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  • Babilonesi: lo sviluppo babilonese

    Sviluppo babilonese

    Il regno di Babilonia conobbe il suo splendore con Nabopalassar, come già detto, che nel 626 a.C., unì le tribù caldee, si alleò con i vari regni limitrofi, nonché con la Media e mosse guerra all’Assiria. Probabilmente egli stesso era un caldeo e per questo fu accettato da tutti. Proseguì le gesta di Merodach Baladan, ricordato da tutti i caldei.
    Nel 614 a.C. e nel 612 a.C. caddero Assur e Ninive e, dopo la capitolazione della nuova capitale Harran nel 610 a.C., l’Assiria fu divisa tra medi e babilonesi.
    Nabonassar fa eseguire opere di ammodernamento nelle varie città, non assoggetta i vari popoli, ma li considera alleati, in quanto non si ritiene re, ma pastore di popoli, infine, getta le basi per la fondazione di un impero. In particolare nella località di Karkemish, in Siria, nel 606 a.C., con l’aiuto del figlio Nabucodonosor, sconfigge gli egiziani, che si erano coalizzati con Israele e Fenicia. Da questo momento gran parte del medio oriente è sotto il controllo babilonese, anche se dovranno essere combattute altre guerre e dovranno passare altri anni. Si arriverà al 601 a.C., quando gli egiziani abbandoneranno definitivamente l’area siro-palestinese.
    A questo punto si sviluppano le vie dei commerci e si forma sempre più ricchezza, con conseguenze positive per l’urbanizzazione ed anche per la cultura babilonese.
    Dal 605 a.C. al 562 a.C. regnerà Nabucodonosor II, dipinto dai testi biblici come lucifero, in quanto responsabile della deportazione ebrea a Babilonia.
    A questo proposito, aggiungiamo che la stessa città ci viene rappresentata come un luogo di peccato e degno di distruzione, in base alle profezie di Isaia e Geremia. A Babilonia si associa l’episodio biblico della Torre di Babele, in cui Dio porta tra gli uomini la confusione (da cui il termine babele), per evitare la costruzione della torre che li avvicini alla divinità.
    Queste mmagini ci fanno capire che sicuramente all’epoca Babilonia rivestiva un ruolo fondamentale tra le città del mondo. Tra l’altro rappresentava il cuore della religione orientale, per cui metterlo in cattiva luce significava anche contrapporre una religione monoteista ad una politeista di origini scite.
    Nabucodonosor fonderà un impero che va dall’Egitto alla Persia, attraverso la Palestina e la Siria, dalla Lidia (Asia Minore) al Golfo Persico. Controllerà la Media, in qualità di sposo della figlia del re Ciassarre ed, in qualità di garante di un accordo di pace tra quest’ultima e la Lidia, controllerà anche la stessa Lidia. Questo regno sarà ricchissimo e famoso per la cultura e la scienza. Il re babilonese non sottometteva i popoli conquistati, ma lasciava ai re locali al comando ed al popolo i propri usi e costumi.
    Realizzò un apparato burocratico saldo ed efficiente, basato su collaboratori (gli equivalenti dei ministri) retti e fedeli. Si avvaleva di controllori per monitorare la periferia e controllava anche le attività economiche legate alle proprietà terriere della classe sacerdotale. In poco tempo portò ordine in una situazione caotica, ove comandava solo chi aveva ricchezze. Tuttavia, nel suo regno, l’inflazione era abbastanza alta. Anche la giustizia fu ben amministrata, ribaltando completamente la precedente situazione gestita da una classe ristretta di ricchi. A tale proposito si raccontano casi di condanna esemplare con pene dure, al fine di fornire un monito per chi voleva ripristinare la precedente situazione caotica.
    Molto religioso, non mancava di partecipare alla festa del nuovo anno. Diffuse e rafforzò il culto del dio Marduk: egli non si proclamava re, ma pastore di popoli, servo degli dei.
    Circa l’episodio della deportazione degli ebrei bisogna considerare alcuni aspetti. Nel 609 a.C. il re Giosia, simpatizzante per i babilonesi oppure mosso verso l’indipendeza del suo piccolo regno, si oppone all’avanzata degli egiziani, guidati dal faraone Nicho II, corso in aiuto degli assiri, e muore presso Megiddo. Gli egiziani instaureranno in Israele un re anti-babilonese e formeranno una lega con siriani, palestinesi, fenici ed ebrei. Questo esercito sarà poi sconfitto dai babilonesi, come già detto, presso Karkemish.
    Nel 593 a.C. Gerusalemme, guidata ancora dai filo-egiziani, legati al faraone Psametico II, è assediata dai babilonesi. Il re Joachin, dopo aver resistito, fa atto di sottomissione, ma viene fatto prigioniero e portato a Babilonia con altri notabili ebrei. Tutti verranno trattati bene me riceveranno uno stipendio, in base a quanto è indicato nel racconto di Susanna. Nabucodonosor non nomina un re a lui fedele, ma consente a Sedecia di salire al potere, lasciato ad Israele ampia libertà.
    Nel 587 a.C., nonostante Geremia invitasse il suo popolo alla sottomissione babilonese, c’è una nuova rivolta assieme ai fenici e agli abitanti di Edom. La punizione è esemplare: Sedecia viene portato a Babilonia con la sua famiglia e viene accecato, ne vengono uccisi i figli e vengono deportati circa 5.000 abitanti, tutti artigiani, fabbri, commercianti, che faranno la loro fortuna a Babilonia, sviluppando grandi attività economiche. Inoltre fu proprio a Babilonia che cominciano ad essere composti i primi libri della Bibbia.
    Gerusalemme subisce alcune devastazioni, ma rimane comunque popolata e governata da Ghedalia, nobile giudeo. Considerati i tempi, Nabucodonosor si comportò in modo magnanimo, anche perché non si impose come tiranno, e non vi fu una deportazione di massa del popolo.
    Gli ebrei faranno ritorno a casa solo verso 550 a.C., quando Ciro il Grande, annettendo Babilonia alla Persia, pronunciò un editto in tale direzione. Alcuni ebrei rimarranno nella città mesopotamica perché avevano delle considerevoli attività economiche e commerciali.
    Dal 562 a.C. al 556 a.C. ci saranno tre re babilonesi che si succederanno, alcuni come figli e discendenti diretti di Nabucodonosor, altri come usurpatori:
    Amel Marduk (562-560) figlio del grande re, che restituirà la libertà al re giudeo Joachin, come simbolo della non continuità della politica paterna;
    Neriglissar (560-556) suocero di Nabucodonosor, fa un colpo di tasto in cui muore il re, taglia completamente con la politica del passato, fa opere di abbellimento a Babilonia e Sippar, compie un’incursione militare in Cilicia, comunque mina all’unità del paese mettendo in cattiva luce il grande re;
    Labashi Marduk (556) figlio di Neriglissar, va al potere bambino e perde subito il potere. Nabucodonosor, alla sua morte, aveva preso coscienza che la sua dinastia non avrebbe regnato a lungo.
    Dal 556 a.C. al 539 a.C. regnerà Nabonedo, ultimo re babilonese, salito al potere con un colpo di stato, proveniente dall’Assiria, dalla città di Harran. La storia ce lo tramanda come un re incapace, appassionato di archeologia. Oggi sappiamo che fu vittima di una propaganda effettuata dai persiani, con l’appoggio dei sacerdoti babilonesi, al fine di conquistare il regno senza effettuare guerre. Sostituì la triade divina dei babilonesi con Sin-Shamash-Ishtar, legata ad un culto lunare e più cara agli assiri. Questo non fu motivato solo dalla sua origine, ma anche dal fatto che, accorgendosi del potere sempre più forte dei persiani, voleva ricercare alleati verso ovest. In tal senso, siglò un accordo con Lidia, Sparta ed Egitto. A questo punto è necessario fare un passo indietro.
    Nel 700 a.C. la Persia era divisa in due regioni (Parsumash e Parsa) ed era sotto il dominio della Media. Nel 600 a.C. il re medio Ciassarre riunifica le due regioni, affidando il regno a Cambise che sposerà la figlia di Astiage, nuovo re di Media, e si insedierà nella prima capitale persiana Pasargade. Successivamente venne costruita Persepoli, che diventerà sempre di più la vera capitale persiana. Da questa unione nascerà Ciro II il Grande che governerà dal 559 a.C. al 529 a.C., inventando il modello delle satrapie, che gli consentì di costruire un grande impero (Egitto, Anatolia, Mesopotamia, Arabia, Persia).
    Secondo una leggenda, nata per esaltare la grandezza di Ciro II, Astiage ebbe un sogno nel quale si vedeva ucciso da un giovane re, per cui fece dei tentativi per eliminare il giovane futuro re persiano, senza riuscirci.
    Verso il 550 a.C. Ciro II si allea con Nabonedo (non sembra sicuro) ed insieme prendono la Media. I babilonesi occupano l’Assiria ed i persiani il resto del regno. Successivamente Ciro II invade la Lidia ed insegue il re Creso fino a Sardi, conquistando l’intero regno. In questo modo Ciro II impedisce a Nabonedo di mettere in pratica l’alleanza precedentemente ricordata e comincia a circondare Babilonia. Il re babilonese fu l’unico che aveva capito il pericolo persiano.
    Le vie del commercio verso l’India sono sotto il controllo persiano e l’inflazione a Babilonia arriva al 400%. Si raccontano diversi episodi di carestia. Nabonedo abbandona Babilonia e si reca in Arabia, dove la popolazione locale non lo vedeva di buon occhio. Lo scopo di questo viaggio fu quello di trovare altre vie di commercio per riportare ricchezza al proprio paese. E’ in questo periodo che viene individua la famosa via delle spezie. L’economia babilonese si risolleva.
    Nel frattempo Ciro II trama con i religiosi babilonesi. Nabonedo appare come il traditore, colui che ha dissacrato il nome del dio Marduk, sostituendolo con altre divinità. Alla luce di quanto esposto in precedenza, il re babilonese appare come un incompreso più che un traditore. Il frutto della propaganda fu la cacciata di Nabonedo e l’acclamazione di Ciro II a nuovo re: la Persia si era impossessata di Babilonia senza combattere. Come discorso di insediamento il re persiano si proclamò “nuovo figlio del dio Marduk”, richiamandosi alla propaganda da lui attuata segretamente. Restituì la libertà agli ebrei nel famoso editto e si impadronì della Siria, Palestina, Israele ed Egitto. L’impero persiano fu molto vasto e ricco.
    I persiani rispettarono la bellezza di Babilonia, facendole vivere un secondo splendore con Cambise II e Dario I. Sotto questi sovrani ci furono diverse rivolte a Babilonia i cui capi presero il nome di Nabucodonosor, a ricordo del mito trasmesso dal leggendario re al suo popolo. Queste rivolte furono sedate, senza violente ripercussioni per la città. Serse I, in seguito alle sconfitte con la Grecia, impose tasse ai babilonesi, che si ribellarono di nuovo. Babilonia fu messa al sacco. Artaserse I continuò nella politica repressiva del padre. Comunque Babilonia continuò ad avere un certo prestigio ed una determinata importanza.
    Nel 331 a.C. Alessandro Magno entra a Babilonia e ne rimane affascinato e la proclama capitale del suo nuovo impero. Vengono eseguiti lavori di ammodernamento. A Babilonia verranno celebrati i funerali di Efestione, amico di Alessandro morto ad Ectabana. Lo stesso Alessandro morirà nella città mesopotamica nel 323 a.C.
    Dunque Babilonia fu la città di tre grandi: Nabucodonosor, Ciro ed Alessandro.
    I diadochi successivi continuarono a dare splendore alla città, fino all’avvento di Seleuco prima ed Antioco poi che fecero costruire una nuova città: Seleucia. Nel 275 a.C. fu emanato un editto in base al quale tutti i babilonesi dovevano lasciare la città e recarsi nella nuova. Ma la città continuò a vivere perché non fu abbandonata da tutti. Gli stessi diadochi si impegnarono per fare opere di ricostruzione. Verso il 100 a.C. la diadochia seleucide entra in guerra con i Parti, popolo situato ad oriente della Persia, e la città fu abbandonata.
    Nel 116 d.C. Traiano svernò a Babilonia, ma ormai era diventata un cumulo di macerie.
    Dunque solo molti secoli dopo si realizzarono le profezie di Isaia, di Daniele e di Geremia sulla distruzione della città, che per secoli venne considerato il centro culturale e politico del mondo. La distruzione morale fu poi continuata dai padri della chiesa, tra Origene e S.Agostino, che la rappresentarono come simbolo del male. Essi ripresero la tradizione iniziata nell’Apocalisse di San Giovanni.

