Tag: cretesi

  • Babilonesi: attività e società

    Attività

    La posizione geografica del regno di Babilonia, nonché le ricchezze naturali (due fiumi, ricca vegetazione, pascoli fiorenti), favorirono i commerci con i popoli vicini, in particolare con le Indie ed il prosperare di attività agricole e di pastorizia.
    Numerose furono le eredità prese dai Sumeri. Furono grandi conoscitori dell’astrologia: inventarono un calendario che non si discosta molto da quello impiegato attualmente, individuarono tutte le costellazioni, identificarono la cometa di Halley. Grandi matematici, risolvevano equazioni algebriche di terzo grado e sistemi vari, nonché impostarono il teorema di Talete. Eseguivano calcoli complicati nel campo dell’ingegneria edile.
    Grandi ingegneri, realizzarono città, templi e palazzi a Babilonia, dove il tempio più famosi erano quelli di Etemenanki ed Esagila, rivestiti d’oro, Borsippa, sede dell’accademia, Kuta, Kish, Larsa, Marad, Bas e Sippar. Babilonia era così bella che conquistò non solo Ciro il Grande, ma anche Alessandro Magno. Tutti la consideravano “l’ombelico del mondo”, centro di arte e di cultura. Un esempio è dato dalla maestosa porta di Ishtar, tutta decorata da mattoni policromi, dalla via della processione, dalla torre di Babele, dall’oro che rivestiva i templi ed i palazzi, dai Giardini Pensili, considerati una delle sette meraviglie del mondo, realizzati per la regina Amitis, moglie di Nabucodonosor, figlia del re medio Ciassarre, al fine di ricordarle il verde della sua terra.
    Nel campo toponomastico, descrivevano in dettaglio tutte le loro opere con piante e calcoli minuziosi: esistono tantissimi reperti con descrizioni dettagliata di alcune zone di Babilonia. Utilizzarono per la scrittura il codice “lineare B” adottato dai Cretesi, implementandolo con la scrittura cuneiforme.
    Produssero tantissimi libri: ne sono prova i reperti trovati nelle varie biblioteche. Inventarono le Cronache, molto attendibili ed oggettive, in cui venivano riportate le notizie salienti del periodo. Tra queste le informazioni di carattere bellico avevano poca rilevanza, a differenza degli assiri. Questo dimostra che i babilonesi non davano molta importanza alla guerra, piuttosto alla religione ed alla cultura.
    Dal punto di vista militare avevano grossi eserciti, che si avvalevano del carro da guerra, introdotto dai sumeri e perfezionato dagli assiri, e di macchine da guerra utilizzate per assediare le città.

    Società

    Esistevano una classe regale ed una sacerdotale. Quest’ultima deteneva il controllo su latifondi terrieri e beneficiava dei relativi proventi. Parallelamente vi era anche una classe borghese, risultato dei fiorenti commerci babilonesi.
    Poco si conosce della condizione femminile e del resto della popolazione. Il tenore di vita era comunque medio alto. Ciò è testimoniato dall’opulenza delle città e dalla presenza di diversi schiavi.
    Ciascuna città era ben fortificata, basti pensare alle possenti mura di Babilonia. Nabucodonosor, tra l’altro, fece erigere un vallo al confine con la Media, a nord del suo regno, per prevenire eventuali attacchi.

  • Sumeri: le attività

    Attività

    Il regno di Sumer era caratterizzato da diverse depressioni geologiche e da varie inondazioni fluviali che rendevano la zona estremamente paludosa. Solo l’abilità e l’ingegno sumero, attraverso numerose opere di bonifica, la resero fertile e ricca di pascoli.

    Le attività principali erano dunque la pastorizia e l’agricoltura; non mancavano però numerosi segni di civilizzazione che trasmisero ai Babilonesi ed al mondo intero.

    Furono grandi conoscitori dell’astrologia: inventarono un calendario che non si discosta molto da quello impiegato attualmente, individuarono tutte le costellazioni. Grandi matematici, risolvevano equazioni algebriche di terzo grado e sistemi vari. Eseguivano calcoli complicati nel campo dell’ingegneria edile.

    Furono i primi ad usare i numeri.

    Inventarono la scrittura, anche se poi venne perfezionata dai Cretesi, attraverso il codice “lineare B”.

    Grandi ingegneri, realizzarono canali che resero completamente navigabile e bonificata la bassa Mesopotamia; costruirono città, templi e palazzi. Importanti erano le Ziqqurat.

    Abili lavoratori di alabastro, realizzarono immagini votive.

    Numerose sono le stele, in cui i Sumeri registravano gli eventi che accadevano nella loro cultura.

    I Sumeri istituirono la scuola come luogo di cultura ed istruzione. Inoltre furono propositori nel diritto, in particolare con il re Eannatum, uno dei primi re sumeri, che cercò di regolamentare una situazione di sopraffazione e di ingiustizia.

    Avevano una buona educazione sanitaria e si curavano nell’abbigliamento. Erano profondi conoscitori delle erbe mediche.

    Nell’ambito della letteratura, osservando tutti i loro poemi, si può dire che furono dei grandissimi precursori della cultura. Fra tutti si ricorda lo scrittore Sinleqe Unnini.

    Non amavano molto la guerra, anche se utilizzarono il carro da guerra, impiegato dagli Sciti, ma erano dediti al commercio. Fondamentale fu il commercio con l’Egitto, il quale subì anche diverse influenze dai sumeri sia dal punto di vista architettonico che religioso: il mito di Osiride, riprende quello di Dumuzi; le piramidi si rifanno agli ziqqurat.

  • Cretesi: i miti

    Miti

    Tutta la cultura minoica si basa sulla mitologia. Vediamone brevemente alcuni.

    EUROPA
    Il termine Europa deriva da una leggenda greca, nella quale era così chiamata la figlia del re Agenore.
    Innamorato di lei, Zeus si trasforma in un toro bianco, Europa salì sulla groppa dell’animale, che velocissimo si lanciò tra i flutti del mare portando con sè la fanciulla fino a Creta. E’ così, che i Greci narrano che Europa, nell’innocenza del suo gioco con Zeus, subì la sua violenza. Questo mito testimonia le radici culturali dei popoli europei, poichè essi impararono dai Greci il gusto del bello,l’ideale dello sport,il principio della democrazia.
    Il mito la descrive come la rappresentazione stessa della gioia e dell’allegria, dell’entusiasmo per le avventure della vita, del coraggio nelle situazioni eccezionali.
    Dalla dea Afrodite ebbe l’annuncio che il suo nome sarebbe stato dato ad una parte del mondo, e così avvenne, i greci cominciarono a dare il nome di Europa ai territori situati oltre Creta.

