 / Cd, Rizzoli Larousse 2001- Enciclopedia multimediale / Internet- Cronologia.