    Bibliografia
    “Babilonia” G. Pettinato 1988, Rusconi

  • Babilonesi: attività e società

    Attività

    La posizione geografica del regno di Babilonia, nonché le ricchezze naturali (due fiumi, ricca vegetazione, pascoli fiorenti), favorirono i commerci con i popoli vicini, in particolare con le Indie ed il prosperare di attività agricole e di pastorizia.
    Numerose furono le eredità prese dai Sumeri. Furono grandi conoscitori dell’astrologia: inventarono un calendario che non si discosta molto da quello impiegato attualmente, individuarono tutte le costellazioni, identificarono la cometa di Halley. Grandi matematici, risolvevano equazioni algebriche di terzo grado e sistemi vari, nonché impostarono il teorema di Talete. Eseguivano calcoli complicati nel campo dell’ingegneria edile.
    Grandi ingegneri, realizzarono città, templi e palazzi a Babilonia, dove il tempio più famosi erano quelli di Etemenanki ed Esagila, rivestiti d’oro, Borsippa, sede dell’accademia, Kuta, Kish, Larsa, Marad, Bas e Sippar. Babilonia era così bella che conquistò non solo Ciro il Grande, ma anche Alessandro Magno. Tutti la consideravano “l’ombelico del mondo”, centro di arte e di cultura. Un esempio è dato dalla maestosa porta di Ishtar, tutta decorata da mattoni policromi, dalla via della processione, dalla torre di Babele, dall’oro che rivestiva i templi ed i palazzi, dai Giardini Pensili, considerati una delle sette meraviglie del mondo, realizzati per la regina Amitis, moglie di Nabucodonosor, figlia del re medio Ciassarre, al fine di ricordarle il verde della sua terra.
    Nel campo toponomastico, descrivevano in dettaglio tutte le loro opere con piante e calcoli minuziosi: esistono tantissimi reperti con descrizioni dettagliata di alcune zone di Babilonia. Utilizzarono per la scrittura il codice “lineare B” adottato dai Cretesi, implementandolo con la scrittura cuneiforme.
    Produssero tantissimi libri: ne sono prova i reperti trovati nelle varie biblioteche. Inventarono le Cronache, molto attendibili ed oggettive, in cui venivano riportate le notizie salienti del periodo. Tra queste le informazioni di carattere bellico avevano poca rilevanza, a differenza degli assiri. Questo dimostra che i babilonesi non davano molta importanza alla guerra, piuttosto alla religione ed alla cultura.
    Dal punto di vista militare avevano grossi eserciti, che si avvalevano del carro da guerra, introdotto dai sumeri e perfezionato dagli assiri, e di macchine da guerra utilizzate per assediare le città.

    Società

    Esistevano una classe regale ed una sacerdotale. Quest’ultima deteneva il controllo su latifondi terrieri e beneficiava dei relativi proventi. Parallelamente vi era anche una classe borghese, risultato dei fiorenti commerci babilonesi.
    Poco si conosce della condizione femminile e del resto della popolazione. Il tenore di vita era comunque medio alto. Ciò è testimoniato dall’opulenza delle città e dalla presenza di diversi schiavi.
    Ciascuna città era ben fortificata, basti pensare alle possenti mura di Babilonia. Nabucodonosor, tra l’altro, fece erigere un vallo al confine con la Media, a nord del suo regno, per prevenire eventuali attacchi.

  • Sumeri: le attività

    Attività

    Il regno di Sumer era caratterizzato da diverse depressioni geologiche e da varie inondazioni fluviali che rendevano la zona estremamente paludosa. Solo l’abilità e l’ingegno sumero, attraverso numerose opere di bonifica, la resero fertile e ricca di pascoli.

    Le attività principali erano dunque la pastorizia e l’agricoltura; non mancavano però numerosi segni di civilizzazione che trasmisero ai Babilonesi ed al mondo intero.

    Furono grandi conoscitori dell’astrologia: inventarono un calendario che non si discosta molto da quello impiegato attualmente, individuarono tutte le costellazioni. Grandi matematici, risolvevano equazioni algebriche di terzo grado e sistemi vari. Eseguivano calcoli complicati nel campo dell’ingegneria edile.

    Furono i primi ad usare i numeri.

    Inventarono la scrittura, anche se poi venne perfezionata dai Cretesi, attraverso il codice “lineare B”.

    Grandi ingegneri, realizzarono canali che resero completamente navigabile e bonificata la bassa Mesopotamia; costruirono città, templi e palazzi. Importanti erano le Ziqqurat.

    Abili lavoratori di alabastro, realizzarono immagini votive.

    Numerose sono le stele, in cui i Sumeri registravano gli eventi che accadevano nella loro cultura.

    I Sumeri istituirono la scuola come luogo di cultura ed istruzione. Inoltre furono propositori nel diritto, in particolare con il re Eannatum, uno dei primi re sumeri, che cercò di regolamentare una situazione di sopraffazione e di ingiustizia.

    Avevano una buona educazione sanitaria e si curavano nell’abbigliamento. Erano profondi conoscitori delle erbe mediche.

    Nell’ambito della letteratura, osservando tutti i loro poemi, si può dire che furono dei grandissimi precursori della cultura. Fra tutti si ricorda lo scrittore Sinleqe Unnini.

    Non amavano molto la guerra, anche se utilizzarono il carro da guerra, impiegato dagli Sciti, ma erano dediti al commercio. Fondamentale fu il commercio con l’Egitto, il quale subì anche diverse influenze dai sumeri sia dal punto di vista architettonico che religioso: il mito di Osiride, riprende quello di Dumuzi; le piramidi si rifanno agli ziqqurat.