    MINOSSE E IL MINOTAURO
    Figlio di Zeus e di Europa, fratello di Radamante. Era re di Creta ed abitava nel palazzo di Cnosso. Per la sua saggezza in terra e la sua onestà, alla sua morte, divenne uno dei tre giudici infernali che valutavano le colpe degli estinti.
    Minosse governava sull’isola e dominava con le sue navi tutti i mari circostanti. Di contro Poseidone, infuriato, fece innamorare la sposa di Minosse, Pàsifae, dello splendido toro e da questa unione nacque il Minotauro, un mostro possente, mezzo uomo e mezzo toro che si cibava di carne umana. Minosse chiamò allora un abile architetto, Dedalo e gli ordinò di costruire un palazzo sotterraneo: doveva essere un inestricabile susseguirsi di camere, corridoi, sale, finti ingressi e finte porte, un luogo dove perdersi e da cui fosse impossibile uscire.
    Lì il re avrebbe rinchiuso il Minotauro, suo figlio. Per nutrire il mostro che si cibava di carne umana, Minosse si faceva inviare ogni anno dalla città di Atene, come tributo di sottomissione per aver perso la guerra, “7 fanciulli e 7 fanciulle”.
    Il re di Atene, Egeo, era preoccupato, perché non aveva nessun eroe: aveva un figlio che si chiamava Teseo, però non lo aveva mai visto. Tanti anni prima, poiché desiderava avere un figlio, andò a chiedere la soluzione ad un oracolo di Delfi a quel sapientone del re di Trezene, Pitteo, che ne approfittò, e lo sposò, la notte stessa, alla figlia Etra, ormai zitella.
    La mattina seguente Egeo se ne andò dicendo alla moglie: “Se nascerà un figlio, mandamelo solo quando avrà la forza di spostare il sasso, sotto cui ho messo la mia spada e i miei sandali”.
    Teseo nacque e venne educato dal nonno: quando diventò grande e robusto, riuscì a spostare il masso e partì subito per Atene.
    Quando arrivò ad Atene tutti lo trattavano bene, perché avevano saputo che aveva ucciso molti mostri lungo la strada e il padre lo mandò a Creta a uccidere Minotauro.
    Se l’impresa fosse riuscita, al ritorno la nave su cui viaggiava avrebbe innalzato le vele bianche, altrimenti sarebbero state lasciate le vele nere issate alla partenza, in segno di lutto per le giovani vittime sacrificate.
    Giunto a Creta con le 14 vittime sacrificali, Teseo ottenne l’aiuto della bella Arianna, figlia di Minosse, che si era innamorata dell’eroe ateniese. Arianna introdusse Teseo nel labirinto e per ritrovare la strada da percorrere, legò il capo di un gomitolo di lana all’ingresso del palazzo, svolgendolo poi via via lungo il cammino. Guidato da Arianna, Teseo riuscì a raggiungere il Minotauro, a schivare un attacco, staccargli una delle corna e conficcarla nella fronte come un giavellotto.
    Questo infatti, come rivelato da Dedalo ad Arianna, era il solo modo per uccidere il mostro. I due riuscirono a ritrovare la via d’uscita e tornarono insieme ad Atene.
    Ma sulla via del ritorno dimenticarono di sostituire le vele nere così Egeo, che attendeva il ritorno del figlio dall’alto delle mura, scorgendo quel segno di sventura, disperato, si uccise gettandosi in quel mare che da lui prese il nome.
    Minosse incise notevolmente sulla cultura cretese che si chiamò minoica e popolò diverse zone del Mediterraneo. Tra queste ricordiamo Eraclea Minoa in Sicilia ove si dice che ebbe sepoltura il re, recatosi in quel luogo per catturare Dedalo.

    RADAMANTE
    Figlio di Zeus e di Europa. Era uno, insieme ad Éaco e a Minosse, dei tre giudici che valutavano le anime degli estinti che giungevano nell’Oltretomba e secondo il loro giudizio indirizzavano le anime nella zona dell’Èrebo (mondo dei morti) più adatta a loro. Tutti e tre erano ritenuti i giusti e i saggi per antonomàsia.

    DEDALO E ICARO
    Dedalo, di origine ateniese, era un bravo scultore e architetto. La sua costruzione più ammirata e famosa fu il labirinto di Cnosso costruito per il re Minosse nell’isola di Creta. Il labirinto era un intrico di mura altissime che occupava parecchi acri di terreno. Il disegno era così complicato che nessuno riusciva a trovare la via d’uscita tra i passaggi tortuosi. Fu costruito per il Minotauro, una creatura mostruosa mezzo uomo e mezzo toro che viveva al centro del labirinto e si nutriva di carne umana.
    Arianna sapeva che Teseo era cugino di Dedalo e riuscì non senza fatica a farsi rivelare da quest’ultimo come affrontare il Minotauro ed uscire poi dal labirinto. Così il giorno stabilito per il sacrificio Arianna andò con i giovani all’ingresso del labirinto con un gomitolo di filo di seta che consegnò a Teseo legandone un capo all’architrave della porta.
    Minosse infuriato, intuendo che solo Dedalo poteva aver favorito questa impresa, lo fece rinchiudere nel labirinto con il figlio Icaro. Dedalo, da uomo d’ingegno qual’era, uccise un’aquila usando un arco rudimentale e con penne e cera si costruì delle ali con cui lui ed il figlio lasciarono il palazzo alle prime luci dell’alba. “Non avvicinarti troppo al sole” aveva detto Dedalo al figlio, ma dopo qualche ora questi, rapito dall’ebbrezza del volo e attirato dalla luce dorata salì alto come un’aquila. Il calore del sole fece sciogliere la cera delle ali e Icaro precipitò in mare. Dedalo proseguì tristemente il suo volo e raggiunta Napoli dedicò le sue ali ad Apollo per recarsi poi in Sicilia dove si guadagnò nuova fama erigendo bellissimi templi.

    LABIRINTO
    Il mito del Minotauro e del labirinto cela un messaggio più profondo: chi entra nel labirinto penetra nei segreti della vita e del mondo.

