Category: cretesi

  • Cretesi: i miti

    Miti

    Tutta la cultura minoica si basa sulla mitologia. Vediamone brevemente alcuni.

    EUROPA
    Il termine Europa deriva da una leggenda greca, nella quale era così chiamata la figlia del re Agenore.
    Innamorato di lei, Zeus si trasforma in un toro bianco, Europa salì sulla groppa dell’animale, che velocissimo si lanciò tra i flutti del mare portando con sè la fanciulla fino a Creta. E’ così, che i Greci narrano che Europa, nell’innocenza del suo gioco con Zeus, subì la sua violenza. Questo mito testimonia le radici culturali dei popoli europei, poichè essi impararono dai Greci il gusto del bello,l’ideale dello sport,il principio della democrazia.
    Il mito la descrive come la rappresentazione stessa della gioia e dell’allegria, dell’entusiasmo per le avventure della vita, del coraggio nelle situazioni eccezionali.
    Dalla dea Afrodite ebbe l’annuncio che il suo nome sarebbe stato dato ad una parte del mondo, e così avvenne, i greci cominciarono a dare il nome di Europa ai territori situati oltre Creta.

    MINOSSE E IL MINOTAURO
    Figlio di Zeus e di Europa, fratello di Radamante. Era re di Creta ed abitava nel palazzo di Cnosso. Per la sua saggezza in terra e la sua onestà, alla sua morte, divenne uno dei tre giudici infernali che valutavano le colpe degli estinti.
    Minosse governava sull’isola e dominava con le sue navi tutti i mari circostanti. Di contro Poseidone, infuriato, fece innamorare la sposa di Minosse, Pàsifae, dello splendido toro e da questa unione nacque il Minotauro, un mostro possente, mezzo uomo e mezzo toro che si cibava di carne umana. Minosse chiamò allora un abile architetto, Dedalo e gli ordinò di costruire un palazzo sotterraneo: doveva essere un inestricabile susseguirsi di camere, corridoi, sale, finti ingressi e finte porte, un luogo dove perdersi e da cui fosse impossibile uscire.
    Lì il re avrebbe rinchiuso il Minotauro, suo figlio. Per nutrire il mostro che si cibava di carne umana, Minosse si faceva inviare ogni anno dalla città di Atene, come tributo di sottomissione per aver perso la guerra, “7 fanciulli e 7 fanciulle”.
    Il re di Atene, Egeo, era preoccupato, perché non aveva nessun eroe: aveva un figlio che si chiamava Teseo, però non lo aveva mai visto. Tanti anni prima, poiché desiderava avere un figlio, andò a chiedere la soluzione ad un oracolo di Delfi a quel sapientone del re di Trezene, Pitteo, che ne approfittò, e lo sposò, la notte stessa, alla figlia Etra, ormai zitella.
    La mattina seguente Egeo se ne andò dicendo alla moglie: “Se nascerà un figlio, mandamelo solo quando avrà la forza di spostare il sasso, sotto cui ho messo la mia spada e i miei sandali”.
    Teseo nacque e venne educato dal nonno: quando diventò grande e robusto, riuscì a spostare il masso e partì subito per Atene.
    Quando arrivò ad Atene tutti lo trattavano bene, perché avevano saputo che aveva ucciso molti mostri lungo la strada e il padre lo mandò a Creta a uccidere Minotauro.
    Se l’impresa fosse riuscita, al ritorno la nave su cui viaggiava avrebbe innalzato le vele bianche, altrimenti sarebbero state lasciate le vele nere issate alla partenza, in segno di lutto per le giovani vittime sacrificate.
    Giunto a Creta con le 14 vittime sacrificali, Teseo ottenne l’aiuto della bella Arianna, figlia di Minosse, che si era innamorata dell’eroe ateniese. Arianna introdusse Teseo nel labirinto e per ritrovare la strada da percorrere, legò il capo di un gomitolo di lana all’ingresso del palazzo, svolgendolo poi via via lungo il cammino. Guidato da Arianna, Teseo riuscì a raggiungere il Minotauro, a schivare un attacco, staccargli una delle corna e conficcarla nella fronte come un giavellotto.
    Questo infatti, come rivelato da Dedalo ad Arianna, era il solo modo per uccidere il mostro. I due riuscirono a ritrovare la via d’uscita e tornarono insieme ad Atene.
    Ma sulla via del ritorno dimenticarono di sostituire le vele nere così Egeo, che attendeva il ritorno del figlio dall’alto delle mura, scorgendo quel segno di sventura, disperato, si uccise gettandosi in quel mare che da lui prese il nome.
    Minosse incise notevolmente sulla cultura cretese che si chiamò minoica e popolò diverse zone del Mediterraneo. Tra queste ricordiamo Eraclea Minoa in Sicilia ove si dice che ebbe sepoltura il re, recatosi in quel luogo per catturare Dedalo.