  • Cartagine e i cartaginesi

    Cartagine e i cartaginesi

    Intorno all’800 a.C. alcuni abitanti di Tiro migrarono in Africa e fondarono Cartagine. Questo episodio è stato tramandato ai posteri attraverso il mito della regina Didone, che conobbe anche Enea, secondo quanto scrisse Virgilio. Questa regina era conosciuta con il nome di Elissa, figlia di Pigmalione, che per diventare re, fece uccidere suo marito. Con Elissa si schierarono diversi patrizi tirii ed essa decide di lasciare la propria patria, portando un tesoro con se e riuscì a fuggire con un tranello. Arrivata a Cipro, trovò delle donne che si unirono all’equipaggio. Poi si diresse verso la costa africana dove fece edificare la città.
    Come in tutte le leggende, anche questa cela una verità. Alcuni cittadini di Tiro, probabilmente rappresentanti di una classe sociale emergente, erano in contrasto con la reggenza ed anche la borghesia locali. Ci fu un tentativo di presa di potere, che venne vanificato, per cui rimase l’esilio. Nel viaggio fu portato oro e preziosi. Gli esuli tirii scelsero la baia di Cartagine, tipico paesaggio fenicio, come luogo di approdo e di fondazione della nuova città: cartagine significa appunto città nuova. Tiro cercò di impedire questo processo, incaricando la città di Utica di distruggere la nuova colonia, ma l’operazione fallì. Da cui iniziò lo sviluppo di questa cultura molto simile a quella di Tiro. Si adoravano le stesse divinità; tuttavia mentre i fenici avevano ridimensionato la loro crudeltà nei sacrifici agli dei, i cartaginesi erano famosi per la loro efferatezza nelle celebrazioni sacre.
    La città era famosa per la sua Byrsa, collinetta con una rocca ove si conservava l’oro della città e che si usava in casi di estremi di difesa. C’era il tofet , il porto (anzi erano due), il mercato affollatissimo. Era una città che commerciava con l’Africa, la Spagna, la Sicilia e la Sardegna. Le sue mura difensive erano possenti ed ogni patrizio aveva un possedimento terriero, che veniva usato anche come luogo di produzione di scorte di emergenza. La città era protetta anche da 200 km di deserto che si stendevano verso l’Egitto.
    Il potere era in mano al Senato ed ai suffeti. Tuttavia ci furono diversi tentativi di golpe da parte di famiglie militari: prima ci provarono i Magonidi e poi i Barca. All’inizio la città si avvalse di un esercito mercenario, anche perchè la popolazione punica era poca, con il quale intraprese solo azioni di difesa contro i greci. Per le operazioni di conquista ci volle un esercito proprio. Verso il 450 a.C. si alleò con gli Etruschi per combattere i greci. Insieme riportarono una vittoria ad Alalia in Corsica, ma ottennero pochi successi in Sicilia, contro Siracusa.
    Nel 405 a.C. il generale Annibale, prese alcune città siceliote: Selinunte (distrutta), Imera, Gela, tranne Siracusa, Messana, Katania e Akragas, dove perse la vita, fermato da una pestilenza. Il successore Amilcare prese le altre tranne Siracusa, con cui concluse un trattato di pace.
    Nel 398 a.C., Dionigi, il signore di Siracusa distrusse Mozia, usando la stessa tecnica che Alessandro Magno adotterà per Tiro. Per questo il generale punico Himlico, assediò Siracusa senza riuscirvi, fermato da una nuova pestilenza. A tale proposito sembra che i punici non fossero molto curati nell’igiene. La lotta con Siracusa rimase incerta e si stabilì che il fiume Alico, vicino Imera, dovesse essere la linea di confine.
    Nel 310 a.C. Agatocle, signore di Siracusa, fu sconfitto da Amilcare ad Imera e si ritirò nella propria città. Nell’assedio, si diresse con alcune navi su Tunisi ed attaccò Cartagine per via terra, sconfiggendo Bomilcare. Il signore siracusano, si alleò con Ofella, diadoca d’Egitto, ma venne sconfitto. Ottenne comunque un trattato di pace, che segnava di nuovo il confine sul fiume Alico.
    Dal 510 a.C. al 306 a.C., Cartagine strinse con Roma tre patti di collaborazione, mantenendo intatti i traffici, dando ausilio ai romani nei porti, aiutandosi a vicenda in caso di aggressione da altri popoli, non costruendo città in Sardegna. La cosa funzionò soprattutto con Pirro, che sbarcato a Taranto nel 280 a.C., fu sconfitto dai romani e devastò la Sicilia, fino a Lilibeo, fu poi sconfitto dai punici e dai romani venuti in loro aiuto.
    Nel 265 a.C. scoppia la prima guerra punica.
    Gerone, signore di Siracusa attacca Messana, che chiama in aiuto sia Cartagine che Roma, quest’ultima occupa la città con delle truppe.
    La protesta punica, circa la violazione degli accordi, portò alla guerra che si tramutò in stallo, esclusa una schermaglia avvenuta ad Agrigento, fino al 260 a.C., quando a Milazzo i romani sconfissero i cartaginesi, avvalendosi del ponte mobile. I punici si rifecero a Termini. Nel 257 a.C. i romani, comandati da Attilio Regolo, vinsero a Gela e puntarono su Cartagine, dove attaccarono via terra, finendo sconfitti dalla cavalleria numidica. Amilcare Barca, padre di Annibale, soprannominato lampo, fu mandato in Sicilia, dove organizzò una resistenza tra Trapani ed Erice, ma rimase tagliato fuori dalla patria. I romani intanto vinsero alle isole Egadi ed ottennero una pace vantaggiosa che assicurò la Sicilia a Roma ed indebitò economicamente Cartagine.
    Tra il 241 a.C. ed il 237 a.C. ci furono delle rivolte tra i punici, capeggiati da Matho. Sotto la guida di Amilcare, Cartagine si riprese e costruì, assieme al successore il genero Asdrubale, un considerevole regno in Spagna. Fu fondata Cartagena, che sembrava richiamare la leggenda della città punica. I Barca attuavano una politica più personale che filo cartaginese tra gli iberici.
    Nel 226 a.C. fu firmato un trattato con i romani in cui ci si impegnava a non superare il fiume Ebro. Questo trattato costò l’indipendenza dei Celtiberi, che furono combattuti da entrambi. Intanto Cartagine si rafforzava ed aveva un’economia sempre più florida.
    Nel 219 a.C. scoppia la seconda guerra punica.
    Sagunto, città spagnola al di sotto dell’Ebro, insorge e chiama in aiuto i romani. Annibale, succeduto allo zio, prese Sagunto e Roma gli dichiarò guerra. A questo punto Annibale compì la famosa impresa.
    Oltrepassate le Alpi, tra il 218 ed il 217 a.C. vinse i romani (Trebbia, Ticino, Trasimeno e Canne), attuando la sua famosa tattica dell’accerchiamento sulle ali. Non riuscì ad allearsi alle popolazioni italiche locali, se non ad alcune sannite. Trascorse un lungo periodo a Capua, ma non si sentiva sicuro a prendere Roma. Di lui si diceva che sapeva vincere le battaglie, ma non le guerre.
    Si alleò con Siracusa e con Filippo V di Macedonia, ma entrambi furono sconfitti dai romani. Siracusa in particolare pianse Archimede. I romani ottennero anche vittorie in Spagna ed uccisero sul Metauro, Asdrubale, il fratello di Annibale che aveva cercato di riunire le forze.
    Scipione l’Africano sbarcò a Tunisi e, con l’aiuto del numidico Massinissa, costrinse Annibale, dopo 13 anni, a lasciare l’Italia, sconfiggendolo a Zama. Fu siglata un’altra pace con Roma, dove stavolta Cartagine oltre a pagare altri debiti, non poteva compiere guerre se non con il consenso romano.
    Annibale rimase a governare, portando Cartagine ad un certo benessere. Roma voleva Annibale e questi scappò prima in Siria, formando un esercito ce venne sconfitto, e poi in Bitinia dove fu tradito e preferì il suicidio nel 183 a.C..
    Intanto Massinissa provocava Cartagine con saccheggi, fino al punto che ci fu la risposta dei punici, contravvenendo gli accordi di pace con Roma. I romani attendevano questo momento e nel 149 a.C. scoppiò la terza guerra punica.
    Nonostante Cartagine sia ritornata sui suoi passi, consegnato ostaggi e pagato altri debiti, Roma era decisa a distruggere la città ed affidò l’incarico al generale Scipione Emiliano. Il senatore Catone era un sostenitore di questa politica.
    Come per Tiro, fu costruita una diga sul mare. La città fu difesa casa per casa e dopo sei giorni capitolò, nonostante il generale Asdrubale la difese valorosamente. Rasa al suolo la città, fu sparso del sale sul terreno per renderlo sterile.
    Sopravvissero comunque il capitalismo e l’abilità nel commerciò che già i fenici avevano tramandato al mondo.