    ATLANTIDE
    Le notizie più complete su Atlantide ci vengono fornite da Platone (Atene 428/27 – 348/47 a.C.) che la descrisse in due dei suoi famosi dialoghi, il Timeo e il Crizia.
    Secondo Platone, Atlantide era un’isola nella quale tutto abbondava e dove la vita era felice. In realtà (sempre seguendo Platone) anche se Atlantide sembrava essere il paradiso terrestre, partecipava a guerre, possedeva una flotta militare immensa e poteva contare su circa 1.200.000 soldati. Tra le altre, Atlantide sostenne una grande guerra contro Atene che riuscì a sconfiggerla, occupando persino la sua capitale. Ma subito dopo ci furono degli enormi cataclismi che sconvolsero il pianeta ed Atlantide sparì tra i flutti…
    “Molte grandi opere pertanto della città vostra (Atene) qui si ammirano, ma a tutte una ne va di sopra per grandezza e per valore; perocché dice lo scritto di una immensa potenza cui la vostra città pose termine, la quale violentemente aveva invaso insieme l’Europa tutta e l’Asia, venendo fuori dal mare atlantico. Infatti allora per quel mare la si poteva passare; che innanzi a quella foce stretta che si chiama, come dite voi, colonne d’Ercole, c’era un isola. E quest’isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme. In tempi posteriori per altro, essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte […] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve”.
    Così scrive Platone nel Timeo riportando il dialogo che il legislatore ateniese Solone (638 – 558 a.C.) ebbe con i sacerdoti Sais. Egli parla di una grande civiltà che esisteva fuori dal mondo conosciuto fino a quel momento, che aveva come centro il Mar Mediterraneo e l’Asia Minore, che sprofondo’ nel mare in poche ore, per cause non chiare (si parla di cataclismi ma solo in senso vago; secondo i più moderni studiosi questo terremoto può essere stato scatenato da un meteorite).
    Platone ribadisce la storia dei cataclismi che si scatenarono in quel periodo nelle Leggi:
    “…..un tempo vi furono grandi mortalità, causate da inondazioni e da altre generali calamità, dalle quale ben pochi uomini riuscirono a salvarsi. Ed è ovvio pensare che, essendo state le città completamente rase da tale distruzione, gran parte della loro civiltà fu con esse seppellita sotto le acque, ed è occorso lunghissimo tempo per ritrovarne la traccia, e cioè non meno di parecchie migliaia di anni.”
    Lo stesso Platone posiziona la distruzione di Atlantide nel 9500 a.C. circa, e poi ci parla di scontri tra gli abitanti del continente perduto e gli Ateniesi, cosa che non può in alcun modo essere avvenuta (la civiltà greca è di alcuni millenni posteriore).
    Comunque esiste una curiosa coincidenza tra gli scritti di Platone e le leggende successive: infatti si parla di quattro terremoti che portarono alla fine di Altantide ed il quarto cataclisma ebbe luogo nell’anno 9564 a.C., e, dopo essere stata ridotta dagli altri tre ad un’isola, essa fu inghiottita e sparì dalla terra.
    La teoria più recente e più interessante sul probabile sito dell’Atlantide si basa su alcune scoperte archeologiche fatte nell’isola greca di Thera (Santorini).
    Scavi e ricerche hanno rivelato l’esistenza di una grande civiltà, che però fu distrutta da un’enorme eruzione vulcanica nel 1400 a.C.
    Per coincidenza, tutta l’attenzione si è concentrata su un paradosso geografico di Platone, il quale poneva l’Atlantide nell’Atlantico ma nello stesso tempo diceva che essa era governata da Poseidone e da Eracle, entrambi decisamente associati all’Egeo, non all’Atlantico. Ciò ha permesso agli studiosi di pensare che potrebbe esserci stata davvero un’isola egea che scomparve, e quest’isola avrebbe potuto essere Thera.
    Scritti egiziani dell’epoca dell’esplosione di Thera parlano di oscurità prolungata, di inondazioni e di tuoni.
    È stato dimostrato che l’esplosione di Thera superò di gran lunga la malfamata eruzione di Krakatoa del 1883 e quindi potrebbe aver causato il fenomeno descritto dagli egizi.
    La teoria di Thera pone per altro qualche problema. Stando alla descrizione di Platone, l’isola era troppo grande per adattarsi all’Egeo, e anche la datazione dell’Atlantide da parte del filosofo greco (ossia prima del 9000 a.C.) non coincide con i dati di Thera. I sostenitori dell’ipotesi di Thera sostengono che Platone potrebbe aver ricavato i suoi dati da geroglifici egiziani inattendibili. A ulteriore sostegno di questa tesi uno studioso greco sovrappose alle rovine di Thera un disegno basato sulla teoria di Platone dell’Atlantide, e vide che collimavano. Egli disegnò anche un profilo verticale di Thera, basato su carte idrografiche, che confermò uno schema alterno di acqua e terra che Platone attribuiva alla struttura dell’Atlantide.
    E’ possibile che tale cataclisma avesse investito anche Creta, distruggendo la mitica civiltà minoica, lasciando il posto a quella micenea.

  • Cretesi: società ed attività

    Società ed attività

    Verso il 1800 a.C. nascono i grandi palazzi di Cnosso, Festo e Mallia. In essi si vedeva molto l’opera cretese. In questi palazzi vennero trovati molti vasi di argilla che servivano per conservare olio e grano. Il palazzo di Cnosso, come quello di altri importanti centri, testimonia la potenza e la ricchezza cui questo popolo era arrivato con i commerci.
    Il palazzo era il cuore della città: al suo interno, oltre all’abitazione del re e dei suoi familiari, vi erano zone destinate ciascuna a una precisa funzione, politica, economica, sociale o religiosa. Vi erano infatti locali adibiti alle attività politiche, quelli dove si svolgevano cerimonie religiose e altri ancora destinati a giochi e spettacoli.
    Vi si trovavano poi archivi, uffici, laboratori di artigiani, magazzini dove si conservavano, in gigantesche giare di terracotta, miele, olio, grano.
    Ugualmente degni di nota sono i numerosi locali da bagno forniti di acqua per mezzo di tubi cilindrici in terracotta, nonchè un impianto di illuminazione artificiale ad olio.
    Il palazzo, costruito e abbellito da abili architetti e artigiani, era disposto su terrazze che sfruttavano la naturale pendenza del terreno e si sviluppava intorno ad un cortile centrale. Le sale ed i corridoi erano abbelliti da affreschi e stucchi dai colori luminosi che rappresentavano animali, fiori, scene di vita quotidiana, di giochi, di caccia, di danza e di cerimonie religiose.
    Originalissima appare soprattutto la straordinaria leggerezza che l’architettura cretese seppe dare alle sue creazioni attraverso un ampio uso di porte, finestre, logge e terrazze monumentali.
    Grandiosi furono i traguardi raggiunti nella pittura: venivano sempre rappresentate la natura e scene di vita quotidiana. Elemento predominante era il toro, simbolo delle disgrazie umane a cui l’uomo stesso non è in grado di dare una risposta. Inoltre Creta era famosa per le tauromachie, cioè si trattava di giochi in cui l’uomo si cimentava con il toro senza armi. Importanti, tra l’altro, erano l’armonia ed il livello di naturalità raggiunti.
    La società cretese si basava su un re e su diversi signori che gestivano l’attività del commercio o di altro tipo. Il re forniva alla popolazione protezione ed era affiancato da una classe sacerdotale.
    Le attività più frequenti e famose dei minoici furono: la navigazione, l’arte e l’architettura (con la realizzazione di splendidi palazzi, di pitture e di sculture), il commercio, la pesca e l’istruzione. Quest’ultima è legata all’introduzione del codice lineare B già impiegato presso la cultura sumera.
    Come molte altre religioni risalenti all’età neolitica, la religione cretese presentava caratteri di feticismo, cioè tendeva a considerare culto tutto ciò in cui veniva percepita la presenza divina. Caratteristico della religione cretese era il culto delle grotte, e il culto antropomorfo, ossia di entità divine che presentavano sembianze umane.
    E’ stato dimostrato che già all’epoca minoica veniva impiegata l’acqua potabile, attraverso un ingegnoso sistema di tubature.