    RADAMANTE
    Figlio di Zeus e di Europa. Era uno, insieme ad Éaco e a Minosse, dei tre giudici che valutavano le anime degli estinti che giungevano nell’Oltretomba e secondo il loro giudizio indirizzavano le anime nella zona dell’Èrebo (mondo dei morti) più adatta a loro. Tutti e tre erano ritenuti i giusti e i saggi per antonomàsia.

    DEDALO E ICARO
    Dedalo, di origine ateniese, era un bravo scultore e architetto. La sua costruzione più ammirata e famosa fu il labirinto di Cnosso costruito per il re Minosse nell’isola di Creta. Il labirinto era un intrico di mura altissime che occupava parecchi acri di terreno. Il disegno era così complicato che nessuno riusciva a trovare la via d’uscita tra i passaggi tortuosi. Fu costruito per il Minotauro, una creatura mostruosa mezzo uomo e mezzo toro che viveva al centro del labirinto e si nutriva di carne umana.
    Arianna sapeva che Teseo era cugino di Dedalo e riuscì non senza fatica a farsi rivelare da quest’ultimo come affrontare il Minotauro ed uscire poi dal labirinto. Così il giorno stabilito per il sacrificio Arianna andò con i giovani all’ingresso del labirinto con un gomitolo di filo di seta che consegnò a Teseo legandone un capo all’architrave della porta.
    Minosse infuriato, intuendo che solo Dedalo poteva aver favorito questa impresa, lo fece rinchiudere nel labirinto con il figlio Icaro. Dedalo, da uomo d’ingegno qual’era, uccise un’aquila usando un arco rudimentale e con penne e cera si costruì delle ali con cui lui ed il figlio lasciarono il palazzo alle prime luci dell’alba. “Non avvicinarti troppo al sole” aveva detto Dedalo al figlio, ma dopo qualche ora questi, rapito dall’ebbrezza del volo e attirato dalla luce dorata salì alto come un’aquila. Il calore del sole fece sciogliere la cera delle ali e Icaro precipitò in mare. Dedalo proseguì tristemente il suo volo e raggiunta Napoli dedicò le sue ali ad Apollo per recarsi poi in Sicilia dove si guadagnò nuova fama erigendo bellissimi templi.

    LABIRINTO
    Il mito del Minotauro e del labirinto cela un messaggio più profondo: chi entra nel labirinto penetra nei segreti della vita e del mondo.