    Religione
    I Fenici ed in particolare i Cartaginesi sono stati tramandati come crudeli e sanguinari soprattutto dai Greci. Ciò probabilmente era dovuto ad uno scopo propagandistico ed alla loro religione, avente tipiche caratteristiche orientaleggianti.
    I sacerdoti fenici compivano molti sacrifici sui tofet, spesso anche di umani, come accadde a Cartagine sotto l’assedio del siceliota (greco-siracusano) Agatocle, dove furono sacrificate circa 300-500 giovani vite.
    Esisteva una trinità fenicia: El, Baalat e Baal. Il primo è un dio inafferabile, lontano dall’uomo. Baalat è la moglie di El e la grande madre, colei che dava calore, fertilità e sicurezza all’uomo. Era anche conosciuta come Ashera.
    Questa figura era nota ai Sumeri come Innin, ai Babilonesi ed Assiri come Ishtar, agli Egiziani come Iside.
    Molto più vicina all’uomo è il loro figlio Baal, oppure Adon o Eshmun, venerato come Melkart presso Cartagine e Tiro. Egli ogni anno moriva e poi risorgeva, richiamando le stagioni. Egli si sacrifica per l’uomo: muore e risorge per lui. Questa figura farà nascere il mito di Ercole (Eracle) e di Adone, importato in Grecia.
    C’erano altre divinità, forse realizzate dai sacerdoti per esigenze locali: Kusor, dio del mare e guardiano delle stagioni; Hijon, protettore degli artigiani e degli industriali; Dagon, dio del grano; Shadrapa, patrono dei medici, Reshef, amministratore di tuoni e di fulmini; Misor e Sydyk, dei della giustizia.
    Si credeva che il mondo fosse un uovo, creato da El, e che una sua rotazione violenta avesse separato terra e acque. Poi furono creati gli dei e fu fatto l’uomo, da cui ebbero origine le vite animali e vegetali. Baal e Baalat erano venerati un po’ dappertutto.
    Presso la cultura fenicia si celebrava il rito della prostituzione sacra. Ogni donna, solo una volta l’anno, in occasione di particolari feste, concedeva il proprio corpo. Questo per consentire all’uomo di corrispondere direttamente con la divinità, tra l’altro si trattava di un simbolo di fertilità.
    L’elemento ravvivante per queste divinità era il sacrificio, simbolo dunque di rigenerazione e di resurrezione. Baal voleva che una madre sacrificasse il figlio con il sorriso sulle labbra: per questo erano vietati pianti e lamenti in queste circostanze.
    Questa religione ebbe molti contrasti con il vicino monoteismo di Israele. A tale proposito è indicativa la lotta ingaggiata dal profeta Isaia contro la regina fenicia Jezabel, fino al punto di farla uccidere. Questo infatti simboleggiava la vittoria del monoteismo e della tradizione ebraica sul politeismo fenicio.
    La filosofia di vita fenicia, imperniata sul vivere basandosi sul razionale, sul non confidare nel futuro e negli dei, sul non attendersi nulla per non essere delusi, sul vivere in uno stato di apparente serenità fu all’origine dello stoicismo.
    Dalla religione fenicia nacquero dei miti, sviluppati poi dai greci: Afrodite, Europa, Adone e Dioniso.

  • Fenici: le attività

    Attività
    Le fonti storiche che racconta no dei Fenici non sono moltissime: Erodoto, Livio, Diodoro Siculo, Plinio, la Bibbia.
    Inventarono il vetro e lo diffusero in tutto il mondo allora conosciuto, creando il commercio di massa. Impiegarono la porpora per colorare vestiti, sfruttando dei molluschi marini, che commercializzavano ad altissimo costo.
    Furono buoni conoscitori della scienza medica e dell’astrologia. Abili musicisti, si dilettavano con il flauto.
    Perfezionando il codice “lineare B” adottato dai Cretesi (ripreso anche dagli egizi ed i popoli mesopotamici), furono i primi ad introdurre nella civiltà l’alfabeto che fu poi perfezionato dai Greci.
    Furono i primi a circumnavigare l’Africa, ad andare in America.
    vevano rotte preferenziali con il Camerun e la Costa d’Avorio, da cui traevano ricchezza e schiavi da rivendere nei mercati.
    Inventarono il commercio e barattavano con i loro prodotti oro, ferro, stagno, tessuti, avorio e altro materiale.
    Grandissimi navigatori, fondarono tantissime colonie, come base di rifornimento e di sosta, mai a scopo militare (se non nel periodo cartaginese). Inventarono il mito delle colonne d’Ercole in onore del dio Baal.
    Grandi ingegneri realizzarono palazzi e templi importanti come quello di Salomone a Gerusalemme o di Nabucodonosor a Babilonia.
    Costruirono porti in grado di difendersi automaticamente dalle maree o da fenomeni di insabbiamento: basti pensare a Sidone, Cartagine e altre città. Realizzarono città importanti e potenti come Tiro (costruita su un’isola) e Cartagine.
    Tutte le città fenicie erano belle, decorate, risplendenti d’oro, come nel caso di Tiro, caratterizzate da possenti mura difensive e da porti funzionali.
    Le navi entravano in porto solo per operazioni di carico e scarico, mentre, per il resto, restavano in mare. Progettarono e realizzarono il canale di Suez, assieme agli egizi.
    Abili lavoratori del ferro e del metallo, fondarono la città di Esion Gheber sul Mar Rosso e commerciarono con le Indie. Tipico poi era il luogo nel quale si potevano trovare città fenicie: una baia protetta, un’altura limitrofa, una sorgente d’acqua nelle vicinanze e un po’ di terra coltivabile per le emergenze. Svilupparono anche una discreta industria tessile, indirizzata sempre a fini commerciali.
    Dal punto di vista militare non avevano grossi eserciti. L’unica attività bellica fenicia che la storia ci tramanda è legata alla conquista di Cipro, isola ricca di minerali che facevano gola ai mercanti di Tiro e Sidone.
    Il considerare una città separata dalle altre fu un limite per questa civiltà, in quanto non venivano mai intraprese operazioni comunitarie. Numerosi sono gli esempi di attività bellica difensiva delle città. In particolare, Tiro ci ha tramandato numerosi artifici difensivi per non cadere sotto gli Assiri, i Babilonesi, i Persiani ed i Macedoni, che la distrussero.
    Diversa è la situazione di Cartagine che intraprese numerose attività belliche, che la portarono alla conquista di quasi tutta la Spagna, la Sicilia, la Sardegna e alla guerra contro Roma. In principio erano impiegati soldati mercenari, ma poi, con l’evoluzione della società punica, maturò un senso civico, da cui nacque un esercito proprio.

  • I Fenici e gli Ebrei

    La parte settentrionale della di Canaan, l’attuale Libano, vide fiorire nel XII sec. a.C. la civiltà fenicia, fondata su da una serie di città -Stato autonome, le cui più importanti erano Biblo, Sidone e Tiro. La forza di queste città non consisteva nella potenza politico-militare, ma nello sviluppo economico, basato soprattutto sul commercio marittimo. I fenici erano ottimi navigatori e conquistatori, tanto che tutta la zona da Cipro alle coste africane (Cartagine) cadde in loro potere, così come Sardegna, Sicilia e Spagna. Furono commercianti di stoffe e legnami, nonchè artigiani di vetro e metalli. Nel 1100 a.C. i fenici fondarono Cartagine, nell’Africa settentrionale (attuale Tunisia) ed entrarono in conflitto con i romani.
    Generalmente il potere apparteneva a un re, il quale, tuttavia, doveva tenere conto dei pareri dell’assemblea dei rappresentanti dei commercianti, degli armatori e dei proprietari terrieri. Tiro rappresentò per un certo tempo un’eccezione, perchè, nel VI secolo, venne governata da magistrati detti sufeti, che erano eletti dal popolo, restavano in carica un anno ed erano generalmente due. La loro era una carica civile, non militare: sovrintendevano alle relazioni internazionali, avevano funzioni legislative, amministrative e giudiziarie.
    Col passaggio all’età del Ferro, il potere regio nelle città -stato dei Fenici venne limitato dall’ascesa delle classi mercantili, ma il sovrano conservò le funzioni religiose e sacerdotali che costituivano una sua prerogativa e continuò a preoccuparsi della costruzione degli edifici sacri.
    La regina godeva di privilegi particolari, poteva esercitare la reggenza e riferirsi a se stessa e all’erede usando il plurale.
    Ai fenici è attribuita l’invenzione dell’alfabeto fonetico e la forma esteriore delle lettere che fu adottata dai greci. E’ grazie a loro che furono diffuse le unità di misura e il sistema dei pesi babilonesi in tutto il bacino del Mediterraneo.
    Giacobbe con tutta la sua famiglia si recò in Egitto: e sembra che l’emigrazione degli ebrei si debba integrare con quella più vasta compiuta dagli Hyksos (“principi di paesi stranieri”) che raggiunsero l’Egitto passando attraverso la Terra di Canaan: al loro seguito il piccolo numero degli Ebrei (secondo la Bibbia si trattava di circa settanta persone) acquistò ben presto posizione eminente. Giuseppe, figlio di Giacobbe, fu primo ministro del faraone e tutta la sua stirpe, aumentata considerevolmente di numero, si stabilì ai confini orientali del Delta. All’inizio, gli Ebrei conservarono una certa libertà ; si spostarono anche, come nomadi, forse fino alla Terra di Canaan, unita allora all’Egitto.
    Dopo l’espulsione degli Hyksos, gli Egiziani, avendo bisogno di manodopera, asservirono gli Ebrei. Liberati da Mosè, nel XV o nel XIII sec. a.C., gli Ebrei peregrinarono per un certo tempo nella penisola sinaitica, furono nutriti miracolosamente dalla manna e dissetati con acqua miracolosa. Intorno ai secoli XIII-XII, essi si stanziarono nella regione meridionale della terra di Canaan, ossia l’attuale Palestina. Il popolo d’Israele era organizzato come una confederazione di dodici tribù. La costituzione di un regno creava però un problema di legittimità , ossia gi giustificazione dell’autorità del re. Gli Ebrei intesero il sovrano come prescelto di Dio.
    Saul (significa impetrato da Dio) 1º re degli Ebrei, che regna dal 1020 al 1000 a.C., quando muore in guerra contro i Filistei. Fu scelto per consiglio divino e unto re segretamente a Rama dal profeta Samuele, che in seguito lo proclamò re pubblicamente. Gli succede Davide, suo genero, che regna per quasi quarant’anni, dal 1000 fino al 961 a.C. A Davide succede, nel 961 a.C., il figlio suo e di Betsabea, Salomone, diventato proverbiale per la sua saggezza. Salomone è quello che si dice un sovrano illuminato. Alla sua morte (922 a.C.) il regno si spezzò in due: uno è il regno di Israele, e l’altro si chiamerà di Giudea.
    L’alimentazione degli ebrei era caratteristica di un popolo dedito prevalentemente all’allevamento; infatti non mancavano il pane e il vino, ma un ruolo centrale era svolto dalla carne, ovviamente di animali non impuri come pecore e capre, e del latte e dei latticini. Resta il problema del significato dei tanti tabù alimentari degli ebrei. Si è fatta lìipotesi che essi, sotto l’apparenza religiosa, non fossero altro che proibizioni di carne di maiale sarebbe stato il risultato della consapevolezza della facile deperibilità di questo tipo di carne nei climi caldi, come quella dei palestinesi. Secondo questa interpretazione, le proibizioni religiose sarebbero state introdotte per rafforzare delle proibizioni di tipo sanitario.