  • Cretesi: lo sviluppo

    Sviluppo

    La fase Palaziale, detta così per la realizzazione dei palazzi, vide l’affermazione di Creta in tutto il mondo classico.
    Verso il 1700 a.C. questa fase si interrompe. L’isola conosce una crisi, i palazzi subiscono una rapida distruzione e le cause di questo improvviso mutamento della situazione sono ancora poco chiare: attualmente vi sono solo ipotesi.
    Dopo la prima distruzione i palazzi vennero ricostruiti senza fortificazioni e senza difese, infatti oggi si possono vedere solo le fondamenta. La vita che si svolgeva in essa era molto sfarzosa e allettata da intrattenimenti ai quali il pubblico poteva assistere. In questo periodo il palazzo di Cnosso ebbe un predominio sugli altri.
    La fine di questa fase fu meno tragica di quella precedente. A questa fine contribuirono una serie di cataclismi avvenuti intorno al 1500 a.C.. ma a determinarne definitivamente la scomparsa fu l’arrivo dei Micenei.
    Attorno al 1400 a.C. l’isola di Creta fu conquistata dai micenei che si insediarono nei suoi palazzi. Essi lasciarono splendide tracce della loro civiltà. Nella società micenea non esisteva la proprietà privata. Solo il sovrano e i sacerdoti avevano il privilegio di disporre di un appezzamento di terra.
    L’episodio più importante dall’espansione micenea fu la conquista di Troia. Questa civiltà ebbe fine verso il 1200 a.C., probabilmente a causa di cambiamenti climatici o con l’arrivo dei dori, la cui origine risale all’avvento dei popoli del mare. In tale occasione questo popolo prese il nome di Khreti e venne conosciuto nel Medio Oriente fino in Egitto.

  • Fenici: le attività

    Attività
    Le fonti storiche che racconta no dei Fenici non sono moltissime: Erodoto, Livio, Diodoro Siculo, Plinio, la Bibbia.
    Inventarono il vetro e lo diffusero in tutto il mondo allora conosciuto, creando il commercio di massa. Impiegarono la porpora per colorare vestiti, sfruttando dei molluschi marini, che commercializzavano ad altissimo costo.
    Furono buoni conoscitori della scienza medica e dell’astrologia. Abili musicisti, si dilettavano con il flauto.
    Perfezionando il codice “lineare B” adottato dai Cretesi (ripreso anche dagli egizi ed i popoli mesopotamici), furono i primi ad introdurre nella civiltà l’alfabeto che fu poi perfezionato dai Greci.
    Furono i primi a circumnavigare l’Africa, ad andare in America.
    vevano rotte preferenziali con il Camerun e la Costa d’Avorio, da cui traevano ricchezza e schiavi da rivendere nei mercati.
    Inventarono il commercio e barattavano con i loro prodotti oro, ferro, stagno, tessuti, avorio e altro materiale.
    Grandissimi navigatori, fondarono tantissime colonie, come base di rifornimento e di sosta, mai a scopo militare (se non nel periodo cartaginese). Inventarono il mito delle colonne d’Ercole in onore del dio Baal.
    Grandi ingegneri realizzarono palazzi e templi importanti come quello di Salomone a Gerusalemme o di Nabucodonosor a Babilonia.
    Costruirono porti in grado di difendersi automaticamente dalle maree o da fenomeni di insabbiamento: basti pensare a Sidone, Cartagine e altre città. Realizzarono città importanti e potenti come Tiro (costruita su un’isola) e Cartagine.
    Tutte le città fenicie erano belle, decorate, risplendenti d’oro, come nel caso di Tiro, caratterizzate da possenti mura difensive e da porti funzionali.
    Le navi entravano in porto solo per operazioni di carico e scarico, mentre, per il resto, restavano in mare. Progettarono e realizzarono il canale di Suez, assieme agli egizi.
    Abili lavoratori del ferro e del metallo, fondarono la città di Esion Gheber sul Mar Rosso e commerciarono con le Indie. Tipico poi era il luogo nel quale si potevano trovare città fenicie: una baia protetta, un’altura limitrofa, una sorgente d’acqua nelle vicinanze e un po’ di terra coltivabile per le emergenze. Svilupparono anche una discreta industria tessile, indirizzata sempre a fini commerciali.
    Dal punto di vista militare non avevano grossi eserciti. L’unica attività bellica fenicia che la storia ci tramanda è legata alla conquista di Cipro, isola ricca di minerali che facevano gola ai mercanti di Tiro e Sidone.
    Il considerare una città separata dalle altre fu un limite per questa civiltà, in quanto non venivano mai intraprese operazioni comunitarie. Numerosi sono gli esempi di attività bellica difensiva delle città. In particolare, Tiro ci ha tramandato numerosi artifici difensivi per non cadere sotto gli Assiri, i Babilonesi, i Persiani ed i Macedoni, che la distrussero.
    Diversa è la situazione di Cartagine che intraprese numerose attività belliche, che la portarono alla conquista di quasi tutta la Spagna, la Sicilia, la Sardegna e alla guerra contro Roma. In principio erano impiegati soldati mercenari, ma poi, con l’evoluzione della società punica, maturò un senso civico, da cui nacque un esercito proprio.