    ATLANTIDE
    Le notizie più complete su Atlantide ci vengono fornite da Platone (Atene 428/27 – 348/47 a.C.) che la descrisse in due dei suoi famosi dialoghi, il Timeo e il Crizia.
    Secondo Platone, Atlantide era un’isola nella quale tutto abbondava e dove la vita era felice. In realtà (sempre seguendo Platone) anche se Atlantide sembrava essere il paradiso terrestre, partecipava a guerre, possedeva una flotta militare immensa e poteva contare su circa 1.200.000 soldati. Tra le altre, Atlantide sostenne una grande guerra contro Atene che riuscì a sconfiggerla, occupando persino la sua capitale. Ma subito dopo ci furono degli enormi cataclismi che sconvolsero il pianeta ed Atlantide sparì tra i flutti…
    “Molte grandi opere pertanto della città vostra (Atene) qui si ammirano, ma a tutte una ne va di sopra per grandezza e per valore; perocché dice lo scritto di una immensa potenza cui la vostra città pose termine, la quale violentemente aveva invaso insieme l’Europa tutta e l’Asia, venendo fuori dal mare atlantico. Infatti allora per quel mare la si poteva passare; che innanzi a quella foce stretta che si chiama, come dite voi, colonne d’Ercole, c’era un isola. E quest’isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme. In tempi posteriori per altro, essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte […] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve”.
    Così scrive Platone nel Timeo riportando il dialogo che il legislatore ateniese Solone (638 – 558 a.C.) ebbe con i sacerdoti Sais. Egli parla di una grande civiltà che esisteva fuori dal mondo conosciuto fino a quel momento, che aveva come centro il Mar Mediterraneo e l’Asia Minore, che sprofondo’ nel mare in poche ore, per cause non chiare (si parla di cataclismi ma solo in senso vago; secondo i più moderni studiosi questo terremoto può essere stato scatenato da un meteorite).
    Platone ribadisce la storia dei cataclismi che si scatenarono in quel periodo nelle Leggi:
    “…..un tempo vi furono grandi mortalità, causate da inondazioni e da altre generali calamità, dalle quale ben pochi uomini riuscirono a salvarsi. Ed è ovvio pensare che, essendo state le città completamente rase da tale distruzione, gran parte della loro civiltà fu con esse seppellita sotto le acque, ed è occorso lunghissimo tempo per ritrovarne la traccia, e cioè non meno di parecchie migliaia di anni.”
    Lo stesso Platone posiziona la distruzione di Atlantide nel 9500 a.C. circa, e poi ci parla di scontri tra gli abitanti del continente perduto e gli Ateniesi, cosa che non può in alcun modo essere avvenuta (la civiltà greca è di alcuni millenni posteriore).
    Comunque esiste una curiosa coincidenza tra gli scritti di Platone e le leggende successive: infatti si parla di quattro terremoti che portarono alla fine di Altantide ed il quarto cataclisma ebbe luogo nell’anno 9564 a.C., e, dopo essere stata ridotta dagli altri tre ad un’isola, essa fu inghiottita e sparì dalla terra.
    La teoria più recente e più interessante sul probabile sito dell’Atlantide si basa su alcune scoperte archeologiche fatte nell’isola greca di Thera (Santorini).
    Scavi e ricerche hanno rivelato l’esistenza di una grande civiltà, che però fu distrutta da un’enorme eruzione vulcanica nel 1400 a.C.
    Per coincidenza, tutta l’attenzione si è concentrata su un paradosso geografico di Platone, il quale poneva l’Atlantide nell’Atlantico ma nello stesso tempo diceva che essa era governata da Poseidone e da Eracle, entrambi decisamente associati all’Egeo, non all’Atlantico. Ciò ha permesso agli studiosi di pensare che potrebbe esserci stata davvero un’isola egea che scomparve, e quest’isola avrebbe potuto essere Thera.
    Scritti egiziani dell’epoca dell’esplosione di Thera parlano di oscurità prolungata, di inondazioni e di tuoni.
    È stato dimostrato che l’esplosione di Thera superò di gran lunga la malfamata eruzione di Krakatoa del 1883 e quindi potrebbe aver causato il fenomeno descritto dagli egizi.
    La teoria di Thera pone per altro qualche problema. Stando alla descrizione di Platone, l’isola era troppo grande per adattarsi all’Egeo, e anche la datazione dell’Atlantide da parte del filosofo greco (ossia prima del 9000 a.C.) non coincide con i dati di Thera. I sostenitori dell’ipotesi di Thera sostengono che Platone potrebbe aver ricavato i suoi dati da geroglifici egiziani inattendibili. A ulteriore sostegno di questa tesi uno studioso greco sovrappose alle rovine di Thera un disegno basato sulla teoria di Platone dell’Atlantide, e vide che collimavano. Egli disegnò anche un profilo verticale di Thera, basato su carte idrografiche, che confermò uno schema alterno di acqua e terra che Platone attribuiva alla struttura dell’Atlantide.
    E’ possibile che tale cataclisma avesse investito anche Creta, distruggendo la mitica civiltà minoica, lasciando il posto a quella micenea.

  • Cretesi: società ed attività

    Società ed attività

    Verso il 1800 a.C. nascono i grandi palazzi di Cnosso, Festo e Mallia. In essi si vedeva molto l’opera cretese. In questi palazzi vennero trovati molti vasi di argilla che servivano per conservare olio e grano. Il palazzo di Cnosso, come quello di altri importanti centri, testimonia la potenza e la ricchezza cui questo popolo era arrivato con i commerci.
    Il palazzo era il cuore della città: al suo interno, oltre all’abitazione del re e dei suoi familiari, vi erano zone destinate ciascuna a una precisa funzione, politica, economica, sociale o religiosa. Vi erano infatti locali adibiti alle attività politiche, quelli dove si svolgevano cerimonie religiose e altri ancora destinati a giochi e spettacoli.
    Vi si trovavano poi archivi, uffici, laboratori di artigiani, magazzini dove si conservavano, in gigantesche giare di terracotta, miele, olio, grano.
    Ugualmente degni di nota sono i numerosi locali da bagno forniti di acqua per mezzo di tubi cilindrici in terracotta, nonchè un impianto di illuminazione artificiale ad olio.
    Il palazzo, costruito e abbellito da abili architetti e artigiani, era disposto su terrazze che sfruttavano la naturale pendenza del terreno e si sviluppava intorno ad un cortile centrale. Le sale ed i corridoi erano abbelliti da affreschi e stucchi dai colori luminosi che rappresentavano animali, fiori, scene di vita quotidiana, di giochi, di caccia, di danza e di cerimonie religiose.
    Originalissima appare soprattutto la straordinaria leggerezza che l’architettura cretese seppe dare alle sue creazioni attraverso un ampio uso di porte, finestre, logge e terrazze monumentali.
    Grandiosi furono i traguardi raggiunti nella pittura: venivano sempre rappresentate la natura e scene di vita quotidiana. Elemento predominante era il toro, simbolo delle disgrazie umane a cui l’uomo stesso non è in grado di dare una risposta. Inoltre Creta era famosa per le tauromachie, cioè si trattava di giochi in cui l’uomo si cimentava con il toro senza armi. Importanti, tra l’altro, erano l’armonia ed il livello di naturalità raggiunti.
    La società cretese si basava su un re e su diversi signori che gestivano l’attività del commercio o di altro tipo. Il re forniva alla popolazione protezione ed era affiancato da una classe sacerdotale.
    Le attività più frequenti e famose dei minoici furono: la navigazione, l’arte e l’architettura (con la realizzazione di splendidi palazzi, di pitture e di sculture), il commercio, la pesca e l’istruzione. Quest’ultima è legata all’introduzione del codice lineare B già impiegato presso la cultura sumera.
    Come molte altre religioni risalenti all’età neolitica, la religione cretese presentava caratteri di feticismo, cioè tendeva a considerare culto tutto ciò in cui veniva percepita la presenza divina. Caratteristico della religione cretese era il culto delle grotte, e il culto antropomorfo, ossia di entità divine che presentavano sembianze umane.
    E’ stato dimostrato che già all’epoca minoica veniva impiegata l’acqua potabile, attraverso un ingegnoso sistema di tubature.