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  • I primi Stati della Mesopotamia

    Si svilupparono i primi insediamenti urbani nelle regioni della Mesopotamia, antico nome della regione dell’Asia Anteriore compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate, occupate dalla moderna Turchia, dalla Siria e dall’Iraq. Queste regioni, a partire dal III millennio a. C., furono teatro di imponenti flussi migratori di molteplici popolazioni (semiti, ittiti, filistei, aramei, fenici ecc..). Le prime città stato della Mesopotamia si svilupparono nel sud della regione, nelle zone alluvionali a ridosso del Golfo Persico. Anche qui le condizioni ambientali stimolarono le risorse e l’inventiva dell’uomo. Le piene del Tigri e dell’Eufrate avevano luogo in primavera, con il rischio che l’acqua invadesse i raccolti prima del raccolto; viceversa, l’acqua scarseggiava in autunno, quando sarebbe stata necessaria. Gli antichi popoli mesopotamici affrontarono il problema attraverso canali regolati da chiuse, l’acqua veniva fatta affluire nei campi nel momento e nelle qualità opportuni.
    Uno degli elementi che favorì il sorgere dei centri urbani fu la presenza di un’organizzazione agricola che soddisfacesse le esigenze alimentari sia degli addetti al lavoro dei campi sia di coloro che si dedicavano ad altre attività . Ciò provocò una dipendenza della campagna dalla città , che aveva bisogno di assicurarsi grandi quantità di prodotti agricoli. Questi venivano versati dai contadini quale tassa in natura all’autorità cittadina. Non si trattava di uno scambio alla pari, perchè il potere era tutto nelle mani dei sacerdoti del tempio, ai quali spettava ogni decisione importante. La condizione dei contadini andò peggiorando nel corso del tempo: se nella prima fase della rivoluzione urbana essi erano in maggioranza possessori delle terre che coltivavano e liberi di organizzare il lavoro secondo le proprie scelte, in seguito crebbe sempre più una categoria di agricoltori direttamente dipendente dal tempio.
    I sumeri furono la più antica popolazione della Mesopotamia, le cui origini sono rintracciabili grazie a reperti risalenti al 3000 a. C. Il codice di leggi di Ur-Nammu, raccolta di testi giuridici, rappresenta la più antica raccolta di massime giuridiche della storia dell’uomo. I sumeri non si organizzarono in uno stato unitario, bensì in tante città -stato indipendenti l’una dall’altra, talvolta in lotta fra loro ed economicamente autosufficienti. La città sumerica era governata da un re chiamata lugar, il quale apparteneva generalmente alla classe sacerdotale. La città di Uruk, nata verso il 3500 a.C., sorgeva sulla destra del vecchio corso dell’Eufrate. Il tempio di Eanna fu il centro di un complesso di attività organizzative e politiche, che permisero a Uruk di acquisire sia il controllo della pianura intorno alla città sia il dominio sui villaggi urbani minori di una vasta area della Mesopotamia meridionale. Inoltre, Uruk fondò colonie anche a centinaia di chilometri verso nord, sino in Siria e in Anatolia. Queste avevano la funzione di controllare i commerci a lunga distanza. I sumeri erano politeisti; gli dei erano rappresentazioni e personificazioni delle varie forze della natura. Furono abilissimi artigiani, costruivano ornamenti, decoravano vasi d’argilla e fabbricavano strumenti in metallo che sapevano fondere a temperatura elevatissime. Il tempio, grande piramidi a gradoni chiamata ziggurat, era il cuore della città : nel tempio si svolgevano le attività di commercio, di scambi e le attività politiche. Il tempio era il supremo proprietario della terra e del bestiame. I sacerdoti amministravano queste ricchezze. Schiavi erano in Sumer, non solo i prigionieri di guerra, ma anche i debitori che perdevano la terra e la libertà a vantaggio del creditore. L’astronomio sumera si sviluppò dalla divinazione, cioè dall’arte di provvedere al futuro grazie all’interpretazione del movimento degli astri. I sumeri sapevano riconoscere stelle e pianeti: scoprirono che i loro movimenti rispettavano scansioni temporali. E’ ai sumeri, infine, che dobbiamo le prime cosmogonie (cosmo), cioè i primi tentativi dell’umanità per piegare l’origine del mondo, delle cose, dell’uomo stesso. Nella scrittura cuneiforme inventata dai sumeri, accanto ai segni pittografici compaiono anche dei segni fonetici. Ciò significava, ad esempio, con i simboli delle parole re e ma si potevano indicare, oltre ai suddetti termini, anche parole come mare e rema. Sembra questa la strada che ha portato all’invenzione dell’alfabeto. Una curiosa caratteristica dei segni fonetici sumeri sta nel fatto che essi inventarono un sistema per esprimere i suoni simile a quello che oggi noi usiamo per comporre i giochi dei rebus. La scrittura rimase però una pratica molto complessa: sapevano usarla soltanto gli scribi o scrivani di professione, cioè coloro che erano alle dipendenze del tempio o del palazzo e ne curavano l’amministrazione. La struttura delle città -stato sumere aveva messo in evidenza tutta la sua fragilità politica e militare di fronte a una popolazione nomade proveniente dall’Siria o dal deserto arabico: gli accadi. Essi conquistarono il territorio dei sumeri. Il potere venne quindi assunto dal re accadico Sargonn, il Conquistatore, che fondò la nuova capitale Akkad. Alla sua morte, verso il 2300 a.C., i popoli sottomessi si ribellarono, e la situazione fu ripresa in mano solo dal nipote Naram-Sin, che tuttavia non riuscì a ripristinare durevolmente la struttura dello Stato. Alla morte di Naram-Sin una tribù di origine semitica, anch’essa proveniente dall’Iran, penetrò in Mesopotamia e impose il proprio dominio a Sumeri ed Accadi. Nonostante che i nuovi venuti, denominati Gutei, avessero portato la prosperità economica del paese, vennero sempre considerati degli usurpatori e scacciati appena fu possibile. Fu il principe della città di Uruk, Utkhegal, che guidò la rivolta antigutea nel 2051 a.C., consentendo così la rinascita della potenza sumero-accadico. Il sovrano accadico riceveva in vita onori divini, essendo considerato un figlio degli dei; e quando veniva a morte, la sua scomparsa da questo mondo era considerata come un semplice passaggio nel mondo eterno degli dei, precluso invece ai comuni mortali. I Sumeri inventarono anche la scrittura cuneiforme, così chiamata perchè consta di tanti piccoli segni.
    Verso il ventesimo secolo a.C. cominciarono a premere sullo stato di Accad molti dei popoli confinanti, tra i quali gli Elamiti, i Mari, i Cananei e gli Assiri, ma la prevalenza venne assunta dai babilonesi, che riuscì a estendere il proprio dominio sul territorio circostante, finchè, verso il 1700 a.C., divenne capitale di un vastissimo regno che unificava l’alta e la bassa Mesopotamia (Akkad e Sumer). Testimonianza della civiltà politica babilonese è il codice di Hammurabi, insieme di leggi incise a caratteri cuneiformi.
    Contemporaneamente alla civiltà babilonese, nacque nella parte settentrionale della Mesopotamia l’impero assiro. La dinastia amorrea fondata da Samsi-adad diede inizio al periodo di indipendenza ed espansione oltre l’Eufrate. Lo scontro con la civiltà babilonese inferse un duro colpo alla civiltà assira: il re Hammurabi occupò l’intera Assiria e nel 1679 a. C. l’occupazione della città di Mari segnò il declino del primo periodo di splendore della civiltà assira.
    La struttura della monarchia assira era aristocratico militare, con molti elementi mediati dalla civiltà babilonese: l’economia basata sull’agricoltura e sul commercio fioriva grazie allo sfruttamento dei paesi conquistati. L’arte assira riprende i temi dell’arte mesopotamica dei sumeri, esemplificata nello Ziqqurat di Ur o tempio torre con sovrapposizione fino a sette piani di bastioni inclinati. La superiorità degli Assiri era soltanto militare: infatti essi non apportano nessun elemento culturale, ma solo l’uso dei carri da guerra e dei cavalli.
    Verso la metà del II millennio a.C. il dominio di Babilonia fu sottoposto alla pressione dei “popoli dei monti”, popolazioni nomadi e siminomadi. Tra questi vi erano gli assiri, che rendendosi indipendenti da Babilonia, poi, verso il 1146 a.C. occuparono la città stessa. Dopo così sconfitto la popolazione dei Mitanni, gli Assiri guidati dal re Salmanassar I invasero tutta la Mesopotamia trattando i popoli vinti con inaudita crudeltà , inchiodando sulle mure della città sottomese la pelle e la testa dei condottieri uccisi, deportando intere popolazione da una regione all’altra. L’odio e il terrore che gli Assiri avevano ispirato ai popoli sottomessi esplosero con furore quando venne anche per loro il momento della sconfitta. Gli invasori vennero ricacciati per qualche tempo sulle loro montagne. Ma a partire dall’883 a.C., di nuovo gli Assiri discendono come uccelli rapaci e di nuovo s’impongono a tutti gli avversari. Sotto il dominio degli assiri caddero progressivamente, tra il 1000 e il 700 a.C. la Palestina, la Siria e la Fenicia; verso il 670 venne conquistato anche l’Egitto. Inoltre i conquistatori hanno acquistato un’arma nuova: è la spada di ferro, che hanno loro trasmesso gli Hittiti, e che consente di sbaragliare con irrisoria facilità gli eserciti ancora armati completamente di bronzo.
    Organizzato un potente Stato sotto il governo dei primi sovrani, gli Ittiti cominciarono, come tutti gli altri popoli confinati, a guardare con desiderio le fertili pianure della Mesopotamia. Finalmente, dopo anni di guerriglia, riuscirono a invadere la Siria conquistando la capitale Aleppo, e poi spingersi fino alla stessa Babilonia; li guidava il re Morsili I, un abile generale, che però poco tempo dopo venne assassinato. Questo determinò una crisi nel governo ittita e un arresto nella politica di espansione militare, che riprese solo dopo due secoli, quando, nel 1365 a.C., si lanciarono all’assalto del regno dei Mitanni. Più che un regno, quello creato dagli Hittiti può essere considerato una grande confederazione di popoli e genti diversa. Gli Hittiti, infatti, costituivano una minoranza straniera nelle regioni conquistate e cercavano di evitare possibili ribellioni, concedendo una certa autonomia ai popoli sottomessi; spesso si accontentavano di ricevere da questi ultimi tributi e aiuti militari, lasciando sul trono il sovrano locale, anche se con un potere limitato. Il re era prescelta in relazione alla sua abilità guerriera o di comando. Egli non era quindi nè l’interprete della divinità nè dio egli stesso. L’autorità regia era limitata dall’assemblea degli uomini liberi, che aveva potere decisionale su molti aspetti della vita sociale e sull’elezioni del nuovo re. Ma nonostante tutto, venne anche per i saggi Ittiti il tempo della fine. Poco prima dell’undicesimo secolo a.C., essi vennero a conflitto coi Frigi, i fondatori della famosa città di Troia di cui parlano i grandi ci parlano i grandi poemi omerici, e la loro potenza crollò sotto i colpi dei nuovi dominatori, i quali ne invasero il territorio e vi fondarono una nuova capitale, chiamata Gordio.
    Il periodo di massimo splendore del regno di Frigia cadde tra l’ottavo e il settimo secolo a.C. Il regno frigio tuttavia, entrò ben presto in crisi a causa degli Assiri, i quali, guidati da Sargon II, ne sbaragliarono le forze nel 709 a.C.
    Essi vennero sostituiti dai Lidi, che a cavallo tra il settimo e il sesto secolo a.C. stabilirono il loro reame. Il secondo impero babilonese ebbe momenti di rinnovata grandezza sotto il regno di Nabucondosor, quando fu conquistata la Palestina fino ai confini dell’Egitto. Nabucodonsor II, nel 587 a.C., distrusse Gerusalemme, capitale del regno di Giudea, e deportò in massa gli ebrei in Babilonia, obbligandoli a collaborare alla costruzione di un grande edificio di culto, una torre detta ziggurat, che gli ebrei chiamarono poi nella loro Bibbia torre di Babele ritenendo che Dio stesso avesse confuso le lingue di coloro che la costruivano, mentre si trattava solo dei diversi popoli deportati dall’imperatore e costretti a lavorare come schiavi alla costruzione. Toccò al re Nabonide di vedere la fine dell’impero: inimicatisi i sacerdoti, avendo cercato di limitare il loro potere i loro privilegi, li spinse ad accordarsi segretamente coi nemici dell’impero, e in particolare coll’imperatore di Persia Ciro II. Costui nel 539 a.C. poteva così impadronirsi della grande, della splendida Babilonia.
    Il politeismo è senza dubbio il carattere fondamentale di tutte le religioni antiche. Quella della Mesopotamia era caratterizzata da un politeismo di tipo naturalistico: i popoli mesopotamici credevano cioè che ciascuna forza della natura (terra, acqua, vento, ecc.) fosse controllata da un dio. Oltre alle divinità della natura, c’erano gli dei protet0tori di ogni singola città , ai quali era dedicato il grande tempio posto al centro della città stessa.