  • Le origini della civiltà greca

    A partire dal terzo millennio a.C., a Creta visse una straordinaria fioritura culturale. Creta appare oggi arida, nell’antichità l’isola era ricca di vegetazione. La sua particolare collocazione geografica al centro dell’Egeo (Mediterraneo orientale) le permise di divenire il fulcro di estesi traffici commerciali. Il palazzo di Cnosso è la testimonianza della civiltà cretese tra il 1700 e il 1400 a.C., che era privo di fortificazioni. La zona centrale era occupta da un ampio corridoio rettangolare. I cretesi giungevano lungo le coste della Grecia, in Egitto, in Asia. Verso il 1700 a.C. la città di Crosso era il centro più popoloso del Mediterraneo. Creta non si costituì mai in uno stato unitario. Testa e cuore della città era il palazzo, dove venivano esercitate le fondamentali funzioni economiche e politiche. Una specificità del palazzo cretese è la mancanza di mura e fortificazioni. Verso il 2000 a.C. la Grecia venne invasa da popoli nomadi provenienti dalle pianure della Russia meridionale. Uno di questi popoli, gli Achei, si stabilì nel Peloponneso, la penisola che costituisce la parte più meridionale della Grecia. Qui gli Achei fondarono alcune città : Micene, Argo, Tirinto, Pilo. Erano città -fortezze situate in posizioni strategiche, difese da imponenti mura con due o tre sole porte d’accesso. Proprio dal nome di una di esse, Micene, la loro civiltà prese il nome di civiltà micenea. Gli Achei erano soprattutto guerrieri e il loro re era, in genere, il capo più valoroso. Questi distribuiva le terre e i bottini di guerra, amministrava la giustizia e l’economia, e decideva le spedizioni militari. Ogni città era indipendente e spesso in guerra con le altre. La vita economica si svolgeva grazie al lavoro dei contadini, degli artigiani, degli schiavi. Tra il 1600 e il 1200 a.C. gli Achei divennero anche marinai, commercianti, probabilmente pirati.
    Tra il 1600 e il 1400 a.C. i micenei subirono l’influenza dei cretesi, dei quali appresero a navigare, a commerciare e a coltivare l’ulivo e la vite. Dopo il 1400 a.C., però, essi si sostituirono ai cretesi nel predominio sul mar Egeo ed estesero la loro supremazia nel Peloponeso. Quando i cretesi, nell’anno 1425 a.C., tentarono una disperata sollevazione contro l’invasore, ebbero la peggio, e dovettero subire una repressione sanguinosa, conclusasi con la spietata distruzione del loro palazzo reale. Tra il 1400 e il 1100 a.C. gli Achei, minacciati dalle popolazioni vicine, eressero attorno ai centri abitati, collocarono su alture, possenti mure di difesa. Nella loro società il potere era in mano ad un’aristocrazia militare ed il palazzo reale, che esaltava la potenza del re.
    I dori, occupando le popolazioni micenee darà origine la civiltà greca.

    Libro, Atlas-Le arti / Libro, Edizioni Scolastiche Bruno Mondatori- Il lavoro dell’uomo / Internet-Origini delle civiltà della Grecie

  • Sumeri: le origini

    Il primo problema che si affronta nell’analisi della civiltà sumera consiste nella sua scoperta che è avvenuta solo agli inizi del 1900. In precedenza si credeva che non esistesse una civiltà precedente a quella assira. Con pazienti scavi e costanti studi si è giunti all’accettazione di questa importantissima civiltà sia per cultura sia per religione.

    La civiltà dei Sumeri colloca le proprie origini in un periodo antecedente al 3000 a.C., prendendo il posto della cultura derivante dalla cosidetta “Gente di Obeid”, popolazione nomade che si era stabilita nella parte sud-orientale della Mesopotamia (la terra tra i due fiumi), presso il villaggio di El Obeid , regione ricca di acqua, ma anche di inondazioni. Oggi tale regione è caratterizzata dalla presenza dello Shatt el-Havy, un canale che unisce i due fiumi mesopotamici. La città più importante fu Eridu.

    Il termine sumer (shumer in accadico) significa terra coltivata, da cui sumeri significa portatori di coltura.

    Intorno al 3000 a.C. si assiste ad una migrazione del popolo sumero, proveniente dalla regione montuosa che comprende gli attuali Iran ed India, verso la regione meridionale mesopotamica caratterizzata da frequenti inondazioni dei fiumi Tigri ed Eufrate le quali formavano paludi. A questa si unisce anche un flusso migratorio proveniente dal Mar Caspio, dunque di estrazione scita.

    Viene fondata la città sacra di Uruk, che prese il posto di Eridu. Si assiste dunque ad una fase in cui si passa da una tradizione nomade ad una stanziale con la fondazione di centri urbani che non sono difesi da mura.

    Nel periodo che va dal 3000 al 2600 a.C. circa la città di Uruk domina la scena politica sumera. Nascono altre città come Ur, Lagash, Nippur, Kish, Eridu, Larsa, Umma, Isin . Si tratta di principati che compongono la regione di Sumer.

    Il territorio in cui si stabilì la popolazione era soggetto a diverse calamità naturali, ma nonostante questo, si riuscì a piegare la forza della natura per avere un insediamento stabile.

    Le città raggiunsero un grande splendore ed un’importanza internazionale.

    Attività

    Il regno di Sumer era caratterizzato da diverse depressioni geologiche e da varie inondazioni fluviali che rendevano la zona estremamente paludosa. Solo l’abilità e l’ingegno sumero, attraverso numerose opere di bonifica, la resero fertile e ricca di pascoli.

    Le attività principali erano dunque la pastorizia e l’agricoltura; non mancavano però numerosi segni di civilizzazione che trasmisero ai Babilonesi ed al mondo intero.

    Furono grandi conoscitori dell’astrologia: inventarono un calendario che non si discosta molto da quello impiegato attualmente, individuarono tutte le costellazioni. Grandi matematici, risolvevano equazioni algebriche di terzo grado e sistemi vari. Eseguivano calcoli complicati nel campo dell’ingegneria edile.

    Furono i primi ad usare i numeri.

    Inventarono la scrittura, anche se poi venne perfezionata dai Cretesi, attraverso il codice “lineare B”.

    Grandi ingegneri, realizzarono canali che resero completamente navigabile e bonificata la bassa Mesopotamia; costruirono città, templi e palazzi. Importanti erano le Ziqqurat.

    Abili lavoratori di alabastro, realizzarono immagini votive.

    Numerose sono le stele, in cui i Sumeri registravano gli eventi che accadevano nella loro cultura.

    I Sumeri istituirono la scuola come luogo di cultura ed istruzione. Inoltre furono propositori nel diritto, in particolare con il re Eannatum, uno dei primi re sumeri, che cercò di regolamentare una situazione di sopraffazione e di ingiustizia.

    Avevano una buona educazione sanitaria e si curavano nell’abbigliamento. Erano profondi conoscitori delle erbe mediche.

    Nell’ambito della letteratura, osservando tutti i loro poemi, si può dire che furono dei grandissimi precursori della cultura. Fra tutti si ricorda lo scrittore Sinleqe Unnini.

    Non amavano molto la guerra, anche se utilizzarono il carro da guerra, impiegato dagli Sciti, ma erano dediti al commercio. Fondamentale fu il commercio con l’Egitto, il quale subì anche diverse influenze dai sumeri sia dal punto di vista architettonico che religioso: il mito di Osiride, riprende quello di Dumuzi; le piramidi si rifanno agli ziqqurat.

    Società

    Esistevano una classe regale ed una sacerdotale. Quest’ultima deteneva il controllo su latifondi terrieri e beneficiava dei relativi proventi. Ogni città era governata da un ensi , signore locale, che spesso si proclamava anche sommo sacerdote, conosciuto come en, al fine di controllare anche il potere religioso che era molto forte presso i sumeri. Inoltre c’era il lugal che esercitava una podestà sovraregionale.

