Kierkegaard Soren: l’esistenzialismo

Fu l’altro rappresentante della reazione ad Hegel. Kierkegaard è una personalità sensibile. Era il più piccolo di tanti figli, nato nel 1813. E’ figlio di un pastore protestante, quindi sin da piccolo è cresciuto nel timore del peccato. Non ha mai fatto le cose dei giovani, non ha mai toccato la vita.
Hegel ha sempre parlato di dialettica, razionalità, necessità, ma per Kierkegaard la categoria fondamentale è la possibilità: da lui deriva l’esistenzialismo del ‘900: noi abbiamo la libertà e la possiamo gestire. Lo scrive nel “Concetto di possibile”: tutto è possibile, la nostra esistenza è tra la possibilità positiva e negativa, dipende dalla nostra scelta, che è chiave dell’esistenza. Noi siamo al punto 0.
Ma ciascuno di noi deve vivere, allora egli pensa che la fede sia un modo per vivere, ma non il cristianesimo, ma una fede personale.
Il fondamento di ciascuno di noi è la possibilità. La possibilità riferita al mondo esterno è l’angoscia (avere rapporti con gli altri); riferita al nostro io è la disperazione.
Nel “Concetto di angoscia” egli scrive che l’angoscia è esemplificata bene nella frase di Gesù a Giuda: “Ciò che tu fai, affrettalo”. L’angoscia lega il presente al futuro.
Se noi non sappiamo chi siamo, cosa vogliamo, noi siamo disperati.
Kierkegaard ci presenta tre stadi di vita, non in forma dialettica (et, et) ma “aut, aut” (o, o) 3 stadi dell’esistenza (= venir fuori dalla massa): il primo di tutti è Adamo, venuto fuori tramite il peccato, che è nostro e personale. Ogni singolo fa una sua esistenza la sua filosofia è quella del singolo.

Gli stadi sono tre:

1. Stadio di vita estetico: ne parla nel suo “diario di un seduttore” protagonista è Don Giovanni che vive la vita cercando emozioni e piacere alla ricerca di nuove esperienze: “che lo sappia o no è un disperato”: o rimane così, o cambia la sua vita, fa un salto (dialettica del salto).
2. Stadio di vita etico: è caratterizzato dalla figura del marito, dalla fedeltà: può rimanere così o può anche prendere in considerazione la vecchia vita e fare un altro salto.
3. Stadio di vita religioso: rappresentato da Abramo. Egli rappresenta la solitudine dell’uomo di fronte a Dio l’obbedienza per Kierkegaard.

Abramo rappresenta la fede: essa è un paradosso. La verità non è rivelata, essa lo è per me (anche nella verità c’è singolarità). In “Timore e Tremore” parla di Abramo; egli è il capostipite di tre religioni. Suo figlio Isacco è un dono di Dio. Quando gli viene chiesto di sacrificarlo, egli non si rifiuta, non discute, perché rappresenta una fede religiosa cieca.
Il racconto significa che lo stadio di vita religioso per Kierkegaard rappresenta un rapporto privatissimo con Dio.
La vita è fatta di istanti e va vissuta istante per istante. La libertà che abbiamo dobbiamo regolarcela noi, non abbiamo né leggi né regole, dobbiamo inventarci la nostra vita. Si vede la reazione ad Hegel perché esalta l’individuo nel suo lato precario.

REAZIONE AD HEGEL
1. Irrazionalismo
2. Individualismo
3. Antistoricismo Schopenhauer e Kierkegaard
4. Sinistra
5. Rapporto Filosofia-Religione (trascendenza-immanentismo)

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