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  • Sumeri: le origini

    Il primo problema che si affronta nell’analisi della civiltà sumera consiste nella sua scoperta che è avvenuta solo agli inizi del 1900. In precedenza si credeva che non esistesse una civiltà precedente a quella assira. Con pazienti scavi e costanti studi si è giunti all’accettazione di questa importantissima civiltà sia per cultura sia per religione.

    La civiltà dei Sumeri colloca le proprie origini in un periodo antecedente al 3000 a.C., prendendo il posto della cultura derivante dalla cosidetta “Gente di Obeid”, popolazione nomade che si era stabilita nella parte sud-orientale della Mesopotamia (la terra tra i due fiumi), presso il villaggio di El Obeid , regione ricca di acqua, ma anche di inondazioni. Oggi tale regione è caratterizzata dalla presenza dello Shatt el-Havy, un canale che unisce i due fiumi mesopotamici. La città più importante fu Eridu.

    Il termine sumer (shumer in accadico) significa terra coltivata, da cui sumeri significa portatori di coltura.

    Intorno al 3000 a.C. si assiste ad una migrazione del popolo sumero, proveniente dalla regione montuosa che comprende gli attuali Iran ed India, verso la regione meridionale mesopotamica caratterizzata da frequenti inondazioni dei fiumi Tigri ed Eufrate le quali formavano paludi. A questa si unisce anche un flusso migratorio proveniente dal Mar Caspio, dunque di estrazione scita.

    Viene fondata la città sacra di Uruk, che prese il posto di Eridu. Si assiste dunque ad una fase in cui si passa da una tradizione nomade ad una stanziale con la fondazione di centri urbani che non sono difesi da mura.

    Nel periodo che va dal 3000 al 2600 a.C. circa la città di Uruk domina la scena politica sumera. Nascono altre città come Ur, Lagash, Nippur, Kish, Eridu, Larsa, Umma, Isin . Si tratta di principati che compongono la regione di Sumer.

    Il territorio in cui si stabilì la popolazione era soggetto a diverse calamità naturali, ma nonostante questo, si riuscì a piegare la forza della natura per avere un insediamento stabile.

    Le città raggiunsero un grande splendore ed un’importanza internazionale.

    Attività

    Il regno di Sumer era caratterizzato da diverse depressioni geologiche e da varie inondazioni fluviali che rendevano la zona estremamente paludosa. Solo l’abilità e l’ingegno sumero, attraverso numerose opere di bonifica, la resero fertile e ricca di pascoli.

    Le attività principali erano dunque la pastorizia e l’agricoltura; non mancavano però numerosi segni di civilizzazione che trasmisero ai Babilonesi ed al mondo intero.

    Furono grandi conoscitori dell’astrologia: inventarono un calendario che non si discosta molto da quello impiegato attualmente, individuarono tutte le costellazioni. Grandi matematici, risolvevano equazioni algebriche di terzo grado e sistemi vari. Eseguivano calcoli complicati nel campo dell’ingegneria edile.

    Furono i primi ad usare i numeri.

    Inventarono la scrittura, anche se poi venne perfezionata dai Cretesi, attraverso il codice “lineare B”.

    Grandi ingegneri, realizzarono canali che resero completamente navigabile e bonificata la bassa Mesopotamia; costruirono città, templi e palazzi. Importanti erano le Ziqqurat.

    Abili lavoratori di alabastro, realizzarono immagini votive.

    Numerose sono le stele, in cui i Sumeri registravano gli eventi che accadevano nella loro cultura.

    I Sumeri istituirono la scuola come luogo di cultura ed istruzione. Inoltre furono propositori nel diritto, in particolare con il re Eannatum, uno dei primi re sumeri, che cercò di regolamentare una situazione di sopraffazione e di ingiustizia.

    Avevano una buona educazione sanitaria e si curavano nell’abbigliamento. Erano profondi conoscitori delle erbe mediche.

    Nell’ambito della letteratura, osservando tutti i loro poemi, si può dire che furono dei grandissimi precursori della cultura. Fra tutti si ricorda lo scrittore Sinleqe Unnini.

    Non amavano molto la guerra, anche se utilizzarono il carro da guerra, impiegato dagli Sciti, ma erano dediti al commercio. Fondamentale fu il commercio con l’Egitto, il quale subì anche diverse influenze dai sumeri sia dal punto di vista architettonico che religioso: il mito di Osiride, riprende quello di Dumuzi; le piramidi si rifanno agli ziqqurat.