    Parallelamente vi era anche una classe borghese, risultato dei fiorenti commerci sumeri, che costituivano l’unica ricchezza per un paese povero di materie prime che era costretto ad importare tutto dall’estero. La sua unica ricchezza era la rete fluviale della regione che costituiva una buona fonte di commercio.

    Numerosi erano i rapporti con lo Yemen, i paesi del Golfo Persico e le città della valle dell’Indo.

    Poco si conosce della condizione femminile e del resto della popolazione. Il tenore di vita era comunque medio alto. Ciò è testimoniato dall’opulenza delle città e dalla presenza di diversi schiavi. Oltre ad essi vi erano i contadini ed i pastori, che godevano di un basso tenore di vita.

    Sviluppo

    I Sumeri conobbero il loro maggiore sviluppo tra il 2500 ed 2350 a.C.. All’inizio di questo periodo la Mesopotamia meridionale era caratterizzata da villaggi che via via vennero fortificati, in particolare Uruk.

    Antecedentemente a tale periodo in ogni villaggio, ricco per i fiorenti commerci, dominava un ensi, che spargeva terrore e soprusi sulla popolazione locale.

    Nel 2500 a.C. la città di Lagash fonda un principato e domina nella regione conquistando altre città sumere. Si assiste a lotte tra le varie città che richiamano l’attenzione del vicino e bellicoso Elam. Finalmente con il re Urnanshe, la città di Lagash ottiene il sopravvento sulle altre. La lotta è dura, perchè molte città sumere vedono ridotto il loro potere economico e si ribellano.

    Il re Eannatum, nipote di Urnanshe, estese il dominio di Lagash su quasi tutte le città sumere, sottomise l’Elam e sconfisse la città di Mari, situata nella Siria. Questo testimonia che i sumeri estesero il loro dominio al di là del proprio territorio. Inoltre avevano anche un dominio marittimo nel Golfo Persico.

    In realtà Sumer era divisa in due principati: il primo controllato da Eannatum di Lagash ed il secondo, più a nord e separato da un fossato di confine, sottomesso alla città di Umma, governata dall’ensi Urlumma. Quest’ultimo, tuttavia, pagava un tributo a Lagash.

    Con il successore di Eannatum, re Entemena, i territori a nord di Lagash, controllati dalla città di Umma, si ribellarono di nuovo. Gli Ummaiti vennero sconfitti dai “sumeri meridionali” e subirono l’aggressione dell’ensi di Zabalam, città vicina ad Umma, che si chiamava Il, il quale si proclamò nuovo re di Umma che ebbe una certa influenza anche su Lagash.

    Dunque ad un’iniziale dominio di Lagash ne seguì uno ummaita. Entemena, dunque, perde il controllo ed acquistano potere anche i sommi sacerdoti di Lagash che portarono al potere Lugalanda, il quale non migliorò molto la situzione economico-sociale dei sumeri, soprattutto del ceto povero: l’inflazione era molto alta.

    Salì al trono Urukagina, che fu il primo re del popolo. Risanò l’economia, si avvalse di funzionari di controllo, ridimensionò la classe sacerdotale, proclamandosi anche egli sacerdote, istituì un primo codice di diritto.

    Intanto, nel 2350 a.C., ad Umma era salito al potere Lugalzagesi, uomo ambizioso e poco pacifico, che segnò un nuovo periodo per Sumer. Questi unificò Sumer attraverso il sangue e le distruzioni delle diverse città del principato di Lagash. Le sue atrocità sopravvissero in futuro nelle legende sumeriche. Uccise il re Urukagina, la cui fama di pace sopravvisse nei secoli, annesse Lagash, Ur, Uruk e Kish al suo regno spargendo ovunque terrore.

    Dalla sua amata capitale Uruk, che venne cinta di mura, cercò di dimostrare al popolo che il dio Enlil era dalla sua parte e regnò per 25 anni dall’Elam alla Siria, attirando su di se tutto il malcontento degli ensi di Sumer.

    Di tale situazione approfitto un principe di origine semita: Sargon, il quale fondò una dinastia che regnò dal 2350 al 2150 a.C..

    Raccogliendo il consenso dei vari ensi sumeri e disponendo di un esercito mobile e di una cavalleria (più manovrabile dei carri e delle falangi sumere) annientò i sumeri. Questo scontro rappresentò una lotta tra due mondi: quello nomade semita, più giovane, assetato di ricchezze, più equipaggiato militarmente; quello sumero, più civile, meno dedito alla guerra, più stanziale.

    Sargon fece prigioniero Lugalzagesi e lo espose alla gogna per dimostrare al popolo sumero che gli dei erano dalla sua parte. Fu un ottimo re: mantenne religione ed amministrazione locali e non si impose con la violenza. La lingua ufficiale del suo regno fu il sumero, anche se veniva parlato l’accadico. Il suo regno fu il primo vero e proprio impero: Elam. Mesopotamia, Siria, Fenicia, Parte dell’Anatolia e dell’Arabia (odierno Oman).

    Fondò la capitale ad Accad, tra i due fiumi mesopotamici: dunque ricca di commerci e di fasto. Nacque così la civiltà accadica che regnò per 200 anni. Sargon fu al potere per 56 anni. Dopo di lui vennero al potere altri re che non seppero mantenere l’unità del paese (Rimush, Manishtusu, Naramsin, Sharkalisharri). Alcuni si chiamarono “Signore dei quattro regni”, come Sargon, altri più semplicemente re di Accad, mostrando un diverso grado di umiltà, ma non seppero tenere il paese unito per le rivolte dei vari ensi sumeri.

    Dal 2150 a.C. al 2050 a.C. Sumer subì l’invasione dei Gutei, popolazione barbara di origine armena, che depredarono tutte le città e mieterono vittime. I sargonidi non seppero resistere all’invasione e persero il loro regno: Accad venne distrutta.

    Vi furono alcuni ensi che collaborarono con i Gutei, altri, come quello di Uruk, che vi resistettero.

    La rivolta sumera partì proprio da Uruk con il re Gudea, noto nella leggenda come Utukhengal, che dopo 100 anni di lotta respinse la popolazione barbarica, governata dal re Tirigan.

    Egli regnò in pace un paese già dilaniato dalle numerose guerre.

    Per i successivi 100 anni regnò la dinasti di Ur: Urnammu, Shulgi, Amarsuena, Shusin, Ibbisin.

    Il primo fu un generale che prese il potere e portò il potere politico presso Ur.

    Governò in pace ed estese il potere di Sumer, proclamandosi re di Sumer e Accad, indicando che il potere politico si stava spostando verso il centro della Mesopotamia. Egli entrò nel mito come Gilgamesh attraverso il racconto del Viaggio di Urnammu agli inferi, nel quale anche lui ha ricercato l’immortalità. La sua importanza sta nel fatto di aver introdotto la dominazione della città di Ur, che lasciò le sue impronte nella Bibbia come patria di Abramo.