  • Cretesi: lo sviluppo

    Sviluppo

    La fase Palaziale, detta così per la realizzazione dei palazzi, vide l’affermazione di Creta in tutto il mondo classico.
    Verso il 1700 a.C. questa fase si interrompe. L’isola conosce una crisi, i palazzi subiscono una rapida distruzione e le cause di questo improvviso mutamento della situazione sono ancora poco chiare: attualmente vi sono solo ipotesi.
    Dopo la prima distruzione i palazzi vennero ricostruiti senza fortificazioni e senza difese, infatti oggi si possono vedere solo le fondamenta. La vita che si svolgeva in essa era molto sfarzosa e allettata da intrattenimenti ai quali il pubblico poteva assistere. In questo periodo il palazzo di Cnosso ebbe un predominio sugli altri.
    La fine di questa fase fu meno tragica di quella precedente. A questa fine contribuirono una serie di cataclismi avvenuti intorno al 1500 a.C.. ma a determinarne definitivamente la scomparsa fu l’arrivo dei Micenei.
    Attorno al 1400 a.C. l’isola di Creta fu conquistata dai micenei che si insediarono nei suoi palazzi. Essi lasciarono splendide tracce della loro civiltà. Nella società micenea non esisteva la proprietà privata. Solo il sovrano e i sacerdoti avevano il privilegio di disporre di un appezzamento di terra.
    L’episodio più importante dall’espansione micenea fu la conquista di Troia. Questa civiltà ebbe fine verso il 1200 a.C., probabilmente a causa di cambiamenti climatici o con l’arrivo dei dori, la cui origine risale all’avvento dei popoli del mare. In tale occasione questo popolo prese il nome di Khreti e venne conosciuto nel Medio Oriente fino in Egitto.

  • Cretesi: le origini

    Origini e territorio

    L’isola di Creta si presenta ricca e rigogliosa di vegetazione. Le sue montagne che emergono dal mare sembra che sostengono il cielo, proprio come il titano Atlante.
    Tracce della presenza umana sull’isola risalgono a prima del 2000 a.C..
    Da recenti studi archeologici è emerso che l’isola era divisa in quattro zone distinte per popolazione, usi e religione:
    ad ovest CHANIA, con la città principale di Cydonia;
    al centro-ovest RHETIMNO, con città Knossos;
    al centro-est IRAKLIO, con città Phaistos e Mallia;
    ad est LASHITI con città Kato Zakro.
    La prima aveva commerci con Malta, la Sicilia e Grecia, la seconda con la Grecia e l’Asia Minore, la terza con l’Egitto e la Cirenaica, l’ultima con l’Egitto, Rodi, Cipro e il Medio Oriente. Praticamente i contatti erano con tutto il mondo allora conosciuto.
    Dunque l’isola di Creta deteneva il controllo di tutto il commercio mondiale, al punto che vennero costruiti molti centri, privi di mura difensive, in varie località del Mediterraneo. La formazione di quattro distinti gruppi ebbe luogo da un processo di fusione tra etnie autoctone e popoli provenienti dall’Asia Minore e dalla penisola greca attratti a loro volta dallo splendido clima dell’isola.
    L’assenza di mura difensive di vari centri minoici testimonia la loro consapevolezza di essere unici nel dominio sui mari e sui territori conosciuti, nonché il loro credo in un’attività pacifica.