    Società

    Esistevano una classe regale ed una sacerdotale. Quest’ultima deteneva il controllo su latifondi terrieri e beneficiava dei relativi proventi. Ogni città era governata da un ensi , signore locale, che spesso si proclamava anche sommo sacerdote, conosciuto come en, al fine di controllare anche il potere religioso che era molto forte presso i sumeri. Inoltre c’era il lugal che esercitava una podestà sovraregionale.

    Parallelamente vi era anche una classe borghese, risultato dei fiorenti commerci sumeri, che costituivano l’unica ricchezza per un paese povero di materie prime che era costretto ad importare tutto dall’estero. La sua unica ricchezza era la rete fluviale della regione che costituiva una buona fonte di commercio.

    Numerosi erano i rapporti con lo Yemen, i paesi del Golfo Persico e le città della valle dell’Indo.

    Poco si conosce della condizione femminile e del resto della popolazione. Il tenore di vita era comunque medio alto. Ciò è testimoniato dall’opulenza delle città e dalla presenza di diversi schiavi. Oltre ad essi vi erano i contadini ed i pastori, che godevano di un basso tenore di vita.

    Sviluppo

    I Sumeri conobbero il loro maggiore sviluppo tra il 2500 ed 2350 a.C.. All’inizio di questo periodo la Mesopotamia meridionale era caratterizzata da villaggi che via via vennero fortificati, in particolare Uruk.

    Antecedentemente a tale periodo in ogni villaggio, ricco per i fiorenti commerci, dominava un ensi, che spargeva terrore e soprusi sulla popolazione locale.

    Nel 2500 a.C. la città di Lagash fonda un principato e domina nella regione conquistando altre città sumere. Si assiste a lotte tra le varie città che richiamano l’attenzione del vicino e bellicoso Elam. Finalmente con il re Urnanshe, la città di Lagash ottiene il sopravvento sulle altre. La lotta è dura, perchè molte città sumere vedono ridotto il loro potere economico e si ribellano.

    Il re Eannatum, nipote di Urnanshe, estese il dominio di Lagash su quasi tutte le città sumere, sottomise l’Elam e sconfisse la città di Mari, situata nella Siria. Questo testimonia che i sumeri estesero il loro dominio al di là del proprio territorio. Inoltre avevano anche un dominio marittimo nel Golfo Persico.

    In realtà Sumer era divisa in due principati: il primo controllato da Eannatum di Lagash ed il secondo, più a nord e separato da un fossato di confine, sottomesso alla città di Umma, governata dall’ensi Urlumma. Quest’ultimo, tuttavia, pagava un tributo a Lagash.

    Con il successore di Eannatum, re Entemena, i territori a nord di Lagash, controllati dalla città di Umma, si ribellarono di nuovo. Gli Ummaiti vennero sconfitti dai “sumeri meridionali” e subirono l’aggressione dell’ensi di Zabalam, città vicina ad Umma, che si chiamava Il, il quale si proclamò nuovo re di Umma che ebbe una certa influenza anche su Lagash.

    Dunque ad un’iniziale dominio di Lagash ne seguì uno ummaita. Entemena, dunque, perde il controllo ed acquistano potere anche i sommi sacerdoti di Lagash che portarono al potere Lugalanda, il quale non migliorò molto la situzione economico-sociale dei sumeri, soprattutto del ceto povero: l’inflazione era molto alta.

    Salì al trono Urukagina, che fu il primo re del popolo. Risanò l’economia, si avvalse di funzionari di controllo, ridimensionò la classe sacerdotale, proclamandosi anche egli sacerdote, istituì un primo codice di diritto.

    Intanto, nel 2350 a.C., ad Umma era salito al potere Lugalzagesi, uomo ambizioso e poco pacifico, che segnò un nuovo periodo per Sumer. Questi unificò Sumer attraverso il sangue e le distruzioni delle diverse città del principato di Lagash. Le sue atrocità sopravvissero in futuro nelle legende sumeriche. Uccise il re Urukagina, la cui fama di pace sopravvisse nei secoli, annesse Lagash, Ur, Uruk e Kish al suo regno spargendo ovunque terrore.

    Dalla sua amata capitale Uruk, che venne cinta di mura, cercò di dimostrare al popolo che il dio Enlil era dalla sua parte e regnò per 25 anni dall’Elam alla Siria, attirando su di se tutto il malcontento degli ensi di Sumer.

    Di tale situazione approfitto un principe di origine semita: Sargon, il quale fondò una dinastia che regnò dal 2350 al 2150 a.C..

    Raccogliendo il consenso dei vari ensi sumeri e disponendo di un esercito mobile e di una cavalleria (più manovrabile dei carri e delle falangi sumere) annientò i sumeri. Questo scontro rappresentò una lotta tra due mondi: quello nomade semita, più giovane, assetato di ricchezze, più equipaggiato militarmente; quello sumero, più civile, meno dedito alla guerra, più stanziale.

    Sargon fece prigioniero Lugalzagesi e lo espose alla gogna per dimostrare al popolo sumero che gli dei erano dalla sua parte. Fu un ottimo re: mantenne religione ed amministrazione locali e non si impose con la violenza. La lingua ufficiale del suo regno fu il sumero, anche se veniva parlato l’accadico. Il suo regno fu il primo vero e proprio impero: Elam. Mesopotamia, Siria, Fenicia, Parte dell’Anatolia e dell’Arabia (odierno Oman).

    Fondò la capitale ad Accad, tra i due fiumi mesopotamici: dunque ricca di commerci e di fasto. Nacque così la civiltà accadica che regnò per 200 anni. Sargon fu al potere per 56 anni. Dopo di lui vennero al potere altri re che non seppero mantenere l’unità del paese (Rimush, Manishtusu, Naramsin, Sharkalisharri). Alcuni si chiamarono “Signore dei quattro regni”, come Sargon, altri più semplicemente re di Accad, mostrando un diverso grado di umiltà, ma non seppero tenere il paese unito per le rivolte dei vari ensi sumeri.

    Dal 2150 a.C. al 2050 a.C. Sumer subì l’invasione dei Gutei, popolazione barbara di origine armena, che depredarono tutte le città e mieterono vittime. I sargonidi non seppero resistere all’invasione e persero il loro regno: Accad venne distrutta.

    Vi furono alcuni ensi che collaborarono con i Gutei, altri, come quello di Uruk, che vi resistettero.

    La rivolta sumera partì proprio da Uruk con il re Gudea, noto nella leggenda come Utukhengal, che dopo 100 anni di lotta respinse la popolazione barbarica, governata dal re Tirigan.

    Egli regnò in pace un paese già dilaniato dalle numerose guerre.

    Per i successivi 100 anni regnò la dinasti di Ur: Urnammu, Shulgi, Amarsuena, Shusin, Ibbisin.

    Il primo fu un generale che prese il potere e portò il potere politico presso Ur.

    Governò in pace ed estese il potere di Sumer, proclamandosi re di Sumer e Accad, indicando che il potere politico si stava spostando verso il centro della Mesopotamia. Egli entrò nel mito come Gilgamesh attraverso il racconto del Viaggio di Urnammu agli inferi, nel quale anche lui ha ricercato l’immortalità. La sua importanza sta nel fatto di aver introdotto la dominazione della città di Ur, che lasciò le sue impronte nella Bibbia come patria di Abramo.

    In questo periodo, detto urrita, i sumeri dominavano sull’intera mesopotamia e su parte dell’Elam. Il re Shulgi riportò il benessere nel paese e risanò l’economia. Fece erigere una muraglia di 63 km per evitare l’invasione degli amorriti, popolazione nomade semita. Tuttavia gli amorriti invasero Sumer, ma vennero respinti.

    I sumeri si indebolirono e vennero conquistati dagli Elamiti. siamo nel 1950 a.C. e scompare l’autonomia sumera. Risorgerà nel mito, nella cultura, nelle scienze, nel diritto grazie ad Hammurabi che segnò l’inizio della dinastia Babilonese e riscattò i sumeri dal giogo elamita.

  • Persiani: le origini

    Le origini

    L’origine del popolo persiano è varia e composita, frutto di un processo di integrazione tra popolazioni autoctone e diversi processi migratori a carattere indoeuropeo.

    L’attuale altopiano dell’Iran, che anticamente era conosciuto come Persia (dal nome della regione iranica Parsa), è stato sempre ricco di minerali e di beni di prima produzione, soprattutto a carattere industriale. Inoltre, ha rappresentato un luogo di incontro e di passaggio obbligato per i ricchi commerci tra il Mediterraneo e l’India, tra l’Arabia e la Cina.

    I persiani hanno dato vita ad un grandissimo impero, che nel corso dei secoli, ha conosciuto diverse popolazioni dominatrici, tutte comunque di origini iraniche, che ha condiviso il potere sul mondo con Roma e che ha dato vita ad una splendida arte e ad una moltitudine di religioni, che si sono diffuse in tutto il mondo.

    La regione iranica si estende dalle montagne dello Zagros, poste verso la Mesopotamia, a quelle indiane dell’Hindukush e del fiume Iaxarte; dal massiccio del Caucaso al Golfo Persico. Geograficamente è costituita da un altopiano montuoso, dal clima molto caldo d’estate e freddissimo d’inverno, molto fertile e ricco di pascoli.