    In questo periodo, detto urrita, i sumeri dominavano sull’intera mesopotamia e su parte dell’Elam. Il re Shulgi riportò il benessere nel paese e risanò l’economia. Fece erigere una muraglia di 63 km per evitare l’invasione degli amorriti, popolazione nomade semita. Tuttavia gli amorriti invasero Sumer, ma vennero respinti.

    I sumeri si indebolirono e vennero conquistati dagli Elamiti. siamo nel 1950 a.C. e scompare l’autonomia sumera. Risorgerà nel mito, nella cultura, nelle scienze, nel diritto grazie ad Hammurabi che segnò l’inizio della dinastia Babilonese e riscattò i sumeri dal giogo elamita.

  • Persiani: le origini

    Le origini

    L’origine del popolo persiano è varia e composita, frutto di un processo di integrazione tra popolazioni autoctone e diversi processi migratori a carattere indoeuropeo.

    L’attuale altopiano dell’Iran, che anticamente era conosciuto come Persia (dal nome della regione iranica Parsa), è stato sempre ricco di minerali e di beni di prima produzione, soprattutto a carattere industriale. Inoltre, ha rappresentato un luogo di incontro e di passaggio obbligato per i ricchi commerci tra il Mediterraneo e l’India, tra l’Arabia e la Cina.

    I persiani hanno dato vita ad un grandissimo impero, che nel corso dei secoli, ha conosciuto diverse popolazioni dominatrici, tutte comunque di origini iraniche, che ha condiviso il potere sul mondo con Roma e che ha dato vita ad una splendida arte e ad una moltitudine di religioni, che si sono diffuse in tutto il mondo.

    La regione iranica si estende dalle montagne dello Zagros, poste verso la Mesopotamia, a quelle indiane dell’Hindukush e del fiume Iaxarte; dal massiccio del Caucaso al Golfo Persico. Geograficamente è costituita da un altopiano montuoso, dal clima molto caldo d’estate e freddissimo d’inverno, molto fertile e ricco di pascoli.

    Già dal IV millennio a.C. questa zona era abitata da popolazioni primitive, residenti in abitazioni semplici, ma abbastanza stabili, dedite all’agricoltura, alla pastorizia ed alla lavorazione dei metalli. Nel complesso archeologico di Siyalk sono stati ritrovati mattoni di forma ovale, porte e resti di mura spesse con strade strette nel centro abitato.

    Dal punto di vista antropologico si osserva la formazione della razza caucasica che ha dato origine a tre gruppi di popolazioni:

    * Iberi e Baschi;
    * Lici, Misi, Cretesi ed Etruschi;
    * Elamiti, Cassiti, Mitanni, Ittiti, Urartei (Armeni).

    Il III millennio a.C. vede un’attività intensa nella produzione della ceramica ed un primo predominio della popolazione elamita, attorno alla città Susa, seguito da una lotta tra quest’ultimo e le popolazioni babilonesi.

    Nel II millennio compaiono le prime migrazioni indoeuropee. Dalla regione caucasica si osservano tre flussi migratori: il primo si indirizzerà verso l’Asia Minore, dando vita alla popolazione ittita ed alla nascita del relativo dominio; il secondo verso l’India, dando vita agli Ari; il terzo, invece, in Mesopotamia, originando la popolazione dei Mitanni che si è fusa assieme a quella hurrita, segnando un periodo di dominazione. Gli ultimi due flussi migratori hanno influenzato, seppure debolmente, le regioni iraniche, che hanno sempre trovato una valida difesa nella conformazione geografica del paese.

    Verso il 1800 a.C. migreranno i Cassiti dalla Persia verso il regno di Babilonia, dando vita all’era cassita che per 576 anni dominerà in Mesopotamia.

    Nel I millennio a.C. si verifica l’incursione dei popoli del mare che devastano tutto il mondo conosciuto, in particolare l’Asia Minore, la Grecia e l’area siro-palestinese. Tale migrazione penetra prepotentemente anche nella regione iranica, formando una popolazione conosciuta come indo-iranica, che ha molte affinità con quella celtica presente in Europa. La città principale è la città di Siyalk, già conosciuta nei millenni precedenti. Le tombe impiegate erano di quelle di tipo a tumulo, ricche di gioielli e monili. Interessante risulta anche la lavorazione dei metalli. La società si compone: del principe, i nobili, gli uomini liberi, i nullatenenti e gli schiavi. Si verificano diverse lotti tra i nobili che provocano divisioni tra le varie popolazioni iraniche.

    Era necessaria l’unità dunque. Si compongono la Media (Madai) e la Persia (Parsua), che intorno all’850 a. C. entrano in contatto con l’Assiria, che cerca il dominio in Iran. In particolare la Persia, con capitale Pasargade, è sotto il dominio della Media, con capitale Ectabana. In questo periodo l’Urartu, con il re Rusa I, vedrà un periodo di predominio in queste regioni.

    In questo quadro di lotte tra popolazioni, si inseriscono anche le migrazioni degli Sciti e dei Cimmeri, che sono citati anche nella Bibbia. In particolare i primi conquistano la Media e parte dell’Assiria, apportando continue razzie e devastazioni, ma anche un patrimonio culturale soprattutto nel campo scientifico e religioso.

    Il primo re che caratterizza la supremazia persiana è Achemene (che darà origine alla stirpe achemenide), che intorno al 700 a. C. fonda un piccolo principato in seno al regno elamita. Approfittando della guerra tra Assiria ed Elam, i Persiani, attraverso il re Tepsi (675 – 640 a. C.) consolidano il dominio su altri territori. Il regno viene diviso tra i due eredi Ariaramne (640 – 590 a. C.), a cui spetta il regno del Parsa, e Ciro I (640 – 600 a. C.) che regna sul Parsumash.

    La Media, con il re Ciassarre, vince su Ninive e l’Assiria ed ingloba nel suo regno anche i due potentati persiani. Intanto Babilonia, alleata della Media, ha il predominio sull’Elam. Ad Ariaramne succede Arsame, mentre nell’altro regno ha il potere Cambise I, il quale sposò la figlia di Astyage, re della Media, ed ebbe come figlio Ciro il Grande, che, riunificati i regni, rivalutò la capitale Pasargade.

    Questi, succeduto al padre, avrà come alleate le diverse popolazioni iraniche e desterà sospetti nel nonno, il quale gli muoverà guerra, perdendo. Nasce così il regno persiano, che, nel corso dei secoli, fino al 651 d. C., prenderà diversi nomi, in funzione delle popolazioni iraniche che avranno il predominio:

    Achemenidi
    Seleucidi
    Parti
    Sasanidi

  • Ittiti: lo sviluppo

    Sviluppo

    Intorno al 1750 a.C., come detto all’inizio, il re Anittas aveva fondato un piccolo regno con capitale Nesa. Disponeva di un esercito esiguo: 1400 cavalieri e 40 carri da guerra.