    Già dal IV millennio a.C. questa zona era abitata da popolazioni primitive, residenti in abitazioni semplici, ma abbastanza stabili, dedite all’agricoltura, alla pastorizia ed alla lavorazione dei metalli. Nel complesso archeologico di Siyalk sono stati ritrovati mattoni di forma ovale, porte e resti di mura spesse con strade strette nel centro abitato.

    Dal punto di vista antropologico si osserva la formazione della razza caucasica che ha dato origine a tre gruppi di popolazioni:

    * Iberi e Baschi;
    * Lici, Misi, Cretesi ed Etruschi;
    * Elamiti, Cassiti, Mitanni, Ittiti, Urartei (Armeni).

    Il III millennio a.C. vede un’attività intensa nella produzione della ceramica ed un primo predominio della popolazione elamita, attorno alla città Susa, seguito da una lotta tra quest’ultimo e le popolazioni babilonesi.

    Nel II millennio compaiono le prime migrazioni indoeuropee. Dalla regione caucasica si osservano tre flussi migratori: il primo si indirizzerà verso l’Asia Minore, dando vita alla popolazione ittita ed alla nascita del relativo dominio; il secondo verso l’India, dando vita agli Ari; il terzo, invece, in Mesopotamia, originando la popolazione dei Mitanni che si è fusa assieme a quella hurrita, segnando un periodo di dominazione. Gli ultimi due flussi migratori hanno influenzato, seppure debolmente, le regioni iraniche, che hanno sempre trovato una valida difesa nella conformazione geografica del paese.

    Verso il 1800 a.C. migreranno i Cassiti dalla Persia verso il regno di Babilonia, dando vita all’era cassita che per 576 anni dominerà in Mesopotamia.

    Nel I millennio a.C. si verifica l’incursione dei popoli del mare che devastano tutto il mondo conosciuto, in particolare l’Asia Minore, la Grecia e l’area siro-palestinese. Tale migrazione penetra prepotentemente anche nella regione iranica, formando una popolazione conosciuta come indo-iranica, che ha molte affinità con quella celtica presente in Europa. La città principale è la città di Siyalk, già conosciuta nei millenni precedenti. Le tombe impiegate erano di quelle di tipo a tumulo, ricche di gioielli e monili. Interessante risulta anche la lavorazione dei metalli. La società si compone: del principe, i nobili, gli uomini liberi, i nullatenenti e gli schiavi. Si verificano diverse lotti tra i nobili che provocano divisioni tra le varie popolazioni iraniche.

    Era necessaria l’unità dunque. Si compongono la Media (Madai) e la Persia (Parsua), che intorno all’850 a. C. entrano in contatto con l’Assiria, che cerca il dominio in Iran. In particolare la Persia, con capitale Pasargade, è sotto il dominio della Media, con capitale Ectabana. In questo periodo l’Urartu, con il re Rusa I, vedrà un periodo di predominio in queste regioni.

    In questo quadro di lotte tra popolazioni, si inseriscono anche le migrazioni degli Sciti e dei Cimmeri, che sono citati anche nella Bibbia. In particolare i primi conquistano la Media e parte dell’Assiria, apportando continue razzie e devastazioni, ma anche un patrimonio culturale soprattutto nel campo scientifico e religioso.

    Il primo re che caratterizza la supremazia persiana è Achemene (che darà origine alla stirpe achemenide), che intorno al 700 a. C. fonda un piccolo principato in seno al regno elamita. Approfittando della guerra tra Assiria ed Elam, i Persiani, attraverso il re Tepsi (675 – 640 a. C.) consolidano il dominio su altri territori. Il regno viene diviso tra i due eredi Ariaramne (640 – 590 a. C.), a cui spetta il regno del Parsa, e Ciro I (640 – 600 a. C.) che regna sul Parsumash.

    La Media, con il re Ciassarre, vince su Ninive e l’Assiria ed ingloba nel suo regno anche i due potentati persiani. Intanto Babilonia, alleata della Media, ha il predominio sull’Elam. Ad Ariaramne succede Arsame, mentre nell’altro regno ha il potere Cambise I, il quale sposò la figlia di Astyage, re della Media, ed ebbe come figlio Ciro il Grande, che, riunificati i regni, rivalutò la capitale Pasargade.

    Questi, succeduto al padre, avrà come alleate le diverse popolazioni iraniche e desterà sospetti nel nonno, il quale gli muoverà guerra, perdendo. Nasce così il regno persiano, che, nel corso dei secoli, fino al 651 d. C., prenderà diversi nomi, in funzione delle popolazioni iraniche che avranno il predominio:

    Achemenidi
    Seleucidi
    Parti
    Sasanidi

  • Babilonesi: la religione

    Religione

    I babilonesi avevano una religione politeista, avente origini orientali. Essi furono molto abili ad impiegare la loro religione per fini politici, facendo diventare Babilonia luogo sacro di spiritualità ed origine del tutto. Attraverso documenti, vengono rielaborati tutti i testi sacri dei sumeri, modificando la realtà, per esaltare il mito di Babilonia, vista come “porta di Dio”. Il mito sumerico di Gilgamesh e quello di Atramhasis vengono rivisitati.
    Il primo mito si ricollega ad un re sumero vissuto ad Uruk intorno al 2700 a.C., che sperimenta l’esperienza della mortalità umana e compie un viaggio verso la conoscenza perfetta.
    Tra le sue imprese, Gilgamesh avrebbe ucciso un toro divino, inviato sulla terra dalla dea Ishtar, che opprimeva il proprio popolo.
    Il secondo mito, invece, richiama il diluvio universale. Secondo la tradizione sumerica, An sovrintendeva tutto ed il cielo, Enlil ed Enki, suoi figli, regnavano rispettivamente sulla terra e sugli abissi. Il primo aveva più potere del fratello, che aveva come figlio Marduk. An crea gli altri dei per lavorare sulla terra, al fine di poter mangiare, ma questi si rifiutano, perché troppo faticoso. Quindi crea l’uomo che rifiuta anche esso di lavorare. Qui si inserisce il mito biblico del paradiso terrestre e della cacciata da parte dell’uomo e della donna. La prima modifica babilonese al testo sacro sta nel fatto che, a questo punto, Enlil propone di mandare sulla terra la pestilenza ed il diluvio per punire la ribellione umana, ma Enki facendo salvare Atramhasis su un’arca.
    Nell’altro testo sacro babilonese del Enuma Elish si descrive la lotta tra Enlil, geloso del salvataggio dell’uomo, ed Enki. Per vendicarsi, ordina a Tiamat, essere vivente dei mari, invincibile, di generare dei mostri e comandare su tutti gli dei, ma Marduk, figlio, di Enki, lo uccide e riceve in compenso la supremazia su tutti gli dei.
    Praticamente, attraverso la rivisitazione di questi miti, i sacerdoti babilonesi sostituiscono l’importanza di Enlil, venerato presso i sumeri, con quella di Enki, sacro ai babilonesi, da cui ne consegue una sacralità per il figlio, il dio Marduk. La sacra città sumerica di Eridu, consacrata al dio Enlil, è equiparata integralmente a Babilonia, città sacra ad Enki.
    Il cuore della religione si sposta da Ur e Nippur a Babilonia, Borsippa e Kuta, al punto che anche gli assiri veneravano gli dei babilonesi, considerandoli come i più grandi ed eccelsi. Nel regno assiro, infatti, si pensava che Ninive fosse il centro politico e Babilonia quello religioso. Dietro questo processo sicuramente c’è una stretta cooperazione con i caldei. Fu questa “rivoluzione” religiosa a decretare il prestigio di Babilonia che in più parti era rappresentata come il centro del mondo e la porta verso il dio Marduk.
    La grandezza della cultura babilonese sta anche nella produzione di questo modello religioso che segnò le basi del prestigio del proprio popolo e di una filosofia di pensiero, accettata da molte culture orientali.
    Gli stessi re di Babilonia non si definivano re, a differenza degli assiri, ma pastori di popoli, amministratore della giustizia e servitori degli dei e lo stesso Ciro il Grande, per annettere la città ed il suo impero alla Persia, si proclamò servo di Marduk.
    Ogni anno a Babilonia si celebrava la festa del Nuovo Anno. Il mito della rinascita è sempre presente nelle religioni orientali. Solo il re poteva cominciare la festa ed era accompagnato dai sacerdoti. Ad un certo punto della festa il gran sacerdote schiaffeggiava il re, per ricordargli di essere umano: se questi piangeva, il dio Marduk concedeva all’impero un anno prosperoso, altrimenti vi erano dei presagi nefasti.
    Esisteva una trinità babilonese: Marduk, Ishtar e Nabu. Il primo è il padre di tutti. Ishtar richiama il mito fenicio di Balaat e presso i sumeri era venerata come Innin, presso gli Egizi come Iside. Essa era la gran madre di tutti, simboleggiava colei che dava calore, fertilità e sicurezza all’uomo. Nabu era il figlio di Marduk ed era molto vicino all’uomo. Era colui che accompagnava la processione nella festa dell’Anno Nuovo, segno di rinascita e purificazione, che avveniva con l’aiuto di Ishtar. Accanto a questa triade c’erano altre divinità, tra cui si ricorda: Ninurta, che aveva un tempio dedicato a Babilonia e che vegliava sulla città di Borsippa, Nergal, protettore della città di Kuta, Ninrag, protettore del vulcano, Anu, che vegliava sul cielo, Annunaki, protettore della volta celeste ed illuminato da Anu, Igigi, legato al ciclo perpetuo del sorgere e del tramontare.