    Nel 1670 a.C. circa, cioè dopo un secolo di cui si sa pochissimo di questo popolo, il re Tabarnas fonda il vero regno ittita, spostando la capitale ad Hattusas, estendendo l’area di influenza politica ed insediando sui principati conquistati propri uomini fidati.

    Tutti i suoi successori adottarono il nome di Tabarnas accanto al loro, quando venivano incoronati. Nel 1650 a.C. sale al trono Hattusilis (Tabarna Hattusilis I), nativo di Hattusas. Questi non solo rafforza il suo regno nell’Anatolia, ma, attraversando il Tauro, si spinge in Siria, fino al fiume Oronte, ove secoli dopo affronteranno gli egiziani. Torna in patria carico di bottini, ma deve sedare una rivolta. Ritorna di nuovo in Siria e conquista Hassu, portando a casa anche le divinità locali. Gli ittiti si erano spinti oltre l’Eufrate a 1000 km da casa ed avevano riscattato l’onta che re Sargon di Accad aveva arrecato loro settecento anni prima, spingendosi in Anatolia. Di nuovo è costretto a tornare in patria per una congiura ai suoi danni, ma vi torna malato e morente.

    Il giovane Mursilis diventa re e viene educato dall’assemblea dei nobili. Governa con grande lungimiranza. Conquista Aleppo e tutta la Siria settentrionale. Inoltre compie una grandissima impresa (1595 a.C.): sconfigge gli hurriti e si spinge fino a Babilonia, più di 1850 km da casa, e la saccheggia, rovesciando la dinastia di Hammurabi. Al ritorno, muore, vittima di una congiura ed il suo posto è preso da Hantilis I, il quale si rivela incapace di regnare.

    Si susseguono una serie di assassini fino al 1525 a.C., quando sale al potere Telipinus, il cui nome richiama il dio della tempesta. Questi stabilisce un diritto di successione regale, basato sul principio della monarchia ereditaria, dà al suo popolo una costituzione ed un codice civile da impiegare nel campo giuridico, firmò con la Cilicia un accordo di pace, a testimonianza di un arretramento territoriale del suo paese. Dopo la morte di questo re, scoppia il caos. Il regno ittita è invaso dai kaska dal Caucaso e dagli hyksos a sud-est, i quali distruggono Hattusas.

    Verso il 1500 a.C.Suppiluliumas è re degli ittiti. Tramite una politica di alleanze, rafforzate da matrimoni con membri della sua numerosa famiglia, stringe accordi con altri re anatolici e sconfigge i kaska. Si spinge nel territorio dei mitanni, vincendo a Kadesh ed assediando Carchemish, città che diventerà celebre perché vedrà la vittoria di Nabucodonosor contro le truppe siro-egiziane. In questo periodo si colloca l’episodio già citato relativo alla corrispondenza epistolare tra il re ittita e la regina d’Egitto. Carchemish cade sotto il controllo ittita.

    A differenza del passato Suppiluliumas stabilisce in Siria delle roccaforti e fonda dei protettorati con a capo uomini fidati. Nei riguardi dei vinti adotta una politica di grande tolleranza e rispetto, anche se esegue delle deportazioni in alcuni luoghi strategicamente importanti. Scoppia un’epidemia che uccide anche il re.

    A succedergli è Mursilis II che riporta l’ordine nel proprio paese, mantenendolo nei suoi confini politici. Egli compie anche un gesto religioso, chiedendo agli dei perdono per i peccati del padre (che forse era salito altrono attraverso qualche delitto) e di potersene addossare la colpa, al fine di salvare il proprio popolo.

    Nel 1315 a.C. sale al trono il figlio Muwatallis. Egli divise l’impero in due regni. Quello del nord, con capitale Hakmish, fu affidato al fratello Hattusilis. Quello del sud, con capitale Dattassa, più vicina alla Siria, lo amministrò lui. Tra i due fratelli non correva un ottimo rapporto.

    Nel 1285 a.C. Muwatallis sconfigge presso Kadesh, gli egiziani di Ramsete II. Quest’ultimo sigla un accordo di pace con il re ittita, noto come “Patto Antico “, il cui testo è riportato anche sul tempio di Karnak lungo il, Nilo. Questo accordo è rafforzato dal matrimonio del 1269 a.C. tra Ramsete II e la bella Naptera, figlia di Hattusilis III , fratello di Muwatallis, appena salito al trono di Hattusas. Il re ittita in persona, seguito da un’imponente schiera di eserciti, accompagnò la figlia in Egitto, attraversando tutto il paese.

    In base al trattato, i due paesi stabilirono una linea di confine sul fiume Oronte, in Siria e ognuno si impegnava a difendere l’altro in caso di aggressione di un nemico. L’impero ittita andava da Smirne a ovest fino ad Aleppo a est, da Beirut a sud fino al mar Nero al nord e potava competere con il regno egiziano.

    Nel 1250 a.C. sale al trono il figlio Tudhaliyas IV che si proclama dio. Sotto il suo regno inizia l’invasione dei Popoli del Mare, che dapprima devastano il regno degli achei, poi quello dei cretesi ed infine l’impero ittita. Solo gli egiziani di Ramsete III riusciranno a fermare questo popolo sulle cui origini ancora non si sa molto. A seguito di questa invasione nel regno ittita, molti popoli si ribellarono. Il re Suppiluliumas, ultimo re, che visse nel 1200 a.C., non riuscì a fermare la disfatta.

    Una parte degli ittiti abbandonò l’Anatolia e trovò rifugio presso le città siriache, fondando un principato neoittita. E’ questo il popolo a cui fa riferimento al Bibbia negli episodi citati in precedenza. Intorno al 1000 a.C. queste regioni vengono occupate dagli amorrei, di origine semita e subiscono l’influenza fenicia. Nel 711 a.C. gli assiri conquistano Marash, ultima città-stato ittita.

    Così come è venuto, questo popolo è scomparso lasciando poche tracce. L’unico legame che ci è rimasto è con la Frigia. I frigi, infatti, hanno fatto parte della migrazione dei popoli del mare e verso il 1100 a.C. si sono stabiliti nell’Anatolia centrale, fondando città come Gordio, la capitale, e Ankyra (Ankara). Sono stati individuati degli insediamenti frigi sopra i resti di Hattusas. La Frigia perderà la propria indipendenza in seguito all’invasione persiana.

    Uno dei re frigi è stato Mida, divenuto famoso anche perché indossava il berretto frigio, tanto in voga tra i francesi nella rivoluzione. Questo berretto è di origini ittite.

    Bibliografia
    “Gli Ittiti” J. Lehmann 1980, Garzanti